Solo il nome evoca grandiosità e struggimento. Amalasunta (495-535 d.C.), figlia indomita di Teoderico il Grande (454-526 d.C.), re degli Ostrogoti, e di Audofleda, sorella del re dei Franchi Clodoveo I, è una figura storica di cui sappiamo pochissimo. Diventata regina reggente dopo la morte del padre dal 526 al 534 e, in seguito, unica regina degli Ostrogoti nel 534 d.C. e insieme al cugino Teodato, Duca di Tuscia, nel 535 d.C., dimostrò da subito una grande propensione nel governare e un’abilità nel gestire le questioni politiche, tutt’altro che scontate. La sua fu una vita tragica, e lo si evince dalle poche informazioni che abbiamo e che la vedono protagonista solo negli aspetti che riguardano la gestione del regno e la disputa con un’altra grande figura carismatica del periodo, ovvero l’imperatrice Teodora (500-548 d.C.). Ornella Albanese ci racconta una Amalasunta inedita, ribelle, passionale, forte e che non è solo predisposta verso il potere, ma è capace di amare oltre ogni misura, oltre il tempo e oltre ogni imposizione. Il temperamento che scopriamo è quello di una donna che si confronta con il dominio maschile e che non ha paura di farlo, anzi, i limiti che le vengono imposti sono come una sfida, per mettere alla prova sé stessa e gli uomini che le sono a fianco. In questo romanzo storico le vicende ci vengono raccontate per lo più attraverso il filtro delle emozioni, e i personaggi emergono principalmente nelle loro parti più sentimentali, come rabbia, desiderio, frustrazione, gelosia, ambizione e perfidia. I fatti realmente accaduti non sono esposti come ce li aspetteremmo, anche in questo caso li viviamo tramite l’animo dei protagonisti.
“Eccoti qui” diceva, “nella stanza delle donne. Eccoti qui, domata da un marito temibile. Dove è finita la tua aria altezzosa? Dov’è finito lo sguardo sprezzante che mi rivolgevi? La ribelle Amalasunta, più docile di quanto non sia mai stata io. La colta Amalasunta, obbligata a un lavoro manuale. Amalasunta, che sospirava d’amore per uno schiavo, costretta anche lei a scoprire che non c’è niente di gradevole nell’amplesso. A cosa ti è servito imparare a usare le armi? A cacciare i cinghiali? A studiare i filosofi antichi? A imparare come si amministra un regno? Servi solo a generare figli e a tessere arazzi. Perché tu non sei l’erede di tuo padre, sei solo l’ombra dell’uomo che diventerà re dopo di lui.” Questo diceva sua madre senza aprire bocca, ma erano parole che anche lei si ripeteva di continuo. Non sopportava la donna in cui si era trasformata. Odiava l’immagine che osservava ogni mattina nel bronzo lucidato, dopo che Ottolinda le aveva acconciato i capelli con dita gentili. Non era lei, quella donna. Si era trasformata in una sconosciuta.
Tutto il romanzo è trainato dalla storia d’amore tra Amalasunta e lo schiavo Traguilano, una relazione complessa e osteggiata per le evidenti differenze sociali. Dal pathos con cui vengono descritte le prove che i due amanti devono superare, sempre più difficili, si percepisce chiaramente la partecipazione emotiva della stessa autrice, oltre a una predisposizione narrativa per le storie d’amore tormentate. Sebbene non si possa fare a meno di empatizzare con la protagonista, in più di un’occasione è il padre Teoderico a rubarle la scena. La rappresentazione di questo uomo fiero e carismatico è tra gli elementi meglio riusciti, in lui si ritrovano le caratteristiche dei grandi re, gli eroi dei classici, dotato di coraggio e saggezza, eppure sensibile e fragile, soprattutto nei confronti della figlia. Altra menzione speciale è per la madre Audofleda, una donna che cattura, che in poche righe è capace di colpire il lettore o la lettrice dritto in faccia. Visto il periodo storico in cui Amalusanta vive, fatto di grandi decisioni geopolitiche e di efferate battaglie, avrei voluto leggere di più su questi avvenimenti così importanti, per vivere appieno un’esperienza di lettura a tutto tondo.
Tra le voci di donne del passato che stanno sempre più emergendo nella narrativa, Amalasunta mancava ancora all’appello. Per fortuna, anche lei ha potuto parlare ai lettori e alle lettrici di oggi, e lo ha fatto in un modo diverso rispetto alle aspettative, ovvero attraverso il linguaggio dell’amore. Se pensate che questo linguaggio sia il più efficace per raccontare il passato, allora il romanzo storico di Ornella Albanese è ciò che state cercando. Non fatevelo sfuggire.
SITO DI ORNELLA ALBANESE: www.ornellaalbanese.it
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