Sguardo penetrante, cicatrici indelebili sul corpo, denti d’oro, una personalità pericolosa e senza scrupoli sono tra le caratteristiche che ci vengono subito in mente quando pensiamo a un pirata. Ovviamente uomo, armato fino ai denti, e con l’unico obiettivo di arraffare tutto ciò che può, lo immaginiamo con la sua ciurma (se scalcagnata è meglio!), veleggiare sulla sua nave per mari caraibici, alla ricerca di meravigliosi tesori. La storia, la letteratura e il cinema, effettivamente, ci hanno regalato personaggi incredibili, che non scorderemo mai; eppure, chi mai penserebbe che in quei mari pericolosi, persino in un antico passato, donne temerarie e ribelli sfidavano le convenzioni e gli uomini, per avere anche loro ricchezze e gloria. Si rifiutarono di attenersi al ruolo che la società aveva loro confezionato per vivere libere, rischiando il tutto per tutto. La giornalista Rosaria Guerra ricostruisce le biografie di queste donne eccezionali, in ordine cronologico, da Artemisia di Alicarnasso, vissuta tra il VI e il V secolo a.C., all’ultima donna pirata Cheng Chiu Ping, le cui testimonianze la collocano tra Cina e Stati Uniti nel XX-XXI secolo, in un viaggio che pochi ricercatori/ricercatrici hanno deciso di intraprendere. La puntuale ricerca storica emerge con chiarezza attraverso le pagine, portandoci a conoscere donne dimenticate perché ritenute scomode, scandalose, non indispensabili in quella narrazione virile e maschilista, che in diversi ambiti, non in tutti per fortuna, da sempre ci propinano.
L’idea di scrivere questo libro è nata diversi anni fa, quando ho letto un articolo che accennava alle due donne pirata più celebri della Storia del Mare (almeno finora!): Anne Bonny e Mary Read, attive nel Mar dei Caraibi agli inizi del Settecento, in quella che viene definita dagli storici “l’età dell’oro” della pirateria. Non avevo mai sentito parlare di donne che avessero intrapreso l’attività di predone del mare, solitamente attribuita agli uomini, mi sono incuriosita e ho desiderato saperne di più. Attraverso una lunga ricerca mi sono resa conto che le due “sorelle della Costa” non erano affatto un’eccezione, e che la Storia è costellata dalla presenza di donne che fin dall’antichità hanno scelto la pirateria come spregiudicata via di fuga, di emancipazione e di realizzazione personale. E lo hanno fatto per svariate ragioni: per ottenere la libertà personale o del loro Paese, per sete di vendetta o di potere, per amore di un uomo o per il puro piacere dell’avventura. Non sono un’accademica e per quanto questo libro abbia assunto la forma innegabile di un saggio, vorrei fosse interessante e godibile per un pubblico ampio di lettori: storici e studiosi di studi sociali e di genere, appassionati del mare e dell’arte della navigazione ma, soprattutto, amanti dei pirati e delle loro straordinarie avventure.
A mio avviso è importante raccontare queste donne trascurate e dimenticate dalla storiografia ufficiale per ridare loro voce, e per restituirgli il posto che meritano tra le pagine della Storia; che, ricordiamolo, non è stata fatta solo dagli uomini! Ma, al di là delle vicende dei singoli personaggi, è anche rilevante per maturare finalmente un punto di vista differente sul femminile: contribuire a smontare lo stereotipo secondo cui le donne sono sempre deboli, passive, remissive, e incapaci di ricorrere alla forza fisica o alla violenza. Una idealizzazione che giustifica la sottomissione, il controllo, la dipendenza. Le donne pirata hanno scelto di non corrispondere alle aspettative legate al loro genere per potersi conquistare una vita libera e indipendente, per salvarsi da un’esistenza subordinata, spesso misera o, semplicemente, noiosa. Il mare ha consentito loro di esprimersi e di realizzarsi secondo le proprie personali aspirazioni sfidando le regole imposte dal genere o dal ceto sociale. E talvolta ciò ha comportato il dover ricorrere alla strategia e alla violenza. Queste donne sono esempi di coraggio e di indipendenza che invitano a non accontentarsi, a non subire mai, a non accettare un destino imposto da altri ma a trovare la forza di ribellarsi e di affrontare l’ignoto, con tutti i suoi rischi, pur di salvare se stesse ed essere libere di scegliere.
Ci sono personaggi femminili incredibili che si relazionano con altre personalità più celebri del loro tempo e ne scrivono la Storia. Tanto per citarne alcuni: Artemisia, astuta stratega militare che sconfigge la flotta ellenica nel Mar Egeo, Teuta, la regina degli Illiri che tiene testa ai Romani nei Balcani, Grannie Ni Mhaille, “una delle più famose donne capitane di mare” d’Irlanda, che si contende la scena con la regina Elisabetta I d’Inghilterra; Sayydda Al Horra, governatrice marocchina, potente alleata del corsaro saraceno Barbarossa con il quale terrorizza il Mediterraneo; Lady Ching, che sfida per decenni l’imperatore della Cina con una flotta di duemila giunche. E poi, la Kapetanissa e la Bella Greca che armano e guidano le loro navi contro gli invasori ottomani, svolgendo un ruolo determinante per la rivoluzione e la riconquista della libertà del loro popolo. E poi, Anita Garibaldi corsara con Giuseppe in Sud America… e qui ci sarebbe molto da dire ma vi rimando al libro perché possiate avere il piacere di scoprirlo pagina dopo pagina.
La ricerca è durata circa tre anni ed è stata lunga, complessa ma molto appassionante. Sono laureata in Lettere, ho una formazione storica, alla Sapienza ho avuto la fortuna di apprendere un metodo di indagine, di analisi e di comparazione delle fonti che ho poi avuto modo di affinare con il mio lavoro da giornalista. Si tratta soprattutto di fonti documentali: cronache, lettere, diari, registri contabili e atti processuali, ma anche saggi e articoli; fonti che attingono alla narrazione popolare come ballate, canzoni, aneddoti, e fonti iconografiche ovvero illustrazioni, opere d’arte e, per i personaggi più recenti, persino immagini fotografiche che ritraggono le donne pirata vissute nel Novecento. La possibilità di tradurre personalmente da altre lingue mi ha consentito di accedere, analizzare e scegliere i materiali in via diretta, senza intermediari, e di rendermi conto se era possibile trovare un fil rouge che unisse tante donne molto diverse tra loro ma legate da un unico comune denominatore: il mare come chiave per la libertà, come spazio e strumento di emancipazione e di realizzazione individuale. Non solo pirate, ma anche corsare, capitane, armatrici, imprenditrici, comandanti di vascello e generali che hanno guidato intere flotte in battaglia.
Per il futuro mi auguro che questo libro abbia il successo che merita: è uno studio assolutamente inedito, in Italia e all’estero, e colma una seria lacuna storiografica perché finora, si è sempre parlato della pirateria esclusivamente al maschile, incentrando la narrazione sull’Europa e sulle colonie americane tra il XVI e il XVIII secolo mentre si tratta, in realtà, di una storia globale: i pirati, uomini e donne, operarono in ogni tempo e in ogni mare, dalle isole britanniche al sud est asiatico, dal Mediterraneo alla Scandinavia, dai Caraibi all’emisfero australe. Mi piacerebbe poter tradurre il libro in lingua inglese, i lettori me lo stanno chiedendo sia dagli Stati Uniti che dalla Gran Bretagna ma per ora è disponibile solo in edizione italiana. Anzi, lancio qui un appello: se ci fosse un editore italiano o straniero seriamente interessato a pubblicarne un’edizione in lingua inglese o in altre lingue, ne possiamo parlare. Come studiosa, spero di approfondire e raccontare altre storie inedite al femminile e di contribuire a costruire una nuova narrazione delle donne che possa aiutarci ad avere una sempre maggiore consapevolezza di noi stesse, e a rivendicare il libero accesso all’opportunità di realizzarsi che ogni essere umano ha il diritto di avere, al di là del genere, dell’estrazione sociale e della provenienza geografica. Come già accaduto in passato, le donne pirata hanno ispirato oggi un interessante progetto artistico: dal 26 maggio al 1° giugno si terrà a Roma, presso la Galleria Arca di Noesis – a due passi dal Colosseo – una mostra dal titolo “La donna e il mare”. Siamo un gruppo di venti artisti ognuno dei quali si esprimerà con diverse tecniche e materiali: mosaico, pittura, scultura, manufatti e gioielli dedicati alla donna e al suo rapporto speciale con il mare; io parteciperò con alcuni dipinti a olio, e domenica 28 maggio (ore 18.30), presenterò il mio libro ai lettori. Sarà l’occasione per ascoltare molte storie interessanti sulle donne pirata e le loro vite ribelli sul mare. Vi aspetto!
ROSARIA GUERRA. Laureata in Lettere all’Università La Sapienza di Roma, Rosaria Guerra è giornalista professionista e pittrice dilettante. Nel 1991 ha pubblicato i suoi primi racconti in Luci dal silenzio – Antologia Romana (Palmieri Ed.). Da allora ha scritto, tradotto e disegnato per varie testate cartacee e online: «Il Tempo», «Il Giornale del Mattino», «PleinAir», «RomaElle», «Trovalavoro», «Lavorare a Napoli», «The Daily News Travel», «turismo.it», «ecofiera.it». Si è occupata della ricerca e stesura dei contenuti per Il Boccaccio Riveduto e Scorretto di Dario Fo e per l’opera multimediale Il Caffè Letterario di «Repubblica-L’Espresso». Ha contribuito alla biblioteca digitale Europeana, curato l’ufficio stampa di eventi culturali e gastronomici, e collaborato a progetti di formazione giornalistica e linguistica. Nel 2014 ha pubblicato con Jacopo Fo il saggio Perché gli svizzeri sono più intelligenti (Barbera Ed.) e ideato e realizzato il blog Sweet…zerland per la RSI Radiotelevisione Svizzera
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