È il primo romanzo che leggo di Valerio Massimo Manfredi, mi era stato consigliato qualche tempo fa per la bellezza della scrittura ma soprattutto per il taglio inedito: il punto di vista di Abira, voce narrante, la quale racconta la mitica spedizione dei Diecimila (401 a.C.- 399 a.C.) e della loro lunga traversata partendo dall’attuale Iraq fino alle coste del Mar Nero.
Per una storia così epica e ricca di battaglie come la versione romanzata dell’Anabasi di Senofonte (IV sec. a.C.), non penseresti mai di leggere le vicende attraverso lo sguardo di una barbara, che per amore decide di scappare dal suo paese natio e seguire il giovane guerriero greco Xeno, (Senofonte appunto!), e percorrere con lui un viaggio pericoloso e con pochissime possibilità di sopravvivenza. Infatti, la spedizione è formata da un gruppo di mercenari, chiamati da Ciro il Grande per spodestare il fratello Artaserse II e usurpare così il regno di Persia.
L’ignara Abira, convinta di lasciare un matrimonio combinato che non vuole e una vita infelice, si renderà presto conto che quella scelta ha decretato in modo inesorabile il suo futuro ma, dotata di un innato acume e una naturale intraprendenza, riuscirà a sfidare le intemperie lungo la strada e le difficoltà di convivere con un folto gruppo di temibili combattenti pronti a tutto, anche a sfidare la morte.
Ripensandoci, è proprio questo sguardo imprevedibile a rendere interessante tutta la storia, che altrimenti parrebbe solo un mero racconto di guerra!
Le emozioni e i turbamenti di Abira si confrontano con l’efferatezza delle gesta greche e persiane, si misurano con i sentimenti contrastanti delle altre donne presenti sul campo ed entrano in contrasto con la violenza maschia degli uomini, facendone un quadro drammatico e denso di amore, per Xeno, per la propria terra e per sé stessa.
Innanzitutto, perché appartiene a quel gruppo di autori di “vecchia generazione” e dalla grande esperienza, di conseguenza è doveroso almeno leggere un suo lavoro, anche solo per rispetto a una così grande popolarità per quanto riguarda la narrativa storica.
Altro motivo perché, con questo romanzo, Manfredi si è aggiudicato il Premio Bancarella 2008, prestigioso riconoscimento di cui è certamente meritevole.
Infine, perché potrebbe essere un buon punto di partenza per approfondire le cronache dell’antica cultura greca, spesso considerata pesante e prolissa, senza dover necessariamente affrontare i complessi saggi che ne parlano.
Perché ricordiamocelo, anche i romanzi storici ambientati nell’Antica Grecia possono essere un buon veicolo di informazioni e, se fatti bene, il lettore o la lettrice può imparare qualcosa divertendosi!