Secondo giorno del Calendario dell’avvento, secondo consiglio letterario! Oggi sono tre i libri che voglio presentarvi perché un filo conduttore li unisce e li caratterizza! Ogni volume sonda una curiosità del mondo antico e mette a confronto i Greci e i Romani riprendendo alcuni brani celebri di storici, filosofi e scienziati di entrambe le culture!
Una preziosa collana di libri che non mancherà di stupire per il grande lavoro di fonti, organizzato con cura, e che spero possa presto arricchirsi di altrettanti splendidi libri.
La storia antica è fatta di uomini e in questa grande narrazione le donne rivestono un ruolo marginale. La maggior parte delle fonti antiche non sembra presentarci personalità autentiche, ma dei modelli, positivi e negativi, costruiti dagli uomini per educare e ammonire. Eppure, grazie soprattutto alle evidenze archeologiche e a un raffronto tra tutte le fonti in nostro possesso, di cui sono un significativo esempio i testi presentati in questo volume, siamo in grado di delineare le storie di alcune di loro e di gettare uno sguardo sul mondo femminile dell’antichità, descrivendo quelle che dovevano essere le principali tappe dello sviluppo di una donna, il suo ingresso in una nuova famiglia, il ruolo di moglie e madre, il rapporto con il sesso, la religione, la cultura, il potere e persino la guerra.
Che cosa pensavano i Greci e i Romani quando, di notte, alzavano gli occhi per guardare il cielo? Quali figure vedevano, o credevano di vedere, nei cinque pianeti (Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno) e nelle innumerevoli stelle che brillavano nel firmamento formando le più curiose costellazioni? E che cos’erano davvero, per loro, i due corpi celesti più importanti per il genere umano, il Sole e la Luna? Il volume illustra e spiega – attraverso un’ampia scelta di passi tratti dalla letteratura greca e latina, dai poemi omerici alla fine dell’età classica – quale ruolo ricoprivano gli astri nella vita quotidiana degli antichi; come li avevano interpretati e studiati i filosofi e gli scienziati (compresi coloro che si occupavano di una disciplina molto particolare: l’astrologia); che importanza avevano nell’arte e nella religione.
Se avessimo a disposizione una macchina del tempo e ci trasferissimo nelle strade dell’Atene classica e nei fori di Roma antica, forse il primo suono che udiremmo sarebbe la risata. Il Riso era un dio, per i Greci e i Romani, e il mito racconta che i primi a ridere furono proprio gli dèi. Altro che “abbondare sulla bocca degli stolti”, come vuole una massima di origine cristiana: nel mondo antico l’ilarità era una cosa seria. La prima opera di Omero per alcuni fu un poema comico, e ridevano i filosofi come Democrito, gli oratori come Cicerone, gli imperatori come Augusto, gli schiavi come Esopo. Corti, teatri, tribunali, terme, persino latrine e campi di battaglia erano pieni di persone che si sbellicavano. Il volume – attraverso una selezione di testi greci e latini – accompagna alla scoperta dell’umorismo degli antichi, libero e dissacrante, senza riguardi per nulla e per nessuno, fino alla risata finale, quella di Caronte.
Eleonora Pischedda: È ricercatrice in Storia greca all’Università degli Studi di Siena. Si occupa di economia, diritto e antropologia della Grecia classica, con particolare attenzione all’Atene del IV secolo a.C.
Simone Beta: È professore ordinario di Lingua e letteratura greca all’Università degli Studi di Siena.
Tommaso Braccini: È professore associato di Filologia classica all’Università degli Studi di Siena. Si occupa in particolare di credenze e narrazioni folkloriche dell’antichità e del medioevo greco, e dei testi che le tramandano. Tra i suoi volumi: Prima di Dracula. Archeologia del vampiro (Il Mulino, 2011), Miti vaganti. Leggende metropolitane tra gli antichi e noi (Il Mulino, 2021).
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