Lo so! Lo so! Non sono stata molto brava in questi mesi, è da febbraio che non scrivo più l’articolo dedicato alle novità del mese. Adesso sono tornate e vi prometto che sarà un appuntamento stabile! Con giugno siamo tutti a ridosso delle tanto agognate ferie e l’editoria si fa in quattro per regalarci delle nuove uscite che ci stuzzicheranno la curiosità!
Vediamole insieme!
Jaca Book, a conclusione dell’Opera Omnia di Raimon Panikkar, pubblica la celebre raccolta di testi vedici con gli Inni cosmici. Con la parola Veda, che in sanscrito significa “conoscenza suprema”, “rivelazione”, si indica un corpus di letteratura religiosa fra i più antichi dell’umanità, che apparve nel nord dell’India fra i 2000 e i 1000 anni a.C. I Veda – che comprendono quattro grandi raccolte – furono dapprima cantati e recitati, poi scritti nell’antica lingua indoaria conosciuta come vedico, anteriore al sanscrito classico. Raimon Panikkar ha dedicato dieci anni della sua vita alla traduzione e al commento dei Veda. Come in tutti i suoi numerosi testi, egli cerca di aprire la strada all’uomo di oggi verso quell’esperienza che ricollega in lui la dimensione del divino, dell’umano e del cosmico. L’ultima parte, Gli inni cosmici, ha un carattere completamente diverso dalle parti precedenti. È un’antologia pensata da Pannikar per far apprezzare anche al lettore non esperto questa tradizione millenaria.
Nei tre secoli circa che vanno dall’ingresso del cristianesimo nell’impero alla conversione di Costantino, il rapporto tra la nuova religione e il potere politico appare articolato e complesso: i cristiani furono spesso avvertiti come pericolo e fonte di instabilità per la pax romana, rappresentando una minaccia alla legittimità del potere costituito. Ciononostante, diverse furono le occasioni di confronto e di scontro tra le due culture – pagano-imperiale e cristiana – dando vita a relazioni multiformi che, anziché di rigida opposizione, furono portatrici di ostilità e pacificazioni, intessute tanto di persecuzioni quanto di incontri costruttivi e possibilità di convivenza. Marta Sordi presenta la capacità del primo cristianesimo di confrontarsi con le altre religioni e culture dell’impero, e di esprimersi ugualmente tanto nei periodi di pace quanto in quelli di ostilità, dando vita a un’esauriente sintesi storica che ben ricostruisce la complessità di un’epoca in cui i cristiani non conobbero unicamente martirio e vita clandestina, né tranquilla pace turbata solo qua e là da marginali episodi di persecuzione.
Sentinelle del mare, sentinelle dell’anima. Da sempre punti di riferimento per chi naviga, i fari svettano nella loro bellezza e sinuosità architettonica all’imbocco di storici porti, in cima a falesie rocciose, su promontori suggestivi, spuntano da isolotti o scogli in mezzo al mare. La moderna tecnologia ne ha un po’scalfito l’importanza, facendone risaltare, soprattutto attorno alla solitudine quasi ascetica dei loro guardiani, la dimensione di rifugio dalle procelle della vita. Oggi, i fari sono divenuti un vero e proprio patrimonio culturale, raccontano la nostra storia di popolo di navigatori e offrono la possibilità di ripararsi nei loro rigeneranti silenzi. L’itinerario si snoda tra coste e isole, da Genova e Trieste all’Arcipelago Toscano, con Sardegna, Campania, Sicilia, Puglia grandi protagoniste.
Tra i Feaci simili agli dei è arrivato quest’uomo… Se solo potesse essere chiamato mio sposo, se si fermasse qui ad abitare, se gli piacesse restare in questo luogo. Una principessa incontra un naufrago sulle spiagge di un regno lontano. L’uomo venuto dal mare è Odisseo, re di Itaca: ha conquistato città, guidato eserciti, sfidato mostri e tempeste, conosce parole che sanno convincere la mente degli uomini e sedurre il cuore delle donne. Nel VI canto dell’Odissea incontra Nausicaa, figura femminile diversa da tutte le altre: non una dea o una maga, come Calipso e Circe; non sposa e madre, come la paziente Penelope. Ma un’adolescente nel cui carattere si alternano innocenza e desiderio, ingenuità e malizia. Nausicaa abita la terra dei Feaci, un reame misterioso e felice, dove l’utopia confina con il sogno. Tra lei e Odisseo nasce un dialogo intessuto di ambiguità, da cui traspare la promessa di un futuro destinato a non realizzarsi. Così queste pagine, tra le più lievi e indecifrabili di tutto il poema, sono anche il racconto di un idillio mancato.
La scelta di Romolo, che dopo aver sconfitto i Sabini in guerra ne fa altrettanti cittadini romani, è solo il primo caso di un’attitudine all’incorporazione di genti ed etnie diverse che caratterizza Roma sin dalla sua fondazione: nei secoli successivi il processo continua fino a comprendere tutti gli abitanti di un impero esteso su tre continenti. Chiamando a raccolta saperi diversi, il volume esplora alcuni momenti di questo percorso, raccontando storie di uomini e donne, ma anche vicende di dee e dèi venuti da lontano e accolti nel pantheon di Roma, e giungendo al rapporto con gli stranieri più estremi, stanziati nel cuore dell’Asia, eppure coinvolti in uno scambio commerciale capace di stabilire relazioni e cancellare distanze.
Secondo la leggenda, l’imperatore Nerone appiccò il fuoco alla sua grandiosa capitale la notte del 19 luglio del 64 d.C. incolpando dell’immane tragedia i cristiani. Una storia raccontata cosí da quasi due millenni, in cui poco o nulla corrisponde a verità. Un resoconto dettagliato e completo di quel grande incendio e delle sue fatali conseguenze per il mondo romano. L’incendio di Roma d’epoca neroniana resta uno degli eventi maggiormente conosciuti e citati anche nelle piú popolari «vulgate» della storia antica, tanto da aver generato e ispirato numerose narrazioni o rappresentazioni nella letteratura, nel cinema, nelle arti figurative. L’amplissima distruzione causata dal fuoco fu drammatica e gravida di conseguenze per la civiltà del suo tempo e per il popolo romano. Il libro di Anthony A. Barrett ricostruisce nel modo piú attendibile e circostanziato possibile cosa accadde veramente e perché, e quali furono le conseguenze a breve e a lungo termine. Attingendo a nuove, straordinarie scoperte archeologiche e vagliando tutte le testimonianze letterarie, Barrett sostiene che il disastro fu un punto di svolta nella storia romana, che portò alla caduta di Nerone e alla fine della dinastia iniziata con Giulio Cesare. L’incendio gettò nel panico la popolazione, rovinò l’immagine dorata di Nerone, provocando una crisi finanziaria e una svalutazione della moneta che ebbe un impatto duraturo sull’economia romana.
Steventon, Hampshire, 1795. Jane ha vent’anni e si prepara a festeggiare il Natale insieme alla sua famiglia. Quest’anno, tuttavia, l’atmosfera è diversa dal solito: la sorella maggiore Cass, cui Jane è molto legata, trascorrerà le festività a Kintbury, dalla famiglia del futuro marito. Jane è contenta per il matrimonio della sorella, ma sa che da quel momento in poi la madre non si darà pace pur di trovarle un buon partito, e Jane non ha alcuna intenzione di sposarsi. Il suo unico desiderio è quello di scrivere e di diventare, un giorno, una scrittrice di successo. Ma quando al ballo di fine anno conosce Tom, l’affascinante e colto nipote di Madame Lefroy, il colpo di fulmine è immediato; purtroppo però il ragazzo, con cui condivide letture e argomenti di conversazione, sta per trasferirsi a Londra… Jane ha il cuore spezzato e si rifugia nella scrittura, dando vita al personaggio memorabile di Elizabeth Bennet e compensando la mancanza di Tom con il suo alter ego fittizio, Mr Darcy. Londra, 1810. Dopo una serie di delusioni amorose e di clamorosi rifiuti editoriali, Jane ha già scritto due romanzi, senza tuttavia riuscire a pubblicarli. Ma quando suo fratello Henry ne fa leggere uno a Mr Egerton, uno dei più famosi editori d’Inghilterra, il suo entusiasmo è tale che le propone di pubblicare subito “Ragione e sentimento” e, a distanza di poco, anche Orgoglio e pregiudizio. Dopo tanti sacrifici, rifiuti e riscritture Jane ha finalmente avuto il riconoscimento che meritava. Ed è diventata ciò che voleva sin dall’inizio: Jane Austen, la scrittrice. Attraverso questo romanzo Catherine Bell ha voluto rendere omaggio alla scrittrice più famosa di tutti i tempi, al suo mondo e alle atmosfere che solo lei è riuscita a creare.
Viviamo in un periodo storico caratterizzato da guerre narrate in modo diametralmente opposto dalla propaganda dei contendenti. Questo libro, pur riferendosi a eventi lontanissimi nel tempo, può indurci a profonde riflessioni sulla natura della Storia: ci sono tante cadute di Babilonia quante sono le voci che narrano quegli eventi. Nel 539 a.C. il re persiano Ciro il Grande entra in Babilonia decretando la fine di un mondo e di una civiltà millenaria. Sono varie le fonti che ci raccontano lo svolgimento del traumatico episodio, ma lo fanno in modi radicalmente differenti. Ultimamente si sono aggiunte le preziosissime testimonianze cuneiformi, molto più vicine ai fatti nel tempo. Vengono qui riportati i testi greci e biblici, insieme a quelli babilonesi tradotti dagli originali e presentati per la prima volta in lingua italiana: una dimostrazione di come la storia si presenti sotto mille sfaccettature, e contemporaneamente un esempio probante di come la decifrazione degli antichissimi testi mesopotamici incida profondamente sulla comprensione del passato.
“Il mondo dei colori” esplora il significato e l’importanza dei colori nella storia dell’umanità. Con la sua prosa elegante e coinvolgente, Fox ci conduce in un viaggio che parte dall’antichità e arriva fino ai giorni nostri, attraverso le culture e le civiltà del mondo intero. Prendendo in considerazione sette colori primari – nero, rosso, giallo, blu, bianco, viola e verde – l’autore ci accompagna attraverso il tempo e lo spazio, raccontandoci come ogni tonalità sia stata interpretata in maniera peculiare e originale nelle diverse culture umane. Il libro ripercorre questi significati per mostrare come sono cambiati e si sono moltiplicati, il ruolo che hanno avuto nella definizione della nostra identità nel corso della storia e come la loro comprensione ci permetta di vedere in modo nuovo molte delle pietre miliari della storia dell’arte: dal giallo oro dell’oreficeria dell’antico Egitto al verde brillante delle maschere funerarie maya, agli esperimenti cromatici di Turner, passando dalla purezza dei blu di Tiziano fino al brillante blu di Yves Klein e alla profondità del nero più nero che sia mai stato creato. Creando una vera e propria storia del colore, troviamo qui intrecciati letteratura, filosofia, cinema, archeologia, scienza e arte, storie che tutte insieme raccontano come l’uomo, levandosi in piedi nelle caverne di un tempo remoto per attestare la sua presenza coi primi segni color vermiglio, si sia rapportato in maniera complessa e creativa con l’intero arcobaleno del mondo. “Il mondo dei colori” ci dona una nuova teoria sugli esseri umani e sul nostro posto nell’universo: secondo solo al linguaggio, il colore è il più grande portatore di significato culturale nel nostro mondo.
Ai primi dell’Ottocento un vecchio vascello da guerra disarmato lascia le coste dell’Inghilterra diretto in Australia. A bordo, tra la folla multiforme dei passeggeri, c’è il giovane Edmund Talbot, destinato a importanti incarichi nell’amministrazione di Sua Maestà nel nuovissimo mondo. Il suo lungo viaggio, raccontato dapprima in forma di diario e infine in una sorta di autobiografia, sarà denso di vicende, incontri, rivelazioni, scandito dal trascorrere delle stagioni e dalla infinita mutevolezza del mare. Ed è proprio dal mare, dall’elemento equoreo sempre mutevole ma sempre uguale a se stesso, che arriva un nuovo livello di consapevolezza di quanto sia immenso e complesso il mondo, di quanto sia sorprendente e ridicolo, straordinario e felice il nostro posto in esso. In occasione del trentennale della morte di William Golding, autore di libri amatissimi fra i quali “Il Signore delle Mosche” e premio Nobel per la letteratura, un volume unico che riunisce i tre grandi romanzi “Riti di passaggio”, “Calma di vento” e “Fuoco sottocoperta”.
“Che gli indiani necessitino ancora di uno sguardo occidentale che mostri loro il significato autentico delle loro storie è irritante quasi quanto la pretesa di offrire spiegazioni alternative.” Prima dell’invasione, l’Isola della Tartaruga, o Nord America, ospitava prospere culture che condividevano una visione filosofica millenaria al cui centro stava il Cosmo Gemellare di Sangue (principio femminile) e Respiro (principio maschile): nessuna metà del cosmo può esistere senza la sua parte gemella. L’autrice salva le idee autenticamente indigene dalle interpretazioni occidentali, soprattutto dal monoteismo dei missionari. Partendo dai primi resoconti di origine europea scritti dai conquistatori, mostra la diversità e la ricchezza delle tradizioni orali e scritte indiane, rispettando ogni cultura nativa come un’unità distinta
Riuscirà Morgon a risolvere l’enigma più antico della terra?
In una terra fantastica in cui magici presagi attendono di tradursi nuovamente in realtà, il viaggio avventuroso del giovane eroe che risolverà il più oscuro degli enigmi.
Chi è Aleksandra Kollontaj? Un’aristocratica russa, che molto presto rifiuta il suo ambiente e sceglie la rivoluzione. Prima donna al mondo a diventare ministro, al fianco di Lenin. Prima donna ambasciatrice del suo Paese. Grande oratrice multilingue, scrittrice eccellente, teorica dell’emancipazione femminile. Questo libro racconta la vita straordinaria e multiforme di Aleksandra Kollontaj. Aristocratica russa convertita al comunismo, la troviamo attivista nella rivoluzione del 1905 e poi, nel 1917, al fianco di Lenin. Unica donna a far parte del suo governo, sarà la prima al mondo nel ruolo di ministro – commissario del popolo. Cosí come, cinque anni dopo, sarà la prima donna a diventare ambasciatrice del suo Paese. Oratrice plurilingue di grande carisma, è anche un’intellettuale di rango, autrice di saggi e romanzi. Donna appassionata e innamorata, è teorica dell’amore libero e sostenitrice dell’emancipazione femminile e dei diritti delle donne. È celebre per la sua bellezza inalterabile e la sua costante eleganza, prefigurando le icone mediatiche del XX secolo. Non ultima, fra le sue prodezze, l’essere sopravvissuta alla follia distruttrice di Stalin, sfuggendo al destino tragico della vecchia guardia bolscevica. Hélène Carrère d’Encausse ha raccolto in questo volume, che si legge come un romanzo, una documentazione considerevole – archivi, scritti di Kollontaj, memorie dei bolscevichi presenti all’epoca – e gli studi storici a lei consacrati.
I santuari hanno cominciato a diffondersi a partire dal IV secolo grazie al successo in Occidente del culto dei santi. Grande, infatti, era l’afflusso di pellegrini desiderosi di ottenere guarigioni, di venerare reliquie e immagini sacre legate soprattutto alle apparizioni della Madonna e dell’arcangelo Michele. Questo rappresentava un paradosso per la religione cristiana, dal momento che il suo fondatore aveva rifiutato l’idea che esistessero dei luoghi privilegiati per rivolgersi a Dio. Ma le iniziative dei vescovi e la pressione dei fedeli smussarono presto questo riserbo. André Vauchez ricostruisce la storia della formazione di questi santuari e la loro crescita all’interno del mondo cristiano occidentale fra il IV e il XVI secolo. I più rinomati furono quelli di Gerusalemme – a cominciare dal Santo Sepolcro –, San Michele Arcangelo sul Gargano e in Normandia, San Martino di Tours e Rocamadour in Francia, Santiago di Compostela in Spagna e, negli ultimi secoli del Medioevo, San Francesco ad Assisi e della Madonna di Loreto in Italia. Insieme ad altri più modesti e meno noti, questi santuari formarono una rete densa di luoghi sacri che popolò l’Europa con forme nuove di sacralità. Un’ampia iconografia completa una ricerca così vasta e originale.
Dopo aver pubblicato nel 1860 la Civiltà del Rinascimento in Italia, Jacob Burckhardt si era proposto di completare l’opera con una seconda parte sulle varie forme dell’arte italiana. L’idea era di «fondere in un’unica opera storia della civiltà e arte». Poi in lui lo storicismo prevalse sulla morfologia e lasciò cadere il progetto. Il manoscritto sull’arte, ritrovato tra le carte dello studioso basileese e già pubblicato da Beck Verlag nell’ambito dell’edizione critica di tutte le opere di Burckhardt ma inedito in Italia, viene qui pubblicato nella sua interezza facendolo seguire a una nuova traduzione della Civiltà del Rinascimento in Italia. Così, anche il lettore italiano può disporre della ricostruzione integrale del progetto abbandonato. La parte inedita sull’arte rinascimentale (architettura, decorazione, scultura e pittura) è interessante o addirittura sorprendente perché non viene esposta storicamente, bensì per generi (ad esempio: fontane, chiese a pianta centrale, ritratto, scultura monumentale e così via). Dunque un utilizzo di categorie metodologiche, o potremmo dire di una forma mentis, che sembrerebbero lontane da Burckhardt, e che invece gli appartenevano, o perlomeno gli erano appartenute in una certa fase della vita. Lo studio del Rinascimento italiano era stato per Burckhardt anche un tentativo di indagare quella che lui riteneva la genesi, nonché il destino politico e culturale dell’Europa moderna. E in questa genesi e destino l’arte ha avuto indiscutibilmente un ruolo di collante fondamentale, come questa ricostruzione filologica dimostra.
Nel suo stile asciutto e magistrale Puškin racconta la grande vicenda guerresca di Pugačëv, cosacco del Don che da umile soldato e vagabondo analfabeta si era dichiarato zar, diceva di essere il defunto Pietro III ancora in vita. E aveva attirato a sé diverse popolazioni asiatiche tra il Volga e gli Urali già malcontente e ribelli, cosacchi, tatari, baschiri, calmucchi, scontrandosi vittoriosamente con i distaccamenti russi, occupando una larga parte di territorio e marciando con loro verso Mosca per impossessarsi del suo preteso impero e spodestare Caterina II. La ribellione, iniziata nel 1773, finirà con la raccapricciante esecuzione del falso zar, il forsennato e disgraziato Pugačëv, il 10 gennaio 1775. Un racconto storico veritiero e incredibile, nei meravigliosi panorami dell’Asia tribale, delle sue sconfinate pianure e dei suoi grandiosi fiumi. Nella perfetta traduzione di Ettore Lo Gatto. Ermanno Cavazzoni.
Perché l’astrologia è così importante nelle nostre vite? Nel Vangelo di Matteo (2, 1) i Magi intraprendono il lungo e pericoloso viaggio per adorare il Salvatore del mondo, dopo aver intravisto «in Oriente» una lucente Stella. La frase del Vangelo utilizza un’espressione consueta nell’astrologia antica (anatellō) per indicare il sorgere di un astro in concomitanza col sorgere del Sole, quello che noi oggi chiamiamo «ascendente»: la Stella dei Magi venne osservata non «in Oriente», bensì «in levare», cioè in sincronia con il sorgere del Sole. Il passo del Vangelo si può quindi dire rappresenti una sorta di «oroscopo», molto semplificato, di Gesù. Come funziona la magia astrale? Gli Apotelesmatika costituirono la base etimologica e teoretica per creare il «talismano», l’imago, attraverso cui captare gli influssi degli astri, utilizzando forme e metalli planetari. Si crea così un fortissimo vincolo tra astri e fatti terreni, tra mutazioni interiori e spazi planetari. E si crea così l’inganno infinito: gli umani s’illudono di controllare se stessi e ciò che li circonda, ma in realtà sono forze estranee a governarli.
Da quando, negli ultimi due secoli, la tecnologia ci ha permesso di trascorrere molto più tempo sotto il mare, nelle profondità subacquee accade di tutto, come mostrano le straordinarie vicende raccontate in queste pagine. Pietro Spirito ripercorre la vita di Narciso Monturiol, inventore, nell’Ottocento, di un avveniristico sottomarino che avrebbe potuto ispirare il coevo romanzo “Ventimila leghe sotto i mari”. E poi la parabola di Raffaele Rossetti, l’affondatore, nel 1918, della corazzata Viribus Unitis, riluttante eroe nazionale che dopo la Grande guerra lottò contro il fascismo. Ancora, le imprese degli incursori della Decima Mas, tra battaglie, agguati e tanti misteri. Come misteriosa rimane l’avventura di Lionel Crabb, l’uomo rana britannico scomparso durante una missione nel 1956 per carpire i segreti di una nave sovietica. Tra i racconti anche il ricordo degli esperimenti italiani, a fine anni Sessanta, per realizzare futuribili cittadelle sommerse. Esperienze precedute dalla costruzione del batiscafo “Trieste”, nella città giuliana allora amministrata dagli angloamericani, con le confidenze della donna che aiutò Jacques Piccard a raggiungere il punto più profondo del pianeta. Un libro che – seguendo le affascinanti vie dei mondi sommersi – ci ricorda quanto sia terribilmente umana la sfida verso se stessi e l’ignoto.
Odessa, 1941. Mila è abituata a lottare. Rimasta sola con un figlio da crescere, non ha rinunciato alle sue aspirazioni, lavorando di giorno e studiando di notte. E, quando decide di arruolarsi nell’esercito per difendere la patria dall’invasione tedesca, è pronta anche a fronteggiare la diffidenza e il disprezzo degli ufficiali, contrari alla presenza di una donna nelle loro file. E farà ricredere tutti… Washington, 27 agosto 1942. Una ragazza minuta, coi capelli castani e profondi occhi scuri. A vederla così, sembra impossibile che sia lei la famosa Mila Pavlicenko, la donna di cui scrivono i giornali, la cecchina che avrebbe ucciso più di trecento nazisti e che adesso viene accolta alla Casa Bianca dalla First Lady. L’uomo che la osserva tra la folla, però, la conosce benissimo. Sa che è un’avversaria da non sottovalutare, perché Mila ha dimostrato sul campo di cosa è capace. Da giorni la segue come un’ombra e tutto sta andando secondo i piani: è su di lei che ricadrà la colpa dell’omicidio del presidente Roosevelt… Ispirandosi alla vera storia di Ljudmila Pavlicenko, Kate Quinn dipinge il ritratto di una donna eccezionale, di una madre pronta a sacrificarsi pur di garantire un futuro migliore al figlio, di un’eroina silenziosa che grazie al suo coraggio ha cambiato il corso della Storia.
Una serie impressionante di convergenze riguarda l’invenzione della scrittura presso Sumeri, Egizi e Greci: la scrittura è un dono da parte di divinità impietosite davanti alle miserabili condizioni di vita degli uomini, costretti a trascorrere la loro esistenza nell’ignoranza, incapaci di capire i segni mandati dal cielo o di inventare i rimedi per guarire le malattie. Lo scriba, custode della memoria, era anche medico e indovino. Per la prima volta un volume tenta di approfondire il ruolo in seno all’amministrazione degli scribi egei responsabili della redazione dei documenti in geroglifico cretese, lineare A e lineare B. L’analisi attenta delle tavolette di Pilo dimostra che lo scriba, lungi dall’essere il capo di un determinato settore della burocrazia palaziale, era invece agli ordini di una aristocrazia di corte che gestiva le risorse dello Stato. Il suo ruolo era identico a quello degli scribi egizi che «nel Nuovo Regno rappresentavano una élite intermediaria che prendeva ordini dagli alti dignitari e li ripercuoteva sulla massa dei lavoratori di cui controllava le attività». Accanto ai documenti di archivio su argilla, ai testi votivi su pietra e alle iscrizioni vascolari, lo scriba egeo utilizzava anche come supporto della scrittura il papiro e la pergamena. Il numero impressionante di impronte di sigilli, stampate sulle cordicelle che avvolgevano i rotoli distrutti negli incendi dei palazzi, non lascia dubbi circa l’esistenza di una letteratura egea scomparsa che rappresentava l’essenziale della produzione letteraria dei «custodi della memoria» dell’Egeo dell’Età del bronzo.
Ha dodici anni e al mattino andrà sposa.
Lei e la madre sono sdraiate sullo stuoino, abbracciate: «Il giorno piú triste nella vita di una ragazza è il giorno del matrimonio» dice la madre. «Poi, se Dio vuole, le cose migliorano». Dopo la morte del padre, lo zio le ha trovato un buon partito. Un vedovo con un figlio di due anni. Come lei, appartiene a una famiglia di cristiani. Perché sia disposto a prendere in moglie una ragazzina senza dote non è dato sapere, ma si mormora che la famiglia sia afflitta da una strana maledizione: in ogni generazione almeno una persona muore affogata. E, nel Kerala, l’acqua è ovunque. Lí, il monsone nutre non soltanto la terra, ma anche il corpo e l’anima, creando una particolare alleanza con la terra, con Dio, con la vita. E chi non rispetta questo patto con l’acqua, che collega tutti nel tempo e nello spazio, è perduto. La giovane sposa viene accolta con affetto nella nuova famiglia e, nell’arco della sua lunga e straordinaria vita, non soltanto conoscerà la gioia di un grande amore e il dolore di infinite perdite, ma sarà testimone di cambiamenti epocali, attraverso i suoi occhi e quelli dei suoi discendenti.
Questo romanzo multiforme è costruito intorno al diario di un giovane rivoluzionario filippino, Raymundo Mata, coinvolto, a fine ottocento, nei moti di liberazione del suo paese dalla dominazione spagnola. La sua è una testimonianza non sempre attendibile. Ai fatti storici si affianca il racconto di un ragazzo come molti, anche se a volte piuttosto eccentrico, dall’infanzia agli studi a Manila, tra amori e passioni, colpi di testa e bizzarrie. Il diario, nel contempo, è uno squadernato documento di apprendistato e clandestinità, tra fatti e finzione, che racconta le vicende della rivoluzione filippina. Tra episodi storici, crimini efferati e un autentico culto degli eroi – uno su tutti, il padre putativo del patriottismo filippino, José Rizal – la scrittrice Gina Apostol accompagna il lettore in un’analisi divertente e spietata della grande storia di un paese lontano, cui si intrecciano le vicende personali e i sentimenti di un uomo come tanti. Il diario di Raymundo, in un’operazione metaletteraria e poliglotta, è arricchito da un sorprendente paratesto. Tra prefazioni, note a piè di pagina e glosse, tre personaggi – una traduttrice, una psicanalista e un’accademica – commentano il testo originale e lo arricchiscono vitalmente. È un battibecco comico tra chiosatori che Gina Apostol mette in scena, sotto l’egida di Nabokov, Borges e Bolaño, donando nuova energia alla metaletteratura postmoderna.
l Medioevo è un tempo ancora poco definito e uno spazio dai confini labili, una dimensione storica poco conosciuta che continua ad essere lo specchio deformante del nostro presente: “cose da Medioevo” si dice, come se quelle cose non appartenessero ai giorni nostri. Per orientarsi in un Medioevo spesso invisibile a occhio nudo, ma che sottende tutta la nostra storia, bisogna, quindi, immergersi nel passato con un inventario d’autore e seguirne i percorsi, fatti di storie, personaggi e luoghi, cercando di dipanare una fitta trama di false credenze.
Il risultato è un viaggio inusuale e sorprendente.
Pochi temi, nell’ambito degli studi storici e archeologici, hanno visto nel corso degli ultimi decenni una crescita così impetuosa delle ricerche e dei dati disponibili quanto la Roma della tarda antichità e del primo medioevo.
In questo libro, alcuni dei principali studiosi dell’argomento fanno il punto sullo stato delle nostre conoscenze sulla città altomedievale vista nei suoi diversi aspetti: storici, di topografia e urbanistica, di cultura materiale, di storia economica, culturale e artistica.
Ci vediamo il prossimo mese con le novità di luglio! Continuate a seguire le mie rubriche e i consigli letterari sui social!