Quando si decide di leggere un romanzo storico spesso si ha un’idea chiara di cosa aspettarsi. Questo genere letterario ha delle regole, degli stilemi precisi, delle peculiarità che nessun’altro genere presenta. Eppure, nel mondo dei social e delle recensioni facili e prevedibili, si possono notare ancora delle difficoltà nel riconoscere un genere dall’altro. A parer mio, “L’erborista di corte” non può essere confuso con altri, non può subire il giudizio superficiale di qualche dilettante che lo etichetta nel modo sbagliato. Lisa Laffi ha fatto un lavoro egregio, sia di ricerca storica che di intreccio narrativo; il romanzo che ci presenta è un equilibrio virtuoso tra i fatti storici e il coinvolgimento emotivo, dato dalla rotondità dei personaggi. La vita di Costanza Calenda, vissuta nel XV secolo, non fu affatto facile e Lisa Laffi ci restituisce questa complessità, attraverso gli avvenimenti, le congiure, le difficoltà, e l’amore, senza tralasciare alcun aspetto, rendendo questo libro un esempio vero di come si scrive un romanzo storico.
Di Costanza Calenda rimane ben poco. La ricerca delle fonti è stata complicata e la ricostruzione degli eventi non è stata da ameno; nonostante questo, l’autrice non fa pesare sul lettore o la lettrice il suo lavoro certosino, non ammorba con dettagli minuziosi e lungaggini senza funzionalità. Tutto ha un senso e tutto è funzionale al racconto, e non c’è un momento di noia. Ma in un romanzo storico non basta solo una bella storia, quello che fa davvero la differenza è la capacità di rendere i personaggi vividi, reali e rotondi, ben centrati all’interno del mondo narrativo e coerenti con il contesto storico. Infatti, Costanza è circondata da personaggi tridimensionali quanto lei, come Baldassarre Santomago, affascinante e coraggioso, o come la regina Giovanna II, con cui condividerà il destino incerto e la tenacia.
“Non sono Trotula, altezza, e non sono medico… Non ancora, almeno… ma ho intenzione di studiare per diventarlo. Purtroppo il monastero delle benedettine di San Giorgio a Salerno, dove ha studiato Trotula, oggi non è più quello di un tempo. Le monache a stento sanno leggere il volgare e passano il tempo a ricamare e a fare zeppole, mostaccioli e confetti…” “Oggi è all’università che si fa e si insegna la medicina” intervenne Caracciolo. “Al momento non c’è alcuna donna che frequenta l’università. Limitare la pratica medica agli atenei vuol dire escludere le donne dalla medicina, e questo è ingiusto.” Il tono di voce alto di Costanza catalizzò l’attenzione di tutti i presenti su di lei. In triste sorriso apparve sul viso di Giovanna d’Angiò-Durazzo. “Mi pare evidente che se c’è qualcuno che può cambiare le cose siete voi, Costanza Calenda. Avete fuoco dentro e potrete contare sul mio appoggio, se oggi riuscirete a salvare mio fratello. Le cose per le donne devono cambiare, e magari potremo proprio farlo voi e io.”
L’autrice è dotata di un grande equilibrio e di empatia. È riuscita a combinare sapientemente tutti gli elementi per rendere questo romanzo coinvolgente e istruttivo. Inoltre, ci ha reso partecipi di una storia avvincente, dimenticata, importante per l’evoluzione della medicina nel nostro Paese e per ricordare il grande contributo delle donne del passato che, ostinatamente, alcuni cercano ancora di mascherare. Per fortuna, la società sta cambiando e con essa anche la narrativa storica.
RIFERIMENTI DI LISA LAFFI
Lisa Laffi è laureata in Conservazione dei Beni Culturali e vive a Imola dove fa l’insegnante. È autrice teatrale e di saggi di storia. Con Tre60 ha pubblicato i romanzi storici L’ultimo segreto di Botticelli, La regina senza corona, giunto al secondo posto al concorso indetto da Robinson come migliore biografia del 2020, e L’erborista di corte. Ha vinto i premi «Verbania for Women», «Alberoandronico» e «Terra di Guido Cavani».
INSTAGRAM: https://www.instagram.com/laffilisa/
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