La fioritura che ha coinvolto la cultura nordica negli ultimi anni e il rinnovato interesse per il passato scandinavo, sia nella saggistica, che nella narrativa storica, è piuttosto evidente per tutti. I vantaggi che si sono susseguiti sono molteplici: la diffusione di testi sui vichinghi o sulle tradizioni nordiche, una grande profusione di romanzi storici ambientati al Nord, reportage di viaggi epici per quelle terre impervie, e tantissime serie tv e altrettanti film dedicati agli eroi scandinavi. Però, tra tutte le eccezionali conseguenze che alimentano costantemente la nostra curiosità su questi temi, quella più interessante è la riscoperta di racconti e fonti di grande valore storico e culturale, che altrimenti rimarrebbero nell’oblio, magari letti o consultati solo da pochi fortunati. Il dottor Michael Micci ci regala proprio questa opportunità, ovvero di poter leggere e godere della prima traduzione italiana de La saga di Nitida, un poema cavalleresco islandese, scritto presumibilmente nel XIV secolo, e che si inserisce nel corpus delle riddarasögur (saghe dei cavalieri), chiamate anche originali. Queste opere in prosa sono ispirate ai romanzi cavallereschi dell’Europa continentale ma composte in Islanda, dando prova che anche quella cultura aveva la necessità di evadere dalla realtà e dai conflitti politici e sociali che in quel determinato periodo stava attraversando. La particolarità di questa saga va oltre ogni aspettativa, infatti, la protagonista Nitida è una eroina a tutti gli effetti, coraggiosa, guerriera, astuta, bellissima e padrona del proprio destino. Una innovazione narrativa talmente interessante tanto da convincere Micci a tradurlo e interpretarlo come un racconto “proto-femminista”.
La saga si concentra su Nitida, giovane regina di una Francia immaginaria, non delimitata in termini temporali e vagamente definita anche in termini geografici e morfologici. La ragazza è chiamata “fanciulla-re” (meykóngr) dal narratore per tutta la durata del racconto, in alternativa al più raro “regina” (drottning), per sottolineare la volontà di Nitida di non accettare alcun titolo alternativo o non del tutto equiparabile a quello di un uomo nella stessa posizione di comando. […] Caratteristica peculiare di questo primo esempio di fanciulla-re è una natura guerriera non dissimile a quella di una skjaldmær (pl. skjaldmeyjar), ovvero “fanciulla guerriera” (letteralmente: “fanciulla scudiera”) della mitologia nordica, incarnata dalla celeberrima Brunilde in varie narrazioni appartenenti al comune patrimonio di leggende germaniche, dalla Völsunga saga, dove la figura viene sovrapposta quella della valchiria Sigdrífa di eddica memoria, fino al Nibelungenlied, dove il personaggio viene descritto come la dispotica regina d’Isenstein, particolarmente crudele con Gunther, re dei Burgundi.
Con una corposa e avvincente introduzione, Michael Micci ci spiega il contesto storico, lo stile narrativo, la trama e le premesse con cui è stato elaborato un poema così avanti rispetto ai tempi in cui si presume sia stato redatto. Se per molti lettori e molte lettrici questi testi sono considerati complessi, la spiegazione di Micci ci prepara alla lettura delle avventure di Nitida con precisione e trasmettendo una passione viscerale sia per la saga, in particolare, sia per la cultura nordica medievale, sconfessando quelli che sono dei preconcetti privi di fondamento.
Mettiamo da parte ogni timore sulla complessità di una fonte così antica e immergiamoci nella lettura come dei veri eroi e delle vere eroine, non solo per arricchire le nostre conoscenze personali sul medioevo scandinavo, ma anche per scoprire ciò che la letteratura del passato aveva da offrire: un mondo culturale diversificato con tante prospettive, alcune davvero sorprendenti. Se siete scrittori o scrittrici di romanzi storici o fantasy, e cercate degli spunti, dovete partire dalle basi, da quei racconti primigeni che hanno fatto la storia della letteratura, prima che il romanzo stesso, così come lo definiamo oggi, avesse la propria genesi.
MICHAEL MICCI Dottore di ricerca in Letteratura islandese all’Università d’Islanda e assegnista di ricerca in germanica all’Università degli Studi di Bergamo, ha insegnato Lingua e letteratura islandese all’Università degli Studi di Milano.
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