La storica medievista e giornalista Elena Percivaldi ci racconta una storia avvincente, ci descrive l’epopea della stirpe che entrò in Italia nel 568 d.C. e che ne mutò per sempre i caratteri, da nord a sud, portando un significativo cambiamento sulla storia italiana. Il loro fu un contributo decisivo che influenzò le istituzioni, gli usi e i costumi, l’architettura, persino il linguaggio fu segnato dalla loro permanenza; ancora oggi possiamo ammirarne i frutti nei musei e nei siti archeologici che mantengono vive le loro tracce. L’autrice si chiede: “La loro fu un’invasione improvvisa e violenta o una migrazione progressiva? Si trattava davvero di una stirpe granitica e vicina alla barbarie primitiva, o di un popolo che seppe adattarsi e trasformarsi sul campo? Il libro cerca proprio di rispondere a queste domande…
C’è un’isola nelle regioni settentrionali chiamata Scadanan, che letteralmente significa “strage”, in cui vivono molte genti. Tra queste ve n’era una piccola, che era chiamata stirpe dei Winnili. Tra loro c’era una donna di nome Gambara che aveva due figli: Ibor era il nome del primo e Aio quello del secondo. Insieme i tre avevano il Comando sui Winnili. Accadde dunque che i capi dei Vandali si misero in marcia con il loro esercito e intimarono ai Winnili: “Versateci i tributi o preparatevi alla guerra e combattete contro di noi”. Al che Ibor e Aio insieme con la madre Gambara risposero: “È meglio per noi prepararci a combattere piuttosto che versare i tributi ai Vandali”. Allora i capi dei Vandali pregarono Godan perché concedesse loro la vittoria sui Winnili. Godan rispose dicendo: Concederò la vittoria ai primi che vedrò al sorgere del sole”. Nello stesso tempo Gambara e i suoi due figli invocarono Frea, moglie di Godan, affinché proteggesse i Winnili. Frea consigliò loro di presentarsi al sorgere del sole, e che venissero insieme ai mariti anche le mogli con i capelli sciolti intorno al viso come se avessero la barba. Al primo albeggiare, proprio mentre il sole sorgeva all’orizzonte, Frea girò il letto su cui dormiva il marito e lo rivolse a Oriente e poi lo svegliò. Godan, aperti gli occhi, vide i Winnili e le loro mogli con i capelli sciolti intorno al viso e disse: “chi sono queste lunghe barbe?” E Frea rispose: “Così come hai imposto loro un nome, concedi loro anche la vittoria”. E da quel momento i Winnili presero il nome di Longobardi.
Questo breve brano è tratto da uno dei documenti storici più importanti che riguardano i Longobordi e si chiama Origo gentis Langobardorum di Paolo Diacono, monaco cristiano e storico vissuto tra il 720 circa e il 799 d.C. ed è l’incipit del testo della Percivaldi, proprio perché è da qui che le leggende sulle loro origini hanno inizio.
Elena Percivaldi precisa…
Una cosa è certa: le leggende a proposito dell’origine scandinava dei Longobardi non trovano, almeno fino ad ora, adeguati riscontri archeologici, E anche i primi passi della loro migrazione continuano ad essere incerti e oscuri, in quanto per nulla o quasi documentati dalle testimonianze scritte. Assumendo di identificare Scadanan con la regione della Scania (Scandinavia meridionale), si può supporre che i Winnili sbarcarono nella dirimpettaia isola di Rügen (“paese degli scogli”: la Scoringa di Paolo Diacono) e qui si scontrarono, siamo intorno al I secolo a.C., con i Vandali, assumendo il nome di Longobardi e cambiando il loro assetto tribale attraverso il culto odinico, di matrice guerriera.
Qualunque fosse la loro origine, i Longobardi li possiamo considerare un ponte tra Mediterraneo e nord Europa, un sintesi tra eredità classica e tradizione germanica e certamente furono i protagonisti dei cambiamenti geopolitici che costituirono, all’inizio del Medioevo, la base di una nuova identità culturale europea.
Il testo si presenta come un escursus nella tradizione longobarda, nella genealogia, nei fatti storici più importanti, nella vita quotidiana, dal punto di vista giuridico, fino ai culti e rituali di matrice pagana e la loro conversione al Cristianesimo. Il linguaggio è accessibile a tutti e dà la possibilità di conoscere l’antico popolo sotto ogni sfaccettatura, alla luce delle più aggiornate acquisizioni del dibattito storiografico e dei più recenti ritrovamenti archeologici.
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