Nuovo anno e nuovi libri in arrivo! In questo articolo troverete una selezione di nuove uscite in libreria piuttosto variegata, diciamo che sono un po’ uscita dalla mia zona comfort perché certi titoli sono troppo interessanti per non metterli in evidenza. Rimane comunque una speciale predilezione per il tema storico, mitologico e antropologico. ADESSO SBIZZARRITEVI!
Pagine straordinarie che ci permettono di entrare nelle infinite sfaccettature degli affetti e di comprendere come aprire all’altrə non riduce ma amplifica l’amore.
Si può essere madri di figlie e figli che si scelgono, e che a loro volta ci hanno scelte? Si può costruire una famiglia senza vincoli di sangue? La risposta è sì. La queerness familiare è ormai una realtà, e affrontarla una necessità politica, come lo è quella di un dialogo lucido e aperto sulla gestazione per altrə, un tema che mette in crisi la presunta radice dell’essere donne. Interrogarci, discutere intorno a questa radice significa sfidare il concetto di normalità e naturalità a cui siamo abituati. Michela Murgia lo ha fatto per anni, nei suoi libri e sui social, e nelle ultime settimane di vita ha raccolto i suoi pensieri per donarci questo pamphlet densissimo e prezioso, in cui ci racconta – partendo dall’esperienza personale – un altro modello di maternità, come si possa dare la vita senza generare biologicamente, come i legami d’anima possano sommarsi ai legami di sangue.
Tra il V e il XII secolo, i cazari – popolazione turca seminomade originaria delle steppe dell’Asia centrale in cui sarebbero poi confluiti elementi slavi, iranici e dei goti di Crimea – hanno dominato un ampio territorio compreso tra il Mar Nero e il Mar Caspio, dando origine a una civiltà fiorente e a un regno prospero. Elemento determinante nella storia dei cazari è stata la conversione intorno all’VIII secolo dallo sciamanesimo alla religione ebraica. Ne La tredicesima tribù, Arthur Koestler ripercorre con rigore storiografico le vicende di questo popolo.
Di Sigmund Freud, Karl Abraham fu un allievo e sodale di primo piano. Formatosi al Burghölzli di Zurigo con Eugen Bleuler e Carl Gustav Jung, lì incrociò e amò il pensiero freudiano, cui fornì un notevolissimo apporto nella teoria, nella clinica e nella psicoanalisi applicata. Trasferitosi a Berlino, con il costante sostegno di Freud vi fondò uno dei primi istituti di psicoanalisi. Questo carteggio copre un arco di tempo che va dal 1907 al 1925, anno della prematura morte di Abraham. Si tratta di un periodo cruciale della storia della psicoanalisi, basti pensare alla messa in opera della metapsicologia e alle sue svolte, ma anche a quegli insanabili dissensi che portarono alla fuoriuscita di Adler e Jung. La revisione alla base della presente pubblicazione è stata condotta tenendo conto sia dei manoscritti originali, sia dell’edizione in lingua inglese (data alle stampe a cura dello stesso Falzeder nel 2002) e delle successive in lingua spagnola (2005) e francese (2006), cui pertanto può ora aggiungersi quella italiana.
Affascinante senza essere manipolatoria, rigorosa ma mai dogmatica, elegante seppure austera, irriducibilmente anticonvenzionale, eternamente sfuggente: così è Elizabeth Finch, docente del corso di «Cultura e civiltà» al college. Il suo carisma e la forza delle sue idee sono destinati a segnare per sempre il modo di pensare dei suoi studenti. O almeno di uno di essi. Questa è la storia che lui ci racconta. Ma, come direbbe Elizabeth Finch, «travisare la propria storia è parte dell’essere una persona». Il «Re dei Progetti Incompiuti», secondo la definizione della figlia adolescente, Neil si porta appresso un bagaglio di insuccessi lungo una vita: un’ambizione attoriale frustrata, due matrimoni falliti. Ma a quella prima lezione del corso di «Cultura e civiltà», tanti anni prima, il giorno in cui fece la conoscenza della docente Elizabeth Finch, Neil ebbe la sensazione di essere arrivato, per una volta, nel posto giusto. Sobria nell’abbigliamento, esatta nel dire e cristallina nel pensare, fumatrice incallita e insofferente del comune sentire, Elizabeth Finch – EF per la classe – incuneò fin da subito il grimaldello del libero pensiero nelle quiete coscienze dei suoi studenti, mai trattati come «oche all’ingrasso» da infarcire di nozioni, ma coinvolti in un continuo processo socratico di collaborazione, spesso caustico ma mai sprezzante, e fatalmente fertilizzato dall’elisir del carisma. Impossibile, per i discenti, non perdersi in congetture sulla sua inespugnabile vita privata e non restare colpiti dalle sue idee sulla Creazione: «Il mondo è male organizzato, perché Dio l’ha creato da solo. Avrebbe dovuto consultare qualche amico: uno il primo giorno, un altro il quinto, un altro il settimo, allora sì che sarebbe stato perfetto», sull’amore: «Esiste una parola più mistificante, abusata, fraintesa, più estensibile a livello di significati e di propositi, più contaminata dagli sputacchi di miliardi di lingue bugiarde, della parola “amore”? E c’è qualcosa di più scontato che lamentarsi di tutto questo?», sul pensiero unico: «Monoteismo. Monomania. Monogamia. Monotonia. Niente di buono inizia con questo prefisso», o su ogni altra area del sapere e del sentire, antico e moderno. Odiarla o amarla, non c’è alternativa. Neil rientra da subito nella seconda categoria, e vi rimane per decenni dopo la fine del corso, sposando il suo metodo critico e infine facendosi carico del suo progetto incompiuto: quello sulla figura di Flavius Claudius Julianus, ovvero Giuliano l’Apostata, l’ultimo imperatore romano non cristiano, la cui sconfitta in battaglia determinò l’instaurarsi a Roma del monoteismo ai danni di tutte le altre religioni e dunque, a detta di EF, la chiusura della mentalità europea e la fine della gioia. Neil ha ormai i capelli grigi quando si addentra nelle carte della sua antica maestra e forse amica, in cerca di verità mai svelate. Eppure Elizabeth Finch l’aveva avvertito fin dall’inizio: «Artificio, rigore, verità. Artificio non come opposto della verità ma spesso come sua manifestazione, ciò che lo rende irresistibile».
Il romanzo più anomalo e profondo della romanziera britannica si arricchisce in questa edizione delle romantiche illustrazioni di Hugh Thomson, capaci di far immergere il lettore in un’atmosfera magica e lontana.
Fanny Price, nata in una famiglia numerosa e poco abbiente, viene adottata da bambina da Sir Thomas e Lady Bertram, i ricchi zii che la accolgono e la allevano nella lussuosa tenuta di Mansfield Park. Fanny è timida, silenziosa, riservata e poco incline allo svago: un temperamento basato sul senso del dovere e sulla virtù, che la rende un diamante grezzo nell’ambiente d’élite in cui è immersa, impersonificato dalla frivola e spregiudicata Mary Crawford, e che vede nel cugino Edmund un caro alleato. La fissità di questa moderna Cenerentola si traduce però in una fermezza di spirito che la fa opporre con resistenza a tutto ciò che non condivide, perseverando nelle sue convinzioni – le stesse con cui il lettore si trova a empatizzare, come nella miglior letteratura. Nella sua immobilità, Fanny Price è un’eroina eccezionale, diversa da tutte le altre protagoniste di Jane Austen, simbolo di quel mondo di pacata quiete e solidi valori che era l’Inghilterra rurale del primo Settecento, contrapposto alla frenesia e dinamicità di una Londra ormai alle soglie della Rivoluzione industriale.
Franziska non può credere che sia vero: adesso che il muro di Berlino è caduto può finalmente andare nella Germania dell’Est, dove si trova la tenuta dei von Dranitz. Un ritorno al passato, nella casa in cui è nata, in cui ha conosciuto il suo primo amore, in cui sono seppelliti i suoi antenati. E che, a causa degli sconvolgimenti della Seconda guerra mondiale, è stata espropriata mentre lei e sua madre sono state costrette ad andare via. Ma ora che è di nuovo lì deve fare i conti con la realtà: sono passati più di quarant’anni e la casa padronale, oltre a essere trascurata e fatiscente, è diventata una cooperativa sociale di proprietà dello Stato e, come se non bastasse, il sindaco che la gestisce non ha la minima intenzione di restituirgliela. Franziska è ormai anziana e vedova, la figlia preferisce vivere in una comune e della nipote non ha notizie, però non si scoraggia e decide che si accamperà lì, anche a costo di dormire all’addiaccio, fino a che non avrà trovato il modo di riprendersela. Dopotutto è una von Dranitz e una von Dranitz non si arrende mai. Tra le pareti della casa avita e i campi abbandonati si fanno strada i ricordi, le illusioni della gioventù e tante domande irrisolte. Nessuno sa cosa sia veramente successo all’uomo che doveva sposare, il maggiore Iversen, e come sia morta sua sorella Elfriede. Eppure la verità è più vicina di quanto non creda… Dai fasti degli anni ’40 all’inizio degli anni ’90, La baronessa è il primo capitolo di una nuova appassionante saga familiare, ricca di emozioni e colpi di scena.
Una biografia che ricostruisce, contro ogni possibile mistificazione, la personalità di Joseph Goebbels, il gerarca nazista che insieme a Himmler ricoprì la più alta carica del Terzo Reich dopo Hitler, tristemente noto soprattutto come ministro per l’istruzione pubblica e la propaganda dal marzo 1933 fino alla caduta del nazismo. “Storpio nel corpo e nell’anima”, come lo definì Thomas Mann, fu lui il responsabile della feroce propaganda che accompagnò l’ascesa del regime hitleriano, comprese la campagna contro la cultura “degenerata” e la giustificazione ideologica del violento, crescente antisemitismo. Ma chi era davvero Goebbels? Attingendo direttamente alle fonti, a partire dal suo diario personale, dalle opere letterarie fino ai discorsi radiofonici e ai numerosi, atroci film che aveva ideato (L’ebreo errante su tutti), queste pagine tratteggiano il polemista spietato, il manipolatore consapevole e cinico, il virtuoso dell’astuzia e della seduzione. Capitolo dopo capitolo, emerge il modo sinistro di quest’uomo di costruire la fedeltà a un regime, di alimentarla, mantenerla e seguirla coerentemente, fino all’ultimo, folle sacrificio che coinvolse anche la sua numerosa famiglia.
Una celebrazione del talento artistico di J.R.R. Tolkien attraverso la riproduzione di 200 opere tra pitture, acquerelli, disegni e schizzi.
J.R.R. Tolkien ha espresso il suo talento artistico più grande con le parole, ma si è cimentato anche con le immagini. Per lui infatti parole e immagini erano strettamente legate, e dai dipinti come dai disegni emerge tutta la sua forza mitopoietica: paesaggi, città, creature fantastiche, sotto i nostri occhi sfila di tutto, in alcuni casi per la prima volta. Se infatti i suoi libri sono stati letti da milioni di persone, alcune espressioni della sua arte sono poco note: accanto alle illustrazioni ormai iconiche legate allo Hobbit e al Signore degli Anelli, i curatori hanno raccolto qui anche le immagini che Tolkien ha realizzato per i suoi figli (in particolare per le Lettere da Babbo Natale e Mr. Bliss), esempi della sua calligrafia espressiva e i suoi contributi alla tipografia e al design dei suoi libri.
Con il suo tocco inconfondibile, Yoshimoto tratta con leggerezza temi complessi e scava nel profondo argomenti apparentemente semplici per invitarci a riflettere, a rimetterci in comunicazione con noi stessi e a lasciarci andare per recuperare il senso della meraviglia della vita.
Che significa diventare adulti? Si deve studiare per forza? Che cos’è la normalità? Che succede quando si muore? A queste e altre domande Banana Yoshimoto cerca di rispondere in un piccolo saggio che, si augura, possa funzionare “un po’ come un amuleto” per aiutare i lettori di tutte le età a ritrovare serenità e speranza nei momenti più difficili.
L’incontro tra Cortés e Moctezuma, raccontato da Álvaro Enrigue, dà vita a uno straordinario romanzo di vendetta coloniale.
L’8 novembre 1519 avvenne l’incontro fatidico tra il conquistador Hernán Cortés e l’imperatore del Messico Moctezuma: fu il contatto tra due mondi incomprensibili fra loro, due visioni dell’esistente inconciliabili, due imperi che stavano entrando in collisione senza avere coscienza della portata di tale evento. Álvaro Enrigue narra un’avvincente versione di cosa accadde, in sapiente equilibrio tra ricostruzione storica e leggende tramandate, sfidando i limiti del romanzo storico e avvalendosi di una approfondita conoscenza delle sottigliezze linguistiche – prendendosi la libertà di stravolgerle usando termini e modi di dire in gergo messicano odierno – per rendere appieno la portata di quell’incontro che cambiò la storia del mondo. Da lì iniziò la conquista del continente americano, l’ascesa della Spagna come nazione più ricca d’Europa, e la fine di “un sogno”, quello dei popoli nativi che accolsero gli sterminatori come ospiti stranieri da ossequiare, sebbene per molti di loro la realtà fosse spesso un incubo sanguinario. Il tutto concepito dall’inventiva dell’autore che immagina come sarebbe andata se…
La Saga di Nitida oltre a essere fra le più brillanti elaborazioni islandesi degli stilemi cavallereschi tardo medievali offre molto di più di una trama avventurosa e ambientazioni prevalentemente immaginarie che la avvicinano ai classici del genere. Il testo nasconde una struttura narrativa complessa, debitrice delle tradizioni mistica e patristica latine, spunti inediti sui rapporti fra monarchia e sapere universale, Occidente crociato e Vicino Oriente musulmano, nonché un impianto allegorico teso a legittimare il potere femminile. Nitida, infatti, emerge nel gruppo delle cosiddette “fanciulle-re” della letteratura islandese come esempio virtuoso di sovrana indipendente, tenace e ammirata per le proprie capacità intellettive e diplomatiche: non è un caso se la Saga di Nitida è stata interpretata anche come racconto “proto-femminista”.
Con Gli aghi d’oro, Neri Pozza prosegue l’operazione Biblioteca McDowell, che prevede la pubblicazione dei capolavori dell’autore di culto. Alla fine del xix secolo, convivono due mondi opposti. Da un lato, l’opulenza e lo splendore. Dall’altro, i peggiori vizi dell’uomo: alcol, denaro e sesso. È su questo confine, nel cuore del famigerato Triangolo Nero, che una ricca famiglia cerca di affermarsi pretendendo di liberare la città dalla corruzione. Gli Stallworth, guidati con pugno di ferro dal loro patriarca, l’influente e implacabile giudice James Stallworth, coadiuvato dal figlio Edward, predicatore dai sermoni incendiari, e dal genero Duncan Phair, giovane avvocato dalla carriera promettente, hanno un piano impeccabile: estirpare il male annientando una famiglia di corrotti e criminali: gli Shanks.
“Il treno per Istanbul” fu il primo grande successo di Graham Greene. Pubblicato nel 1932, rientra tra le storie che l’autore definiva «divertimenti». È ambientato sull’Orient Express, un treno dal fascino esotico diventato mito grazie a scrittori come Agatha Christie e Ian Fleming e consacrato dal cinema. Durante un viaggio da Ostenda a Istanbul, si intrecciano le vite di un gruppo di passeggeri, esistenze tragiche riflesso di «un’umanità spaventata – scrive Antonio Manzini nella Nota – insicura, dubbiosa, tragica e dolente». Coral, la dolce ballerina di fila; il dottor Czinner, comunista e sognatore; il signor Myatt, ricco ebreo in viaggio d’affari; Mabel Warren, cinica giornalista a caccia di uno scoop; il ladro Grünlich che approfitta dell’altrui bontà solo per salvarsi la pelle. Ognuno di loro custodisce un segreto e corre sui binari incontro al proprio destino in un giallo ad altissima tensione che fotografa l’Europa tra le due guerre mondiali. Ma in viaggio sui vagoni si intravede anche l’umanità di oggi e i suoi tormenti, l’antisemitismo, la povertà, la frustrazione sessuale, il fallimento politico. Ed è questo che rende sempre attuale l’opera di Graham Greene.
Nonostante gli interessi filosofici abbiano occupato, nella vita intellettuale di Alessandro Manzoni, un posto di rilievo costante, raramente la critica ha riconosciuto al suo pensiero il taglio e l’originalità di una riflessione autonoma. Eppure nei suoi scritti l’autore dei Promessi sposi si confronta con le teorie più influenti del suo tempo e indaga con acume critico la storia della filosofia e la natura del piacere, l’origine della morale e l’evoluzione delle forme letterarie. Attraverso una selezione di questi scritti filosofici, il presente volume intende mettere in luce la rilevanza e l’originalità del pensiero manzoniano, rintracciandole nel tentativo di realizzare una convergenza tra la necessità della storia, considerata nel dramma del suo farsi, e la libertà dell’essere umano che agisce e pensa nella storia. Questo tentativo costituisce l’autentica cifra dello scrittore lombardo e spiega come in lui abbiano potuto coesistere il grande pensatore e il sublime poeta.
Howard Phillips Lovecraft (1890-1937) è unanimemente riconosciuto come il nume dell’orrore cosmico letterario. Le sue terribili e fascinose visioni hanno lastricato i percorsi della moderna narrativa dell’immaginario, rendendolo un autore di culto e un punto di riferimento per generazioni di scrittori successivi. Ma furono unicamente le letture e l’irripetibile arte del solitario sognatore di universi a ispirare i suoi capolavori, o magari anche qualche oscuro ingrediente celato nella sua antica linea di sangue, di cui lo stesso Lovecraft potrebbe essere venuto a conoscenza attraverso racconti e allusioni in famiglia? Ricostruendo le vicende del suo parentado mediante l’utilizzo di rare fonti giornalistiche d’epoca, in qualche caso riemerse per la prima volta da un oblio secolare, questo studio individua e suggerisce connessioni intriganti tra le atmosfere dello scrittore di Providence e le sinistre vicende di vari suoi antenati e consanguinei.
In questo testo sull’autentica tradizione dello sciamanesimo peruviano l’autore, come don Juan a Castaneda, rivela il suo percorso per diventare un curandero esperto sotto la guida delle piante sacre. Attraverso straordinari resoconti di esperienze personali con i suoi maestri, Hachumak descrive cosa aspettarsi sia fisicamente che psicologicamente dalle cerimonie sacre e soprattutto dall’uso dell’ayahuasca, la pianta medicinale misteriosa e potente dagli straordinari poteri curativi che viene bevuta durante le cerimonie sacre e che è nota per cambiare radicalmente la vita delle persone. Hachumak si addentra nelle pratiche dei curanderi amazzonici, spiegando a noi occidentali come distinguere tra quelli autentici e i personaggi di dubbia reputazione che hanno iniziato a popolare il mondo delle piante sacre negli ultimi cinquant’anni.
Nove racconti che esplorano gli anfratti più remoti delle nostre angosce, oltre la razionalità, per tendere la mano al piacere dell’ignoto.
Sulla costa della Cornovaglia, una donna velata osserva il mare. Solo pochi anni prima, un’esploratrice era scomparsa misteriosamente in quelle acque, ora infestate dall’ombra di una morte senza vendetta. Lo spettro di un soldato caduto ritorna tra i vivi, diventando l’ossessione di un tenente in congedo. Esiste pace se i demoni abitano in noi? Al calar delle tenebre, quando i confini del reale si fanno più sfumati, la paura risveglia spettri della mente che giacciono sepolti nel buio.
Un fantasy tra neve e magia. Una storia stravagante, incantevole e che scalda il cuore
Emily Wilde è brava in molte cose: è la massima esperta di fate; è una studiosa geniale, una ricercatrice meticolosa e sta scrivendo la prima enciclopedia al mondo dedicata alle leggende su queste creature. Ma Emily Wilde non è brava con le persone. E infatti, quando, nell’autunno del 1909, arriva nel remoto villaggio di Hrafnsvik, non ha alcuna intenzione di fare amicizia con i burberi abitanti. Né tanto meno le interessa trascorrere del tempo con l’altro nuovo arrivato: Wendell Bambleby, suo rivale accademico, in grado di ammaliare chiunque. Ma mentre Emily si avvicina sempre più ai segreti dei Nascosti, le fate più sfuggenti, si ritrova anche sulle tracce di un altro mistero: chi è davvero Bambleby? E cosa sta cercando? Per trovare la risposta, Emily dovrà sciogliere l’enigma più grande di tutti: il suo cuore.
In una cittadina dai tratti misteriosi, Cristoforo Colombaia è chiamato dalla singolare figura del Domenicano bianco a portare a compimento il lavoro dei suoi avi; si trova così catapultato in una dimensione sovrannaturale, nella quale i confini tra sogno e realtà sono dissolti. In una cornice dalle forti tinte espressioniste, la sua missione lo condurrà a lottare contro la Testa della Medusa, simbolo della pseudospiritualità moderna, per riaffermare una concezione eroica e spirituale dell’esistenza. Tra i classici della letteratura esoterica di tutti i tempi, il romanzo è presentato in una nuova edizione annotata e accompagnata da un’appendice di testi firmati da Massimo Scaligero, Julius Evola, Serge Hutin, Jean-Pierre Bayard e Gèrard Heym.
Cos’era il potere a Roma antica? Un console, un tribuno, un triumviro, di quale autorità erano provvisti e per quali fini? Come veniva giustificata l’esistenza stessa di un uomo al comando e a chi doveva rendere conto? L’imperium di Cesare era diverso da quello di Augusto o di Giustiniano? Il potere a Roma nello studio originale e innovativo di uno dei più grandi storici dell’antichità.
La vicenda di Roma, lungo tutto il suo percorso millenario, è accompagnata da un concetto particolarissimo e originale: quello espresso nel termine imperium. Questo vocabolo traduce il rapporto tra il potere nella sua accezione più alta e la sua responsabilità. Nel gestire questa gravosa incombenza il potere deve confrontarsi con una serie di doveri. Ab origine, la responsabilità verso il popolo romano è subordinata a una serie di valori addirittura anteriori alla nascita stessa dell’Urbe, come quello di fides, il rispetto delle regole. A questo concetto sono costretti a rapportarsi tutti i grandi di Roma. Camillo, cui viene attribuita una prima definizione del diritto naturale, che vieta ogni atto in contrasto con la natura dell’uomo; Scipione, il primo imperator, che proclama la superiorità di un singolo sulle strutture. Muove all’azione Silla, l’idealista in cerca di impossibili ritorni al passato; accende Cicerone nella sua teoresi; lo reclama per sé Cesare senza poter conservare né il potere né la vita; lo struttura mirabilmente Augusto, nel nuovo patto con gli dei (la pax Augusta) da cui nascerà la monarchia. L’intero corso della storia imperiale assiste poi a un costante dibattito, che impegna tanto gli stoici quanto la propaganda di corte, gli imperatori-soldati come il pensiero cristiano. Da quest’ultimo ambito uscirà, infine, la struttura tetragona e proiettata nei secoli a venire dell’impero cristiano.
La fine è vicina. Presto la profezia si compirà e ogni forma di vita sarà annientata. L’ultima speranza è raggiungere in tempo le Lande Gelide, in cui pare si celi l’unica risorsa in grado di sventare la catastrofe imminente. Nyx e i suoi compagni fanno quindi rotta verso quella terra aspra e inospitale, dove nessuno osa avventurarsi. E ben presto si renderanno conto che dovranno difendersi non solo dai nemici celati tra i ghiacci eterni, ma forse anche dagli amici… Nel frattempo, il principe Kanthe e il suo gruppo hanno raggiunto la Città Eterna, dove ottengono il sostegno dell’imperatore e il permesso di cercare nella sua biblioteca le informazioni necessarie per aiutare Nyx. Tuttavia la loro missione viene bruscamente interrotta quando un’orda di guerrieri invade il palazzo imperiale, costringendoli a fuggire. Tre pagine strappate da un antico volume sono tutto ciò che riescono a portare a bordo della nave dei venti, che si allontana dalla capitale a gran velocità. Però sono abbastanza per capire che l’esito della battaglia è nelle mani di Eligor, una divinità antica e potentissima, che per secoli è rimasta dormiente. Ora sta per svegliarsi e dovrà scegliere se schierarsi con loro o contro di loro. In ogni caso, le conseguenze saranno devastanti…
Un romanzo magico, che unisce la saggezza orientale al fascino arcano delle stelle. Un viaggio alla scoperta di sé, per imparare che per ritrovare la strada a volte basta chiudere gli occhi, in attesa della prossima luna piena.
A volte, ma solo nelle notti di luna piena, tra le vie di Kyoto o in riva al fiume appare un caffè molto speciale: è una roulotte gestita da un eccentrico chef, un grande gatto tigrato esperto di astrologia, e da altri due felini suoi aiutanti, e si manifesta sul sentiero di chi si sente perso. In questo caffè non è possibile ordinare ciò che si vuole, sono i gatti a decidere cosa offrire ai propri clienti. Il menu prevede incredibili bevande e deliziosi dolci in grado di consolare i cuori affranti degli avventori. Ed è lo chef in “persona” a sedere al tavolo con loro per aiutarli a capire, attraverso la lettura della carta astrale, dove si sono smarriti. Fra una tazza di latte stellare e un pancake al burro del plenilunio, assaporando un gelato al chiaro di Luna e Venere, incontriamo Serikawa, che dopo una folgorante carriera da sceneggiatrice è diventata una scrittrice di videogiochi frustrata e infelice, incapace di risollevare il proprio destino; Akari, che ha amato l’uomo sbagliato e ora non sa immaginare un futuro accanto a qualcun altro; Megumi, alle prese con un’importante scelta lavorativa, e Mizumoto, che incontra nuovamente dopo molti anni il suo primo amore.
Un libro di storia medievale trascinante come pochi, tra femminismo, letteratura e amor cortese.
Un’altra rivoluzione è nata prima del 1789: quella di Maria di Francia. Non è raccontata nei manuali, perché è una rivoluzione in buona parte fallita. Avrebbe voluto imporre una visione femminile del mondo e non vi riuscì. Ma ebbe tra i suoi effetti la nascita dell’amore cortese, l’astro luminoso del Medioevo, oscurato poi dai livori inquisitoriali della prima Età moderna. Perfino l’identità di Maria, allora, si perse o si confuse. Figlia del re di Francia Luigi VII, Maria nacque nel 1145 e, dopo il matrimonio, si stabilì nella contea del marito, la Champagne. Fu una scrittrice, ma soprattutto un’intellettuale capace di radunare attorno a sé altri autori, cui affidare la promozione delle proprie idee. Idee nuove e progressiste sull’amore, sulla sessualità, sui rapporti coniugali, sulla vita di coppia. Idee che avrebbero potuto – e dovuto – mille anni prima della rivoluzione sessuale del Novecento segnare un nuovo corso della storia femminile, e quindi del mondo.
Al centro di questo romanzo ci sono le ragazze: con i capelli al vento di chi attraversa la campagna in bicicletta, con le guance scavate perché il cibo scarseggia ma gli occhi ardenti di chi ha tutta la vita davanti, con le dita sottili che sono perfette per costruire le munizioni. Infatti, durante la Prima guerra mondiale, la fabbrica Sutter & Thévenot sceglie proprio la campagna lombarda per installare, a Castellazzo di Bollate, uno degli stabilimenti dove centinaia di donne giovanissime fanno i turni per rifornire i soldati al fronte. E poi ci sono anche loro, i ragazzi, allontanati dalle famiglie e dal lavoro per andare a far carne da macello nelle trincee, con i cuori pieni di nostalgia e pronti ad accendersi quando arriva una cartolina vergata da una grafia femminile, come succede a Corrado che per amore arriva alla diserzione… Ma è il 1918, la Storia sta accelerando: è così che Emilia, la piscinìna, la mattina del 7 giugno saluta i genitori senza sapere se li rivedrà, perché una grave esplosione investirà la fabbrica causando decine di vittime, quasi tutte donne e bambine. La produzione però riprende subito, in tempo di guerra le vite umane contano ancora meno del solito. È così che Corrado e il padre di Emilia, Martino, con sua moglie Teresa dovranno accettare che la realtà è più dura dei sogni e il tempo scorre indifferente come il Seveso sotto il grande cielo. Con una lingua intensamente poetica e venata di dialetto senza mai indulgere nella maniera, Ilaria Rossetti racconta un episodio quasi dimenticato e più che mai attuale di lavoro femminile e morti bianche: prima di lei, fu Ernest Hemingway a parlarne in uno dei Quarantanove racconti. In queste pagine la storia vera dell’esplosione della fabbrica Sutter & Thévenot di Bollate, che uccise cinquantanove tra operai e operaie, da testimonianza si fa romanzo e attraverso le voci di tante piccole vite non smette di chiederci ascolto.
l giovane Alëška è da sempre innamorato di Ilne, ma la ragazza ha ormai lasciato da anni il loro piccolo accampamento d’origine, nella tundra, per trasferirsi in città. Il popolo dei nenec vive isolato dal resto del mondo, in un ambiente ostile, e la solidarietà è un valore fondamentale per la sopravvivenza. Ilne, partendo, ha di fatto abbandonato a una solitudine amara il vecchio padre Petko. Quanto ad Alëška, la madre lo ha costretto a sposare una giovane del posto, nel rispetto delle consuetudini ancestrali che regolano la vita dei nenec. Il ragazzo, tuttavia, continua a vivere in segreto il suo amore totalizzante per Ilne, sognando una vita diversa da quella che, per rispetto della propria cultura, conduce, e sentendosi smarrito di fronte al futuro. La crisi di coscienza lo attanaglia: può continuare a vivere nella tundra, seguendo la legge dei suoi avi? O è giusto inseguire i desideri più intimi? In un conflitto costante tra il passato e il presente, tra la miseria di un tempo e le nuove tensioni generazionali, la decisione si rivela dolorosa.
Il tema delle persecuzioni è oggetto di interesse scientifico fin dal secolo XIX e ha costituito l’argomento di svariati romanzi e film nel corso del secolo scorso. La storiografia tradizionale, sviluppatasi fondamentalmente in ambiente ecclesiastico, ha contribuito decisamente a sedimentare nell’inconscio collettivo una serie di miti e stereotipi ideologici che, spesso, non corrispondono alla verità storica. A partire dallo studio critico e minuzioso delle fonti antiche – e basandosi sugli apporti più recenti dell’attuale storiografia – l’autore cerca di evidenziare in quest’opera l’origine, le cause, lo sviluppo e il fiasco storico delle persecuzioni contro i cristiani nell’Impero romano. Ne viene fuori una sintesi critica rigorosa che intende svelare il vero significato di questo episodio storico, tanto essenziale nello sviluppo del cristianesimo (articolato in buona parte sul ricordo e sull’esaltazione del sangue sparso dai santi martiri) quanto falsato dall’anchilosata deformità dei miti e delle leggende alle quali ha dato origine.
I mondi oracolari di alchimisti e antichi visionari sono tra noi. Parliamo dei Led Zeppelin, una band determinante per il mutamento dell’immaginario comune, non solo in ambito musicale. A Roma, nel Seicento, il marchese Palombara sperimentava un elisir universale, un “Hermetico papavero”, per varcare la soglia della sua “Porta magica”; quasi un preludio alla “Scala al Paradiso” (Stairway to Heaven) di Page e compagni. Secoli dopo, nei primi decenni del Novecento, sempre a Roma, una cerchia molto esclusiva si riuniva per riscoprire il mondo segreto dell’esoterismo. Era il Gruppo di UR e il suo leader era un personaggio molto discusso, Julius Evola, non immune da esperienze psichedeliche. In Occidente l’affiorare di tali esperienze può datarsi intorno al 1897, anno in cui il chimico Arthur Heffter, dopo aver sperimentato il peyote (pianta sacra per gli indios Huicoles), ne isolò il principale agente psicoattivo, la mescalina – a tutti gli effetti il primo psichedelico di sintesi. Il libro rappresenta un viaggio in un singolare universo: alchimia e musica pop, ma anche fantascienza, fumetti, il cinema più visionario, i videogiochi, sino a giungere al complottismo contemporaneo, raccontano un’altra storia della cultura occidentale, antagonista delle tranquillizzanti menzogne dei media.
Dopo In cucina con Kafka Tom Gauld torna a farci sorridere con le sue spiazzanti vignette a tema letterario che spaziano da Jane Eyre al Trono di Spade.
Ecco dunque aspiranti scrittori alle prese con la Pagina Bianca, la ferocia dei social e altri nemici soprannaturali, complottisti disposti a dare nuove interpretazioni ai classici e soprattutto bibliotecari pronti a ricatalogare l’universo
secondo la Classificazione Decimale Dewey.
Giovanni Zimisce, cresciuto con gli zii materni, i Foca, è diventato con il tempo un valoroso condottiero e combatte con coraggio per l’Impero bizantino accanto a Niceforo, il generale più brillante della sua epoca, e a Leone Foca. La guerra è tutto ciò che gli rimane: sua moglie è morta di parto e i parenti del padre, i Curcuas, lo considerano un traditore. Quando ormai sembra che Giovanni non abbia più altro scopo se non combattere al fianco dei Foca, tre streghe gli profetizzano che diventerà imperatore. Ma come è possibile, visto che sul trono ora siede Niceforo, il suo mentore, l’uomo che l’ha cresciuto e per cui darebbe la vita? Quando proprio Niceforo gli volterà le spalle e l’affascinante Teofano busserà alla sua porta, Zimisce dovrà decidere che cosa fare in futuro: restare fedele all’imperatore, assecondando i principi con cui è cresciuto, o prenderne il posto, accettando definitivamente il suo destino? Guerre, omicidi, congiure e tradimenti: dopo l’esordio con Magnificat, Sonia Aggio torna in libreria con un romanzo avvincente e denso di colpi di scena, ripercorrendo le vicende di un uomo straordinario che, partendo da semplice soldato, riuscì a cambiare le sorti del suo Impero conquistando inaspettatamente la corona. In questo libro, l’autrice ricostruisce la parabola esistenziale di Giovanni Zimisce attraverso il racconto epico della sua ascesa al trono, descrivendo la realtà quotidiana di una delle dominazioni più estese che il mondo abbia mai conosciuto. Un romanzo storico dal sapore di un classico che, con una trama ricca di intrecci, intrighi, amori e terribili inganni, e uno stile coinvolgente e ricercato, ci conduce tra le scintillanti stanze dei palazzi imperiali e i loro splendidi giardini, mostrandoci il volto segreto delle città d’Oriente.
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2 Comments
L’ ho scoperta oggi su Instagram, mi piace molto. Leggerò il suo libro e la seguirò. Amo letteralmente leggere mi piace anche scrivere ma soprattutto leggere. Avere notizie sulle nuove uscite in modo così completo e recensioni così precise non è da poco. Grazie.
Grazie mille Tina! Mi fa davvero piacere e sono felice che possa essere d’aiuto. M’impegno tantissimo per dare dei consigli letterari mirati e per mostrare le pubblicazioni future. Benvenuta!