Congiure, complotti, strategie, quanto conosciamo davvero del Rinascimento? Tra i periodi storici più celebrati, ne sentiamo parlare prevalentemente quando si ricorda la fioritura dell’umanità, delle arti e delle scienze; è per lo più visto come l’età del cambiamento. Ed è vero, è un periodo di grandi trasformazioni, anche politiche e sociali, e si prendono come esempio le città importanti e le grandi famiglie che hanno dominato sul territorio, senza soffermarsi sugli eventi che sono stati altrettanto significativi, ma collocati in aree circoscritte o poco conosciute. Eppure, anche quei fatti, quelle concatenazioni di avvenimenti hanno contribuito alla trasformazione del nostro Paese, e alla cosiddetta fioritura della società. Sì, ma a che prezzo? Corrado Occhipinti Confalonieri torna con il suo nuovo romanzo storico proprio per mettere in evidenza ciò che non viene mai raccontato, quei fatti storici e quei personaggi che si sono mossi nell’ombra e hanno, nel bene o nel male, partecipato al cambiamento di quella città o di quel territorio. Spinto dal lodevole obiettivo di raccontare le gesta dei suoi avi, l’autore ci descrive “un Rinascimento nepotista, spietato, sanguinario, combattuto solo dalla forza dei sentimenti di donne come Elisabetta.” Sebbene, per molto tempo si è creduto che la storia fosse composta solo da uomini, Corrado Occhipinti Confalonieri testimonia che le donne (Elisabetta, moglie di Gianluigi Confalonieri, e la figlia Ortensia) coinvolte nelle vicende narrate sono le vere protagoniste forti, coraggiose, leali, capaci di tenere testa e destreggiarsi tra le forze politiche e belliche che hanno segnato Piacenza nel Cinquecento.
Elisabetta osservò il resto dell’opera con attenzione: si vedevano gli eserciti alle porte di Siena, le fattorie distrutte, i campi dati alle fiamme. «Ora capisco. Se dominasse Tirannide in città, i suoi effetti si propagherebbero anche nelle campagne.» Gianluigi annuì. Condividere le stesse sensazioni con lei gli dava forza, non si sentiva solo. «Il messaggio è chiaro, vale ancora oggi e varrà per sempre: dove regna Tirannide vige la violenza, il sopruso, la morte, perché ciascuno mira al bene proprio e non a quello della comunità.»
La scrittura sobria ed emozionante dell’autore esprime tutto il suo coinvolgimento nel raccontare le vite dei suoi predecessori, e inevitabilmente coinvolge anche noi. In lui non c’è solo la necessità di ricostruire il passato della propria famiglia, ma utilizza quegli episodi così suggestivi per regalarci uno spaccato storico autentico, preciso e plausibile. Inoltre, con la sensibilità che lo contraddistingue, Corrado Occhipinti Confalonieri ci restituisce anche una parte fondamentale: le emozioni. Questi personaggi rotondi, verosimili e tridimensionali, li sentiamo gioire e soffrire, lottare e soccombere, in un evolversi di sentimenti e circostanze che vanno avanti insieme, per vivere appieno questa esperienza di lettura.
Corrado Occhipinti Confalonieri si riconferma un grande narratore, capace di essere efficace sia nella ricostruzione storica, che nel descriverci gli aspetti più intimi di una storia realmente accaduta. Con uno sguardo sempre attento all’animo femminile, le donne diventano parte attiva delle vicende più intricate e non solo passive spettatrici; riportando alla luce quello che probabilmente avveniva il più delle volte nella realtà. In aggiunta, un altro aspetto, da non sottovalutare, è il far emergere una storia locale, che non rientra nella grande epopea a cui siamo abituati.
RIFERIMENTI DI CORRADO OCCHIPINTI CONFALONIERI
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