Nel nostro immaginario la strega ha delle caratteristiche che variano a seconda del territorio, della leggenda o del tempo in cui è stata collocata. È una figura conturbante, una donna di grande conoscenza, che è stata rielaborata, denigrata, trasfigurata e giudicata, senza possibilità di appello, sia nella suo significato archetipico sia nei fatti di cronaca che possiamo consultare negli archivi di tutto il mondo. Quello che spesso accade è di pensarla lontana dalla nostra cultura, difficilmente ce la rappresentiamo come autoctona, siamo più portati a ricordare i grandi avvenimenti avvenuti in America, con le streghe di Salem, o di fantasticare sulle regioni del Nord e dell’Est, dove la strega ebbe una maggiore diffusione tra i racconti popolari. Come ho già detto in altre circostanze, in questi ultimi anni la strega è stata riscoperta e le è stata data una nuova possibilità di rivincita, come donna, come sapiente, come combattente dei propri diritti. Anche la narrativa si sta muovendo molto in questa direzione, infatti, il romanzo storico di Antonella Forte ha il proposito di ridare vita a una serie di donne che, nel Cinquecento, furono imprigionate, torturate, uccise, perché ritenute streghe. Prima fra tutte, forse la più rappresentativa, è Franchetta Borrelli, vissuta a Triora e discendente di una famiglia altolocata, che fu accusata di stregoneria; ma quell’accusa nascondeva ben altro: invidia, patriarcato, superstizione e vigliaccheria. L’autrice ci racconta i tremendi avvenimenti che resero, ahimè, celebre la città ligure e la forza d’animo di queste donne, che dovettero scontrarsi con delle autorità ambigue e con un popolo impaurito e ignorante.
Franchetta si diresse verso casa. Camminava guardando per terra, senza rivolgere lo sguardo alle persone che incrociava, la maggior parte delle quali a lei ben note. Voleva un po’ di tempo per pensare. E poi temeva si ripetesse la scena di poco prima, con quel bambino. Aveva ragione Quilico: in città era cresciuta una bolla di paura, miseria e fame, e ora stava per scoppiare. Una situazione così disperata poteva portare con sé solo il male, e il male stava arrivando. Se lo sentiva addosso mentre camminava: serpeggiava come una nebbia che saliva per le strade della città, risuonava nelle allusioni e nelle malignità sussurrate, nelle persone che si zittivano all’improvviso al suo passaggio, la scrutava con gli occhi di quel bambino innocente che aveva incrociato le dita. E non aveva più alcuna importanza che superstizioni e dicerie fossero nate spontanee oppure fossero state provocate: erano già fuori controllo. Doveva avvisare le Sorelle e organizzare un raduno straordinario, al più presto.
Antonella Forte è una scrittrice dotata di grande sensibilità e pathos, ho sentito il suo dolore e il suo coinvolgimento mentre leggevo il romanzo, portandomi a soffrire per l’enorme crimine che fu commesso sulla città e sulle donne. La macchia rimane, è indelebile, ma la narrativa può aprire uno squarcio nel tempo e restituirci determinate emozioni e farci riflettere sull”accaduto. L’intento dell’autrice è palpabile, non è solo quello di rendere giustizia a quelle donne ma ricordare un realtà nostra, vicina e insospettabile.
Con un linguaggio semplice e diretto, il romanzo storico vuole mettere in evidenza la storia dimenticata di una donna carismatica, che decise di non piegarsi al sistema e lottò per difendere le sue compagne e la propria integrità. Per chi vuole conoscere un pezzo di storia italiana e scoprire che i processi alle streghe fanno parte anche del nostro passato, questo è probabilmente il libro giusto per cominciare. Mi raccomando, non fermatevi! Le streghe hanno ancora tanto da raccontarci…
RIFERIMENTI DI ANTONELLA FORTE
INSTAGRAM: https://www.instagram.com/antonellaforteaf/
FACEBOOK: https://www.facebook.com/antonellaforteaf
EDIZIONI PIEMME: https://www.edizpiemme.it/autori/antonella-forte/
SEGUITE LA MIA RUBRICA “INCONTRI CON LA STORIA” OGNI MARTEDì SU INSTAGRAM!