Tra gli argomenti prediletti dei lettori e delle lettrici del nostro Paese, sempre più gettonato, tanto da diventare un tema cardine tra gli scaffali delle librerie, è raccontare un realtà italiana, locale, circoscritta; questa realtà può essere lo sfondo di una vicenda storica o contemporanea, può diventare fondamentale in una serie di romanzi gialli, oppure è la protagonista, un vero e proprio personaggio che si svela in ogni pagina. Infatti, ritroviamo con un crescendo di proposte, moltissimi libri che sondano delle provincie inusuali, dei paesi che non sono mai stati oggetto di attenzione, oppure abbiamo l’opportunità di leggere la vita di un’industria (spesso a conduzione familiare) che ha contribuito in modo significativo alla crescita di una città o dell’Italia stessa. Giacinta Cavagna di Gualdana scrive questo romanzo con l’intento di raccontare le vicissitudini della famiglia Zaini e della fabbrica delle tuse, storica azienda produttrice di cioccolato, tra le più antiche di Milano. Attraverso una scrittura emozionante, a tratti quasi fiabesca, veniamo coinvolti nelle esistenze di tutte quelle persone che gravitano attorno alla fabbrica, dalla famiglia Zaini, tra cui le domestiche Emilia e Noemi, e i loro deliziosi battibecchi, alle operaie, donne volenterose e fondamentali per la sorte dell’azienda, e gli uomini che hanno preso parte alla sua sopravvivenza anche nei momenti più difficili.
“Qui troveranno posto i mulini per lo zucchero e qui le macchine di estrazione del burro di cacao”. “E le incartatrici?” era intervenuto il socio. “Certo, le incartatrici! Non mi sono dimenticato di loro! I tavoli per incartare saranno in questa zona, dove non batte mai il sole” aveva spiegato camminando verso il resto dello stabilimento. “Dovranno essere per forza donne?” aveva chiesto il Mongini. “Assolutamente! Saranno rigorosamente tutte donne.” E dopo una pausa aveva spiegato: “Grazie alle loro mani sempre così fredde” gli era scappato un sorriso “riusciranno a incartare i cioccolatini senza rischiare che si sciolgano durante l’operazione, che deve essere veloce e precisa”. “In effetti sulla precisione delle donne non possiamo avere dubbi” commentò il socio.
È difficile non affezionarsi ai personaggi; attraverso una prosa che ha il sapore e la malinconia di altri tempi, noi veniamo a contatto con le loro anime e partecipiamo agli anni più brutti che il nostro Paese abbia mai attraversato. Sebbene l’argomento sia stato rappresentato in moltissime occasioni, il contributo di Giacinta Cavagna aggiunge un tassello ai molteplici punti di vista. Qui non conosciamo gli eventi della “grande epopea”, che è stato il fascismo, seppur terribile, qui tocchiamo con mano le ripercussioni che ha prodotto e la grande forza da parte della famiglia Zaini nel resistere nonostante tutto.
Uno dei punti di forza è senz’altro la narrazione ricca di sentimenti, quasi una coccola di questi tempi. Inoltre, il punto di vista inedito. Ritengo sia molto interessante mettere in luce quelle che sono le nostre eccellenze descrivendone la storia e la crescita. L’intreccio tra le vite che si dipanano durante la lettura arricchiscono la trama e ci fanno ben sperare sul rapporto tra imprenditori e dipendenti; quel legame che spesso si crea nel modo peggiore, qui invece trova la sua rivalsa.
RIFERIMENTI DI GIACINTA CAVAGNA DI GUALDANA
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