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I tre esorcismi di Rafilina da Torrecuso: recensione del romanzo di Giuseppe Franza (Ortica Editrice)

5 Settembre 2023
Categorie
  • Incontri con la storia
  • Interviste
  • Recensioni
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I tre esorcismi di Rafilina da Torrecuso di Giuseppe Franza, recensione.

Vi è mai capitato di iniziare un romanzo con la convinzione di andare incontro a un certo tipo di atmosfere e poi ritrovarsi davanti a tutt’altro scenario? Ecco, con la lettura del romanzo storico I tre esorcismi di Rafilina da Torrecuso mi è successo proprio questo e ne sono rimasta piacevolmente colpita. Quello che Giuseppe Franza, laureato in Filosofia, editor e articolista, ci propone non è un romanzo dark o horror, come a un primo sguardo potrebbe apparire, ma una lucida e struggente riflessione sulla religione, la superstizione e sulla condizione delle donne nel Medioevo. Ho amato tutto di questo testo: la trama avvincente, i personaggi così ben caratterizzati, un linguaggio (sia nei dialoghi che nella prosa) di una coerenza impeccabile, e i temi profondi che affronta, non sono spiattellati in bella mostra, ma emergono con delicatezza dalle parole dei protagonisti o dalle suggestioni che si incontrano andando avanti con la storia. Insomma, lo dico senza tanti fronzoli: questo è tra i più bei romanzi letti quest’anno, senza dubbio.

Donne al lavoro dentro casa. Immagine tratta dai Tacuina sanitatis, XIV secolo.
Donne al lavoro dentro casa. Immagine tratta dai Tacuina sanitatis, XIV secolo. (fonte: wikipedia.org)

La situazione era precipitata il giorno in cui era previsto il cerimoniale della sua confermazione al battesimo: la vergine si era sentita male, aveva rigettato la cena consumata la sera precedente e non era voluta più uscire di casa. Presa da affanni, continue e violente cefalee a da febbre alta, aveva cominciato a vaneggiare e a rispondere con violenza alle caritatevoli cure dei suoi genitori. Nel delirio aveva confessato a sua madre di non voler più cresimarsi poiché persuasa dall’inesistenza di Dio. Pronunciata questa bestemmia, due delle tre vacche tenute in stalla sotto casa di Litifredo erano morte, come se trafitte da un subitaneo maleficio, e un’atmosfera lugubre si era diffusa tutto intorno alla campagna, tanto da porre in allarme l’intero borgo. Era perciò stato chiamato l’abate Grauso di San Lupo, affinché interrogasse Rafilina e la riconducesse al bene tramite preghiera. Alla vista dell’abate la ragazza aveva però reagito con proteste poco consone e poi perdendo i sensi. Stupito da questi atteggiamenti, padre Grauso ne aveva dunque dedotto che Rafilina fosse stata insidiata dagli spiriti maligni. Egli era riuscito a esorcizzare la vacca superstite e a liberare la fattoria dall’infestazione, ma non era stato in grado di redimere la giovane dai propri tormenti. Per questo aveva voluto incaricare Ciommo di portarla a Napoli, dall’illustrissimo dottore fra Tommaso d’Aquino, di cui lo stesso Grauso aveva studiato i trattatelli di demonologia e di cura dei peccati.

Gli studi in Filosofia dell’autore affiorano con eleganza nei differenti dialoghi tra i personaggi e particolarmente interessanti sono le considerazioni e le domande che Zosimo, uno dei protagonisti, sottopone a noi lettori e lettrici e all’ interlocutore in cui si imbatte. Personalmente, è il mio personaggio preferito! Tuttavia, Rafilina incarna una donna fuori dal comune, con un temperamento che si svela durante la lettura e con cui è impossibile non empatizzare. Comunque, ogni personaggio ha una sua vitalità e un suo modo di esprimersi; da tutto questo, e dalla ricostruzione storica ineccepibile, si intuisce l’alto livello di preparazione di Giuseppe Franza, oltre ad avere una penna d’altri tempi.

Tommaso d'Aquino, Gentile da Fabriano
Tommaso d’Aquino, Gentile da Fabriano (fonte: wikipedia.org)

Com’è nata la volontà di raccontare il 1200 attraverso questa vicenda? Che tipo di messaggio vuoi tramettere ai tuoi lettori e alle tue lettrici?

Il XIII secolo è un riferimento temporale che sento lontano e insieme vicino, per sensibilità e fascinazione. Per questo ho sempre avuto volontà di immaginare, prima ancora che di raccontare, vicende ambientate in quegli anni. Recuperare voci scomparse, riattualizzare il primato, anche se apparente, di un pensiero metafisico. E sottolineare tutto quello che non è cambiato da allora a oggi. Il messaggio veicolato dal romanzo è solo narrativo. Se un messaggio si evince o sussulta dalle pagine, è qualcosa che non ho voluto propriamente trasmettere.

I tormenti medievali, min. XV sec.
I tormenti medievali, min. XV sec.
(fonte: historiemedievali.blogspot.com)

Sin dalle prime pagine emerge una ricerca storica minuziosa, che si avverte anche nei minimi dettagli. Quali sono state le difficoltà che hai riscontrato durante lo studio delle fonti?

Le difficoltà sono quelle che rendono coinvolgente e divertente la ricerca storica: la lacunosità del materiale, il pericolo di smarrirsi nell’inutile erudizione, fissarsi su dettagli più che marginali, inciampare in contraddizioni, la confusione che si crea tra rievocazione e consonanze… Non è poi così difficile in sé provare a calarsi in un’epoca lontana. È più complicato risalire con qualcosa in mano di utile o interessante. Nel mio caso, la ricerca di informazioni strumentali per scrivere il romanzo, cioè di dettagli, nomi o date da cavare da un documento, un registro o un’historia, è stata quasi sempre una scusa per attardarmi in altre ricerche fatte per puro piacere personale.

Rafilina da Torrecuso è una donna fuori dal comune. Ti sei ispirato a qualche figura femminile realmente esistita?

No, non ho preso ispirazione da donne realmente esistite in quel periodo storico. Ma sono comunque convinto che ci fossero delle Rafiline. Vale a dire ragazze consapevoli della loro dignità morale ed esistenziale, anche se il contesto le trattava diversamente. Rafilina è appunto una ragazza, come dici tu, poco comune. Allo stesso tempo è pure una qualunque, quindi comune. Intelligente ma anche ignorante, sensibile ma non buona né completamente pia. Una vittima che non vuole fare la vittima. All’epoca non esisteva una sensibilità femminista. Il Duecento è stato il secolo delle donne-angelo e della prima demonizzazione istituzionale della donna a opera della teologia. E Rafilina è contraria a ogni tipo di sofisticazione da parte dell’altro. Si ribella quando la condannano ma anche quando la glorificano. Vuole solo essere sé stessa.

Esorcismo – miniatura da passionario, XIV sec. – Parigi, BnF.
Esorcismo – miniatura da passionario, XIV sec. – Parigi, BnF.
(fonte: ilpalazzodisichelgaita.wordpress.com)

Che consiglio puoi dare a uno scrittore o a una scrittrice che vuole scrivere un romanzo storico ambientato nel Medioevo? Esistono delle regole, a tuo avviso, dalle quali non si può prescindere?

Per affrontare un romanzo storico di epoca medievale esistono di sicuro molteplici norme, più o meno convenienti, che aiutano a dare forma e coerenza alla resa narratologica. Sono però elementi labili, che possono anche essere trascesi. Da un punto di vista più generale, l’unico consiglio valido è, secondo me, cercare un equilibrio ragionato, o almeno pensato, fra ricostruzione storica e invenzione.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Per ora niente. Mi manca il tempo per scrivere. Ogni tanto, di notte, penso a come potrebbe andare avanti la storia di Rafilina e Zosimo. Ma non credo che abbia senso raccontarla.

GIUSEPPE FRANZA (Napoli, 1981), laureato in filosofia, lavora come editor e articolista. Pur abitando da più di dieci anni a Roma, non ha ancora perso il forte accento vesuviano. Ha pubblicato il romanzo Cagliosa (Ortica editrice, 2019).

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