Libri, libri, e ancora libri! Questo aprile, lasciatemelo dire, è davvero speciale. Sono tantissime le novità interessanti che usciranno questo mese. E visto che tra queste pubblicazioni c’è anche il mio romanzo, vedrete la scaletta un po’ diversa dal solito… Sono sicura che capirete il motivo! INIZIAMO!
La chiamano Reinhardswald, la foresta che nel 1810 risucchiò due bambini, figli del pasticcere della città. La loro storia ha attraversato i secoli trasformandosi in fiaba, ma Dot è l’unica a conoscere la verità… Per Henriette Dorothea Wild – Dot – la paura non è una novità. È una compagna di vita, un sussurro costante in una casa che è una gabbia di regole e punizioni. Ogni giorno è una prova di sopportazione, ogni sogno un lusso proibito. Eppure, quando la notte scende, Dot sente qualcosa risvegliarsi dentro di sé: un desiderio feroce di libertà, speranza, qualcosa di più. Quel “più” ha un nome: Wilhelm Grimm. Fragile, affascinante, occhi sensibili, Wilhelm non è solo uno studioso brillante: è un’anima irrequieta, un abisso in cui Dot si lascia precipitare. Durante i loro incontri, nel salotto di casa Grimm, tra le loro mani sporche di inchiostro, le fiabe prendono vita… e Dot scopre per la prima volta la sensazione di essere desiderata. Ma proprio mentre la passione divampa, la scomparsa dei gemelli, Hänsel e Gretel, sferra un colpo fatale sul loro legame. Quando i sospetti si concentrano su Wilhelm, a Dot non resta che lanciarsi in un’indagine clandestina, determinata a salvare l’unico uomo che l’ha mai vista davvero per ciò che è. Una giova ne ribelle. Una scrittrice. Una donna pronta a sfidare le convenzioni pur di coronare il suo sogno. E così, ogni indizio diventa un tassello per scrivere la storia. Ricomporre il caso. Trovare i bambini. Scrivere il lieto fine. Ma la ricerca dei gemelli è un labirinto di rovi, bugie e rancori che Dot dovrà sbrogliare in fretta se non vorrà rimanervi imprigionata.
Strumento ideale per studenti e studiosi di storia dell’educazione, questo libro, in virtù di una prospettiva originale, si distingue nettamente dalla più tradizionale saggistica disponibile in Italia su queste tematiche.
Dall’antichità al medioevo, e dalle prime società moderne a oggi, l’educazione dell’infanzia e la formazione delle giovani generazioni ha costituito una problematica di cruciale importanza per ogni tipo di società. Questo libro analizza da un punto di vista di storia globale l’intreccio di componenti economiche, religiose, sociali e culturali alla base delle diverse concezioni dell’idea di educazione, così come dell’organizzazione e delle pratiche dei sistemi educativi nel corso dei secoli. A partire dalle epoche successive alla classicità, le reciproche influenze culturali hanno coinvolto in misura crescente l’universo dell’educazione. In tempi più recenti, i collegamenti transnazionali e l’inarrestabile aumento della mobilità delle persone hanno contribuito in modo decisivo all’elaborazione e diffusione dei principali modelli educativi che si sarebbero affermati nel mondo. Spaziando dall’Europa alle Americhe, dall’Asia meridionale e orientale all’Africa, questo libro sottolinea altresì l’influsso che aspetti caratteristici della modernità, quali l’industrializzazione e il nazionalismo, e della contemporaneità, come la globalizzazione e la digitalizzazione, hanno esercitato nell’ambito dell’educazione, contribuendo alla sua radicale trasformazione. Nel corso del volume, Mark S. Johnson e Peter N. Stearns danno risalto alle tensioni costantemente presenti tra élite e interessi statali in campo educativo, così come alle rivendicazioni provenienti dal basso di più ampie possibilità di accesso e di una scuola maggiormente inclusiva.
Basandosi su ricerche autorevoli e una ricca documentazione storica, Toby Wilkinson ricostruisce con formidabile talento narrativo il complesso intreccio di politica, cultura e religione che caratterizzò il regno dei Tolomei, una sintesi unica tra Oriente e Occidente che ha contribuito a plasmare il mondo come lo conosciamo.
Alessandro Magno e Cleopatra sono forse due delle figure più conosciute del mondo antico, ma l’epoca racchiusa tra le loro vite è ancora poco nota. Fu infatti alla morte di Alessandro che il suo vasto impero venne spartito fra i generali del suo esercito e Tolomeo I si impose come governatore d’Egitto, primo sovrano di una dinastia che per i tre secoli successivi avrebbe governato il regno più prospero dell’antichità. Sullo sfondo di un Mediterraneo che è crocevia di culture, crogiolo di innovazione e creatività, Toby Wilkinson ci svela la storia di questa stirpe incredibile. Di origine macedone e di lingua greca, i Tolomei, ultimi rappresentanti della civiltà faraonica, fondarono nuove città come Alessandria, capitale del commercio e del sapere, sede della più grande biblioteca del mondo antico; estrassero oro nelle regioni remote della Nubia; costruirono templi che sono tra le principali meraviglie architettoniche della Valle del Nilo, e crearono una cultura che produsse sorprendenti opere di scultura, architettura e letteratura. Ma il periodo tolemaico fu anche l’epoca in cui l’antico Egitto volse il suo sguardo verso Occidente, diventando via via l’ancella involontaria dell’ascesa di Roma e della conseguente perdita dell’indipendenza egiziana. Nonostante gli sforzi di Cleopatra, regina intelligente e ambiziosa, di salvare il proprio regno tramite astute alleanze con Giulio Cesare e Marco Antonio, la battaglia di Azio segnerà il tragico epilogo del dominio tolemaico.
Scritto a Mosca quando Bulgakov aveva poco più di trent’anni, Diavoleide anticipa per temi e stile la satira del Maestro e Margherita, e ci permette di osservare da vicino la crescita di uno dei più importanti autori russi del secolo scorso. Accanto allo sfortunato Korotkov, sfilano in questo libro altri personaggi, come i protagonisti delle Avventure di Čičikov o di Mosca degli anni venti, che sulla pagina diventano chiavi di lettura per cogliere l’assurdità del reale e rimettere tutto in discussione.
“Non posso essere arrestato,” rispose Korotkov, e si mise a ridere d’un riso satanico, “perché non si sa chi io sia.” Korotkov, impiegato in una fabbrica di fiammiferi di Mosca, si vede togliere la terra da sotto i piedi quando è costretto a fare i conti con il suo nuovo capo, il luciferino Mutander. Da questa semplice premessa prende avvio “Diavoleide”, uno dei racconti più spericolati di Bulgakov, che trascina il suo protagonista in una vicenda sconvolgente e surreale, piena di metamorfosi e visioni allucinate. Teiere che parlano, donne dorate, uomini che volano agitando mantelli a pipistrello e un moltiplicarsi di impiegati che sbucano dai cassetti secondo i voleri di un’ingarbugliata burocrazia. In mezzo a queste vorticose esperienze, Korotkov assiste al dileguarsi della sua stessa identità, e si ritrova nudo di fronte all’implacabile macchina della formalità sovietica.
Tra filosofi greci, matematici arabi, mercanti e giocatori d’azzardo, poeti, scienziati e intellettuali, Peter Bernstein da un lato narra una serie di vicende curiose e affascinanti, dall’altro introduce il lettore a concetti chiave come la probabilità, il campionamento, la regressione alla media, la teoria dei giochi, i processi decisionali razionali e irrazionali, fino a gettare uno sguardo verso l’orizzonte a venire.
Tenere i rischi sotto controllo è tipico dei tempi moderni, una delle grandi conquiste dell’umanità divenuta consapevole, a un certo punto della sua evoluzione, che il futuro è più di un capriccio degli dei e che gli uomini e le donne non sono passivi di fronte alla natura. Questo mutato atteggiamento nei riguardi del controllo del rischio ha permesso di incanalare la passione umana per il gioco e le scommesse verso la crescita economica, il progresso tecnologico, il miglioramento della qualità della vita. Non è stato un percorso facile, ma di sicuro è stato entusiasmante: ce lo racconta in questo libro Peter Bernstein, partendo dagli albori della nostra specie per giungere all’era dei super computer.
Nella forma narrativa che lo ha reso celebre, quella del «romanzo senza finzione», Javier Cercas cerca una risposta alla domanda che nessuno può fare a meno di porsi, fondendo in queste pagine le sue più intime ossessioni con una delle preoccupazioni fondamentali della società contemporanea: il ruolo della spiritualità e della trascendenza nella vita umana, che inevitabilmente si confronta con la religione e con il desiderio di immortalità.
«Ecco un folle senza Dio che insegue il folle di Dio fino alla fine del mondo».
Da questo attacco folgorante prende avvio un libro unico, che nessuno finora aveva avuto l’opportunità di scrivere. Il «folle senza Dio» è uno scrittore ateo e anticlericale, che si definisce laicista militante, mosso dal desiderio di parlare a tu per tu con papa Francesco, il «folle di Dio», come amava definirsi anche il santo di cui ha scelto il nome. Ma oltre che unico, perché mai il Vaticano aveva aperto le sue porte a uno scrittore con tanta generosità, questo è un libro di notevole profondità, il racconto magistrale e personale che scaturisce dalla penna di un grande autore: quasi un thriller su quello che è il più antico mistero della storia dell’umanità. È vero che esiste la vita dopo la morte?
Cosa succederebbe se gli uomini costruissero una torre dalla Terra al Cielo e riuscissero a penetrare nell’altro lato del Cielo? E se scoprissimo che i fondamenti della matematica sono arbitrari e incoerenti? E se esistesse una scienza che dà un nome alle cose e che fa nascere la vita dalla materia inanimata? E se l’esposizione a una lingua aliena cambiasse per sempre la nostra percezione del tempo? E se tutte le credenze del cristianesimo fondamentalista fossero letteralmente vere e la vista di peccatori inghiottiti in fosse ardenti fosse un evento di ordinaria routine nelle strade di ogni città?
«Il lettore, sia esso neofita o esperto, avrà modo di farsi un’idea di che cosa fu la caccia alle streghe e dei riverberi lasciati da questo cortocircuito tra fede e superstizione nella storia e nel nostro immaginario».
Dalla prefazione di Massimo Centini
La stregoneria affonda le sue radici in tempi lontani, quando ancora l’istinto al culto era solo abbozzato, per attraversare epoche oscure dove spesso la paura della strega ha portato a una folle persecuzione. In principio, la stregoneria era legata alla medicina, alla religione e alla magia, seguendo da molto vicino la trasformazione della figura femminile: da levatrice e guaritrice a maga, fata e infine strega, esecrata per secoli e solo in tempi recenti “romanticizzata” dalla cultura pop. Ma quali sono state le cause e le motivazioni che hanno gettato le basi della caccia alle streghe, incentrata sulla malignità della donna, per antonomasia facile preda del demonio? Katia Bernacci ci accompagna in questo viaggio alla scoperta dell’Inquisizione e dei processi alle streghe più conosciute. Ma non solo: rivivremo l’eredità della stregoneria, i testi “sacri” che per secoli hanno funto da vademecum per inquisitori, esorcisti, uomini di fede e di legge, il legame con l’esoterismo, la riscoperta di questa figura nella cultura popolare moderna. La storia della stregoneria è un fenomeno complesso che racconta la paura insita nell’uomo, così come la ricerca spasmodica di una motivazione concreta all’inclemenza della sorte: la donna, demonizzata e trasformata in strega, ha dimostrato – e in alcune zone del mondo continua a farlo tuttora – la fragilità insita nell’essere umano.
Il Mediterraneo ha costituito, da sempre, il teatro in cui sono andate in scena le epopee di grandi civiltà, imperi e culture. Ciò vale, a maggior ragione, per quel frangente storico che siamo soliti chiamare Medioevo, la cui storia è, per sua natura, una storia mediterranea. Seguendo una precisa scansione diacronica, ed entro una cornice coerente il manuale ricostruisce le molte storie medievali del Mediterraneo, mettendo in luce i tempi del loro sviluppo, gli spazi abitati e navigati – che ne hanno segnato i principali tornanti dal punto di vista politico, economico, sociale e culturale – e le interazioni tra le sue sponde. Una trama che si sviluppa a oriente e a occidente, a settentrione e a meridione di un mare che ha connesso per secoli tre continenti.
Straordinario drammaturgo e scrittore, figura complessa e contraddittoria, August Strindberg volle restituire una “sintesi” della sua opera, della sua ricerca e della sua vita in una serie di brani, più di 650, che scrisse e pubblicò a partire dal 1907. Un’opera imponente, presentata ora da Carbonio per la prima volta in Italia nell’agile e accurata selezione a cura del professor Franco Perrelli, tra i massimi esperti del grande autore svedese: un’operazione editoriale che rappresenta una vera e propria pietra miliare nel panorama culturale italiano. Attraverso un mosaico di riflessioni che abbracciano 18 materie, dalla filosofia, all’estetica, alla scienza, rivisitata in chiave anarchica, si sgranano così, e clamorosamente, tutte le contraddizioni della cultura fra Otto e Novecento, sospesa fra positivismo, spiritualismo e occultismo, mentre, pagina dopo pagina, si dispiegano anche i tormenti esistenziali dell’autore: una feroce misoginia in contrappunto a strazianti delusioni familiari, alla confessione di un’infelicità personale che rivela profonde radici infantili. Molte pagine dei Libri blu risuonano fra le più ricche e intense firmate da August Strindberg e conservano una potenza espressiva capace di ammaliare anche i lettori di oggi.
Verso il monopolio del sapere. I prossimi capitoli della scienza saranno scritti a porte chiuse? Negli ultimi decenni, la ricerca scientifica, motore del progresso tecnologico, ha vissuto cambiamenti straordinari. Uno, tanto fondamentale quanto spesso trascurato o sottovalutato, riguarda gli attori coinvolti. Se in passato protagoniste erano le istituzioni pubbliche con la loro ricerca volta al bene comune, oggi sono comparse le Big Tech, che grazie a profitti ingenti investono in modo aggressivo nella ricerca, con obiettivi ambiziosi: computer quantistico, interfacce cervello-macchina, esplorazione spaziale, salute e, ovviamente, intelligenza artificiale. Se si considera, inoltre, il contributo della ricerca militare, segreta per definizione, emergono due volti assai diversi della scienza contemporanea: da un lato quella pubblica, aperta e trasparente; dall’altro, quella privata, riservata, inaccessibile. Possiamo ancora fidarci della scienza?
Nell’ultimo pannello della saga di M, Antonio Scurati ci mostra il fascismo repubblichino e lo scempio di piazzale Loreto come mai era stato fatto prima e, mettendo in campo tutta la potenza e la pietas della letteratura, ci racconta la tragica fine del dittatore.
All’indomani della seduta del Gran Consiglio che lo depone, il 28 luglio 1943 Benito Mussolini viene deportato a Ponza. Ma su quell’isola dove il regime ha confinato decine di dissidenti il Duce rimane giusto il tempo per celebrare, solo, il suo sessantesimo compleanno; poi viene spostato a Campo Imperatore, in cima al Gran Sasso. Ha perso tutto, non spera più niente. Liberato con un blitz dei paracadutisti del Führer, ricongiunto a una famiglia di cui fa parte uno dei suoi traditori, Galeazzo Ciano, Mussolini viene posto da Hitler a capo di uno Stato fantoccio immobile e plumbeo come le acque del lago di Garda da cui dovrebbe governarlo: la Repubblica sociale italiana. Ma la bestia ferita tenta il suo ultimo colpo di coda. Sono i seicento giorni, dal settembre del 1943 all’aprile del 1945, in cui il nostro Paese conosce la sua ora più buia: è l’ora della violenza più bassa e vile, della Legione Muti e della banda Koch che portano il terrore nelle città, della caccia agli ebrei, dei bombardamenti, della guerra civile. Siamo all’ultimo atto della tragedia del fascismo e della guerra. È la fine dell’impero, della monarchia, la fine dell’uomo che più di ogni altro ha marchiato a sangue il corpo della nostra storia, Benito Mussolini. È la fine di tutti i coprotagonisti, i cortigiani, i conniventi, quelli che fuggono e quelli che rimangono accanto al Duce fino all’ultimo, quelli che cercano “la bella morte” e quelli che hanno continuato a vivere nel dopoguerra cambiando pelle. Ancora una volta non c’è niente di inventato nel dramma di cui si compie l’atto finale.
La storia millenaria del Mediterraneo raccontata per quella che è: una grande epopea umana. Dai Neanderthal alle misteriose civiltà dell’età del bronzo, dagli imperi in guerra fino al mare di oggi, è qui che decidiamo chi diventare.
Per gran parte della storia umana il mare ha suscitato una sensazione precisa: la paura. Persino in un posto come il Mediterraneo centrale, dove Europa e Africa si guardano a poca distanza. La storia di questo pezzo di mondo, di un mare che può essere un ponte ma anche una barriera invalicabile, dice molto di noi.
Dagli uomini preistorici che dalle sue sponde osservavano quelle acque oscure e minacciose senza mai trovare il coraggio di attraversarle, alle popolazioni che per prime intagliarono un tronco e lo misero in acqua; dai mercanti di ossidiana e i loro riti perduti, alle misteriose civiltà dell’età del bronzo; e ancora: le conquiste degli imperi, le scorribande dei pirati, i flussi migratori che da nord andavano verso sud, come gli italiani che furono spediti in Libia dal regime fascista, o quelli che da sud vanno verso nord, come le migliaia di persone che oggi si affidano a traversate rischiosissime in cerca di una nuova vita o anche solo della sopravvivenza.
Luca Misculin fa un vero e proprio carotaggio storico, raccontando la stratificazione di popoli, uomini e miti che si sono succeduti nel corso dei secoli. E allo stesso tempo racconta il Mediterraneo di oggi, le sue isole e i suoi porti, i suoi uccelli migratori e i cavi sottomarini che lo attraversano, i suoi luoghi più inaccessibili, come basi militari abbandonate o piattaforme petrolifere.
Muovendosi fra le coste libiche e tunisine, Pantelleria e Linosa fino a Lampedusa, Misculin ci fa conoscere un mare tutt’altro che nostrum, mostrandoci il Mediterraneo come fosse la prima volta, con tutte le sue contraddizioni, la sua severa spietatezza, la sua straordinaria profondità storica e umana.
Dieci personaggi, molto diversi tra loro, che ci rivelano una molteplicità variegata e plurale di punti di vista sulla quotidianità ateniese dell’epoca. E soprattutto ci rivelano il faticoso processo che deve intraprendere una comunità ferita e andata in pezzi per ristabilire la propria unità e rifondarsi su nuove basi. Una lezione quantomai preziosa per i tempi agitati da cruciali mutamenti che stiamo attraversando.
«Atene 403 mette in scena la nostra prima crisi democratica». – Libération
«Una nuova stimolante lettura di un momento chiave della storia europea». – Le Monde
403 a.C., la sconfitta di Atene nella Guerra del Peloponneso comporta una conseguenza tragica per la città: la fine della democrazia. Azoulay e Ismard ricostruiscono in maniera affascinante e innovativa un passato remoto parlandoci però anche del nostro presente in crisi. Perché questa storia lontana millenni ci riguarda molto da vicino. Il 403 a.C. è un anno tanto distante quanto ancora importante per la storia dell’Europa, perché rappresenta una tappa fondamentale nello sviluppo dell’idea democratica, sulla quale si sarebbe poi andata costruendo, nel bene e nel male, la nostra identità. Infatti, in seguito alla vittoria di Sparta nella Guerra del Peloponneso, nel 404 a.C., i Trenta tiranni prendono il potere ad Atene, smantellando l’architettura politica che aveva sorretto la vita della polis per oltre un secolo, e istituendo un regime oligarchico. Tra l’aprile del 404 a.C. e l’autunno del 403, la città diviene dunque teatro di una lunghissima e violenta guerra civile. A guidare la resistenza agli oligarchi c’è Trasibulo, e dopo dure lotte e sfiancanti negoziati la democrazia viene ristabilita. Vincent Azoulay e Paulin Ismard, due tra i piú autorevoli classicisti contemporanei, ricostruiscono nel dettaglio, con passo da narratori e occhio da storici, questa turbolenta serie di eventi. E lo fanno attraverso un coro di voci che va a comporre un grande e avvincente racconto. Seguiamo il destino di Socrate, sempre sfuggente, del suo discepolo e capo dei tiranni Crizia e dell’abile oratore Lisia. Ma anche di figure minori e ignote come lo scriba Nicomaco, la sacerdotessa Lisimaca e lo schiavo Gerys.
Due tomi raccolgono le opere più significative di Philip K. Dick, considerato uno dei più importanti scrittori postmoderni, tra i classici della letteratura contemporanea, e visionario della fantascienza.
La Cronologia è firmata da Emmanuel Carrère.
«Il Meridiano curato da Paolo Parisi Presicce ed Emanuele Trevi, che raccoglie undici romanzi, sancisce se mai ce ne fosse stato bisogno – che lo scrittore americano andò ben oltre la fantascienza alla quale tuttavia restò ancorato. Fu profeta non nel senso che anticipò la novità della tecnica […], ma perché svelò che la realtà non è come appare né noi siamo chi crediamo di essere.» – Vanni Santoni, La Lettura
Già consacrato da tre volumi a cura di Jonathan Lethem nella Library of America, anche in Italia Philip K. Dick entra con la sua opera narrativa nella rosa dei grandi nomi della letteratura mondiale grazie a questo progetto che si deve a Emanuele Trevi, autore dell’Introduzione generale, e a Paolo Parisi Presicce. Oltre alle recenti e nuove traduzioni di Marinella Magrì, i due tomi offrono al lettore versioni inedite di Eye in the Sky e della cosiddetta “Trilogia di Valis”, tradotti da Presicce, oltre a un cospicuo apparato di commento per gli undici romanzi scelti, e alla Bibliografia che dà conto della messe di contributi critici pubblicati nell’arco di oltre mezzo secolo all’estero e in Italia.
Una storia profonda e poetica, raccontata attraverso lo sguardo limpido e fantasioso di un bambino. Una favola che ci ricorda l’importanza dei legami famigliari e la forza che ci danno per superare ogni ostacolo.
Un antico villaggio nel Sud del Marocco. Un bambino costretto a crescere troppo in fretta. Un segreto di famiglia che pesa più di una maledizione. Quando le urla di sua madre risuonano per il villaggio, Anir vorrebbe tapparsi le orecchie e fuggire, lontano da casa e dalla cattiveria dei compagni che, dopo la scuola, gli tirano i sassi chiamandolo «figlio dell’indemoniata». Da quando è nato, infatti, sua madre vive alienata dal mondo, mentre suo padre si è trasferito in città, sperando di dare un avvenire più sereno alla famiglia. Così Anir trascorre gran parte delle sue giornate da solo, a inseguire le lucertole, a imitare il volo dei falchi o a giocare con l’argilla rosso vivo di quella regione arsa dal sole, alle pendici dell’Alto Atlante. Soprattutto, però, si sofferma vicino al grande apiario sacro, dove il nonno gli insegna a scacciare il dispiacere aggrappandosi alla terra, a prendersi cura delle arnie di famiglia e gli racconta la storia leggendaria di quel luogo antico e prezioso, che da generazioni dà sussistenza al villaggio e ne scandisce i ritmi. Finché un giorno le api non cominciano a morire e la terra a creparsi, e tra la gente si fanno sempre più insistenti le accuse contro quella forestiera che ha portato la maledizione degli avi su tutti loro. Tocca ad Anir, allora, difendere la madre, una donna che ha rinunciato a tutto per amore e la cui unica colpa è quella di convivere con un dolore troppo grande. Un dolore che sembra attenuarsi solo di notte, quando lei si reca di nascosto all’apiario sacro, custode di rimpianti e di segreti. E sarà proprio là, dove tutto è iniziato, che Anir troverà le risposte per curare non solo le api, ma anche il cuore ferito della sua famiglia.
Capolavoro del simbolismo russo, Il demone meschino è un’opera innovativa per stile e contenuti: il suo protagonista, incarnazione della quotidianità del male, è l’archetipo di un nuovo tipo umano: «con Sologub» dichiarò Evgenij Zamjatin «inizia un nuovo capitolo della prosa russa. Leggete Il demone meschino e vi renderete conto che Peredonov è destinato all’immortalità.»
In una anonima cittadina russa di provincia, dove regnano ubriachezza, maldicenza, volgarità, sporcizia e superstizione, il professore di ginnasio Peredonov mira a un posto da ispettore scolastico e, per avere la promozione, si trova costretto a sposare Varvara, la donna con cui vive da anni. Privo di qualsiasi moralità, rozzo, abulico, ottuso e nello stesso tempo paranoico, Peredonov diventa via via sempre più meschino e sadico, tra visioni allucinate e comportamenti abietti, fino alla tragedia finale. Rivisitazione del naturalismo zoliano e dei temi del decadentismo, pervaso da un’atmosfera demoniaca e da un erotismo scabroso, Il demone meschino (1907) fu un grande successo internazionale.
Con una scrittura delicata ma potente, il romanzo esplora il fragile confine tra ciò che è stato e ciò che potrebbe ancora essere, svelando quanto i segreti del cuore possano modellare il destino. Un racconto indimenticabile che parla di amori perduti – e forse ritrovati – e della resilienza dello spirito umano di fronte alle tempeste – reali e metaforiche – della vita.
È il 1900, e Skerry, un remoto villaggio scozzese di pescatori, si prepara ad affrontare un inverno rigido e implacabile. Durante una violenta tempesta, un miracolo scuote la piccola comunità: un bambino viene ritrovato sulla spiaggia, portato a riva, incredibilmente vivo, dalle onde. Ma la sorpresa più grande è il suo aspetto: somiglia in modo straordinario al figlio di Dorothy, la maestra del villaggio, scomparso in mare alla stessa età molti anni prima e mai più ritrovato. Con il villaggio bloccato dalla neve e il mare impietoso che impedisce ogni viaggio, Dorothy accetta di prendersi cura del misterioso bambino fino a quando non si riuscirà a scoprire chi sia e da dove venga. Tuttavia, con il susseguirsi dei giorni, qualcosa cambia. Ogni gesto, ogni parola, ogni sguardo del piccolo sembra evocare in Dorothy ricordi sempre più vividi del suo amato figlio perduto. Presto, il sottile confine tra realtà e speranza comincia a sfumare, trascinando la donna in un vortice di emozioni e costringendola a confrontarsi con un passato che non ha mai avuto il coraggio di affrontare. E poi c’è Joseph – il pescatore che ha trovato il bambino sulla riva –, un uomo segnato dai pettegolezzi del villaggio che da anni lo collegano alla tragica scomparsa del figlio di Dorothy. I due si trovano ora legati da questa nuova presenza, che risveglia non solo vecchi segreti, ma anche passioni mai sopite e verità che nessuno ha osato svelare. Man mano che il passato riaffiora per intrecciarsi al presente, la comunità di Skerry, compatta e silenziosa, comincia a rivelare le sue crepe. Confessioni tenute a lungo nascoste emergono come bucaneve dal ghiaccio, e l’arrivo di questo enigmatico bambino diventa il catalizzatore di un cambiamento profondo, sconvolgendo equilibri e portando alla luce desideri celati e antiche ferite. Ricca di tensione, dolcezza e una profonda introspezione emotiva, questa è una storia che intreccia amore e perdita, dolore e speranza.
La grande storia, del valico delle Alpi da part di Annibale e dei suoi elefanti, incontra la piccola storia di una ragazzina e del suo sogno.
«Non siete stanchi di inseguire la guerra?», chiese ancora Alisia. «Io sì. Non siamo nati per la guerra. Anche se siamo guerrieri, anche se siamo generali. La guerra è tutto ciò che si oppone alla vita e io voglio vivere! Se non diamo noi stessi per la pace, allora per cosa viviamo?»
Alisia ha 11 anni e un destino già scritto: suo padre la vuole sacerdotessa della Dea, come le sue sorelle. Ma dentro di lei arde un’anima ribelle, che non si riconosce nel futuro che le è stato imposto. Quando si trova al cospetto di un essere mai visto prima – enorme, imponente, eppure capace di ispirarle allo stesso tempo timore e meraviglia – capisce che è arrivato il momento di lasciare il suo mondo. Grazie all’accoglienza del vecchio Naravas, Alisia si finge maschio e diventa Airos, l’aiutante del guardiano degli elefanti. I pachidermi sono il pezzo più pregiato di una spedizione che cambierà le sorti della vita di Alisia/Airos. Età di lettura: da 10 anni
Formato: 14×20,5 cm; cartonato
“Storia naturale dei draghi” è il primo episodio di una saga che ha per protagonista un’eroina anticonformista, capace di rischiare la reputazione e la vita per soddisfare la sua curiosità scientifica: è la storia di una donna che cerca (e trova) il vero amore e il racconto di come il suo cuore l’abbia sempre portata verso ciò che desiderava: la scienza, i draghi e la libertà. In un’età vittoriana al culmine del suo splendore, tra luci e ombre, Lady Isabella Trent, è la più eminente naturalista di draghi vivente. Ma prima della studiosa c’era solo una ragazza appassionata, capace di sfidare le convenzioni dell’epoca per inseguire i suoi sogni. Questi sono i diari delle sue avventure.
Nel 2045, in una società post-apocalittica, Simone ha 16 anni e vive in un’Italia segnata dalla segregazione in seguito a una terribile epidemia. Presto però la sua storia finisce per intrecciarsi con quella di una strega vissuta nella Venezia del Quattrocento, forse all’origine del declino del mondo. Attraverso le oniriche illustrazioni di Marco Mazzoni, Le streghe di Venezia ci conduce in un tempo e in uno spazio tanto reali quanto fantastici, al confine tra romanzo di formazione, incanto e riflessione sulla nostra epoca. Età di lettura: da 7 anni.
Nessuno sa cosa sia successo il 15 marzo del 1937, ultimo giorno di vita del leggendario scrittore Howard Phillips Lovecraft. Nessuno, tranne un uomo che ha assistito alla fine di colui che ha aperto le porte a Cthulhu e ai Grandi Antichi. E ora quell’uomo è pronto a raccontare come sono andate realmente le cose. Lo sceneggiatore Romuald Giulivo e l’artista Jakub Rebelka realizzano un vero e proprio capolavoro pittorico ripercorrendo i territori immaginati dal genio oscuro di Providence, i suoi ricordi, la sua rabbia e le sue vastissime zone d’ombra. “L’ultimo giorno di Howard Phillips Lovecraft” è un viaggio narrativo allucinato e inquietante, ma anche profondamente umano e struggente. Una storia perennemente in bilico tra l’orrore reale e quello immaginario, in grado di tratteggiare un personaggio storico leggendario e contribuendo ad affermarne l’immortalità.
Tra segreti sorprendenti, fughe rocambolesche e scambi di persona, Il Figlio del Diavolo è percorso da un trascinante spirito avventuroso che rivela un’altra sfaccettatura dell’immenso talento di Georgette Heyer.
«Heyer è stata un’abile, arguta e ironica tessitrice di appassionanti storie di intrighi e amori ostacolati.» – Il Venerdì di Repubblica
«Il talento di Georgette Heyer è prodigioso.» – Philadelphia Bulletin
Ricco e bellissimo, Dominic Alastair, marchese di Vidal, fa parlare di sé tutta Londra, tanto per le sue imprese audaci quanto per i cuori che ha spezzato, proprio come aveva fatto in gioventù Justin, suo padre, soprannominato il Diavolo.Dopo un duello, Vidal viene spedito in Francia per calmare i bollenti spiriti; prima di partire, però, rapisce la giovane Sophia, la sua più recente conquista. In realtà, ben presto, il Figlio del Diavolo scopre di aver invece rapito Mary, la sorella di Sophia, tanto seria e determinata quanto la sorella è frivola e ingenua. Tuttavia quella vicinanza forzata farà emergere un sentimento insospettabile in entrambi…
Quali sono i percorsi che hanno contraddistinto la battaglia per il diritto di voto delle donne nei diversi contesti nazionali? A partire da Europa, Stati Uniti, Africa, India e mondo arabo, il libro mette a fuoco analogie e discontinuità dei processi non lineari che hanno condotto al riconoscimento del diritto di voto alle donne. Capacità di mobilitazione da parte dei movimenti, alleanze e strategie politiche, permeabilità del sistema, dinamiche interne e internazionali hanno influenzato l’acquisizione del suffragio. Un gruppo di storiche contemporaneiste fa il punto su una storia globale ancora in corso.
Come un’iniziazione alla forza del suo narrare, il primo racconto di Mauro Corona, scritto oltre trent’anni fa, ha in sé tutta la feroce poesia che farà di lui uno degli autori più amati della narrativa contemporanea.
Con l’arrivo della stagione gentile, che restituisce il fiato dopo i rigori dell’inverno, un padre e un figlio camminano nei boschi ancora avvolti dal buio. Con il passo lento di chi conosce i tempi della Natura, l’uomo è pronto a tramandare al ragazzo la sua eredità brutale. Vanno incontro all’alba, perché è in quelle prime luci del giorno che il gallo forcello si svela e, mosso da un istinto d’amore, asseconda la propria morte.
Il libro offre una ricostruzione della spiritualità e dell’organizzazione culturale matriarcali, represse e oscurate dall’imporsi dei sistemi di potere patriarcale. Attraverso un’analisi comparativa tra il prima e il dopo, mostra il cambiamento/capovolgimento di ruoli e valori attraverso le figure della Dea e dell’Eroe così come compaiono nei miti indiani, persiani, egiziani, greci, celtici, germanici e così via. E indica come simboli e modelli di azione della primigenia visione matriarcale sopravvivano diffusamente nella mitologia e nelle fiabe di tutta la letteratura europea, rendendo riconoscibili anche alla sensibilità moderna gli antichi archetipi sepolti nella cultura contemporanea.
Clod è un Iremonger. Vive tra un mare di oggetti gettati via o smarriti che provengono da tutti gli angoli di Londra. E al centro di questo mare c’è una casa, Heap House, un insieme di tetti, torrette, comignoli, parti di edifici smantellati con i loro misteri, raccolti per tutta la città e fusi in un labirinto vivo di scale, saloni, angoli nascosti. E gli Iremonger hanno una caratteristica: ciascuno di loro è legato, sin dalla nacista, a un oggetto. Ma Cold ha una caratteristica ulteriore: può udire i sussurri degli oggetti. La favola dickensiana nata dalla fantasmagoria di Edward Carey viene qui proposta in un unico volume che raccoglie l’intera trilogia, I segreti di Heap House, Foulsham e Lombra.
È tempo di vacanze. Henrik e Nora hanno deciso di andare in Svezia, nella vecchia baita di famiglia, con Fynn, il figlio di cinque anni. Tutto è rimasto come nei ricordi d’infanzia di Henrik: la casa di legno rossa con le finestre bianche, il prato, il laghetto che splende al sole. Sembra di trovarsi in una fiaba di Astrid Lindgren. Eppure, nonostante la proprietà si trovi ai margini dell’ultima zona selvaggia d’Europa, in una foresta così grande da camminare per ore senza incontrare anima viva, sembra che qualcuno ci abbia vissuto di recente. E che li stia spiando… Molto presto, quella che doveva essere un’estate idilliaca si trasforma in un incubo: nei dintorni viene ritrovato lo scheletro di un bambino e subito dopo Fynn scompare. Mentre i suoi genitori si lasciano prendere dai sensi di colpa, la polizia, con l’aiuto della studiosa di botanica forense Rosa Lundqvist, si chiede se esista un collegamento tra i due casi. E quali misteri si celino nel folto del bosco, dove una vecchia casa sull’albero resiste allo scorrere del tempo… Nuvole basse e pesanti che si insinuano tra le fronde, acqua ghiacciata e vento che sferza le onde. Un romanzo che ha il respiro della natura selvaggia e il passo della crudeltà umana. Oscuro, inaspettato e assolutamente avvincente!
Massimo Centini, autore di grande esperienza nell’ambito dell’antropologia e della storia delle religioni, conduce il lettore alla scoperta del “mondo magico” contemplato dalle nostre tradizioni più antiche, facendoci scoprire quanto il pensiero magico sia ancora vivo e presente. Un percorso affascinante che dalle pratiche legate alla nascita e alla morte ci porta attraverso rituali iniziatici, influssi e segni benigni o maligni, riti, santi e figure che possono influenzare le vite degli esseri umani. Un viaggio da Nord a Sud sulle tracce della magia che ancora permea la nostra Penisola.
Fili, stoffe e vestiti, ricami e tricot da Pinocchio a Pippi Calzelunghe, da Mary Poppins a Coco Chanel, dai monelli della guerra dei bottoni a Freinet, Dewey e Montessori, da Edina Altara a Louise Bourgeois, dai topi sarti di Beatrix Potter agli outfit di Cenerentola, da Babar a Rosie, dalla fiaba alla divulgazione illustrata, dal corredo di famiglia all’abito preferito.
La pedagogia dell’immaginario, la storia dell’educazione, delle forme, dell’infanzia, della moda e del costume vengono interpellate per indagare un ampio repertorio internazionale di testi critici e albi illustrati e per valorizzare la relazione fra le generazioni, la cultura materiale e quella simbolica.
La suspense è una delle strategie narrative più antiche e un ingrediente quasi ineliminabile della letteratura e della cinematografia del Novecento, dove sembra avere svolto la funzione di magico attrattore dei lettori/ spettatori.
Oggi è diventata addirittura imprescindibile per serie TV, videogame, graphic novel, campagne pubblicitarie o romanzi.
Ma cosa accade nella nostra mente quando leggiamo una narrazione o guardiamo un film costruiti sulla suspense? Quali sono le strategie che la rendono più efficace?
Ricorrendo a esempi tratti sia dalla letteratura che dal cinema e dalla televisione, il volume risponde a queste domande e identifica le ragioni per le quali oggi si ricorre sempre più spesso a meccanismi di attesa e sospensione emotivamente intensi.
La prima traduzione italiana dei libri XVII e XVIII del Man’yōshū, ovvero della prima antologia poetica giapponese, nonché unica fonte diretta sulla vita dell’aristocrazia di corte del Giappone antico.
Si tratta del diario poetico di Ōtomo no Yakamochi (718?-785), poeta e funzionario di corte, che raccoglie le sue poesie e quelle dei suoi familiari, delle donne amate, dei colleghi e degli amici. Con il più caro di questi ultimi, l’autore intrattiene uno scambio poetico quasi quotidiano offrendoci anche il primo epistolario della letteratura giapponese.
Una guida illustrata, pratica e dettagliata, che combina diverse tecniche di riconoscimento delle piante selvatiche in campo e permette di distinguere la flora commestibile con maggiore sicurezza attraverso l’analisi di 40 piante selezionate, i loro 152 sosia e 58 specie affini. Con un glossario completo e ricette consultabili online
Il paesaggio italiano è l’habitat di un’incredibile varietà di erbe spontanee, incluse quelle commestibili. Saperle individuare con sicurezza e utilizzare nel modo giusto è una conoscenza che si costruisce con il tempo e l’esperienza. Adatta sia a chi si avvicina per la prima volta a questo mondo, sia a chi vuole approfondire le proprie competenze, Erbe Spontanee è la guida definitiva che offre un metodo chiaro ed efficace per imparare a distinguere le piante selvatiche e a integrarle nella propria quotidianità. A differenza delle tradizionali classificazioni per ordine alfabetico, stagionalità o ambiente, il libro propone un percorso graduale e strutturato, in cui 40 specie, selezionate tra le più note e diffuse, sono organizzate in base alla facilità di riconoscimento: dalle più semplici alle più complesse, agevolando un apprendimento progressivo e completo. Ogni scheda propone i segni distintivi essenziali per l’identificazione immediata, accompagnati da dettagliatissime illustrazioni che evidenziano gli elementi chiave, seguiti da una descrizione approfondita dello sviluppo della pianta e da osservazioni sul campo. Un approccio combinato tra chiavi botaniche e dettagli sensoriali, che aiuta ad affinare la capacità di riconoscimento: l’odore acre della Scrophularia canina, simile nell’aspetto al papavero, o la ruvidità della borragine rispetto al tocco vellutato della digitale rossa diventano strumenti pratici per distinguere le specie. Non un semplice manuale illustrato, quindi, ma un invito a riscoprire il legame con la natura, ad aprire gli occhi sulla straordinaria biodiversità che ci circonda e a trasformare ogni passeggiata in un’esperienza di conoscenza.
AL PROSSIMO MESE CON LE NUOVE ANTICIPAZIONI IN LIBRERIA!