Riuscire a decidere quali siano gli elementi essenziali per far sì che un romanzo storico diventi credibile, avvincente ed emozionante, non è sempre così ovvio. I gusti e le necessità dei lettori e delle lettrici cambiano con il tempo, inoltre, la società influenza le persone e, di conseguenza, ciò che ieri sembrava importante per la realizzazione di un buon romanzo, oggi probabilmente non lo è più. Tuttavia, quello che ritengo rimanga un pilastro inossidabile, e che non può mancare in qualsiasi testo narrativo, non solo storico, è la capacità di empatizzare con chi legge. Se manca questo, tutto il resto cadrà miseramente. Livio Gambarini non delude le aspettative e ci propone un corposo romanzo, che non è solo il racconto di una serie di fatti realmente accaduti nel passato, ma una vera e propria immersione in epoca medievale. Ne “La Papessa di Milano” ritroviamo tutto ciò che soddisfa i bisogni del lettore o della lettrice contemporanea: una storia scandalosa; una protagonista femminile che sfida le convenzioni; la visione di un Medioevo plausibile e concreto, con diversi tratti inediti; dei personaggi che non rientrano nell’ormai banale dualismo tra bene e male ma sono tridimensionali, in conflitto con se stessi e con la società.
La vicenda si concentra nella seconda metà del 1200, con salti temporali al processo inquisitorio del 1300, che coinvolse Maifreda da Pirovano, guida spirituale ed erede della mistica Guglielma la Boema, e il rapporto controverso con il cugino Matteo I Visconti, Signore di Milano e nipote dell’arcivescovo Ottone Visconti, ingiustamente dimenticato dalla storia italiana. Il ritmo serrato delle sequenze narrative e il forte desiderio, che permea in tutta la narrazione, fanno di questo romanzo un sublime progetto narrativo, con la finalità di far conoscere al pubblico degli avvenimenti determinanti per la storia del nostro Paese , senza tralasciare l’aspetto più importante: l’intrattenimento.
Per sette giorni e sette notti scrosciò la pioggia. La schiena martoriata teneva sveglia Freda per ore interminabili, che impiegò per meditare. Lasciò rientrare le serve nella casa, per consentire ai pellegrini di pregare all’altare, ma si rinchiuse in camera sua e non toccò cibo. La verità era che lei non s’era mai davvero impegnata nel ruolo che Guglielma le aveva affidato. Dormiva in un letto di piume in una grande casa signorile, con servi e ospiti adoranti. Ma cosa stava facendo per meritarsi quegli onori? S’era adagiata nelle mollezze, attendendo dalla Chiesa di Roma una canonizzazione che continuava a tardare.
Erano vent’anni che agiva con garbo e prudenza. Che si lasciava zittire, e parlare sopra. Che attendeva mansueta che gli uomini le dessero il permesso di diffondere il messaggio di Guglielma, un messaggio che avrebbe sgretolato ogni loro privilegio ecclesiastico e politico. Ora le era chiaro che quel permesso non sarebbe mai arrivato. Se voleva cambiare le cose, doveva essere lei a ergersi, e a fare ciò ch’era necessario.
A mio avviso, pochi sono i romanzi storici che riescono ad essere così efficaci e allo stesso tempo emozionanti, con un mondo narrativo così ben ricostruito. L’emozione, il ritmo e i fatti storici sono così ben calibrati che è difficile non essere catapultati nella storia e non percepire l’importanza della vicenda che l’autore vuole raccontare. Questo è un testo che piacerà sicuramente agli appassionati di Storia, a chi ricerca stralci di storia locale, ma soprattutto è un ottimo esempio per chi vuole scrivere romanzi storici. In quella combinazione virtuosa, che caratterizza “La Papessa di Milano”, si nota tutta l’esperienza di Livio Gambarini, che non è solo uno scrittore professionista ma è anche un insegnante di narratologia.
RIFERIMENTI DI LIVIO GAMBARINI
Facebook: https://www.facebook.com/livio.gambarini.profilo
Pagina fb: https://www.facebook.com/RotteNarrative
Instagram: https://www.instagram.com/livio.gambarini/