Nessuno di noi è cresciuto senza le storie dell’infanzia, senza che qualcuno di raccontasse antiche narrazioni o che venissimo a conoscenza di tradizioni tramandate dai nonni, dall’amico o amica di famiglia, o da un parente lontano. Le culture di tutto il mondo si basano sulle storie, molte di loro arrivano da tempi arcaici, altre si sono formate per soddisfare i bisogni della società e spesso sono sopravvissute ai loro inventori. Molte di queste narrazioni le abbiamo sentite in forma di fiaba e hanno viaggiato in lungo e in largo, prendendo vita e rimanendo celebri fino a i giorni nostri. Quanti di noi si sono chiesti chi le ha scritte? Quanti di noi si sono chiesti il perché fosse stata inventata quella fiaba e quando risalisse la sua genesi? E questi autori e autrici di fiabe chi sono? Nicholas Jubber, scrittore, insegnante e grande viaggiatore, si è posto queste domande e con “I Raccontastorie. Un viaggio nella storia segreta delle fiabe e dei loro autori” risponde facendoci fare il giro del mondo. Jubber ripercorre le vite di alcuni scrittori e scrittrici (sì, avete letto bene!) di fiabe e racconti popolari, dandoci un interessante scorcio sul contesto storico in cui sono vissute queste persone, le loro vicissitudini e come è nato in loro quel seme che li ha portati a tramandare i racconti tra i più belli mai scritti. Quello che ne emerge è che la vita di questi personaggi è intimamente intrecciata con le loro invenzioni letterarie, se non avessero vissuto quelle cose, se non avessero fatto quelle azioni, se non fossero vissuti in quel periodo, forse, non avremmo oggi nessuna fiaba da leggere, nessuna avventura immaginifica da sognare e nessuna fiaba da raccontare alle prossime generazioni. Non solo, leggendo il testo scopriamo che le fiabe non sono solo influenzate da questi aspetti, ma anche dal tempo che passa; le fiabe si evolvono, si trasformano mano a mano che vengono raccontate, tradotte, rappresentate… di bocca in bocca perdono qualcosa e acquisiscono altro. Forse è proprio questo che le rende universali.
Tutti i narratori descritti in questo libro hanno dovuto affrontare sfide enormi, dalla povertà alle turbolenze politiche, dalle sofferenze psicologiche agli orrori della guerra. Alcuni sono riusciti a superarle, ma non tutti. Come scopriremo, quello del “vissero felici e contenti” è un cliché spesso disatteso dalle fiabe. Molte delle narrazioni che più amiamo si concludono in modo triste e, purtroppo, anche tanti dei nostri narratori di fiabe hanno fatto una brutta fine. Ma tutti loro hanno vissuto, e la maggior parte di essi ha amato; diversi hanno viaggiato e avuto modo di conoscere il mondo in molte delle sue sfaccettature, e un paio di loro hanno avuto un successo che è andato oltre ogni più rosea aspettativa.
Prima di tutto, le fiabe sono qualcosa di bellissimo da tramandare da genitore a figlio, io lo faccio con la speranza di tramandare le “storie buone”, anche se si potrebbe aprire un discorso molto complesso sul decidere quali siano le storie da tramandare, piuttosto che altre. Spero con il libro di infondere questo mio amore per le fiabe e nel chi le ha scritte.
Il sette è un numero magico nelle fiabe, inoltre, secondo me, è anche il numero giusto per coprire l’arco della “storia delle narrazioni” in maniera equilibrata. La scelta degli autori/autrici è stata difficilissima, piena di ripensamenti, notti insonni, ma mi sono basato su dei criteri specifici, che bilanciassero il testo tra autori molto noti e sconosciuti, e comprendere anche luoghi estremamente diversi tra loro, in modo da far viaggiare nel tempo e nello spazio i lettori e le lettrici. Ho anche scelto in base alle loro caratteristiche, che andassero a toccare temi sul genere, temi razziali e temi sociali; quindi con dei background molto diversi tra loro, mantenendo sempre la storia in primo piano.
Il più difficile da raccontare è stato Ivan Chudjakov; innanzitutto, perché le fonti su di lui sono state molto difficili da reperire, molte di quelle fonti non sono mai state tradotti in inglese, e ho dovuto avvalermi di un traduttore, per fortuna mi sono anche imbattuto in un memoir della sua vita tradotto in francese. Oltre a questo, è un personaggio difficile lui stesso: una persona fortemente antisociale, non gentile con la moglie, con un forte istinto rivoluzionario che lo ha portato in una situazione politica molto intricata, perché si è ritrovato a far parte di un gruppo di attentatori dello zar. e allo stesso, nonostante questa personalità a tratti oscura, era un grande collezionista di fiabe straordinarie dal sapore magico. È stata una grande soddisfazione per me scoprire la sua vita e poterne scrivere, perché è un personaggio ostico anche per gli studiosi di fiabe e la mia ricerca ha portato delle novità, molti di loro si sono stupiti di ciò che ho riportato alla luce, oltre che averlo portato a conoscenza del grande pubblico attraverso la lingua inglese.
È una questione molto complessa, perché da un lato come genitore vorrei sempre proteggere i miei figli dalle cose terribili che ci sono là fuori, al contempo, sappiamo che i bambini sono attratti dall’orrido, dalla violenza, dal disgustoso. Le storie si sono molto ammorbidite nel tempo, se andiamo a vedere la prima raccolta dei Grimm era molto disturbante, violenta, poi le hanno un po’ aggiustate con, in aggiunta, una spolverata di morale cristiana, per renderle più appetibili al pubblico. Un ulteriore cambiamento è avvenuto con le versioni Disney, ma è chiaro che le versioni originali erano totalmente più forti, affascinanti ed eccitanti, perché potevi ancora sentire le voci di queste donne lontane che le raccontavano. Quindi, per me bisogna fare un bilanciamento: da un lato, non mandare a letto i bambini con gl’incubi, ma, allo stesso tempo, non negare questa attrazione per la paura. Di fatto diventa una valutazione personale.
C’è stata una grande difficoltà nella scelta dei sette, a volte mi è capitato di lavorare allo stesso tempo su scrittrici e scrittori sullo stesso nucleo tematico, prima di selezionare quello che sarebbe diventato lo scrittore o la scrittrice all’interno del libro. Per esempio per “La bella e la bestia” avevo una rosa di tre candidate tra cui scegliere, sempre francesi, poi ho scelto la de Villeneuve. In ogni caso, ho sempre fatto un lavoro di contesto attorno agli autori e alle autrici, quindi mi sono concentrato sul contesto e sul mondo in cui il personaggio viveva, e sulle storie che stavano a fianco della fiaba di riferimento, di conseguenza ho fatto una grandissima ricerca di fonti, anche in modo traversale, utilizzando sia fonti primarie che secondarie. In particolare: ricerca d’archivio per tutti e sette, viaggi per andare nei luoghi dove hanno vissuto (dove possibile), e confronto con gli esperti. Sono stato molto fortunato perché ho ricevuto grande supporto dagli studiosi, anche proprio nella condivisione della conoscenza, questo mi ha permesso di arrivare a personaggi sconosciuti. La sfida più grande è stato scriverlo durante il lockdown, quindi ho dovuto fare delle scelte anche in base a questo; ma dove si sono chiusi dei portoni se ne sono aperti altri…
Sono sempre un po’ riluttante a parlare dei nuovi progetti quando sono in un stato così embrionale ma posso dire che coinvolgeranno i draghi.
L’INTERVISTA È STATA FATTA ALLA Bologna Children’s Book Fair 2023. IO E DANIELA FERRARI DI MANGIALIBRI.COM ABBIAMO CONDIVISO LE DOMANDE!