Questa non sarà una recensione come le altre perché di Ken Follett si è già scritto in abbondanza. La mia sarà una opinione da appassionata di romanzi storici, da studiosa del tema e del perché ritengo sia giusto leggere ancora questo autore così prolifico: uno scrittore che può ancora regalarci molto.
La grande preparazione di Ken Follett non è evidente solo nel mondo narrativo che ci vuole rappresentare ma anche nella scelta accurata del titolo, in questo romanzo più che mai calzante.
La frase “Fu sera e fu mattina” è ripresa letteralmente dalla Genesi, il primo libro della Bibbia ed è ripetuta più volte all’interno della cosiddetta creazione, la descrizione allegorica di Dio che crea il mondo come lo conosciamo. Simbolicamente, è in questo inciso così suggestivo che si ritrova l’antico dualismo tra bene e male, tra cielo e terra, e tra l’inevitabile ciclo di rinascita e morte. Proprio in questo romanzo ambientato nel 997 d.C., a ridosso del fatidico anno mille, scopriamo le stesse caratteristiche nei protagonisti della vicenda, tormentati dalle guerre e dai conflitti interiori.
Edgar, figlio di un costruttore di navi, costretto ad occuparsi della famiglia dopo una incursione vichinga, e Ragna, contessa normanna in cerca dell’amore, corrispondono nelle azioni, e nelle vicissitudini che li coinvolgono, al primigenio doppio: diversi per intenti e ambizioni ma allo stesso tempo complementari, legati da un invisibile legame che nella storia li porterà a incontrarsi.
Da qualche anno assistiamo a un vero e proprio boom di libri, serie tv e film a tema vichingo e anche Follett non si è fatto sfuggire l’occasione di raccontare una parte della storia dei normanni, quando le invasioni vichinghe erano all’apice e molti di loro si erano stabilizzati nella Terra dei Franchi, dando nome all’odierna Normandia.
Non solo, il punto di vista è prevalentemente quello degli anglosassoni, colpiti dalla ferocia del Nord e, per necessità commerciali e politiche, coinvolti loro malgrado a dover fare i conti con la nuova aristocrazia, frutto della mescolanza tra le popolazioni vichinghe e l’Europa cristiana.
Lo stesso autore ci precisa che questo romanzo è un prequel, ovvero è l’inizio della saga di Kingsbridge, famosissima epopea medievale divenuta celebre con “I pilastri della terra”, e aggiungendosi agli altri (“Mondo senza fine” e “La colonna di fuoco”), forma un quadro storico davvero eccezionale, che va dall’XI al XVI secolo.
Inutile dirvi la mia felicità nel sapere che, a giusta ragione, Follett abbia deciso di raccontare l’origine di tutto partendo da uno dei periodi storici più affascinanti, quello contraddistinto da intrighi e lotte di potere e dall’antica rivalità tra cristiani e pagani.
A questo punto, in piena ondata vichinga, come non aspettarsi che, anche questo tomo di 783 pagine, non diventi l’oggetto del desiderio da parte delle case produttrici più importanti. Ancora si sa poco riguardo alla produzione, agli attori e al regista ma quello che sappiamo è l’avvenuta corsa ad accaparrarsi i diritti, con la vittoria di Range Media Patners e Legendary Television.
Ho molte aspettative riguardo alla futura versione cinematografica, perché gli spunti per una avventura con i fiocchi di certo non mancano!
Se vi state chiedendo, con innumerevoli libri in attivo e dopo tanti anni di onorata carriera, se il maestro del romanzo storico abbia ancora qualcosa da trasmettere ai propri lettori e alle proprie lettrici, la mia risposta è sì!
Il tema è controverso perché le critiche sul fatto che abbia perso il suo smalto sono diverse e non prive di ragionevoli spiegazioni; tuttavia rimane un esempio di grande narrativa storica, sia per chi da lettore si vuole immergere nelle atmosfere dell’Alto Medioevo abbandonandosi a un linguaggio raffinato e dalla ricostruzione meticolosa, sia per chi vuole scrivere dei romanzi storici, facendo leva sulla ricerca e puntando alla credibilità di una ambientazione rigorosa.