L’incredibile storia delle lettere dell’alfabeto, così è riportato come sottotitolo nel testo, è un viaggio stimolante attraverso il tempo, alla ricerca delle origini di una delle invenzioni più importanti della storia dell’essere umano. Con una ricerca laboriosa e articolata, Alessandro Magrini ci racconta l’affascinante percorso di ogni singola lettera e delle vicissitudini che l’hanno portata a diventare come tutti la conosciamo. Nonostante la complessità dell’argomento, l’autore riesce con maestria a divulgare queste nozioni con un linguaggio comprensibile e curioso, descrivendo aneddoti e stranezze del passato che mai avremmo immaginato. Perché la A è la prima lettera dell’alfabeto? Perché la D, fra i numeri romani, significa 500? Perché davanti a U siamo Q? Tantissime sono le domande a cui Magrini risponde senza ammorbare, anzi, l’intento è proprio quello di generare stupore in chi legge e dare degli input per approfondire in modo autonomo. Inoltre, il testo è corredato di immagini e segni grafici che aiutano alla comprensione e rendono ancor di più accattivante il contenuto.
Proprio il dio scriba egizio Thoth (che i greci identificano con il loro Hermes e i romani con Mercurio) era indicato come primo insegnante dei fenici nell’arte di raffigurare le articolazioni della voce umana. Il passo più celebre è quello riportato da Eusebio da Cesarea (III-IV sec. d.C.) nella sua “Preparazione evangelica” in cui, citando le opere di Sancuniatone, uno scrittore fenicio che lui poteva leggere nella traduzione greca di Filone da Biblo, ci informa che fu per l’appunto “Taauto (che gli egizi chiamarono Thouth, gli alessandrini Thoth e i greci Hermes) a inventare la prima forma di scrittura.” Negli “Annali” Tacito riassume il lungo percorso fatto dall’Egitto alla Grecia così. “Gli egizi affermano che sono stati loro ad aver inventato l’alfabeto e che successivamente i fenici, dal momento che erano i dominatori del mare, lo introdussero in Grecia, prendendosi il merito di un’invenzione che avevano invece ricevuta”.
Perché le lettere dell’alfabeto sono tra gli strumenti più utilizzati al mondo, se non proprio i più utilizzati in assoluto. Forse non ne siamo consapevoli, ma usiamo questa manciata di caratteri continuamente, decine di migliaia di volte al giorno, sia in maniera passiva, da lettori, sia in maniera attiva, da scrittori. Ho pensato che potesse essere interessante e intrigante sapere o almeno cercar di sapere da dove vengano queste “figurine”, quali vicende hanno passato nel corso dei secoli, quale “personalità” avesse ogni singolo carattere. Dunque non solo le origini dell’alfabeto (che per certi versi rimangono, in parte almeno, più oscure rispetto al resto), ma la storia delle lettere dell’alfabeto occidentale.
La ricostruzione del passato di alcune lettere è più ostica e in certi casi, per insufficienza di dati, addirittura impraticabile. In verità, salvo rari punti, il mio lavoro non è originale ed è debitore nei confronti di una moltitudine di studiosi, alcuni peraltro assai rinomati. Filo da torcere me l’ha dato, più che la ricerca, l’esposizione della storia delle lettere, avendo come obiettivo principale il lettore digiuno di certi studi e come proposito quello di presentare ogni lettera in un capitolo a sé, di modo che fosse leggibile indipendentemente dagli altri, sebbene le lettere dell’alfabeto trovino il loro senso nell’insieme, come i caratteri di qualsiasi sistema di scrittura d’altronde.
Sarebbe arduo elencarle tutte. Mi preme però citare almeno quelle che mi hanno orientato nel modo più illuminante e disorientato nella maniera più dirompente: La preparazione al Vangelo di Eusebio di Cesarea, la Lettera al sig. Dacier di François Champollion, Appunti sull’origine egiziana dell’alfabeto fenicio di Emmanuel de Rougé e L’origine egiziana dell’alfabeto semitico di Alan Gardiner. Tra le pubblicazioni più recenti non posso non menzionare l’opera, assai approfondita e dettagliata, di Gordon Hamilton, Le origini dell’alfabeto semitico occidentale nelle scritture egizie.
La sorpresa più grande è forse la possibilità che la Q discenda dalla figura stilizzata di una scimmia, la coda della quale sarebbe il trattino caratteristico della lettera. A livello più aneddotico citerei le riflessioni di Plutarco intorno alla E, lettera che si trovava appesa all’ingresso del santuario di Delfi, alla quale lo scrittore di Cheronea dedicò un pregevole e interessante trattatello, di cui mi permetto di consigliare la lettura intera.
Non so dire con esattezza. Forse una sorta di prosecuzione di questo lavoro: un viaggio tra i numeri e altri elementi da leggere e scrivere. Non dico di più, perché scrivo a tratti, in maniera assai poco sistematica, per sprazzi di pazzia quasi.
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2 Comments
Ottime ed esaustive recensioni!
Complimenti vivissimi,continuero’ a seguirvi con grande attenzione ed interesse.
Grazie per queste belle parole! Il mio proposito è proprio quello di dare degli strumenti interessanti per degli approfondimenti individuali!