Il titolo è una dichiarazione d’intenti. Non c’è dubbio. Desta stupore e siamo subito portati a chiederci che cosa c’entri il femminismo, un termine moderno legato alla nostra contemporaneità, con il Medioevo. Ed è proprio in questo binomio che il saggio di Chiara Mercuri diventa interessante. Nel raccontare le vicende di Maria di Francia, vissuta nel XII secolo e celebre per le sue novelle in versi, scritte in antico francese, e i temi legati all’amore cortese, l’autrice sviluppa un pensiero a dir poco sorprendente e definisce l’attività della poetessa e le opere di quello che oggi definiremmo un autentico genere letterario, come un atto rivoluzionario. Le tesi su cui poggia l’argomentazione sono più che mai valide, e l’intento non è solo quello di descrivere un’epoca o di spiegarci una serie di avvenimenti poco conosciuti, l’intento è di rendere questo libro un manifesto politico e dimostrare che la rivendicazione femminile ha radici ben più lontane di quel che si pensi. Pagina dopo pagina è facile cogliere l’obiettivo di sensibilizzazione ed è difficile contestare, in quanto sappiamo bene che la narrazione che ha sempre caratterizzato il Medioevo sta subendo un cambiamento radicale, una rivisitazione inevitabile e giusta.
Il suo valore di intellettuale non fu riconosciuto. Maria non passò alla storia per i suoi reali meriti, che alei erano molto chiari, perché la sua vera identità col passare del tempo si aggrovigliò, fino a confondersi. Eppure, nei secoli finali del Medioevo, la sua nuova grammatica delle relazioni erotico-sentimentali – quella che noi chiamiamo «amore cortese» – divenne reale. «Cortese» deriva dal francese antico curteis, cortese appunto; noi abbiamo creduto che tale termine si riferisse alla corte, ma nelle parole di Maria la corte non c’entra. Cortesi non sono quelli che vivono a corte, per Maria, anche se inizialmente il termine voleva dire questo. Cortesia è nobiltà, l’unica in cui Maria crede: quella dell’animo e non del patrimonio o del sangue, com’era nel mondo feudale. Questa sua visione conquistò le intellettuali dell’epoca, che la diffusero facendola divenire di moda in tutte le corti europee, che furono costrette sull’onda di quella spinta ad aprire alla presenza delle donne.
Lo stile della dott.ssa Mercuri è pungente e diretto, coinvolgente e di facile comprensione. Si percepisce la volontà di rendere il lettore o la lettrice partecipe della propria riflessione, come un invito a rispondere all’appello. L’esigenza di scandagliare il Medioevo e la letteratura dell’amore cortese è un mezzo per analizzare il presente, e nel libro si abbatte ogni distanza, sebbene abbia trovato in alcuni parti delle forzature non necessarie. Il secondo capitolo dedicato al contesto storico è troppo politicizzato, ma rimane comunque una chiave di lettura interessante da tenere nel proprio bagaglio culturale.
Il punto di vista è davvero notevole, ti pone davanti a dei quesiti e la lettura non è di certo passiva. Il saggio è molto adatto a quei lettori e a quelle lettrici che cercano un linguaggio sopra le righe e degli argomenti che scardinano le narrazioni tradizionali. Qui non siamo a delle trattazioni estreme, ma a una rivisitazione concepita per ribaltare alcuni luoghi comuni.
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