Laureato in filosofia, Andrea Cogerino è un’anima gentile, con la passione per la tradizione “celtica” del Nord e un amore incondizionato per l’esplorazione e per i luoghi di pellegrinaggio, che l’hanno portato a scrivere questo interessante testo sulla geografia sacra. Una passione, dice lui nel libro, che è nata misteriosamente nel 1992 e che non lo ha più abbandonato.
Andrea Cogerino, esperto dell’argomento e del territorio affascinante in cui vive, la Val di Susa, ci accompagna alla scoperta dei siti da lui scoperti in quasi trent’anni di ricerche sulla Tradizione spirituale dei druidi e delle druidesse (questa specifica l’ho apprezzata molto!)che vissero prima dell’avvento del cristianesimo.
“Gli antichi celto-liguri abitanti delle Terre del Nord-più precisamente, dell’Europa nordoccidentale- avevano un’anima “crepuscolare”, amavano le terre di confine, il limitare dei pozzi e del mare, il giorno che non era più giorno, la notte che ancora non era notte. Amavano il sacro numero Tre, e tutto quello che sta nel mezzo. Senza nome. Senza forma. Senza parole.”
Ci racconta dei nostri antenati, vissuti migliaia di anni fa, e del loro rapporto con la vita e la morte, con gli elementi della Natura e del fatto che avessero compreso appieno i misteri del mondo rendendo la loro esistenza più ricca e in armonia con le altre creature, visibili e invisibili.
“Ci fu un tempo in cui l’essere umano, infatti, non muoveva un muscolo prima di aver contrattato, tramite i propri sacerdoti, (drudesse e druidi), il vero custode del Luogo, chiedendo il permesso, l’ispirazione o l’indicazione di operare. Se doveva essere edificata una città, era il Genius loci che indicava agli antichi quale dovesse essere il perimetro esatto; e quali zone , all’interno di esso, assegnare alle varie attività, vale a dire alle varie vibrazioni (colori e profumi) umane. Se si parla di un luogo sacro, era il Genius loci che sapeva che tipo di energia risiedeva in quel posto e quale utilizzo era possibile fare, e in che periodi dell’anno, delle stagioni e/o del giorno e della notte. Anche le grandi costruzioni umane come gli antichi templi e piramidi hanno, con ogni probabilità, ricevuto il “progetto” e la funzione da Lui/Lei.”
Andrea Cogerino si è prestato per una intervista davvero molto interessante!
Erano donne e uomini molto diversi da noi, che di fatto siamo atei-materialisti, cioè crediamo solamente a ciò che vediamo/tocchiamo in questo piano di realtà, coi 5 sensi. Loro invece erano crepuscolari, amavano le terre di confine, il limitare delle acque, il giorno che non è più giorno e la notte che non è ancora notte. In una parola: il crepuscolo, il regno del senza nome, dell’indefinito. Qui si aprono i varchi tra le dimensioni. Gli stargate. Avevano un piede di qua e uno di là, un occhio di qua (come noi, in questo mondo) e uno di là (negli Altri mondi, altre dimensioni). Erano quelli che chiamiamo “i nativi europei” (per certi versi molto simili agli Indiani d’America, per questo amo questa definizione). Vivevano in una società gilanica, in cui il femminile e il maschile rimanevano in equilibrio dinamico. Erano in pace e connessione coi misteri della Natura.
Sono le persone che eressero i siti megalitici nella notte dei tempi. Quando i Celti (guerrieri a cavallo, con spade in ferro, popolo di origine indoeuropea di guerrieri scesi dal Nord-Est, diciamo tremila anni fa) arrivano in Inghilterra, ad esempio, Stonehenge è già lì da almeno duemila anni.
Io mi domando sempre: come fecero a edificare quel sito? Tagliare e spostare (anche per centinaia di chilometri) enormi blocchi di pietra? Non avevano i metalli, la ruota, le strade probabilmente, i cavalli. Come fecero? Chi commissionò i lavori?
La mia risposta è semplice: i druidi. Sono loro a tirar le fila di ogni cosa nel mondo antico. E non sono, secondo me, i sacerdoti dei Celti. Sono gli uomini e soprattutto donne, custodi dei segreti della natura e degli elementi, che dalla notte dei tempi vivono in Europa occidentale. Molto prima dei Celti. Questi, semplicemente, riconoscendo in loro autorevolezza e carisma, in una parola “Reale Potere sulle cose”, li adottano e delegano a loro il “potere spirituale”, riservando a se stessi il Potere regale e aristocratico (che eserciteranno sulle popolazioni indigene locali, i nativi europei appunto, che trovano quando arrivano in Europa occidentale).
I nostri antenati erano persone da un lato molto pragmatiche e “terra terra”, ma dall’altro molto spirituali e in connessione con l’Altromondo: altri piani di realtà e altre creature – il Piccolo popolo, vale a dire elfi, gnomi, fate… Loro ci credevano. Li onoravano e anche temevano. E stabilivano con le creature magiche un rapporto diretto e quotidiano. Una collaborazione basata sul rispetto supremo. Forse son loro ad aver spostato per centinaia di chilometri i giganteschi massi di Stonehenge. E il sito stesso, cerchio di pietre o cromlech, per certi versi è anche uno stargate. Una porta per le stelle. Sembrano fantascienza queste cose, me ne rendo conto. Ma non escluderei queste ipotesi di lavoro, perché considero i popoli antichi molto, molto più evoluti di noi. Molto più connessi ai misteri del creato.
Le cose più straordinarie e meravigliose relative all’altra dimensione da un lato fatico a ricordarle su questo piano di realtà, a dar loro un nome razionale, dall’altro non posso parlarne. Potrei però raccontare decine di racconti meravigliosi e straordinari con il regno degli animali selvatici. Cervi, cinghiali, lupi… Ma il più bello di tutti è accaduto ieri. Ero in pieno amore e connessione con un luogo antichissimo. Sul cosiddetto Sentiero dei Franchi. A 1200 metri. Contemplavo antichissime incisioni rupestri. Sentivo l’amore profondo per quel luogo (questo è uno dei misteri della Geografia sacra, di cui mi occupo: stabilire un ponte, un contatto d’amore, coi luoghi: a seguire accadono spesso meraviglie). Ritornando verso la macchina, era il crepuscolo, quasi buio, vedo un’ombra allontanarsi sul sentiero: un Tasso. Stupendo, uno spalancarsi improvviso del cuore (due giorni prima avevo incontrato una Tassa che mi era morta davanti, aveva chiuso gli occhi per l’ultima volta dinanzi a me, e mi aveva molto addolorato e insegnato molto).
La cosa incredibile è che, un minuto dopo, sbuca sul sentiero la femmina. E non segue lui, ma viene verso noi (ero con la mia amica del cuore). Noi rimaniamo immobili. Emozionati. Lei è curiosa. Viene ad annusarci. Si gonfia e ringhia (il tasso è considerato un animale molto aggressivo e, nella tradizione dei nativi, porta la medicina del potere di trasformare l’aggressività in azione. Ci guarda, Ci scruta. Poi se ne va. Noi siamo rimasti increduli e senza parola (in lunghi anni di incontri con animali selvatici, mai mi era capitato che uno di loro si avvicinasse, di solito scappano a gambe levate perché il ponte di amore e comunicazione tra noi, Umani, e loro, si è interrotto da secoli: loro ci temono ora – e forse disprezzano, chi lo sa. O meglio: cercano di stare alla larga da noi perché siamo diventati di gran lunga l’animale più pericoloso, aggressivo e nocivo del, e per il, pianeta). La cosa incredibile di questo incontro – che mai, mai più dimenticherò – è stata che la Tassa è tornata a osservarci e annusarci altre due volte.
In tutto tre incontri: 3, il numero della magia druidica!
Per sempre conserverò nel cuore il ricordo di questo incontro straordinario. Tutto questo può accadere perché, secondo me, la Valsusa è un luogo magico – ed è riconosciuto e considerato tale dalla notte dei tempi (da qui deriva anche la fama di Torino come città magica: l’asse Torino – Valsusa è speciale, da sempre). E amare questi luoghi sacri, talvolta, porta a noi doni inaspettati e sorprendenti.
Stra-ordinari – nel senso etimologico del termine.
Secondo alcuni ricercatori (Nattero e Barbadoro) che molto prima di me fecero ricerche in Valsusa, nella notte dei tempi scese dal cielo un “dio” chiamato Rama ed edificò una città megalitica. Si parla di maghi giganti e alchimisti di pelle scura. Io la chiamo “l’Atlantide della Valsusa”. Secondo questi ricercatori, decenni fa, in stanze sotterranee (in effetti, in Valsusa c’è anche quella che chiamo “la Pompei della Valsusa” – parlo di Rama nei primi due capitoli del mio libro), fu ritrovato un cofanetto di pietra con al suo interno un libro con fogli d’ora, incisi con un teso in lingua antica sconosciuta. Dopo mille vicissitudini, riuscirono a tradurre il Libro d’oro di Rama, e scoprire così che il mito di Fetonte, ad esempio, parla della discesa di un Disco dorato dal cielo, alla confluenza del fiume Eridano (il Po, dunque Torino), con la Dora (il fiume della Valsusa). È anche per questo che l’asse Torino-Valsusa è magico dalla notte dei tempi. Pare che qui accaddero fenomeni straordinari e meravigliosi.
Ad esempio, mille anni fa, il monte Pirchiriano, su cui era appena stata edificata la Sacra di san Michele, fu investito e avvolto di notte da globi di luce e fuochi mistici. Da questo fatto misterioso deriva il nome “Sacra”: il vescovo andò a consacrare la chiesa, il giorno dopo, ma disse una volta giunto nel luogo: “Io non devo e non posso fare niente qui. Questa chiesa è già stata consacrata dall’Alto”. Un altro fatto straordinario, leggendario, è il famoso caso del “In hoc signo vinces”. Secondo alcuni accadde in cima al monte Musinè nel 312. Costantino, a Rivoli, nella notte vide una croce fiammeggiante in cima al monte. E capì che doveva adottare il cristianesimo, fino a quel momento osteggiato, come religione di Stato.
Da qui l’Editto di Costantino del 313. In cima al monte Musinè (che è ricco di incisioni rupestri dello sciamanesimo celtico, antichissime, e negli ultimi decenni è considerato “il monte ufologico” per eccellenza, n.b.) da cento anni campeggia una orrenda croce in cemento armato di 14 metri, che celebra la vittoria del cattolicesimo sul paganesimo. Il 313 in effetti fu la pietra tombale per la Tradizione spirituale che amo: da quel momento in poi la super alleanza Impero romano, potere temporale, e Religione cattolica, potere spirituale, in maniera chirurgica e inesorabile, cancella le tracce della Cultura dei nativi europei e Celti. Stiamo cercando con immensa fatica di recuperare, come “nerds detective”, tracce qua e là della nostra Tradizione millenaria precristiana. Tessere di un puzzle che piano piano stiamo ricostruendo.
Secondo i nativi europei ogni cosa è una manifestazione di Lei. Del Femminino sacro. Potremmo anche chiamarla “dea Brighid”. Lei nei miti celtici è la creatrice di ogni cosa. E allo stesso tempo è ogni cosa: le piante sono i suoi capelli, le rocce le ossa, i fiumi le vene. Inoltre, come noi esseri umani siamo attraversati dalle linee di energia dette Meridiani nell’agopuntura, così l’essere vivente, cosciente e consapevole, chiamato pianeta Terra, Gaia, è attraversato da una rete di fiumi di energia. Per lo più sotterranei. Chiamati linee del drago o del serpente (poi ribattezzati: linee sincroniche). Nel loro affioramento e intrecciarsi, gli antichi percepivano che c’era un grande esubero di energia della Dea, Femminile, ctonia. Come una sorgente d’acqua sotterranea che affiora e zampilla. In quei luoghi, chiamati “di potere” (per via delle grandi possibilità che lì possono accadere: guarigioni, energizzazioni, purificazioni, ma anche viaggi multidimensionali e apertura di stargate), gli antichi eressero i loro siti megalitici:
•dolmen (casette di pietra, “tavole di pietra”),
•file di menhir (“pietre lunghe” conficcate nel terreno, sulla linea)
•cromlech (cerchi di pietre, come Stonehenge).
Questo è secondo me il nocciolo dell’antichissima disciplina della Geografia sacra, cruciale e basilare per i popoli antichi, ma ormai, ahimè, dimenticata (e con essa il nostro rapporto di amore e rispetto per i luoghi e le loro “creature”: rocce, animali, alberi, fiumi…). Ancora oggi, negli antichi luoghi di potere, possiamo sentire l’anergia mistica e misteriosa della Dea. E possono accadere meraviglie e fatti straordinari.
È molto semplice secondo me rispondere a questa domanda: tutte le chiese (diciamo fino al Basso Medioevo e al 1600) sorgono su preesistenti luoghi di potere e siti megalitici. Tutte. Sotto tutte le chiese antiche, pertanto, sgorga copiosa l’energia della Madre divina. La Chiesa si è appropriata delle antiche linee del Drago, o Serpente. Facendo un’operazione molto raffinata di controiniziazione: ha utilizzato gli antichi luoghi e simboli e archetipi e li ha nascosti o invertiti.
Così, son diventati luoghi del solo “Padre” – si è reciso l’asse di contatto con il Femminino sacro. E si sono demonizzate le antiche creature sacre dello Sciamanesimo celtico: il drago è diventato un mostro brutto e cattivo da uccidere (in realtà, il guerriero di Luce Michele, dovrebbe canalizzare e proteggere l’energia femminile, non il contrario). Il dio Cernumnos, dalle corna di Cervo, spirito guardiano delle foreste e dei misteri della sessualità e degli istinti
di natura, è diventato il diavolo. La Chiesa ha fatto uno splendido lavoro chirurgico per nascondere – o cancellare e demonizzare – l’antica Tradizione spirituale (Tradizione spirituale che, faccio solo notare, non è durata solo i 2000 anni del Cattolicesimo, ma nelle nostre terre, almeno dal Paleolitico – oltre 20.000 anni fa! – e transitando dal Neolitico, arriva incontaminata fino all’anno di Cristo – e per alcune regioni lontane da Roma si conserva per altri secoli fin quasi all’anno Mille).
La linea del Drago più famosa è ovviamente quella che congiunge Gerusalemme all’Irlanda, passando dalla Sacra di San Michele.
I Templari furono anche un tentativo di recuperare, in seno al Cristianesimo, le antiche usanze druidiche. In poche parole, la connessione con la Dea e il Femminile (una cultura spirituale sana ha bisogno dell’equilibrio del Maschile divino col Femminino sacro, e questo erano i popoli antichi). Il loro fondatore fu San Bernardo di Chiaravalle. Fu lui a coniare il termine “Notre dame”, nostra signora, chiamando così alcune chiese gotiche che i Templari fecero erigere nei preesistenti luoghi di potere druidici. Lui era un cultore della Dea. Era un druido moderno (moderno nel senso dell’anno Mille, dunque molti secoli dopo la definitiva sconfitta e scomparsa del druidismo). Lui era anche il più grande studioso ed erudito del Medioevo. Uno dei. E lui disse una frase del tipo: “Mille libri e biblioteche non valgono il Libro della Natura”.
Questa è la mia risposta alla domanda: cercare di ristabilire il contatto con la Natura. Essere più morbidi, delicati, rispettosi, curiosi. E la Natura stessa rivelerà a tempo debito i suoi misteri. Io non credo tanto alla magia oggettiva. Alla religione. Al “fai così e allora”… Io credo che per ognuno di noi ci sia in serbo un mistero da disvelare. Farci femminili. Accoglienti. Vuoti. E accogliere le rivelazioni del regno misterioso che ci circonda. Amare la terra e le sue creature e i suoi misteri. E chissà: alcuni di quei misteri ci verranno rivelati. Alcune di quelle creature si mostrerà a noi. Questo è il simbolo antico del Graal. Di origine celtica e non cristiana. È la via femminile alla conoscenza. Farsi calice. E attendere che il regno infinito lo possa colmare della sua acqua di luce, vita e amore. Il Graal è codificato che sia una Cerca. Rimaniamo sempre in atteggiamento umile di ricerca. Ma con forza e determinazione da Cavalieri di Artù cercare. Ricercare. E continuare a farsi calice. Senza arrivare mai.
Credo scriverò un libro sul Graal e la via spirituale femminile. Connessa alla geografia sacra. E altri libri. Ne ho in cantiere molti. Ne ho appena scritto e pubblicato uno chiamato Foglie di quercia. 64 storie brevi di confine. Tra i mondi. Son mini racconti che mi sono arrivati in dormiveglia. Da altre dimensioni. Li amo. Mi sorprendono. E sto già scrivendo e ricevendone altri per il sequel. Mi fa godere infinitamente dar loro la luce in questa dimensione. Poi continuerò col mio progetto “Braid, sentieri celtoliguri”. Con Efrem Briatore e Federica Cosentino abbiamo dato vita a una associazione culturale per ricercare la Tradizione antica. Con Federica celebro anche matrimoni celtici e in natura (e scriverò libri). È un lavoro che amo e ci sta portando in giro per l’Italia a conoscere persone straordinarie. E in futuro – a Lugh piacendo – lavoreremo anche in Irlanda. Sicuramente continuerò la mia ricerca dei luoghi sacri e vedo il mio futuro diviso in tre, per onorare il numero druidico:
• da un lator vivrò ancora in Valsusa, dove accompagno persone nei luoghi di potere, organizzo fuochi e riti, faccio lezioni individuali, ricerco ed esploro;
• un altro pezzo del mio cuore e corpo sarà invece in Sardegna: la amo, e la considero dal punto di vista della Geografia sacra il luogo più importante e misterioso del pianeta;
• andrò in Inghilterra, Scozia, Irlanda, che sono le mie terre dell’anima. Il mio cuore più profondo è sempre lì.
Ti faccio una confessione molto personale ora, Elisabetta, per concludere questa bellissima intervista che mi hai fatto: ci son dei momenti della mia vita in cui mi sento completamente felice. Il mio calice è completamente imbevuto di elisir supremo di godimento e felicità (il Graal sembra che significhi questo: qualcosa di Gradito). E in quei momenti, ovunque io sia, in meditazione in luoghi di potere, tra le braccia di una donna amata, studiando un libro ispirato, scrivendo e canalizzando storie magiche, non importa, in quei momenti chiudo gli occhi e mi ritrovo sempre in Inghilterra. Sempre. Sempre lì abita la mia anima.
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