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Le abitazioni della Dea: recensione del libro sul Femminino Sacro (Venexia Editrice)

19 Luglio 2022
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  • Incontri con la storia
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Le abitazioni della Dea di Cristina Biaggi

La recensione di questo testo mi spinge subito a fare una riflessione: abbiamo dimenticato molto delle nostre radici e questo è un vero peccato. Per fortuna, persone del calibro di Cristina Biaggi, docente universitaria e attivista nel movimento internazionale delle donne e nei gruppi di spiritualità della Dea, hanno deciso di studiare e approfondire questo antico passato e riportarlo in auge, attraverso delle ricerche sul campo, sia dal punto di vista archeologico che cultuale.
Il libro “Le abitazioni della Dea” si propone come una suggestiva analisi dei Templi e dei culti nelle Isole Orcadi e Shetland, a conferma della loro indiscutibile relazione con Malta, e mostra la diffusione e la lunga durata nell’Europa Nord-Occidentale della religione della Dea.

Cristina Biaggi percorre un lungo viaggio nei siti archeologici più interessanti, mostrando con meticolosità ai lettori e alle lettrici cosa si nasconde nei luoghi che un tempo erano sede di popolazioni arcaiche dedite alla venerazione del Femminino Sacro. Il libro è corredato da immagini esplicative e da affascinanti descrizioni dei ritrovamenti avvenuti sul posto; non mancano le teorie della Biaggi sulle evidenti correlazioni tra le culture, portando la ricercatrice a pensare ad un unico culto primigenio.

Vista dall'alto del tempio di Gigantia a Malta
Vista dall’alto del tempio di Gigantia a Malta (fonte: allaricecadishambala.it)

“La Grande Dea e il suo ruolo nella storia umana come forza vitale che produce e nutre la vita hanno ottenuto in anni recenti un crescente riconoscimento. Il lavoro pioneristico delle studiose di preistoria e storia dell’arte è servito molto a invertire la tendenza che ha prevalso durante secoli di ignoranza; queste studiose e pensatrici hanno fatto pulizia degli strati accumulatisi di interpretazioni fuorvianti. A poco a poco, donne come loro stanno restituendo alla Dea la sua dignità e il rango che le spetta di diritto in quanto divinità più antica del genere umano. Un’interpretazione aperta e sensibile della scultura, della pittura, del mito e del simbolo dei tempi più lontani può fornire nuove conoscenze riguardo alla Dea e ai suoi poteri, in particolare al suo ruolo centrale nel ciclo di nascita, morte e rinascita”.

Skara Brae. (Hugo Anderson-Whymark)
Vista dall’alto di Skara Brae nelle Orcadi. (Hugo Anderson-Whymark)

Come si legge nel Prologo, il suo è un vero e proprio appello a non fermarsi nella ricerca e un incitamento a cercare ancora e tentare di scoprire il più possibile su quello che per millenni è stato forse l’unico culto e che poi è scomparso, cancellato da un cambio di paradigma infausto e dalle conseguenze visibili ancora oggi.

Tempio di Stanydale nelle Shetland
Tempio di Stanydale nelle Shetland (fonte: davegifford.co.uk)

“Chi coltiva con passione la materia saprà che il suo dominio si estendeva oltre L’Eurasia. Chi studia la preistoria ha trovato immagini di Lei e dei suoi simboli in tutto il mondo. Chi è nell’accademia avrà familiarità con l’ampia letteratura specialistica che si occupa di statuine e delle rappresentazioni della Dea, dalla Siberia all’Artico nordamericano, e in terre lontane e diverse come l’Africa, l’Australia e le Americhe. Come è possibile allora, ci domandiamo, che la Grande Dea si stata detronizzata? Come è possibile che sia stata eclissata al punto da essere meno conosciuta degli dèi e delle dee egiziani e greci? Le risposte a queste domande si trovano in parte nei miti e nelle leggende dei Sumeri e delle civiltà successive, quelle dell’Egitto e della Grecia. Raccontano di come la Dea venne detronizzata ed espropriata da divinità guerriere maschili.”

Placche neolitiche provenienti dalle Shetland, dalla penisola iberica e da Cipro.
Placche neolitiche provenienti dalle Shetland, dalla penisola iberica e da Cipro. (fonte: Le abitazioni della Dea, p. 118)

Perché leggere Cristina Biaggi?

Sicuramente le accalorate parole dell’autrice ci fanno capire quanta passione e dedizione ci sia stata nell’intraprendere questa ricerca, in più il libro è davvero ben costruito e ricco di spunti su cui riflettere. Molto interessanti sono le sue osservazioni sui reperti archeologici e sulle strutture rimaste intatte per così tanto tempo. Possiamo considerare il testo sia uno studio serio sul tema ma anche un percorso di ricerca spirituale e interiore che la stessa autrice compie nel descriverci ciò che ha trovato.
Un vero e proprio atto d’amore nei confronti di un argomento che viene ancora oggi erroneamente considerato di confine, è giunto il momento di ridefinirlo nel suo vero significato.

Se avete trovato questa recensione un buono spunto per ulteriori approfondimenti seguitemi sulla rubrica Incontri con la storia ogni martedì su Instagram!

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