In una edizione sofisticata che ne evoca il lirismo, la casa editrice Mimesis porta in Italia la raccolta del celebre autore di leggende, che affondano le radici nel mito e nelle usanze del Sol Levante. Lafcadio Hearn (1850-1904), scrittore e giornalista greco-irlandese, naturalizzato giapponese col nome di Koizumi Yakumo, ci lascia questo scritto che custodisce l’anima del culto dei morti e della tradizione magica, tramandata oralmente per secoli, mettendo insieme l’antico passato con il gusto moderno che caratterizza anche i suoi lavori precedenti. Questo insieme di racconti misteriosi rivela ancor di più la fascinazione di Hearn per il soprannaturale e ci trasporta in un mondo sconosciuto all’Occidente, ma non per questo meno affascinante. Per anni questo interessante scrittore è stato dimenticato, tuttavia negli ultimi decenni è stato riscoperto anche in Italia, dove sono usciti diversi volumi delle sue prose. Nella introduzione a questo testo viene precisato che molti dei brani scelti per questa antologia sono pubblicati per la prima volta.
“L’immagine del Giappone che Hearn ci comunica, pur nella sua dimensione spesso mitica o mitizzata, nasce dall’aver sentito raccontare antiche saghe e favole o trae spunto dall’esperienza diretta, da storie comunicategli da altri non meno che dalle sue personali osservazioni. Indagine filologica e vissuto quotidiano si intrecciano così in brani che sanno essere realistici e trasfigurati, basati sulla concretezza o sulla leggenda, ma sempre pervasi da un grande amore per la terra che lo ospita.”
Brano tratto dal racconto “Al mercato dei morti”:
“All’ombra dell’ospite defunto è offerta dell’acqua limpida che di tanto in tanto viene spruzzata sull’altare o dentro il tempietto domestico con un ramo di misohagi; a ogni ora ai visitatori invisibili viene offerto del tè, e ogni cosa è servita on grande raffinatezza in piattini, tazze e coppette, come se si trattasse di ospiti vivi, con i bastoncini (hashi) appoggiati accanto alle offerte. In questo modo i morti vengono rifocillati per tre giorni.”
Altro aspetto molto interessante del libro è il saggio sdi Stefan Zweig dedicato a Hearn, di cui era diventato un amico e un punto di riferimento, per conoscere sotto una diversa luce il Giappone, nelle sue contraddizioni e nella parte che meno emerge nella narrazione contemporanea, ovvero quella sommersa del mistero e delle creature che abitano l’invisibile, quel luogo complementare e necessario che accompagna il nostro mondo e in qualche modo lo influenza enormemente.
“Se si sfogliano questi ricchi volumi, dove la novella tende la mano al trattato filosofico e questo a sua volta la porge allo schizzo senza pretese, dove religione, saga, poesia, e natura si fondono l’una nell’altra in maniera tanto meravigliosamente disordinata come appunto succede solo nella realtà, e poi, partendo da questa varietà multicolore, si getta uno sguardo alla vita di Lafcadio Hearn, si è facilmente tentati di credere che quest’uomo avesse una vocazione mistica per quest’opera. Quasi fosse stata una volontà predeterminata della natura che giusto quest’uomo eletto cristallizzasse in quest’opera eletta la bellezza del Giappone proprio nel momento cruciale appena precedente la sua decadenza…”
I racconti sono di poche pagine ognuno, tutti sorprendenti nella loro diversità e stranezza, tutti molto lontani dalla mia cultura di appartenenza e proprio per questo incredibilmente seducenti, sia quando propendono all’onirico, sia quando fanno risaltare l’inquietudine che aleggia nelle terre d’Oriente in determinati momenti, quando il mondo sovrannaturale si incontra con il mondo terreno.
Per avere una visione nuova e insolita della cultura nipponica a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, per scoprire le usanze e le tradizioni di una terra che prende molto sul serio il mondo ultraterreno, permeata da una visione trasversale dell’universo, che non è solo quello materiale. Anzi, per il Giappone, il mondo degli esseri umani è circondato da spiriti della Natura e anime inquiete, magia e devozione, divinità e antenati da consultare. Lo sguardo di Hearn è di primo piano, perché aggiunge il senso critico e l’ammirazione dell’uomo occidentale e lo stupore di chi ha scelto con consapevolezza di abbracciare una cultura che non è la sua.
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