Sin da piccola, Elena Lucrezia Cornaro Piscopia (1646-1684) dimostrò alla propria famiglia e alla società, la quale viveva nella Repubblica di Venezia, un carattere deciso e una tenacia fuori dal comune.
Già all’età di dieci anni, capì di non volere il destino già stabilito che accomunava le donne dell’epoca, ma dedicare la sua esistenza alla conoscenza e a Dio, colui che le aveva donato le capacità intellettuali di cui era dotata.
Patrizia Carrano ci regala una biografia romanzata intensa e raffinata e, attraverso lo sguardo di Elena Lucrezia e della sua famiglia, uno scorcio sulle anime inquiete della Venezia del 1600.
Anche se la società era dominata per lo più dagli uomini, le donne che abitavano la Serenissima avevano più libertà e diritti che in qualsiasi altro luogo dell’Europa.
Potevano avere un’autonomia sia economica che sulla gestione dei figli, potevano godere dell’arte e partecipare alla vita intellettuale (se patrizie) o lavorare in attività commerciali senza la supervisione di un uomo; inoltre era loro concesso fare testamento, avere dei beni propri e stipulare contratti in piena libertà.
Certo, se si era di nobili origini come Elena Cornaro quello che ci si aspettava era che si sposasse e che coltivasse le sue attività da maritata, garantendo così il proseguo dello status sociale in cui era nata, però quando decise di prendere i voti come oblata benedettina, suo padre Giovan Battista Corner e sua madre Zanetta Boni si adattarono all’idea, riconoscendo nella loro figlia un vero prodigio.
Dopo una giovinezza e parte dell’età adulta spese assecondando la sua grande passione riuscì a coronare il suo sogno: il 25 giugno 1678, discutendo due tesi su Aristotele, Elena Lucrezia Cornaro si laureò per acclamazione all’Università di Padova.
Il padre chiese di concedere alla figlia anche la Laurea di Teologia, tuttavia non le fu concesso in quanto il dover chiamare “dottore” una donna risultava inopportuno e fuori da ogni regola. In ogni caso, l’evento rimane una testimonianza importante per quanto riguarda il grado di emancipazione delle donne in quel periodo, anche se per molto tempo Elena Lucrezia Cornaro rimase l’unica donna laureata al mondo.
L’autrice Patrizia Carrano ci regala un bellissimo brano proprio dedicato a quel momento così eccezionale:
“Era il migliore degli apprezzamenti, ma Elena non aveva voluto accettarlo, con una voce che si era sforzata di epurare ogni emozione, una voce in cui non fosse possibile leggere né orgoglio né umiltà, aveva chiesto che la commissione non derogasse alla normale prassi del voto segreto. Come tutti i dottorandi che sottoponevano il loro valore al giudizio del Sacro Collegio, sarebbe uscita e avrebbe atteso il verdetto.
Solcando la folla, aveva raggiunto la sacrestia dove, improvvisamente stanca, si era seduta su una panca. Appena cinque minuti dopo era nuovamente nella cappella. Vista la brillantezza della sua dissertazione, definita insignis nel verbale, Tessari, pur condividendo il principio generale del voto aveva proposto di approvarne il dottorato per acclamazione: così, alla presenza dell’intero corpo dei dottorati collegiati, e dei rettori della città, Elena divenne magistra philosophiae.”
Perché questo romanzo storico mette in luce una vicenda emblematica nella storia dell’emancipazione femminile e che meriterebbe maggior risalto; inoltre, ci descrive una protagonista appassionata, ribelle, capace di amare, rivelandoci quello che di Elena Cornaro non è mai stato scritto. Una menzione speciale va alla figura del padre, illuminato (anche lui) dall’amore incondizionato per la figlia e da un intuito lodevole. Sullo sfondo, un città brulicante di vita, di viaggiatori e di profumi provenienti da tutte le parti del mondo, il cui ritratto vi risulterà di certo indimenticabile.
Purtroppo il libro non viene stampato da molto tempo e lo si può trovare nei negozi dell’usato, infatti io l’ho trovato così.
Facciamo appello alla Mondadori perché lo ristampi di nuovo!
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