A ottobre non sappiamo mai cosa indossare ma di certo sappiamo cosa leggere, il dilemma sta solo in quanti libri acquisteremo questo mese! Ecco le novità più interessanti in libreria!
Oltre a costituire uno dei tre grandi racconti della Prima Era, I Figli di Húrin è uno dei capolavori più tragici e affascinanti del Legendarium di JRR Tolkien, un racconto scuro e potente che affonda le sue radici nel mito nordico e finlandese. La storia narra la vicenda di Túrin Turambar, eroe tormentato e segnato da una terribile maledizione lanciata su di lui da Morgoth, il Signore Oscuro: ogni sua decisione, mossa dall’orgoglio e dal desiderio di sfuggire al proprio destino, fa compiere la maledizione e conduce inevitabilmente al disastro, coinvolgendo anche coloro che Túrin ama. Per questo I Figli di Húrin è un’opera che rappresenta prima di tutto la storia di un conflitto interiore, offrendo una profonda riflessione sull’intreccio tra destino, libero arbitrio, speranza e disperazione. In un mondo dove le forze del male sembrano inarrestabili, Túrin combatte con la ferocia e la disperazione dell’eroe tragico, ma la sua inadeguatezza e i suoi traumi ne fanno un personaggio moderno per il quale il confine tra vittoria e rovina si fa molto sottile.
Una lettura fondamentale per ogni appassionato di Tolkien.
Le opere di Tolkien sono ricche di drammatiche e concitate battaglie. Dall’emblematica battaglia del Fosso di Helm fino alla distruzione di Isengard, questo volume analizza ogni scontro con mappe e descrizioni dettagliate degli eventi e degli eserciti contrapposti.
Con le scoperte portoghesi del XV secolo, il mondo atlantico si trasforma, progressivamente, nel luogo in cui Europa, Africa e America s’incontrano e costruiscono le loro relazioni asimmetriche. Questa convergenza senza precedenti dà origine a diversi fenomeni: il colonialismo, lo sviluppo economico e commerciale, ma anche significative migrazioni, volontarie o forzate, e la formazione di scambi inediti. L’Atlantico diventa così uno spazio unico di circolazione, di commerci e interazioni, sia pacifiche che violente. Questo libro offre un quadro completo delle trasformazioni avvenute nel mondo atlantico nei quattro secoli successivi alle scoperte portoghesi, fino ai movimenti rivoluzionari della fine del XVIII secolo, e illustra il formarsi e l’evolversi di una nuova identità.
Malfattori, usurpatori, apostati, traditori. Frutto malvagio di secoli ‘bui’ e corrotti. Questa la visione che abbiamo avuto finora degli antipapi. Eppure hanno segnato la storia della Chiesa e hanno contribuito a orientarne il cammino. Mario Prignano ci racconta in modo nuovo e appassionante un Medioevo diverso e mai scontato.
A partire dal III secolo dopo Cristo e fino alla fine del Medioevo, l’elezione del papa avveniva spesso in un clima molto conflittuale, che dava adito a contrasti e contestazioni. Il più delle volte questi sfociavano nella presenza contemporanea di due pontefici, uno dei quali definito, appunto, antipapa. Nel nostro immaginario questi personaggi sono rappresentati come individui corrotti, assetati di potere, nemici della Chiesa e dell’unità dei cristiani. In realtà, lungi dall’essere creature tenebrose che tramano nell’ombra, molti sono devoti uomini di Chiesa divenuti antipapi perché sostenitori di posizioni teologiche poi sconfitte o per una serie di motivi fortuiti. Questa storia dei ‘perdenti’ rispetto alla tradizione ufficiale della Chiesa ci farà scoprire così che dei trenta e più antipapi, uno è venerato come santo e martire e altri sono morti in odore di santità. Che per lunghi secoli su molti di loro la Santa Sede ha preferito non prendere posizione e su alcuni si mantiene tuttora cauta, ammettendo che potrebbero essere considerati papi legittimi. Si scoprirà anche che alcune figure che la storiografia tradizionale ha considerato burattini in mano al potere secolare, hanno contribuito in modo decisivo alla definizione delle regole che stanno alla base del papato e, per questo, in modo del tutto inatteso, alla storia e all’autocoscienza della Chiesa stessa.
Il soggetto e il potere è il più citato e il più famoso fra i testi brevi di Michel Foucault. Concepito come un’introduzione alla sua ricerca per il pubblico anglofono, si tratta dell’ultimo testo dedicato dal filosofo francese alla sua concezione della natura del potere, nonché del più sistematico. Esso contiene, inoltre, l’abbozzo di una teoria della nascita della modernità politica e alcune tra le più significative indicazioni riguardo alla natura di una proposta politica foucaultiana. Si tratta, infine, di una delle più importanti riflessioni dedicate da Foucault al tema dell’istituzione. Questa nuova edizione italiana, con una traduzione interamente rivista, è completata da un saggio introduttivo a cura di Andrea Di Gesu.
Un romanzo palpitante in cui il giudizio – anche di fronte alle azioni più estreme – è sempre fuori scena. Con una scrittura trascinante e tagliente, Marco Balzano torna a indagare il rapporto tra individuo e collettività, tra le scelte personali e i grandi rivolgimenti della Storia. «La vita è aggredire o difendere, distruggere o prendersi cura».
Siamo a Trieste, la guerra è appena finita. Un uomo beve un caffè al bancone del bar. Qualcuno lo chiama, lui si gira ma sente già la canna di una pistola puntata contro la schiena. Tutti lo conoscono come «Bambino»: è stato la camicia nera più spietata della città. «Ho ucciso e fatto uccidere. Ho sempre cercato di stare dalla parte del più forte e mi sono sempre ritrovato dalla parte sbagliata». Una storia veloce quanto un proiettile che attraversa guerre, confini, tradimenti. Come in “Resto qui”, Marco Balzano torna al grande romanzo storico e civile. E lo fa con il suo personaggio più duro, impossibile da dimenticare. Mattia nasce a Trieste nel 1900. La sua infanzia irrequieta, forse, è già un presagio: un fratello che parte per l’America, un amico che presto lo abbandona. Quando scopre che la donna che lo ha cresciuto non è la sua vera madre, dentro di lui qualcosa si spezza e nel petto divampa un fuoco freddo che non saprà mai domare. L’ingresso tra le file degli squadristi è una conseguenza quasi naturale. Nonostante il soprannome che gli hanno affibbiato per il suo viso da fanciullo, «Bambino», Mattia ostenta una ferocia da boia. Ma prima ancora dell’ideologia, prima della violenza e della brutalità antislava, il motivo per cui indossa la camicia nera e batte palmo a palmo le terre contese è la speranza di ritrovare quella madre senza nome né volto. La ricerca di una donna che non ha mai conosciuto diventa il senso di tutto. Suo padre, un vecchio orologiaio sicuro che le persone si possano riparare come gli ingranaggi, è l’unico a conoscere la verità ma la tiene sigillata in un silenzio blindato quanto una cassaforte. Nella frontiera d’Italia più dilaniata, la vita di Bambino scivola su un piano inclinato: ogni giorno una nuova spedizione, un nuovo assalto, una nuova rapina. E poi, tutto d’un fiato, lo scoppio della guerra, i nazisti in città, l’occupazione jugoslava di Trieste, le foibe. Un’esistenza vissuta da cane sciolto, scandita da un implacabile conto alla rovescia.
Il 29 agosto 1949, quattro giorni dopo la nascita di Martin Amis, i sovietici realizzano il loro primo test nucleare e comincia la cosiddetta «deterrenza». È l’inizio di una nuova fase della storia, in cui tutti noi abitanti del pianeta Terra siamo diventati «mostri di Einstein». I cinque racconti «preapocalittici» di questa raccolta, scritta a metà degli anni Ottanta, mostrano con feroce lucidità come da quella fase, a distanza di 75 anni, l’umanità non abbia ancora trovato il modo di uscire. I racconti che compaiono in questa raccolta, pubblicata per la prima volta nel 1987, potrebbero essere definiti «preapocalittici», perché a Martin Amis non interessa tanto indugiare nella descrizione di una terra devastata da un’ipotetica guerra nucleare, ma guardare alla realtà che lo circonda attraverso la lente della sempre incombente minaccia atomica. Se solo si prendesse sul serio la portata del rischio rappresentato dalla strategia apparentemente razionale ma fondamentalmente assurda della deterrenza nucleare, sostiene l’autore nella sua introduzione, allora la mostruosità della vita di ogni giorno apparirebbe in tutto il suo grottesco orrore. Ed ecco dunque le sarcastiche, agghiaccianti invenzioni narrative di questi cinque racconti: un erculeo immigrato polacco capace di sollevare a mani nude un’automobile sceglie di non vendicarsi degli autori di un brutale assassinio per non dare il suo contributo a «una disgrazia eterna. Se li avessi ammazzati, sarei ancora forte. Ma bisogna pure che qualcuno faccia il primo passo». Lo schizofrenico Dan viene ospitato dallo zio Ned nella sua casetta sul lago nella speranza che quell’idillio rurale lo riporti alla ragione; ma all’origine della sua schizofrenia c’è il lavoro di «papà, uno dei padri dell’era nucleare», e quella è una schizofrenia da cui non si guarisce. E poi troviamo rivisitazioni del mito di Andromeda, fra queste pagine, e scorrimenti veloci della storia del nostro pianeta. Troviamo perfino un’inquietante preveggenza laddove Amis immagina una paradossale epidemia che, proprio nel 2020, imperversa fra gli abitanti di un mondo in cui il cielo si è trasformato in «acne bollente» e nulla è meno auspicabile della salute e della giovinezza. Così facendo Amis riesce a narrare l’inenarrabile: la perenne minaccia dell’annichilimento atomico, follia suprema del nostro mondo, in cui le armi nucleari continuano a proliferare. Silenziose e nascoste, ma sempre all’erta.
Profondo raccoglie i migliori racconti degli abissi.
Quando calano le tenebre e il vento si spegne, dalle profondità marine si avverte un cupo richiamo. Marinai intrappolati nelle correnti; un uomo tormentato da ciò che ha commesso in mare; una nave arenata nel minaccioso Mar dei Sargassi…
Un ariete che, prima di finire tra le costellazioni, lascia sulla terra il suo vello d’oro, un condottiero allevato da un centauro e non sempre all’altezza del suo compito, una ragazzina sognante che si trasforma in strega rabbiosa, e poi un viaggio infinito per acque perigliose. Quali altri ingredienti potrebbero mancare per ordire la trama della nostra umanità? Il viaggio degli Argonauti è l’archetipo di tutti i viaggi, una inesauribile fonte di rivelazioni, suggestioni e rimandi che riserveranno più di una sorpresa. Unifica il mondo antico e ne prefigura il futuro; è la storia del primo contatto tra Oriente e Occidente, la testimonianza della reciproca conoscenza e il formarsi di un dialogo possibile. Ripercorrendo le rotte della nave Argo e dei suoi intrepidi marinai, Tommaso Braccini ricostruisce la geografia e l’etnografia mitica del cuore dell’Europa, del Mediterraneo e delle sue sponde, e dell’Oceano illimitato.
Di fattezze bestiali, orrifiche o mostruose. Ma anche sensuale, prestante e vigoroso. Enorme o minuto, villoso o glabro, terribile o burlone, ignudo o ben abbigliato. Non esiste un’unica forma del diavolo, ve ne sono tante; non una sola figura, ma migliaia da mettere in fila, da comprendere e giustificare in base alle fonti testuali, alle leggende, agli eventi di cui il demonio rappresenta gli esiti drammatici e nei quali riesce ogni volta a impersonare il nemico di turno, adottando la maschera opportuna. Questo volume analizza l’evoluzione dell’immagine demoniaca dalle prime attestazioni nella Tarda Antichità fino ai giorni nostri, individuandone via via le strategiche mutazioni, le eventuali novità, le possibili motivazioni storiche.
Racconti avvincenti, personaggi fantastici e sorprendenti colpi di scena: anche dopo migliaia di anni, i miti greci continuano ad affascinarci mostrando che cosa significhi essere mortale in un mondo governato da forze che sfuggono al nostro controllo. Con uno stile fresco e vivace, Sarah Iles Johnston offre un’originale versione narrativa dei miti più conosciuti e di altri meno noti, soffermandosi sui complessi intrecci fra le storie e i loro protagonisti, sulle figure femminili spesso trascurate e su aspetti della quotidianità della Grecia antica. Ne risulta un appassionante e divertente viaggio dall’origine del cosmo al ritorno di Odisseo a Itaca.
Molti testi classici hanno avuto una storia rocambolesca. Gli ultimi esemplari di poesie, romanzi e trattati dell’antichità sono stati rubati, contrabbandati, mascherati, riciclati e nascosti. L’acqua del Nilo, l’inchiostro della censura, persino animali da cortile e avide SS hanno minacciato di privarcene per sempre. Con uno stile vivace e accattivante, Tommaso Braccini ci racconta come queste opere siano giunte fino a noi, nonostante tutto e tutti, solo per merito di alcuni uomini che le hanno ostinatamente cercate e salvate. È anche grazie a loro se Greci e Romani ci parlano ancora oggi.
«Ancora una volta mi trovavo in America scoprendo, malgrado tutto, di non poter tenermene lontano, da quell’oggetto della speranza che i Miracoli possano accadere, che Iddio possa tornare ancora alle faccende Umane, che a tutte le zelanti Finzioni necessarie all’infanzia d’una specie sia dato di avverarsi…»
L’astronomo Mason e il topografo Dixon, scienziati inglesi del XVIII secolo, protagonisti di questo monumentale romanzo, hanno personalità opposte: malinconico e disincantato il primo, concreto e vulcanico il secondo. Eppure sono accomunati, oltre che dalla tendenza a bere più del necessario, dalla fede assoluta nella ragione. Lavorano in coppia in numerose ricerche astronomiche per incarico del re d’Inghilterra, e passano alla storia per aver tracciato e mappato, tra il 1763 e il 1767, il confine tra Pennsylvania e Maryland, confine non solo geografico ma anche culturale e storico quando – dopo il 1780 – divenne nell’immaginario collettivo la linea di demarcazione tra la libertà e la schiavitù, tra il progresso e la reazione, tra il passato e il futuro degli Stati Uniti. Ma quella linea esatta, pensata secondo coordinate scientifiche che non tengono conto dei caratteri del territorio, è anche un’astrazione che per Pynchon diventa emblema della violenza esercitata dagli uomini sulla natura.
Londra, 1847. In una tranquilla casa nella campagna fuori Londra vengono predisposti gli ultimi ritocchi per accogliere un gruppo di giovani donne. La casa e la sua ubicazione sono segrete, gli inservienti non si conoscono tra di loro, ma le ragazze hanno una cosa in comune: sono perdute. Rifugio per prostitute, ladre e indigenti, Urania Cottage offre una seconda possibilità di vita, riscatto, redenzione. Ma quante delle donne accolte tra quelle mura lo desiderano davvero? Nel frattempo, a pochi chilometri di distanza, in una villa di Piccadilly, la milionaria Angela Burdett-Coutts, una delle benefattrici di Urania Cottage, fa una scoperta che non può lasciarla indifferente. L’uomo che da dieci anni la perseguita è stato rilasciato e lei sa che è solo questione di tempo prima che si rifaccia vivo, riprendendo a tormentarla. Mentre il mondo di Angela e quello delle donne di Urania Cottage convergono in modo del tutto inaspettato, tutte loro scopriranno che la libertà ha sempre un prezzo…
Sparta non ha lasciato in eredità una splendida acropoli ancora visitabile. Sparta non annovera tra i suoi figli uno storico illustre che ne abbia ricostruito le vicende. Di Sparta sappiamo essenzialmente quello che ci ha raccontato la sua storica rivale, Atene. Ma a leggere bene tra le testimonianze del passato, emerge un’altra storia, tutta da raccontare.
Che cosa sappiamo di Sparta? Città guerriera, popolata di eroi programmati per combattere a difesa della patria senza temere la morte. Società dove il singolo non conta di fronte alla comunità. Sparta è la pólis severa che senza pietà elimina i bambini imperfetti e sottopone i superstiti a un addestramento durissimo. Soprattutto, Sparta è l’antitesi di Atene: se questa è la culla della democrazia, della filosofia, della poesia, della libertà, Sparta è la roccaforte dell’oligarchia, città senza cultura, austera ed essenziale. Ma è davvero così? Questo libro prova ad andare oltre lo stereotipo. Scopriremo che la vulgata sulla soppressione dei bambini è probabilmente un falso; che l’educazione spartana non era poi così diversa dall’educazione impartita ai ragazzi nelle altre città di Grecia; che vivere a Sparta non significava votarsi solo alla guerra e all’addestramento militare; che in città si apprezzavano motti di spirito, musica, feste; che le donne avevano più libertà e più diritti rispetto alle altre donne greche. Insomma, scopriremo perché la città «amabile» e «divina» – per citare Omero – ha lasciato segni indelebili nella storia e nella cultura del mondo greco.
Nello Yorkshire di inizio Ottocento, Eliza May Drayden e le sue sorelle Millicent e Helen conducono un’esistenza solitaria, segnata dalla povertà e dalla malattia, trovando la loro realizzazione nell’amore per la lettura e la scrittura. Dopo decine di rifiuti, i romanzi di Millicent ed Eliza May vengono finalmente pubblicati grazie all’utilizzo di pseudonimi maschili, ma vanno incontro a esiti opposti. Mentre il romanzo di Millicent diventa un grande successo di critica e pubblico, quello di Eliza May viene etichettato come «frutto di una mente malata» e «immorale». In undici capitoli, ognuno dei quali potrebbe essere una novella a sé stante, la storia della vita di Eliza May viene raccontata da persone che la conobbero, da biografi che ne scrissero secoli dopo, da un misterioso taccuino e da personaggi le cui vite si intrecciano con quella di Eliza. Un interesse dovuto al fatto che è stata autrice di un solo romanzo, denigrato con lei ancora in vita, ma riconosciuto come un capolavoro nei centosettanta anni dopo la sua morte. Prendendo spunto dalla vita di Emily Brontë e imitando la struttura insolita di Cime tempestose, Il canto della cicogna e del dromedario ha undici narratori che trasportano il lettore in una storia che abbraccia tre secoli. Si legge come un giallo letterario e insieme come un grandioso viaggio nel tempo.
Storie macabre e inarrestabili, che permettono di ricostruire, per la prima volta in Italia, una mappa chiara dello straordinario potere espressivo della penna di Bram Stoker sulla forma breve.
“Mi raccomando, fate ritorno prima di sera. Sai che questa non è la notte più adatta per andarsene a spasso.” Dracula è un capolavoro che continua a stregare i lettori di tutto il mondo, ma gran parte della produzione di Bram Stoker rimane tuttora inesplorata. Prolifico autore di racconti, Stoker è stato capace di rielaborare gli stilemi dell’horror in chiave personalissima, con una voce macabra e ossessiva che spinge al massimo l’immaginazione e indaga la dualità di vita e morte, noto e ignoto, sogno e realtà. Questa selezione di racconti ripropone alcuni dei suoi lavori più importanti e significativi: ne La casa del giudice, seguiamo una lenta discesa verso la follia nel segno delle migliori storie di case stregate. In I duplici, vera e propria gemma di crudeltà, l’autore mette in scena una coppia di bambini e la loro ossessione per la distruzione, che li porterà a sacrificare per gioco animale dopo animale, fino a macchiarsi di un crimine perfino più cupo. Ancora, nella raccolta, possiamo sbirciare nel laboratorio di un grande autore, con il capitolo originariamente pensato in apertura a Dracula e poi eliminato in fase di pubblicazione.
Tra mostri acquatici, volpi mutaforma e semplici umani che si tramutano in divinità, Lafcadio Hearn ritrae un Giappone incantevole, in cui vita quotidiana e soprannaturale si mescolano con naturalezza, regalando al lettore sfumature che hanno il sapore del sogno.
Un ragazzo salva una tartaruga e questa per sdebitarsi lo conduce al palazzo del re dei mari. Oppure salva uno squalo, che finisce per annidarsi nello stagno del suo giardino, e infine gli procura un tesoro. Un samurai sposa una bellissima ragazza di origini ignote, finché un giorno non si accorge che dal suo kimono spunta una coda fulva. E come mai quella mosca che ronza in cucina sembra avere proprio le abitudini del nonno, morto poco tempo fa? “Dobbiamo più alle nostre illusioni che alla nostra conoscenza”, scriveva Lafcadio Hearn in “Glimpses of Unfamiliar Japan”, una delle numerose opere in cui raccolse, tradusse e commentò storie del Giappone tradizionale, intuendo che l’unico modo per mostrare e raccontare le peculiarità di quel Paese agli occidentali era attraverso il complesso delle loro tradizioni narrative, orali o scritte, attraverso le storie del folklore, del mito, del piano più immaginifico. In questa antologia vengono presentati quarantaquattro racconti di Hearn, di cui nove mai apparsi prima in Italia, tradotti in uno stile moderno ed elegante da Andrea Cassini, e affiancati da stampe artistiche di autori classici come Utamaro, Kuniyoshi e Hokusai.
Da quando è stato trasferito da Berlino a Königsberg, il governatore Hans von Lehwaldt ha cercato ogni possibile pregio in quella cittadina affacciata sul mar Baltico. E non può dire che la sua vita non scorra serena tra le passeggiate al porto e le visite dei notabili della città, se non fosse per l’inverno pressoché perenne e il tedio infernale. Per questo, quando un giorno di fine estate del 1762, gli viene riferito che in città è in arrivo Giacomo Casanova, preceduto dalla fama di gran seduttore e spirito illuminato, l’uomo decide di invitarlo nella propria casa, e provare così ad avere per un giorno un po’ di svago. Per irretire il celebre ospite e magari convincerlo a fermarsi nella loro piccola cittadina per più di un giorno, von Lehwaldt decide di invitare i cittadini più in vista, tra i quali il noto, seppur per ragioni e meriti del tutto diversi da Casanova, Immanuel Kant. I due non potrebbero essere più distanti: Casanova è fuggito dal carcere di Venezia da sette anni e da quel momento vaga tra le corti d’Europa seducendo giovani bellissime e nobili azzimati, nel tentativo di tenere a bada la sua più grande nemica, la noia. Kant, invece, non ha mai lasciato la sua città natale e ha dedicato la vita al sapere, alla carriera accademica e ai suoi studenti, può contare su una folta schiera di fedeli amici, ma non ha mai frequentato una donna in quarant’anni. Per questo, il salotto del governatore potrebbe riservare una serata fuori dal comune. Kant e Casanova all’inizio non paiono poter trovare una lingua comune. Sarà l’enigma di Eulero Ven che da sempre ammanta di mistero la città di Königsberg e i suoi sette ponti a unirli in un’avventura indimenticabile e a portare l’uno a mettersi in ascolto delle passioni dell’altro, anche per una notte soltanto.
«La guerra era di nuovo sui giornali, il fiume sempre più in magra ne restituiva le vestigia. Era riapparso un semicingolato tedesco. Era riemersa una chiatta di cinquanta metri. Erano tornati alla luce ponti di barche bombardati dagli inglesi. Alla fine di luglio, la secca aveva esposto le rovine del vecchio ponte tra Ostiglia e Revere. Ilario non aveva potuto vederlo. Ormai se n’era andato».
È l’estate del 2022, il Po non è mai stato così basso. La morte di Ilario Nevi, partigiano, artista, intellettuale ferrarese di fama nazionale, scoperchia un segreto mantenuto per quasi cent’anni, attraverso le tragedie del Novecento e gli sconvolgimenti del nuovo millennio. Un segreto che ne nasconde altri, incastonati nel passato e annidati nel futuro, e ogni rivelazione è in realtà un nuovo enigma. Antonia, nipote di Ilario, vuole dare un senso a ciò che sta scoprendo. Andrà fino in fondo, ricostruendo la storia non solo di una vita, ma di un insospettato intrico di esistenze. Dalla guerra di liberazione nel Delta alle lotte per i diritti e per l’ambiente, Gli uomini pesce è un omaggio al Grande Fiume e alle sue terre. Un romanzo maestoso, una saga in cui la Storia è tutt’uno con le vicende dei protagonisti, innervata nei loro amori, nelle loro avventure, negli incubi peggiori e nei sogni più belli.
Simile a un dio mi sembra quell’uomo che siede davanti a te, e da vicino ti ascolta mentre tu parli con dolcezza e con incanto sorridi. E questo fa sobbalzare il mio cuore nel petto. Se appena ti vedo, subito non posso più parlare, la lingua si spezza, un fuoco leggero sotto la pelle mi corre, nulla vedo con gli occhi e le orecchie mi rombano, un sudore freddo mi pervade, un tremore tutta mi scuote: sono più verde dell’erba; e poco lontana mi sento dall’essere morta. Ma tutto si può sopportare… Saffo (fr. 31 V.) Arrivano da un passato remotissimo e sono giunti fino a noi sopravvivendo a catastrofi storiche immani, quali la fine della civiltà antica e i secoli bui del medioevo. Sono i classici della tradizione greca e latina, autentiche pietre miliari della cultura occidentale come la conosciamo oggi, opere che hanno plasmato la nostra immaginazione per millenni. Con l’usata maestria, Piero Boitani si affida al piacere del proprio gusto personale e sceglie fior da fiore per indurci a godere del fascino intatto e della radiosa forza di suggestione dei capolavori antichi. Un viaggio da vertigine, accompagnato da un ricco corredo di immagini, che muove dalla Grecia dell’epica omerica di Achille e Ulisse, della tragedia e dell’invenzione della storia, per approdare poi a Roma, al suo prezioso lascito letterario reso eterno da opere come l’Eneide di Virgilio e le Metamorfosi di Ovidio. Marco Aurelio esortava a «vivere con gli dèi», adattando sé stessi alla sorte assegnata. Sulle orme dell’imperatore filosofo, si potrebbe dire «vivi con i classici!» e la vita ti parrà lieve.
La magnifica saga storica di Diana Gabaldon ritorna.
Ambientato nell’affascinante Scozia di 200 anni fa, il terzo capitolo delle avventure romantiche di Jamie e Claire è avvincente quanto il primo.
Era morto. Eppure provava fitte di dolore lancinante al naso, il che gli parve strano date le circostanze. Inizia così La viaggiatrice: nonostante ci abbia provato in ogni modo, Jamie Fraser non è perito sul campo di battaglia di Culloden. Ne è stupito, e quasi deluso: una vita senza Claire, e senza il bambino che lei aveva in grembo, è un pensiero insostenibile. Così come insopportabile è la prospettiva di ciò che la sua gente, quel popolo unito a lui nel combattere per la Scozia, dovrà affrontare. Anche nel Ventesimo secolo Claire viene a sapere che Jamie è sopravvissuto e, per quanto sorpresa, ne è invece sollevata, malgrado i vent’anni trascorsi dalla loro separazione. Nel frattempo, Roger McKenzie e Brianna si avvicinano sempre più l’uno all’altra mentre cercano di ricostruire il passato e scoprire che fine abbia fatto Jamie Fraser. Riusciranno a trovarlo? E in quel caso, quale sarà la scelta di Claire? Tornerà da lui? Dai riti ancestrali delle Highlands scozzesi ai vicoli e ai bordelli di Edimburgo, fino alle vastità dell’oceano e alle Indie Occidentali, Gabaldon trascina i suoi lettori in una ricca avventura, tra torchi tipografici e rivolte, omicidi, rapimenti, brodi di tartaruga e molto altro. Dietro tutto, però, rimane la domanda di Jamie: «Sassenach, vuoi tu prendermi vuoi rischiare di prendermi per l’uomo che sono, per amore dell’uomo che conoscevi?».
l nuovo romanzo di Sophie Hannah, con protagonista l’indimenticabile detective, conferma l’autrice come la vera e incontrastata erede di Agatha Christie.
Il più grande detective del mondo, Hercule Poirot, leggendario protagonista di moltissimi romanzi di Agatha Christie, si trova alle prese con uno sconcertante mistero natalizio. È il 19 dicembre 1931. Hercule Poirot e l’ispettore Edward Catchpool sono chiamati a indagare su uno strano omicidio, avvenuto all’interno di un ospedale nel Norfolk. La madre di Catchpool, l’incontenibile Cynthia, insiste affinché Poirot e il figlio soggiornino a Frellingsloe House, una vecchia villa a picco sulla scogliera e a rischio di crollo imminente, di proprietà dei suoi amici Arnold e Vivienne Laurier, in modo da trascorrere tutti insieme il periodo festivo mentre il celebre detective belga si occupa del caso. Arnold sarà presto ricoverato nello stesso ospedale e la moglie teme possa essere la prossima vittima dell’assassino, anche se si rifiuta di spiegarne il motivo. Poirot ha meno di una settimana per risolvere il caso e prevenire altri omicidi, se vuole tornare a casa in tempo per festeggiare il Natale con il suo amico Catchpool come da programma. Intanto, qualcun altro, qualcuno di molto spietato, ha idee ben precise su come confondere le acque e neutralizzare il fiuto infallibile di Hercule Poirot.
A questo quarto pannello della sua epopea letteraria e civile Scurati affida il gigantesco affresco dell’Italia fascista sui fronti del secondo conflitto mondiale, degli errori, degli orrori e dell’eroismo ancora possibile per uomini e donne reduci da vent’anni di dittatura. E tratteggia il ritratto al nero di un uomo di fronte al destino che ha plasmato per sé e per un’intera nazione, solo all’incrocio tra il parallelo del crepuscolo e un meridiano di sangue.
Sono trascorsi quarant’anni da quando il figlio del fabbro di Dovia ha mosso i primi passi in politica; quasi venti da quando ha impugnato lo scettro del potere; poche settimane da quando ha annunciato agli italiani che il destino batte l’ora della guerra. Proprio adesso, alla fine di giugno del 1940, quel destino offre al Duce un segno, forse un presagio: Italo Balbo, il condottiero della Milizia, il maresciallo dell’aria celebre in tutto il mondo, viene abbattuto in volo dal fuoco amico. Ma non c’è più tempo per volgersi indietro. Affinché la Storia metta in scena l’immane tragedia della guerra, ciascuno deve interpretare la sua parte. Come il generale Mario Roatta, feroce pianificatore di rappresaglie e capo di un esercito spaventosamente impreparato. Come Galeazzo Ciano, ossessionato dall’idea di dominare il Mediterraneo; Edda, pronta a unirsi alla Croce rossa per avere la sua prima linea; Clara Petacci, che stringe tra le braccia un uomo sempre più simile a un fantasma; Amerigo Dùmini, l’assassino di Matteotti, che ha prosperato ricattando quel fantasma. Come una generazione intera di soldati tra cui l’alpino Mario Rigoni Stern, arruolatosi volontario, che nel gelo del fronte russo apre gli occhi sulla natura del dramma a cui partecipa, o il maggiore Paolo Caccia Dominioni, che deve guidare il suo reparto nelle sabbie della tragica battaglia di El Alamein; e una generazione intera di gerarchi tra cui Dino Grandi, sempre più insofferenti verso il Duce. E infine c’è lui, Benito Mussolini, ancora convinto di poter bilanciare in Europa le brame conquistatrici di Hitler ma in realtà pronto a scodinzolare al fianco della tigre tedesca come un patetico sciacallo.
Samuel Akunis, regista greco oppositore della dittatura dei colonnelli, ebreo sfuggito all’Olocausto, francese d’elezione, ha un sogno folle: portare l’Antigone di Anouilh tra le strade di Beirut straziate dai combattimenti. «Nata in Grecia, immaginata tra le mani del Reich o interpretata nella Parigi occupata, Antigone era di tutti i tempi. Della nostra attualità.» Ma ora Sam è troppo malato e chiede all’amico Georges di portare avanti il suo progetto. Con un passato da attivista nel movimento del Sessantotto parigino e di scontri anche violenti con gli studenti di estrema destra, Georges da tempo ha abbandonato la politica per dedicarsi al teatro. Adesso ha una famiglia, una figlia piccola, ma non può tirarsi indietro. Così, nel febbraio del 1982 parte per il Libano, dove tocca a lui mettere in scena l’Antigone. Per farlo si dovrà negoziare una tregua di due ore. La rappresentazione dovrà avvenire sulla linea di confine, le macerie faranno da scenografia. Gli attori sono scelti da ciascuna delle fazioni nemiche: Antigone sarà palestinese, Emone un druso, Creonte un cristiano maronita, le guardie sciite. Tutti insieme sul palcoscenico: perché se la guerra è una pazzia, anche la pace deve esserlo. Georges si trova a muoversi impreparato tra cecchini, posti di blocco, edifici crivellati di colpi; per la prima volta sente i rumori della guerra. Ma non rinuncia al sogno di Sam, che è diventato anche il suo. Finché, dopo essere stato testimone della violenza e della sofferenza, con il massacro perpetrato nei campi profughi di Sabra e Shatila anche lui avrà la sua parte nella tragedia.
La crescente diffusione in Italia dei festeggiamenti di Halloween e il dilagante successo delle saghe dedicate a maghe e streghe hanno alimentato il fascino di un fenomeno storico più complesso e sfaccettato di quel che sembra. Anche nel nostro paese esistono luoghi in cui storia e leggenda si sono intrecciate e dove spesso aneddoti e testimonianze conferiscono a un borgo, a una città, a una foresta un sapore particolare di magia e mistero. E molteplici sono i centri che hanno ospitato i processi contro le presunte streghe. Dalle «donne di fuori» della tradizione siciliana alle «masche» di quella piemontese, passando per l’Italia centrale, uno fra i territori della primissima elaborazione del concetto di stregoneria moderna, l’itinerario si snoda fra luoghi reali e immaginari legati alla memoria delle streghe e dei loro accusatori. Non soltanto villaggi, come Triora, la Salem d’Italia, o Travala e Rifreddo, ma anche vivaci città del Rinascimento, come Perugia o Modena, Milano e Roma.
Un romanzo sulla solitudine e sull’insopprimibile bisogno d’amore degli esseri umani, che difende gli eterni valori della curiosità, del coraggio e della compassione, e che con quarant’anni di anticipo prefigura l’epoca dell’intelligenza artificiale e della pervasività del digitale.
Siamo nel 2467. Il mondo è dominato dai robot, a cui competono le attività direttive e la produzione. L’umanità è sollevata dalla fatica del lavoro e dalla responsabilità delle decisioni: “Non fare domande, rilassati” è il comandamento. Un sogno che si avvera
o forse no. In realtà la specie umana sembra avviata all’estinzione, tra dipendenza da psicofarmaci, stordimento elettronico, calo delle nascite, abolizione della famiglia. A garantire lo status quo in questo mondo senza arte, senza storia, senza significato, è un androide di nome Spofforth, tanto perfetto quanto incompleto; il suo più grande desiderio è potersi suicidare, contro i dettami della sua stessa programmazione. A lottare contro il sistema sono invece Paul Bentley, un professore universitario che ha casualmente scoperto l’esistenza dei libri e ha imparato a leggere, e Mary Lou, una ragazza che vive un’esistenza da emarginata e che si è sempre rifiutata di assumere sostanze per poter tenere gli occhi aperti sulla realtà. Noto anche con il titolo Futuro in trance, Solo il mimo canta al limitare del bosco (1980) è un’indimenticabile distopia che ha la potenza narrativa di Fahrenheit 451.
Dennis Knuckleyard è un diciottenne un po’ sfigato che lavora e vive in una libreria di libri usati. Un giorno, Coffin Ada, proprietaria della libreria e suo capo, lo manda a recuperare alcuni libri rari, tra cui uno che Dennis scopre non dovrebbe esistere. A London Walk del reverendo Thomas Hampole è un libro fittizio che compare in un romanzo reale di un altro autore. Eppure, il libro si trova fisicamente nelle sue mani. Coffin Ada gli svela che il libro proviene dall’altra Londra, Il Grande Quando, una versione della città che è al di là del tempo. In Il Grande Quando, le epoche si fondono e le dimensioni reali e fittizie si confondono, mentre concetti come il crimine e la poesia si incarnano in esseri meravigliosi e terribili. Ma se lui non restituirà il libro a quest’altra Londra, verrà ucciso. Così inizia la sua avventura. Addentrandosi nel mondo sotterraneo della città e intrattenendosi con un eccentrico gruppo di stregoni, gangster e assassini, Dennis si ritrova al centro di una serie esplosiva di eventi che potrebbero mettere in pericolo entrambe le versioni di Londra.
Intellettuale impegnata sia nella vita privata che nella sfera pubblica, George Sand (1804-1876) fu una delle romanziere più prolifiche di ogni tempo. Visse e scrisse con inimitabile coerenza, votandosi a un anticonformismo e a un femminismo che impressionarono e segnarono il mondo. Fu mentore e compagna di lotte dei grandi spiriti della sua epoca, fra cui Chopin, Victor Hugo e Flaubert. Lo sterminato epistolario testimonia di un inesausto amore per la vita e di un’indomabile coscienza sociale.
L’attesissimo sequel di La casa sul mare celeste
Una storia di resistenza, raccontata con amore, sull’importanza di lottare per la vita che si vuole vivere e su come fare per tenersela stretta.
Arthur Parnassus vive una bella vita costruita sulle ceneri di una brutta vita. È il direttore di uno strano orfanotrofio su un’isola lontana e spera di diventare presto il padre adottivo di sei bambini magici che vi abitano. Nessuno di loro deve provare quel dolore che lui stesso ha provato da bambino. A fianco ha il suo grande amore, Linus Baker, ex assistente sociale del Dipartimento della Gioventù Magica; e ci sono Zoe Chapelwhite, spiritello dell’isola, e la sua fidanzata, la sindaca Helen Webb. Tutti loro faranno di tutto per proteggere i bambini e Arthur si trova a condurre una battaglia perché la sua famiglia, e tutte le persone magiche, abbiano finalmente il futuro che meritano. Ma le ombre del passato e l’arrivo di un altro bambino minano le sue certezze: la sua famiglia crescerà più forte che mai o cadrà a pezzi?
Ci sono storie capaci di tenerci svegli fino all’alba.
Il nuovo enigmatico romanzo del maestro del thriller italiano.
Mi chiamo Pietro Gerber ma qui a Firenze, dove vivo da quando sono nato, tutti mi conoscono come l’addormentatore di bambini. Sono un ipnotista, come lo era mio padre, e con l’ipnosi aiuto i bambini a elaborare traumi e a superare paure e fobie. Non sembrerebbe, ma il mio è un mestiere pericoloso. Perché la mente dei bambini è un labirinto ed è facile smarrirsi e non riuscire più a tornare. Forse è proprio questo che sta succedendo a Matias. Ha nove anni e da tempo ha un sogno ricorrente. Da troppo tempo. Ormai Matias ha paura di addormentarsi, perché in sogno gli fa visita qualcuno che non dovrebbe esistere. Una donna dall’aria triste e vestita sempre di scuro e che non parla mai. La signora silenziosa abita i suoi sogni come uno spettro, come una presenza inquietante che tracima nella realtà. Non dovrebbe essere nient’altro che un sogno, ma allora… Allora perché sento che la signora silenziosa è reale? Allora perché sento nel silenzio il ronzio di un immenso sciame di insetti? Allora perché sento che perfino la mia casa, vuota e solitaria, è infestata da fantasmi? E se la storia della signora silenziosa fosse ancora tutta da scrivere… Come la mia?
Mi chiamo Pietro Gerber, sono l’addormentatore di bambini, e di colpo ho paura di dormire. E ho ancora più paura di stare sveglio.
Siamo nel 1830: il grande gioco fra Gran Bretagna e Russia per il potere e l’influenza in Asia centrale è in pieno svolgimento. Nel cavalcare verso Kabul, il giovane e ambizioso Alexander Burnes sventola la bandiera inglese, dopo aver dato un malinconico addio alla fanciulla amata, la nobile e anticonformista Bella Garraway. Da San Pietroburgo, intanto, è in viaggio verso la stessa meta l’egualmente giovane e ambizioso Yan Vitkevich. Entrambi vogliono ingraziarsi l’emiro Dost Mohammed, imperatore degli Afghani, e così facendo renderlo alleato, ovvero in prospettiva suddito, delle loro rispettive nazioni. Il cast di caratteri presente nel romanzo non si ferma però qui: ci sono ufficiali e mogli di ufficiali, avventurieri e agitatori, linguisti e archeologhi, uomini di fede e intrepidi credenti: una babele di lingue, di religioni, di usi e di costumi. Tanto l’Afghanistan si mantiene misterioso, tanto gli sforzi occidentali, perché anche la Russia qui è Occidente rispetto a quell’Oriente, si illudono di poterlo penetrare. Finirà in tragedia, ancor più sanguinosa in quanto fin dall’inizio annunciata e però dai diretti interessati non compresa. Se, come diceva Vladimir Nabokov, il romanziere dev’essere un raccontatore di storie, un insegnante e un incantatore, in “L’Impero del gelso” Philip Hensher è trionfalmente tutte e tre le cose. Mischiando abilmente realtà e fantasia, fonti storiche e fonti letterarie, Hensher conduce il lettore in un mondo affascinante quanto terribile che ha nella Prima guerra afghana il suo culmine. Amore, morte, passione, cecità, odio, fedeltà e memoria ne scandiscono le pagine e fanno di “L’Impero del gelso” un capolavoro che sfida il tempo. Edizione numerata da 1 a 1000.
Dopo Il re in giallo e Il grande Dio Pan, la neo-collana di letteratura fantastica prosegue con il più grande classico della narrativa vampiresca, illustrato dall’artista canadese Christian Quesnel.
Il giovane notaio Jonathan Harker viene mandato in Transilvania per incontrare un cliente, il conte Dracula, da poco proprietario di una fatiscente dimora londinese. Al suo arrivo, scopre una terra minacciosamente misteriosa, i cui abitanti si fanno il segno della croce al solo udire il nome di Dracula. Malgrado la cortesia del suo ospite, Harker non può evitare di provare un’angoscia crescente. Presto dovrà arrendersi all’evidenza: è prigioniero di un uomo che non è davvero tale, e che di lì a poco partirà per infestare le notti di Londra…
Un libro-evento per riscoprire o incontrare per la prima volta un personaggio leggendario.
Il motivo per cui non voglio esporre questo quadro è che temo di averci messo a nudo il segreto della mia anima… Il capolavoro di Oscar Wilde riprende vita grazie alle illustrazioni di Benjamin Lacombe, in perfetta sintonia con il mondo estetico dello scrittore di Dublino. Un progetto artistico d’ampio respiro su uno dei romanzi più amati e letti di tutti i tempi, pubblicato per l’occasione nella sua versione non censurata e nella traduzione d’autore di Vincenzo Latronico. Età di lettura: da 9 anni.
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