Il mese oscuro e magico per eccellenza non può assolutamente deluderci in fatto di nuove uscite in libreria! Infatti, ecco una selezione molto interessante di romanzi, saggi e nuove edizioni di classici imperdibili! Quali metterete nella vostra lista di prossime letture? Io me ne sono già appuntati diversi!
Papa Giovanni Paolo I è stato assassinato? Era in atto un complotto internazionale per distruggere la stabilità finanziaria del Vaticano? La liturgia cattolica è stata sabotata per privarla di verità, potere e bellezza? Nel 1975, l’allora arcivescovo Édouard Gagnon fu incaricato personalmente da papa Paolo VI di indagare sulla curia romana per scoprire l’appartenenza alla massoneria: tale indagine si concluse nel 1978, “l’anno dei tre papi”. Questo libro racconta in prima persona quel che è emerso durante l’indagine papale e risponde a molte delle domande che si pongono da mezzo secolo, risultando come la più impressionante testimonianza diretta della politica vaticana postconciliare e della sovversione della Chiesa ai più alti livelli.
Appena rientrato a Londra da Parigi, John Bellingham, noto egittologo inglese, lascia la valigia al deposito bagagli della stazione di Charing Cross e si reca a casa del cugino George Hurst, dove viene informato che questi è fuori e non sarà di ritorno prima di mezz’ora. Nell’attesa, il professore si accomoda nello studio e scrive un paio di lettere, ma quando il padrone di casa rientra non trova anima viva. La cameriera, che per tutto il tempo era rimasta in una stanza da dove poteva controllare le porte, giura che nessuno è uscito di casa. Eppure il cugino è scomparso. Turbato, Hurst si reca con Arthur Jellicoe, il legale di fiducia di John, da Godfrey, il fratello di quest’ultimo. L’uomo ascolta con grande stupore il racconto, ma non può essere di alcun aiuto in quanto non vede e non sente il fratello da giorni. Tuttavia, nel giardino di casa di Godfrey, seminascosto nell’erba, viene trovato un prezioso scarabeo della XIII dinastia egizia che John teneva appeso alla catena dell’orologio e dal quale non si separava mai: un vero mistero. Toccherà a John Thorndyke, il grande “investigatore scientifico” creato dalla penna di Richard Austin Freeman, trovare la soluzione in questo celebre romanzo del 1911, inserito nella lista delle pietre miliari del giallo compilata da Howard Haycraft ed Ellery Queen.
Scritti da Jane Austen durante l’adolescenza, gli Juvenilia comprendono una produzione eterogenea per genere e lunghezza: frammenti di racconti, romanzi brevi, brani teatrali, poesie, e addirittura un saggio storico. I ventisette brani sono raccolti in tre quaderni manoscritti (Volume the First, Volume the Second, Volume the Third). Questa raccolta di testi getta le basi di suggestioni e personaggi che ritroveremo poi nei grandi romanzi della scrittrice.
Ambita per la sua bellezza, contesa per le sue terre, temuta per la sua intelligenza.
Galles, 1093. La vita della giovane Nesta, figlia del principe gallese Rhys di Deheubarth, viene sconvolta il giorno in cui il padre muore combattendo contro i normanni. Presa in ostaggio e condotta in Inghilterra alla corte di Guglielmo II, il suo onore a Palazzo è messo a dura prova quando è costretta a diventare concubina di Enrico, il fratello minore del re e futuro sovrano, e poi viene data in sposa a Geraldo FitzWalter, un devoto e ambizioso cavaliere, come premio per il meritevole servizio svolto a Pembroke, in Galles. Nonostante l’odio e la rabbia verso i normanni, Nesta vede in questo matrimonio la possibilità di tornare nelle sue terre e risollevare le sorti del suo popolo, onorando così la memoria del padre. Ma le prove per Nesta purtroppo non sono ancora terminate. Di lei si invaghisce Owain, il figlio carismatico, ma spietato e senza scrupoli di un potente principe gallese. Quando le offre la possibilità di unirsi a lui nel suo piano di riconquista dell’intero Galles, Nesta è costretta a scegliere se perseguire il suo progetto a qualunque costo, oppure ancora una volta sacrificare se stessa in nome del suo ruolo di sposa e di madre…
Il nuovo coinvolgente romanzo dell’autore italiano di thriller più venduto nel mondo.
La casa di legno brucia nel cuore della notte. Lingue di fuoco illuminano la vallata fra le montagne. Nel silenzio della neve che cade si sente solo il ruggito del fuoco. E quando la casa di legno crolla, restano soltanto i sussurri impauriti di chi è riuscito a fuggire in tempo.
Ma qualcosa non è come dovrebbe essere. I conti non tornano. E il destino si rivela terribilmente crudele nei confronti di una madre: Serena.
Se c’è una parola con cui Serena non avrebbe mai pensato di identificarsi è proprio la parola «madre». Lei è lo «squalo biondo», una broker agguerrita e di successo nel mondo dell’alta finanza. Lei è padrona del suo destino, e nessuno è suo padrone.
Ma dopo l’incendio allo chalet tutto cambia, e Serena inizia a precipitare nel peggiore dei sogni. E se l’istinto materno che lei ha sempre negato fosse più forte del fuoco, del destino, di qualsiasi cosa nell’universo? E se davvero ci accorgessimo di amare profondamente qualcuno soltanto quando ci appare perduto per sempre?
Questo non è semplicemente l’ultimo capolavoro di Donato Carrisi. Perché Serena non è un personaggio come gli altri, e questa non è una storia come le altre. Questo è un viaggio inarrestabile alla scoperta degli angoli più oscuri del nostro cuore e delle nostre paure, al termine del quale il nostro modo di vedere il mondo, semplicemente, non sarà più lo stesso.
Un romanzo su una delle figure più affascinanti della storia polacca e indiana: Wanda Dynowska detta Umadevi, intellettuale, ricercatrice spirituale, attivista e donna unica del suo e del nostro tempo. Un professore polacco che vive a Verona viene contattato dalla signora Doria Torelli, che ha bisogno di aiuto per tradurre un taccuino di appunti: dopo vari tentennamenti, infatti, la signora ha deciso di studiare le carte lasciatele in eredità dal padre Sandro e ha scoperto un quaderno, scritto in polacco, contenente le memorie dell’uomo. Inizia così un inaspettato tuffo nel passato che attraversa la storia europea di tutto il Novecento, dalla tragedia della seconda guerra mondiale all’emigrazione di Sandro in Italia, per poi tornare indietro nel tempo, al fervente ambiente culturale della Polonia di inizio secolo, e disvelare così l’affascinante e misteriosa figura di Umadevi, una figura riconosciuta come santa dai buddhisti tibetani, la cui vita ha incrociato più volte quella della famiglia Torelli. Questa donna quieta e formidabile ha sfidato le convenzioni di un’epoca per poi diventare una mistica in India, dove ha aiutato diversi connazionali sfuggiti alla persecuzione razziale, offrendo loro supporto medico e spirituale. Tra questi anche Sandro, il padre della signora Doria, che era riuscito a scampare alla guerra, ma il cui destino è rimasto intrecciato per sempre al suo paese e anche a Umadevi, fino a condizionare il futuro di tutta la sua famiglia. Un affresco dell’Europa e dell’India sullo sfondo del quale si svolgono come i fili di una matassa le vite dei protagonisti, in un susseguirsi di storie e di memorie che compongono un puzzle, da svelare pagina dopo pagina insieme al personaggio di Umadevi, unico, sfaccettato e quasi inafferrabile.
In questo avvincente romanzo che vede come protagonista uno dei personaggi più popolari del Ciclo dell’Eredità creato da Christopher Paolini, un Cavaliere dei Draghi deve scoprire per cosa valga la pena combattere in un mondo che l’ha abbandonato. Murtagh è il libro perfetto per entrare nel mondo di Eragon per la prima volta… o per farvi un felice ritorno.
Christopher Paolini torna nel mondo di Eragon con un fantasy ambientato un anno dopo gli eventi del Ciclo dell’Eredità. Seguite le appassionanti vicende di Murtagh, Cavaliere dei Draghi – nonché uno dei personaggi preferiti dai fan – e del suo drago, costretti ad affrontare un nuovo, insidioso nemico! Il mondo non è più sicuro per il Cavaliere dei Draghi Murtagh e il suo drago Castigo. Un re crudele è stato sconfitto e i due devono affrontare le conseguenze del ruolo che, a malincuore, hanno ricoperto nel suo regno del terrore. Adesso sono odiati, soli, esiliati ai margini della società. In tutto il Paese, si sussurra di spaccature nel terreno e di un vago odore di zolfo nell’aria. Murtagh intuisce che qualcosa di malvagio si annida tra le ombre di Alagaësia. Ha così inizio un epico viaggio attraverso terre conosciute o ancora inesplorate, durante il quale Murtagh e Castigo dovranno usare ogni arma a disposizione, dall’astuzia ai muscoli, per trovare e distruggere una strega misteriosa. In questo romanzo che vede come protagonista uno dei personaggi più popolari del Ciclo dell’Eredità creato da Christopher Paolini, un Cavaliere dei Draghi deve scoprire per cosa valga la pena combattere in un mondo che l’ha abbandonato. Murtagh è il libro perfetto per entrare nel mondo di Eragon per la prima volta… o per farvi un felice ritorno.
Libro vincitore del Premio Locus 2009
Lavinia è una rilettura attuale ed emozionante degli ultimi sei libri dell’ Eneide: un romanzo di austera bellezza che, come la migliore epica classica, parla di guerra e di passioni, intessendo un racconto ricco di dettagli e immaginazione.
Unica figlia del re latino, la giovane Lavinia è corteggiata da Turno, re dei Rutuli. Il suo destino però è quello di sposare il principe esule venuto dall’Oriente, Enea, e da lui generare una stirpe che governerà il mondo. Un legame da cui nascerà un impero, ma al prezzo di un conflitto sanguinoso. Nonostante sia un personaggio cruciale nell’ Eneide , in tutto il poema Lavinia non pronuncia una sola parola. Duemila anni dopo, finalmente Ursula Le Guin restituisce la voce alla principessa italica. Prendendo in mano la propria sorte, la giovane svela ciò che Virgilio ha taciuto: la storia della sua vita, l’amore della sua vita.
Otto racconti con Martin Bora, l’eroe tormentato con cui Ben Pastor ha conquistato gli appassionati del giallo storico. Tra scenari di guerra, omicidi e indagini al fronte, l’ufficiale della Wehrmacht è sempre più stretto nel suo dilemma morale: obbedire o ascoltare la propria coscienza di uomo? La saga in giallo dedicata al tragico, malinconico ufficiale della Wehrmacht ha un carattere romantico che nei racconti viene accentuato ancor più che nei romanzi. Proprio perché centrati sull’eroe solitario sconfitto in partenza. Nel 1941, in un villaggio ucraino abbandonato dai sovietici, von Bora incontra Vladimir Propp, lo scienziato leningradese che scoprì lo schema universale della fiaba popolare; con un tale esperto di folklore al fianco, inizia a investigare sull’omicidio di una strega-prostituta. Anche negli altri racconti, è come se l’amletico detective cercasse nella più attenuata assurdità del delitto un riparo dalla più grande assurdità della guerra; ad aiutarlo, in questa fuga in una norma paradossale, è come se ci fosse un secondo personaggio, un quasi nemico-amico, volontario o meno. A Praga nel 1942, mentre Heydrich pianifica la soluzione finale per gli ebrei cechi, sono due vecchietti nel cortile sotto alla finestra che attraggono la sua attenzione durante un’indagine su un collaborazionista assassinato. Il pensiero della moglie Dikta è il dolce veleno che lo toglie dal giaciglio d’acciaio di Stalingrado. Il vecchio maestro che denuncia il figlio ai nazisti, in un villaggio della Russia occupata, riporta Martin a una vendetta familiare in quelle terre di sangue. Le altre storie della seconda parte hanno luogo sotto i cieli più luminosi dell’Italia occupata. Un delitto passionale nel veronese del ’43 che coinvolge un prete, le guardie di Salò, una vedova. Un gioielliere a Littoria ucciso per una spilla dal nome allusivo, il nodo d’amore. Un vecchio su un treno, in Toscana nel 1944, che racconta dell’omicidio di due amanti. Una specie di faida familiare sull’Appennino e l’astuzia di un partigiano. L’opera narrativa di Ben Pastor è la biografia ideale di un uomo tormentato dal delitto e dalla guerra, in cui è incarnato il dramma feroce di una parte degli ufficiali della Wehrmacht sotto Hitler. La storia di un Io diviso: un uomo giusto dentro una divisa sbagliata, un investigatore angosciato dall’insensatezza del dovere in mezzo ai milioni di assassinati dalla guerra.
Tra la terra e il cielo apre una prospettiva radicalmente nuova e ci invita a riflettere su come il nostro destino è indissolubilmente legato alla salute del mondo naturale. L’ambiente è il palcoscenico «sul quale si svolge la nostra esistenza, e modella tutto ciò che facciamo, chi siamo, dove e come viviamo»; e «se il teatro chiude o crolla, è la fine per tutti noi». «Quando consideriamo la storia» osserva lo storico Peter Frankopan «la maggior parte delle persone è in grado di indicare il nome dei grandi condottieri e delle principali battaglie del passato. Pochi invece conoscono le grandi tempeste, le inondazioni più devastanti, gli inverni più rigidi, le siccità più severe o il modo in cui questi fenomeni determinarono il fallimento dei raccolti, causarono pressioni a livello politico o favorirono la diffusione di malattie.» Eppure il clima e l’ambiente hanno ricoperto un ruolo centrale nel plasmare il corso dell’umanità. Integrare la storia umana con quella naturale è dunque di fondamentale importanza se vogliamo comprendere correttamente il mondo intorno a noi. In pagine frutto di un’approfondita quanto imponente ricerca, Frankopan non soltanto reinserisce il clima nel racconto del passato, mostrando dove, quando e come gli eventi climatici estremi, i modelli meteorologici a lungo termine e i cambiamenti climatici hanno avuto un profondo impatto sul mondo, ma ricostruisce anche «la millenaria storia dell’interazione umana con la natura, considerando in che modo la nostra specie ha sfruttato, modellato e deformato l’ambiente in base alla propria volontà, nel bene e nel male». Il risultato è una narrazione epica, che attraversa secoli e continenti ed espande gli orizzonti del nostro sguardo, tenendo conto di regioni e territori spesso relegati a un ruolo secondario, o finora interamente ignorati. Il nostro mondo è da sempre soggetto a trasformazioni, transizioni, cambiamenti: guardare indietro nel tempo è il modo migliore per affrontare problemi complessi e ricavare valide lezioni per affrontare le sfide attuali e future.
Dalla conquista ottomana di Costantinopoli alla guerra civile americana, il racconto della storia moderna è quello di un’epoca-chiave che ha cambiato per sempre il volto dell’umanità.
Una fitta trama di fili storici corre lungo i secoli che vanno dal tramonto del medioevo agli esordi della civiltà industriale. Alcuni si mostrano in tutta evidenza; altri, sottili, impalpabili, si fanno cogliere solo a uno sguardo più attento. Osservati a distanza si combinano nelle figure che dominano la vicenda della storia moderna: il confronto tra l’Occidente e i grandi imperi dell’Asia, lo sviluppo dello Stato in Europa come soggetto emergente nella rivalità fra i poteri, l’assoggettamento e la trasformazione delle Americhe, la crescita impetuosa del capitalismo commerciale. È l’età dell’oro dei grandi tornanti culturali come l’Umanesimo e la Rivoluzione scientifica, delle straordinarie vicende delle esplorazioni oceaniche, del fasto delle corti barocche e della lotta dell’ IIluminismo per l’emancipazione dell’uomo. È anche l’età del ferro del genocidio dei nativi americani, delle guerre di religione che travolgono l’Europa, delle strette maglie del controllo e della repressione della devianza, della nascita e dell’apogeo della schiavitù delle piantagioni.
Per millenni navi molto diverse hanno solcato le acque apparentemente placide del Mediterraneo: bastimenti carichi di merci e minacciose triremi irte di lance, barche da diporto e da esplorazione, traghetti di linea e bagnarole dei trafficanti di uomini. Il “mare in mezzo alle terre” è stato luogo di incontro e di conflitto, culla dei miti classici e delle grandi religioni monoteiste, teatro di alcune delle più folgoranti creazioni dell’umanità e campo di battaglia di terribili guerre. Tutta questa lunga storia, in fondo, nasce da un antico racconto: finita la guerra di Troia, deposte le armi, il guerriero Ulisse si fa esploratore e commerciante, antropologo e ambasciatore. Il suo viaggio verso casa diventa una lunga peregrinazione in cui scopre territori sconosciuti e conosce i popoli più diversi, mostrando alla cultura greca, e a noi posteri, la bellezza di aprirsi al nuovo e comprendere la varietà del mondo. Questo sogno letterario di un Mediterraneo multiculturale e fervido attraverserà i secoli: “Il sogno di Ulisse” guida lo sviluppo del sapere classico, si fa moderno nei versi di Dante, indica le rotte per le scoperte geografiche, resiste di fronte al dominare dei nazionalismi. È un sogno che però si è spesso fatto incubo, quando il commerciante e l’esploratore sono tornati guerrieri, imbracciando le armi e vessando i popoli – dalla follia delle crociate agli scontri tra imperi, fino alla tragedia contemporanea dei migranti, disconosciuti e osteggiati, che annegano in quelle stesse acque millenarie. José Enrique Ruiz-Domènec racchiude la storia universale del Mediterraneo in un affresco ambizioso che comprende tutto, dalla guerra di Troia all’assedio di Sarajevo, da Carlo Magno a Napoleone, dalla morte di Socrate alla primavera araba. Con grande abilità narrativa unisce gli eventi più importanti e gli episodi meno conosciuti, i grandi personaggi e le masse in movimento. Il risultato è un’ampia meditazione sull’eredità della cultura mediterranea nella civiltà occidentale, che ci invita a esplorare il passato per decifrare gli enigmi del nostro presente. Perché tornare a farsi guidare da Ulisse può aiutarci a resuscitare il suo sogno, e forse finalmente a scongiurare l’incubo.
Uno sguardo puro, un animo di bambino e la capacità di abbandonarsi alla fantasia e al sogno: sono queste le porte per accedere al bello e alla realtà più profonda e nascosta delle cose. Chi vuole vedere e conservare in sé l’incanto di Oberon che con il suo flauto fa ballare i bambini, o lo splendore della «bambina nel cielo, seduta sul bordo delle nuvole vespertine a tessere una tela di filo d’argento», dovrà farlo prima che l’età adulta gli veli gli occhi. Perché a fare castelli in aria non sono i pazzi, ma gli eletti capaci di vederli davvero, quei castelli fatti d’aria e popolati di magiche creature. Inserendosi nel filone delle fiabe d’autore di Perrault, dei fratelli Grimm e di Andersen, l’opera di Zacharias Topelius si arricchisce del patrimonio folklorico finnico confluito nell’epos nazionale del Kalevala e insieme fa trapelare una spiccata sensibilità per una natura mai disgiunta da bellezza e religiosità. Il paesaggio del grande Nord, con i suoi arcipelaghi e le sue brughiere, diventa a tratti protagonista, trasfigurandosi in uno splendido e arcano luogo di pace raggiungibile solo in sogno nelle Isole delle Piume, oppure animandosi di vita propria nella Corte dei fiori, dove alberi e fiori nordici prendono la parola per esprimere sentimenti tutti umani in un delicato minuetto venato di umorismo. E quella stessa leggerezza da passo di danza ravviva anche le narrazioni in cui l’insegnamento morale è più sentito, come nel caso del Gallo del campanile o del Cappello di Parigi, con la loro condanna della superbia e della presunzione, facendo di questa raccolta di fiabe di metà Ottocento un intreccio di poesia e pedagogia dall’equilibrio perfetto.
Nel villaggio alpino di Kuppron, dove poche centinaia di contadini dediti alla loro terra vivono seguendo il pacato ritmo delle stagioni, un medico condotto ormai integrato nella comunità osserva con sospetto e preoccupazione l’arrivo di un forestiero, Marius Ratti. Partecipando al duro lavoro e dispensando consigli, il nuovo venuto si insinua sempre di più nel tessuto sociale, lasciando emergere nella gente del posto paure e istinti animaleschi, e a poco a poco intorno a lui si stringe un gruppo di fedelissimi, infiammati dai suoi discorsi e pronti a seguirlo. Così il villaggio si ritrova improvvisamente avvolto in un’aura di tetro furore, quasi fosse vittima di un terribile sortilegio, finché il succedersi delle semine e dei raccolti cede il passo a un’allucinata danza di odio e morte a cui in pochi riescono ancora a sottrarsi. Scritto nel 1935, appena due anni dopo la presa del potere da parte dei nazionalsocialisti, “Il sortilegio” è un’opera imperitura e straordinariamente attuale. In queste pagine intense, rese dalla traduzione di Eugenia Martinez, e introdotte dall’elegante penna di Italo Alighiero Chiusano, che è stato tra i massimi germanisti italiani di tutti i tempi, Hermann Broch analizza con finezza i meccanismi psicologici che portano all’assolutismo, dipingendo una vivida miniatura della deriva fascista che negli anni Trenta ha travolto l’Europa.
Un’accurata antologia di testi classici che permette di cogliere le molteplici sfumature con cui gli antichi hanno visto alle distese marine, considerate ora una minaccia, ora una fonte di vita, ora uno spazio della morte, ora un simbolo potente dell’amore, e che ci invita a una riflessione non solo letteraria ma culturale nel senso più pieno del termine.
Ampio spazio viene dedicato a testi meno noti rispetto a quelli famosissimi tratti dall’Odissea o dall’Eneide.
Per millenni, l’immaginazione umana ha creato e venerato una dea creatrice, di cui icone soprannaturali come le Sheela na gig sono una delle più antiche e durature rappresentazioni. Queste potenti immagini di donna anziana che mostra senza paura la sua vulva sono presenti in Irlanda, Inghilterra, Galles e Scozia su chiese, castelli, ponti, pozzi sacri, tombe e pietre erette. Incarnano il potere della Dea Oscura, soglia della vita, della morte e della rinascita. Attraverso 140 fotografie, l’autrice racconta come siano sopravvissute allo sradicamento durante l’ascesa del cristianesimo, che ha cercato di trasformarle in terrorizzanti immagini del peccato di lussuria e abbiano mantenuto le loro posizioni preminenti sorvegliando l’entrata dei luoghi sacri o di presidio del territorio. Oggi la Sheela ritorna nell’immaginario artistico come un necessario antidoto a secoli di soppressione del potere primordiale delle donne, della natura e dell’immaginazione.
Avida, sanguinaria, assetata di potere, ma insieme intelligentissima, seducente e colta. Chi era davvero Cleopatra? Questo libro restituisce verità storica alla straordinaria figura dell’ultima e più famosa regina della dinastia tolemaica. La vita di Cleopatra ci parla dei rapporti tra Roma e l’Egitto; ci porta a ripercorrere le storie d’amore e di politica intrecciate con Giulio Cesare e con Antonio. Rappresenta, infine, un punto di vista privilegiato per ripercorrere i principali eventi accaduti nel I secolo a.C. su tutti i paesi affacciati sul Mediterraneo, e in parte dell’Asia. La reputazione di Cleopatra è stata deformata dalla propaganda di Augusto, che ha consegnato alla posterità un’immagine della regina totalmente negativa, preda sessuale e insieme nemica pubblica dell’Italia, nonché principale responsabile della guerra civile che decretò la fine della Repubblica. Visione che è stata rilanciata dalla storiografia moderna, di stampo prevalentemente eurocentrico e maschilista, e da teatro e cinema, dove la regina è stata presentata come l’antesignana della vamp o della donna in carriera e senza scrupoli. Cleopatra fu invece soprattutto una consapevole erede dei faraoni, che si impegnò per tutta la vita a trasformare l’Egitto nel fulcro di un nuovo ordine mondiale in una auspicata età dell’oro.
Dalle civiltà più antiche è alle donne che viene attribuito un rapporto privilegiato con il divino.
Circe, «dea tremenda con voce umana» come viene definita nell’Odissea, o la Pizia che trasmette la voce di Apollo nel santuario di Delfi: fin dal mondo antico vengono attribuiti alle donne poteri magico-sacrali. Un libro inconsueto e potente, una galleria di figure femminili fuori dal comune, uno sguardo attento anche a quelle appartenenti ai mondi extraeuropei, come le sciamane dell’Asia centrale, le curanderas e medicine women americane, le nganga marinda congolesi, o infine le mitiche apsara e dakini induiste.
Il primo horror di Jo Nesbø.
Un bosco. Una casa. Una chiamata. E un monito: quando il telefono squilla, non rispondere…
Hai il coraggio di entrare nella casa delle tenebre?
Dopo la tragica morte dei genitori in un incendio, il quattordicenne Richard Elauved viene mandato a vivere con gli zii nella remota cittadina di Ballantyne, guadagnandosi presto, tra i nuovi compagni di scuola, la reputazione di asociale ed emarginato. Così, quando uno studente di nome Tom scompare sotto i suoi occhi, nessuno crede alla sua versione dei fatti: è stata la cabina telefonica ai margini del bosco a risucchiare Tom nel ricevitore e a farlo svanire nel nulla. L’unica a dargli retta è Karen, una ragazza che incoraggia Richard a seguire gli indizi su cui la polizia si rifiuta di indagare. Quando, poco dopo, un altro ragazzo sparisce, Richard dovrà dimostrare la sua innocenza fare i conti con la magia oscura che avvolge Ballantyne e ne minaccia la distruzione.
Un libro teso e avventuroso dalla prima all’ultima pagina. Una rivisitazione dei romanzi classici dell’orrore per mano del re del crime Jo Nesbø.
Per tutta la vita, Fryda ha desiderato essere una fanciulla dello scudo, un onore riservato ai più potenti guerrieri di Geatland. Quando un incidente d’infanzia la lascia tragicamente ferita e inadatta al campo di battaglia, i suoi sogni vengono infranti, o almeno così pensa. Ma dentro di lei si sta risvegliando uno strano, insondabile potere, che sarà presto messo alla prova. Perché quando i signori e i capi stranieri arrivano nella casa di Fryda per celebrare i cinquant’anni di regno di suo zio, il re Beowulf, si rende conto che non tutti i loro ospiti vengono con buone intenzioni. Il tradimento è in atto e Fryda deve raccogliere il coraggio per combattere per il suo popolo… come dovrebbe fare una regina, come farebbe una fanciulla dello scudo, e come solo Fryda può fare. Ma mentre il potere di Fryda diventa più forte, qualcosa di antico percepisce il suo richiamo. Perché sepolto nel profondo della sua tana dorata, un drago si risveglia… e Fryda deve dimostrare il suo valore una volta per tutte.
Barbara Kingsolver si ispira all’opera iconica di Dickens con questo romanzo vincitore del Pulitzer, ambientato nel Sud degli Stati Uniti, per gettare luce sulle vite marginali di oggi, con la stessa rabbia, la stessa profonda compassione. La stessa fiducia nel potere di trasformazione di una bella storia. Questa è la storia di un ragazzo che tutti chiamano Demon Copperhead, un eroe dei nostri tempi. Un ragazzo che può contare solo sulla bella faccia ereditata da suo padre, una criniera di capelli color rame, lo spirito aguzzo e il vizio di sopravvivere. Il suo esordio nell’universo – mamma di diciott’anni che partorisce sola con una bottiglia di gin, anfetamine e oppioidi –, in una casa mobile sperduta negli Appalachi meridionali, dà il la a ciò che verrà dopo. Demon inizia la sua corsa a perdifiato attraverso la vita, sfreccia per le selve oscure dell’affido, del lavoro minorile, delle scuole fatiscenti, fino al sogno, e poi all’ebbrezza del successo atletico, con la conseguente caduta nella dipendenza. Nel mentre, si ossessiona con gli eroi della Marvel, si disegna i suoi fumetti riempiendoli di cattivi veri, si inerpica per le vette vertiginose del grande amore e sprofonda nel dolore straziante della perdita. Attraverso tutto questo, Demon deve combattere, armato del suo caustico umorismo e poco altro, contro la propria invisibilità in un mondo dove persino i suoi amati supereroi hanno abbandonato le terre selvagge per la città. La sua voce è quella di una generazione di ragazzi perduti, nati in posti splendidi e maledetti che neanche per un istante concepiscono di abbandonare. Ma Demon è un combattente, un sopravvissuto, come era un sopravvissuto David Copperfield nella sua disgraziata Londra.
La vita di Seymour Baumgartner è stata definita dall’amore per la moglie Anna. Ma ora Anna non c’è più e Baumgartner si inoltra nei settant’anni cercando di convivere con la sua assenza. Dopo un romanzo-mondo come 4321, Paul Auster ritorna con un libro all’apparenza semplice e lineare, proponendo ai lettori il suo personaggio forse più simpatico ed empatico, un uomo che al termine della vita si interroga sulle cose essenziali, inciampando e andando a sbattere come in una vecchia comica malinconica.
Professore di filosofia, vedovo da dieci anni, Seymour Baumgartner non si è mai rassegnato alla perdita dell’amata moglie Anna, traduttrice e poetessa, e affronta la vita con un senso di straniamento e una certa goffaggine. Nonostante le malinconie e gli acciacchi dell’età, però, Baumgartner è una persona affabile e generosa. Possiede la saggezza di chi ha vissuto e sa quanto sono importanti i rapporti umani, che vanno coltivati con cure continue e una buona dose di ironia e di umorismo. Passando gran parte del tempo a lavorare nel suo studio, Baumgartner intreccia una buffa e disperata trama di relazioni con le persone che si affacciano alla sua porta, finché in un sogno, o visione del dormiveglia, incontra Anna, che gli rivela di essere bloccata in una terra di mezzo tra il mondo dei vivi e l’aldilà: è l’inguaribile nostalgia del marito a impedirle di concludere il suo ultimo viaggio. Per liberare Anna, con logica ineccepibile, Baumgartner decide di far procedere la sua vita e si butta in una relazione sentimentale con una loro vecchia amica. Ma questo è solo l’inizio di una serie di vicende imprevedibili e scatenate come solo Paul Auster, il virtuoso della «musica del caso», poteva immaginare. Perché ricordiamo certi momenti e ne dimentichiamo altri? Cosa resta di noi quando non ci siamo più? Pieno di tenerezza, lo sguardo di Paul Auster riesce a trovare la bellezza negli episodi fugaci di un’esistenza ordinaria e unica allo stesso tempo. Baumgartner è un capolavoro sul dolore della memoria, l’opera più luminosa dell’autore di 4321.
Un saggio che fa dialogare il piacere della lettura con le tecniche analitiche, per coinvolgere gli studenti di letteratura e arricchire ogni nostra esperienza di lettura.
Il close reading è una fondamentale abilità che ogni studente deve sviluppare per tutta la durata degli studi. Un’abilità che anche ogni buon lettore dovrebbe coltivare. Questo libro è la guida pratica ideale alla profondità, alla ricchezza e ai piaceri della lettura, poiché fornisce una metodologia utilizzabile per la poesia, i romanzi, il teatro e ogni altro testo scritto. Utilizzando opere letterarie classiche, da “Amleto” a “Cime tempestose”, dal “Grande Gatsby” allo “Hobbit”, come casi di studio, David Greenham illustra le peculiarità del close reading. E mentre spiega quel particolare piacere che proviamo durante la lettura di un testo letterario, il libro affronta alcune domande chiave: cos’è il close reading? qual è l’importanza delle relazioni tra le parole? in che modo una «lettura ravvicinata» può migliorare il piacere della lettura? esiste un metodo di close reading che funzioni per tutti i generi letterari? In che modo può sbrogliare la complessità? e come si relaziona con altri approcci teorici e critici?
Fra i tanti meriti di questa nuova edizione italiana, basata sul testo critico di Paul Edmonson e Stanley Wells, c’è quello di presentare, per la prima volta, i sonetti di William Shakespeare pubblicati nel 1609 accanto a quelli composti per i suoi drammi, seguendo quindi un ordine cronologico, così da sottolineare l’evoluzione dell’arte del grande poeta inglese dagli anni giovanili alla maturità.
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