Come è noto a molti di noi, gli anni che vengono considerati l’inizio del mondo globalizzato così come lo vediamo oggi risalgono al 1492, quello che per convenzione viene riconosciuto come “l’età delle scoperte”.
Con il suo viaggio oltre l’oceano Atlantico, Cristoforo Colombo dette il via a una serie di imprese che sovvertirono il destino di molte popolazioni e di molte culture, decretando un nuovo mondo a cui fare riferimento, sia per quanto riguarda i traffici commerciali, sia per le nuove rotte marittime che si delinearono da quel momento in poi.
Eppure, ci descrive in questo interessante testo Valerie Hansen, già molto prima i popoli comunicavano tra loro attraverso il commercio e le interazioni tra religioni, utilizzando le antiche rotte tracciate dai loro avi.
Per la Professoressa Hansen, docente di Storia a Yale, già nell’anno Mille gli intrecci e gli scambi tra culture erano in piena attività, influenzandosi reciprocamente e fondando relazioni proficue in tutto il globo.
L’autrice racconta di un commercio nel Medioevo inedito, fatto di esplorazioni e di grandi navigatori, che si spostavano per arricchirsi, per migliorare il proprio status sociale, per espandersi oppure animati dal bisogno di far conoscere il proprio retaggio religioso.
Gli effetti furono sotto molti aspetti nefasti ma portarono anche dei benefici, ed è a quelli che la Hansen vuole puntare nel raccontare la sua idea di globalizzazione.
Attraverso la pagine incontreremo i vichinghi, considerati “i re del mare” e delle loro colonie in Canada, nell’isola di Terranova e in Groenlandia; conosceremo l’età splendente della Cina, governata da un unico e potentissimo Imperatore e i suoi durevoli legami con l’India e i paesi del Sudest asiatico, poi visiteremo il Medio Oriente, molto conosciuto per le rotte degli schiavi ma anche per le grandi esportazioni delle sue prelibatezze.
Queste sono solo alcune delle curiosità che troverete all’interno del libro, lascio a voi scoprire il resto!
La prima parte del libro, la Hansen la dedica agli “uomini del Nord”, ovvero le popolazioni vichinghe, che dalla Scandinavia razziarono le terre oltre il mare del Nord generando non poco scompiglio in Europa.
Tuttavia, stando anche alle recenti scoperte archeologiche, è diventato chiaro a molti studiosi che i norreni si avventurarono ben al di là del continente europeo stanziandosi in Nordamerica e probabilmente, questo sostiene l’autrice, anche nel Sudamerica.
Particolarmente famosi sono Erik il rosso (940 – 1007 d.C.) e suo figlio Leif Erikson (970 – 1020 circa d.C.) e il loro insediamenti in Groenlandia e nel Vinland. In quel periodo i norreni non erano più soltanto mossi dall’arricchimento immediato ma capirono col tempo l’importanza della politica e delle conquiste territoriali, diventando strateghi e colonizzatori in molte parti del mondo.
Secondo la Hansen, le mitiche testimonianze Maya che narrano di individui biondi, indubbiamente dalle fattezze nordiche, potrebbero descrivere proprio loro, documentando la sua tesi con ritrovamenti fatti sul luogo e affascinanti prove del DNA.
Se ancora non vi ho convinti o convinte fino ad adesso lascio che sia lei a parlare:
“Certo, le differenze con la globalizzazione attuale sono notevoli, ma le genti dell’anno Mille affrontarono molte delle sfide con cui abbiamo a che fare anche noi. Perciò, quando ci chiediamo se cooperare o rivaleggiare con i nostri vicini, agevolare il libero scambio o preferire misure protezionistiche, difendere le tradizioni o aprirsi alla diversità, il mondo dell’XI secolo può farci intuire che l’apertura di vie globali offrì un arricchimento economico e intellettuale sia agli avventurieri si a chi, rimasto a casa, conobbe alterità grazie alla circolazione di prodotti e idee, a dimostrazione che accogliere con curiosità quel che sembra insolito e distante porta a risultati condivisi e vantaggiosi.”
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