Ottobre è un mese decisamente propizio per le uscite in libreria, le persone tendono a stare in casa di più e inizia già la corsa verso il Natale. Infatti, come vedrete, l’elenco delle novità è piuttosto lungo e non è che solo una piccola selezione dei libri che potrebbero stuzzicare la vostra curiosità! C’è davvero l’imbarazzo della scelta!
Dicembre 1999. Mancano pochi giorni alla fine del mondo: quando cadranno gli aerei in volo, si oscurerà la televisione, il sole si spegnerà e le stelle esploderanno in mezzo al cielo. Be’, almeno così teme Livia, undici anni appena, mentre cerca le parole per chiedere scusa dopo ciò che ha fatto, e spiegare a nonno Anteo l’atroce paura che ha di perderlo. Può forse trovarle su un quadernetto dalla copertina sgualcita, che nasconde segreti nascosti ai confini del mondo?
La fine, tuttavia, sembra dietro l’angolo… e non solo per lei. Il diciottenne Damiano, popolarissimo a scuola, ambito dalle ragazze e astro nascente del calcio, è stato vittima di un grave incidente: un vero e proprio Cataclisma. Adesso odia come i vecchi amici lo guardano, con i loro sorrisi compassionevoli. Odia che i genitori parlino di lui come se non ci fosse. E più di tutto odia non poter vivere a mille all’ora.
Poi c’è Regina, sedici anni, così brillante a scuola pur collezionando ritardi, pur essendo malinconica e sfuggente. Da quando suo padre se n’è andato, soltanto lei può prendersi cura del fantasma scontroso dell’Altra Madre, oltre che delle proprie ferite.
Tre giovani messi alla prova dalla vita, in bilico sull’orlo della fine del mondo. Ancora non sanno che a fare la differenza, quando si è a un passo dal baratro, è dove si punta lo sguardo. Perché nell’oscurità che avvolge ciascuna delle tante fini che si avvicendano nel corso di una vita, si può scorgere un barlume di speranza: un sogno da rubare al cielo…
Frutto della giovanile adesione di Artaud al movimento surrealista, L’arte e la morte è un piccolo gioiello di scrittura visionaria, un’avventura folle nella mente di una delle personalità più eclettiche e irrequiete del Novecento.
Vertiginosa raccolta di scritti surrealisti del 1929, «L’arte e la morte» è un fuoco d’artificio nella scrittura di quell’inquieto poeta in prosa che è stato Antonin Artaud. Otto testi per stravolgere ogni logica. Con una lingua lirica e allucinata, Artaud scrive una lettera d’amore a una veggente, narra il tormento erotico di Eloisa e Abelardo, si abbandona a visioni bibliche, trasfigura il suo corpo in immagine e ne esplora i confini sensoriali.
Il romanzo d’esordio, vincitore del premio Calvino 2022. Una fiaba per il nostro tempo, che ci parla del modo in cui guardiamo ai nostri miti, diventiamo grandi, e combattiamo le nostre paure attraverso la letteratura, la fantasia e le storie condivise. Timoteo è un ragazzino nato e cresciuto alla Casa della Buona Volontà, sorta di bordello in cui vivono le tante ragazze di cui è il beniamino e il cuoco fra’ Gaetano, quel che ha di più simile a un padre. Da lui Timoteo impara le storie magnifiche che costituiscono la sua principale educazione, avventure di banditi e fuorilegge – i calcagnanti – animati dalla più nobile delle idee: combattere l’ingiustizia e i soprusi di ricchi e potenti. Sogna di diventare uno di loro, da grande, e finire sulla forca come un eroe. L’occasione non tarda ad arrivare. Timoteo scopre un cadavere nel canale. Il crudele barone Raimondo fa arrestare e condanna a morte fra’ Gaetano, accusato dell’omicidio. Timoteo, ricercato a sua volta, viene salvato dalle donne della casa, ma poi è costretto a fuggire e a unirsi alla banda dei calcagnanti. Romanzo d’avventura, romanzo di formazione e insieme fiaba anarchica, I calcagnanti ci ricorda quanto i libri, le storie condivise e gli “irregolari” che incontriamo sul nostro cammino siano importanti per crescere e imparare a opporci, né soli né disarmati, all’arroganza del potere.
Nell’autunno del 1981, la vita di un gruppo di diciassettenni californiani che frequentano l’elitaria Buckley School viene sconvolta dall’arrivo di un ragazzo tanto affascinante quanto disturbato e perverso. Cosa nasconde Robert Mallory, e qual è il suo legame con il serial killer che sta imperversando in città? In una Los Angeles sensuale e violenta, fatta di feste in piscina e musica new wave, vodka e cocaina, Bret Easton Ellis racconta la sua storia più personale, emozionante e oscura. Nel 1981 Bret ha diciassette anni e frequenta l’ultimo anno alla Buckley, la scuola della gioventù dorata di Los Angeles: feste in piscina, amori promiscui, Bmw, coca, vodka e succo di pompelmo, nell’autoradio cassette piene di Ultravox, Blondie e Duran Duran. Un mondo falso e perfetto, ma tutto sommato piacevole, di certo eccitante. Almeno finché in classe non arriva uno studente nuovo: «se la primavera e l’estate del 1981 erano state il sogno, qualcosa di paradisiaco, allora il mese di settembre rappresentò la fine di quel sogno con l’arrivo di Robert Mallory». Robert è intelligente, bello, carismatico e presto entra a far parte della ristretta cerchia di amici di Bret. Robert però nasconde un segreto, indecifrabile anche per le persone che gli sono più vicine. Ammaliato dal fascino ambiguo di Robert, Bret sviluppa una vera e propria ossessione nei confronti del nuovo compagno. Ma Bret non può assecondare fino in fondo quell’attrazione perché c’è qualcosa, anzi qualcuno, il cui pensiero lo sconvolge più di ogni altro: il Pescatore. È questo il nome con cui è stato ribattezzato un pericoloso serial killer che sta mietendo vittime a Los Angeles in quegli anni, e che sembra deciso a colpire il gruppo di amici di Bret, e Bret stesso… Minacce terrificanti, atti di violenza casuali, inquietanti coincidenze: questa serie di eventi va a comporre un quadro che viene continuamente interpretato da Bret attraverso il filtro della sua immaginazione di adolescente dalle grandi doti narrative, in un momento in cui sta scoprendo la sua vocazione letteraria e la sua omosessualità. Bret si può fidare degli amici? E con la sua capacità di leggere la realtà riuscirà a trovare un senso al pericolo che sembra incombere su di lui? Le schegge è il primo romanzo di Ellis dopo tredici anni: valeva la pena aspettare. Non solo ha scritto il suo libro più bello dagli anni Novanta – sexy, inquietante, ambiguo, violento: è Ellis in purezza – ma anche una delle più lucide riflessioni su memoria e desiderio, verità e narrazione di questi nostri tempi paranoici e puritani.
Attraverso un lungo viaggio nella Storia, Marco Buticchi ripercorre un mistero che unisce epoche lontanissime, dall’Antica Grecia agli anni di Napoleone. Sulle tracce di un tesoro di inestimabile valore, verranno svelate verità sepolte da millenni.
Grecia, 400 a.C. Pericle, tiranno di Atene, incarica il celebre scultore Fidia di concepire un’opera monumentale per onorare Atena. Nasce così il Partenone, nel quale Fidia colloca un’enorme statua della dea creata utilizzando ben 1137 chili d’oro. In realtà Fidia, d’accordo con Pericle, nasconde l’oro in un luogo segreto, come riserva per i tempi difficili che attendono la città. Ma presto gli ateniesi iniziano a sospettare e il destino dello scultore e del tiranno è segnato. E tutto quell’oro rimane nascosto per secoli… Gran Bretagna, 1802. I collaboratori del diplomatico britannico Lord Elgin incappano in una scoperta sconvolgente: sulla scorta di enigmatici indizi, riescono a individuare l’oro perduto degli dei e spogliano l’Acropoli delle sculture di Fidia. Sulla via del ritorno in Inghilterra, la nave che trasporta i reperti si inabissa nei pressi di una piccola isola, che diventa teatro della più imponente impresa di ripescaggio subacqueo dell’epoca. Ma anche scenario di trame e intrighi letali che vedono gli inglesi scontrarsi con le spie di Napoleone e i temibili servizi segreti del Papato. Oggi. Saranno Oswald Breil e Sara Terracini a provare a risolvere l’enigma della scomparsa e a ricercare l’oro modellato da Fidia, così da riportarlo a casa prima che l’avidità umana lo celi di nuovo al mondo intero.
Feroci inseguimenti nelle catacombe parigine, spettacolari scene di combattimento e intrighi con imprevedibili rivolgimenti di scena: accompagnare Richard Sharpe in quest’impresa richiede spirito d’avventura, perché non potrete più tornare sui vostri passi.
Figlio di una prostituta e di un cliente occasionale del bordello. Poi soldato irrispettoso, capace di guadagnarsi ogni giorno qualche fustigata le cui cicatrici ancora solcano la sua schiena. Infine, una possibilità: il duca di Wellington che vede qualcosa di più in quel ragazzo irriverente e impossibile da piegare. La sua scaltrezza, l’audacia e l’intelligenza fuori dal comune permettono a Richard Sharpe di rinascere e scalare i ranghi militari fino al ruolo di colonnello il cui nome è già leggenda. In questa nuova avventura, il duca invia Sharpe sul suolo francese per individuare e sopprimere un gruppo di assassini noto come La Fraternité, che minaccia di ribaltare con il sangue lo status quo. Tra le file dei nemici, però, c’è anche l’esatta controparte di Sharpe: il colonnello Lanier, una macchina per uccidere nota con il soprannome di Le Monstre, un uomo spietato, le cui passioni sono le donne, il vino e infliggere la morte. Feroci inseguimenti nei sotterranei parigini, spettacolari combattimenti e intrighi con imprevedibili rivolgimenti di scena: accompagnare Richard Sharpe in quest’impresa richiede spirito d’avventura, perché non potrete più tornare sui vostri passi.
Nei giorni antichi, agli albori del mondo, erano gli dèi a provvedere al proprio sostentamento, affaticandosi con il canestro, schiavi di un duro lavoro. Ma le loro lamentele giunsero presto alle orecchie del dio Enki, che decise di alleviare le loro pene generando l’uomo, un essere fatto di creta e di spirito divino da assoggettare alla corvée. Così i Sumeri cercarono per primi di spiegare per iscritto l’origine dell’umanità e del mondo, attraverso una narrazione mitologica che consacra le gesta di un pantheon alquanto popolato e che rappresenta oggi la più antica forma di letteratura conosciuta. A fissare per la prima volta la sfera delle idee morali e delle credenze religiose sono la genesi del cosmo e degli stessi dèi a partire dall’eterno Mare primordiale, gli amori incestuosi e la sfrenata ambizione delle divinità minori per il potere, l’origine degli inferi, con le loro leggi ferree, e la creazione dell’uomo, germogliato come una pianta dal pavimento del tempio del dio. È infatti nella mitologia sumerica, nei suoi temi e nei suoi valori, che ha inizio la riflessione dell’uomo sul significato e sullo scopo della propria esistenza sulla Terra. Alcuni oggi credono che i miti altro non siano che allegorie del movimento di corpi celesti o di eventi storici, oppure ancora che gli dèi siano semplicemente l’antropomorfizzazione di forze naturali; certo è che questi testi, messi per iscritto solo attorno al 2000 a.C., costituiscono la più antica traccia della civilizzazione umana, nata nella “mezzaluna fertile” su cui un tempo sorgeva la città di Uruk, lì dove all’alba della nostra civiltà i Sumeri hanno inventato la prima forma di città, di Stato e di scrittura, segnando così l’inizio della Storia.
Con la penna del grande giornalista, Mauro rimette in scena gli ultimi giorni del fascismo di Stato, raccontando un Paese in bilico tra un regime in declino e un futuro che non ha ancora preso forma.
Il 25 luglio 1943 Mussolini viene arrestato. Nella notte si è tenuto il Gran Consiglio del fascismo e ha sfiduciato il Duce, che ora si trova in una caserma, sorvegliato dai carabinieri, sopraffatto da un capovolgimento improvviso del destino. L’Italia intanto è ignara. È un epilogo senza testimoni, nessuno sa cosa sta succedendo. Il Paese si è svegliato al suono del solito bollettino di guerra: è chiaro, nonostante i vertici cerchino di nascondere la verità, che la situazione è disperata. Sul fronte militare, con i numerosi insuccessi, e in casa, tra gli incessanti bombardamenti e la mancanza ormai cronica di beni di prima necessità. La popolazione è demoralizzata, scossa dai lutti, dalla distruzione, dalla fame. Da tempo si è incrinata anche la salute del Duce, afflitto da forti dolori addominali, probabilmente di natura nervosa, che lo hanno obbligato ad assentarsi spesso dai suoi doveri, aggiungendo un altro strato di incertezza. Sono mesi bui, in cui il mondo appare fuori controllo, “il sistema ormai non può reggere, la velocità degli eventi lo scuote, lo sopravanza e lo mette a nudo, rivelandone il volto reale sotto la maschera titanica e magniloquente”. Dopo arriveranno l’armistizio firmato da Badoglio, la repubblica di Salò, la guerra partigiana. Ma in quel momento gli italiani ancora non sanno dove li trascinerà l’inarrestabile corrente della Storia. Con la penna del grande giornalista, Ezio Mauro rimette in scena gli ultimi giorni del fascismo di Stato, raccontando un Paese in bilico tra un regime in declino e un futuro che non ha ancora preso forma.
In questo libro magistrale David de Jong rivela la vera storia di come le maggiori dinastie imprenditoriali della Germania abbiano accumulato fortune incalcolabili favorendo e sfruttando le atrocità del Terzo Reich.
Nel 1946, Günther Quandt, patriarca dell’impero industriale più iconico della Germania, una dinastia che oggi controlla la BMW, fu arrestato per sospetta collaborazione nazista. Durante il processo sostenne di essere stato costretto a aderire al partito dal suo acerrimo rivale, il ministro della propaganda Joseph Goebbels, e fu assolto. Ma stava mentendo. Oggi i suoi eredi, così come quelli di altri miliardari nazisti, sono diventati sempre più ricchi generazione dopo generazione, senza aver mai fatto davvero i conti con il passato delle loro famiglie. Dalle assicurazioni Allianz ai cibi pronti Dr. Oetker, ai biscotti Bahlsen, per non parlare di marchi dell’automobilismo come Mercedes-Benz, Porsche, Volkswagen e la già citata BMW: aziende i cui prodotti dominano interi settori economici in tutto il globo. Facendo ricorso a una vasta gamma di fonti mai utilizzate prima, de Jong dimostra come questi industriali si siano impossessati di aziende confiscate ai proprietari ebrei, abbiano usato i lavoratori-schiavi dei campi di concentramento e si siano arricchiti producendo armi per l’esercito tedesco che stava dando alle fiamme l’intera Europa. Ma ciò che più colpisce è la tacita complicità del mondo postbellico, che non ha mai preteso di conoscere la verità e di far pagare chi aveva commesso terribili crimini in nome della brama di potere e denaro.
Filosofo di vocazione e spinto alla politica dall’ambizione del provinciale, Seneca è stato il massimo esponente dello stoicismo romano, ma anche uno dei grandi protagonisti della vita pubblica nella Roma imperiale. Combattuto fra l’esigenza di partecipare alla vita politica e quella – tutta stoica – di astenersene, fece il suo ingresso a corte come precettore del giovane Nerone, che si apprestava a scalzare con l’inganno l’imperatore Claudio. Illudendosi che i propri insegnamenti potessero preservare il suo allievo dai pericoli di una monarchia macchiata dal sangue e dalla violenza, Seneca compose il De clementia con l’intento di esortare il nuovo principe all’uso della clemenza come strumento per guadagnarsi la fedeltà dei sudditi e mantenere la difesa e la sicurezza dello Stato, poiché solo un uomo di grande animo poteva esercitare con onestà un così grande potere. E sicuramente agli occhi di Seneca non doveva essersi distinto per grandezza d’animo l’ormai defunto Claudio, a cui invece era stato legato da un’ostilità così malcelata da volerne celebrare la morte con una feroce satira, intitolata Apocolocyntosis: qui il filosofo si fa beffe della sorte dello “zuccone” che, dopo essersi visto negare gli onori dell’Olimpo, viene relegato per l’eternità agli inferi, dove diventa cancelliere del suo stesso liberto. Completano infine questo volume gli Epigrammi, un mosaico poetico che delinea gli episodi salienti della vita del filosofo, e i Frammenti appartenuti a orazioni, epistole e altri testi ormai andati perduti, che insieme alle opere maggiori contribuiscono a ricostruire la complessa e sfaccettata natura di uno dei più raffinati intellettuali latini, capace di cogliere le contraddizioni dell’animo umano e fare della conoscenza uno strumento del proprio agire nel mondo.
Durante una manifestazione di femministe qualcuno aggredisce una maestra. Il suo corpo privo di sensi è rinvenuto nel magazzino dell’antica tonnara. Malgrado i sospetti convergano su un giovanotto dell’alta società, la giustizia temporeggia. Di fronte a tanta impunita violenza Clara Simon, l’affascinante e testarda giornalista de «L’Unione», non può restare a guardare. Muovendosi per le strade della Cagliari di inizio Novecento, tra una vecchia nobiltà che non vuole cedere il passo e una nuova borghesia impaziente di affermarsi, scopre con quanta furia il mondo abbia cercato, da sempre, di mettere a tacere le donne. E ancora una volta trova il coraggio di far sentire la sua voce.
Le protagoniste dei miti greci classici presentate qui in una nuova prospettiva, variopinta e squisitamente femminile. Avete mai pensato che magari Pandora non ha aperto di proposito lo scrigno con i mali del mondo, ma è semplicemente inciampata su un vaso senza coperchio? Vi è mai venuto in mente che Medea, come un’antica Beyoncé, forse non ha compiuto un gesto estremo per il puro piacere di fare del male, ma piuttosto per vendicarsi dell’uomo che per primo l’aveva ferita? E questo non vale solo per loro, ma anche per Giocasta, Elena, Medusa e Clitennestra, e poi ancora Euridice, le amazzoni, Fedra e Penelope: ormai ci sembra di sapere tutto su queste donne, nascoste tra le pagine dei tragediografi greci e fatte rivivere da pittori e registi in originali adattamenti contemporanei. Eppure, a prescindere dalle epoche, gli aggettivi usati per descriverle sono sempre gli stessi: malvagie, mostruose, traditrici. In queste pagine, la classicista Natalie Haynes ribalta finalmente la prospettiva, presentandoci figure escluse e taciute (o forse silenziate), ma anche ingegnose e sfaccettate. Scardinando i pregiudizi e donando nuova linfa alla mitologia, l’autrice mette in primo piano le donne non per giustificarle o assolverle, ma per comprenderne le sfumature: con una scrittura acuta e tagliente, Haynes fa risuonare la loro voce autentica, delineando protagoniste affascinanti e complesse. Perché se i miti sono davvero lo specchio di noi stessi, allora non è possibile rifiutarsi di ascoltare anche l’altra versione di queste storie, l’altro lato dello specchio.
Tra Inghilterra e Giamaica, il primo romanzo storico di Zadie Smith è una vertiginosa esplorazione degli inganni e gli autoinganni della condizione umana. Basato su eventi reali, L’impostore è l’opera di una grande scrittrice all’apice della propria grandezza. Hustpierpoint, Sussex, 1873. Eliza Touchet è da trent’anni la governante di suo cugino acquisito, William Ainsworth, un romanziere un tempo di grande successo ma ormai caduto in disgrazia e in crisi di ispirazione. Donna spiritualmente e intellettualmente libera, Eliza ha sempre partecipato ai circoli letterari di Ainsworth, crescendo all’ombra del successo di William e dei suoi amici letterati, tra cui il Signor Charles Dickens, che non esita a considerare un prevaricatore moralista. Attraverso Sarah, la giovane e sciocca seconda moglie di William, Eliza si appassiona al più celebre processo dell’epoca, passato alla storia come “il caso Tichborne”, che per un decennio dividerà l’opinione pubblica vittoriana e che vede un semplice macellaio reclamare l’immensa fortuna della ricca famiglia Tichborne, sostenendo di esserne il legittimo erede, scomparso in un naufragio molti anni prima. In particolare Eliza viene colpita dalla dignità e vulnerabilità di Andrew Bogle, testimone chiave del processo e vuole sapere tutto di lui. Cresciuto come schiavo nelle piantagioni di zucchero della Giamaica e servitore dei Tichborne per decenni, Bogle è l’uomo la cui storia può confermare o smentire le incredibili affermazioni del Pretendente alla fortuna di una delle più antiche famiglie aristocratiche inglesi. Chi dice la verità e chi è un impostore?
Agatha Raisin è disposta persino a denudarsi per trovare la verità, anche a rischio di ritrovarsi sdraiata su un altare pagano…
Un uomo nudo sbuca d’improvviso da dietro una siepe e si mette a correre lungo una strada di campagna. Comincia così uno dei casi più bizzarri di Agatha Raisin, che sta guidando proprio lungo quella strada: l’uomo, terrorizzato, ferma Agatha e le rivela di aver visto un cadavere in un bosco lì vicino, disteso su una roccia nota come il Guerriero Solitario e usata in tempi remoti come altare sacrificale. Alcune cose si spiegano subito: l’uomo è il responsabile delle attività sociali del Club Naturista di Mircester, e si trovava lì per allestire l’annuale barbecue dell’associazione. Altre sono più problematiche… a partire dal fatto che, sulla grande roccia piatta, non c’è nessun cadavere, ma solo una piccola macchia umida, che evapora prima dell’arrivo dell’ispettore Wilkes, il quale ovviamente accusa subito Agatha di avergli fatto un pessimo scherzo. E poi c’è l’eterogeneo, chiassoso, strambo gruppo di nudisti, ci sono le inquietanti leggende collegate al Guerriero Solitario e, nei dintorni, ci sono un birrificio in cui avvengono strani furti e un elegante collegio femminile in cui – pare – circola la droga. Nessuno scherzo, ispettore Wilkes: qui le cose si fanno molto serie. E la verità – così si dice – è nuda e Agatha Raisin è disposta persino a denudarsi per trovarla, anche a rischio di ritrovarsi sdraiata su un altare pagano…
La scandalosa e disturbante figura del marchese de Sade merita una posizione tutt’altro che marginale nella storia della filosofia illuminista, grazie alla sua capacità d’interrogarsi con inedita e dolorosa profondità sul lato più oscuro della natura umana. L’opera di de Sade, infatti, è ancora oggi considerata quasi esclusivamente un classico della letteratura, ma può essere compresa appieno solo se ricontestualizzata nella cultura del Settecento francese.
Eloisa ha sempre desiderato di prendere parte al Carnevale di Venezia, di vestire, almeno per un giorno, i panni di una dama del Settecento. Ospite della cugina Adele, può finalmente realizzare il suo sogno, ma non immagina che, proprio durante i festeggiamenti, un imprevisto cambierà la sua vita. Catapultata inaspettatamente nella Venezia del 1789, si ritrova ad affrontare innumerevoli pericoli, nella speranza di ritrovare il medaglione che ha reso possibile il viaggio nel tempo e che le è stato sottratto. Eloisa trova un valido aiuto in Richard Blair, un gentiluomo inglese giunto a Venezia per motivi misteriosi. Ma la ricerca del medaglione si rivela più complessa del previsto e porta i due giovani a intrecciare le loro strade con quelle di alcuni cospiratori…
Misteri, avventure e romanticismo si mescolano in “Tra le pieghe del tempo”, primo romanzo di una serie che racconta la storia di una ragazza dei giorni nostri che, per caso o piuttosto per destino, è riuscita a scivolare tra le pieghe della Storia.
L’emozionante romanzo d’esordio di A.K. Blakemore. Premiato in Inghilterra come miglior esordio dell’anno, sostenuto da una scrittura magistrale e pervaso di atmosfere vivide, ha rivelato un nuovo, straordinario talento. Inghilterra, 1643. Il Parlamento combatte contro il re, la guerra civile infuria, il fervore puritano attanaglia il Paese e il terrore della dannazione brucia dietro ogni ombra. A Manningtree, una cittadina della contea dell’Essex privata dei suoi uomini fin dall’inizio della guerra, le donne sono abbandonate a se stesse; soprattutto alcune di loro, che vivono ai margini della comunità: le anziane, le povere, le non sposate, quelle dalla lingua affilata. In una casupola sulle colline abita la giovane Rebecca West, figlia della vedova Beldam West, «donnaccia, compagna di bevute, madre»; tra un espediente e l’altro Rebecca trascina faticosamente i suoi giorni, oscurati dallo spettro incombente della miseria e ravvivati soltanto dall’infatuazione per lo scrivano John Edes. Finché, a scombussolare una quotidianità scandita da malelingue e battibecchi, in città non arriva un uomo: Matthew Hopkins, il nuovo locandiere, che si mostra fin dal principio molto curioso. Il suo sguardo indagatore si concentra sulle donne più umili e disgraziate, alle quali comincia a porre strane domande. E quando un bambino viene colto da una misteriosa febbre e inizia a farneticare di congreghe e patti, le domande assumono un tono sempre più incalzante… Le streghe di Manningtree è la storia di una piccola comunità lacerata dalla lenta esplosione del sospetto, in cui il potere degli uomini è sempre più illimitato e la sicurezza delle donne sempre più minata.
Nato con una rara malattia genetica, il maialino Pumba, per gli amici Pumbino, è stato accolto nella famiglia di Charley dove ha portato gioia e amore, anche nei momenti più bui e difficili. Ogni giorno, attraverso la sua storia, ha aiutato le migliaia di persone che lo seguivano a trovare fiducia in se stesse, a superare le diversità, le paure e gli ostacoli della vita. Questo libro illustrato raccoglie il suo ricordo e i suoi straordinari insegnamenti, e ci svela, passo dopo passo, il segreto della felicità. Età di lettura: da 6 anni.
Joyce Carol Oates dimostra ancora una volta come gli avvenimenti più tragici e inquietanti molto spesso inizino proprio tra le mura domestiche e sempre a causa delle manipolazioni che dell’amore fa l’essere umano.
Una ragazza, poco più che adolescente, si trova coinvolta, suo malgrado, in un ambiguo gioco con alcuni suoi coetanei maschi in un cottage isolato. Gli atteggiamenti dei ragazzi, a mano a mano che il gioco entra nel vivo, si fanno sempre più minacciosi e la ragazza avrà una sola possibilità per uscirne indenne: vincere cercando di superarli in astuzia. Un soldato appartenente all’esercito americano di ritorno dall’Iraq soffre di una gravissima forma di stress post-traumatico per ciò che ha vissuto in un paese ostile e lontano. Le terribili ferite, subite in battaglia, gli impediscono di provare emozioni in grado di farlo tornare alla vita di tutti i giorni, mettendo in pericolo se stesso ma, soprattutto, chi gli è vicino. Un uomo violento, possessivo ed estremamente geloso scopre che la moglie ha mentito sul suo matrimonio precedente. A distanza di anni il marito esige che la donna paghi un prezzo altissimo per il suo perdono. Con “Dammi il tuo cuore”, Joyce Carol Oates torna alla forma narrativa con cui continua a stupire e sorprendere. Dieci racconti potenti, febbrili e taglienti in cui i bambini sfuggono al controllo dei loro genitori, mogli e mariti si svegliano scoprendo di conoscersi a malapena, e passati torbidi e inquietanti si intromettono in futuri incerti e disperati, mostrandoci, ancora una volta, come gli avvenimenti più tragici e inquietanti molto spesso inizino proprio tra le mura domestiche e sempre a causa di quello che chiamiamo amore, anche quando, forse, non lo è.
Tavole spettacolari ed evocative che danno a questo volume il respiro e l’epica di un lungometraggio.
In una landa flagellata da una letale carestia, un principe rinuncia agli agi di corte per mettersi alla ricerca di mitici semi che potrebbero sfamare il suo popolo. Lungo la strada incontrerà orrori indicibili, trappole mortali e persone ostili, ma anche il germe di una flebile speranza in un futuro migliore. Scritto e disegnato magistralmente nel 1983 dal Maestro Hayao Miyazaki in persona e rimasto inedito fuori dal Giappone fino ai giorni nostri, questo volume ha il respiro e l’epica di un lungometraggio, e la trama si dipana lungo tavole spettacolari ed evocative, autentica cinematografia su carta.
Il romanzo della monaca di Monza. Un amore maledetto, una storia nera di sangue e santità, peccato e redenzione. Murata viva in una cella, una donna bellissima si consuma nel proprio tormento: è Marianna Virginia de Leyva, già monaca feudataria di Monza. ‘Cinque braccia per tre’ ripete a se stessa: tanto è lo spazio buio e angusto nel quale vivrà fino alla morte. La sua colpa? Aver amato di una passione infuocata Gian Paolo Osio quando era vicaria del monastero di Santa Margherita, costretta a prendere i voti da un padre assente e tiranno. Nella disperazione della prigionia, Virginia ripercorre la sua storia, in una girandola di immagini nere d’orrore e rosse di sangue. A partire dal giorno fatidico in cui lo vide per la prima volta, di là dal muro che separava il convento dalla sua abitazione. Ricorda quanto cupi e profondi fossero i suoi occhi e quanto i suoi sensi s’accesero d’un sentimento bruciante mentre la pelle pareva andarle a fuoco. Che cosa rimane ora di lei? Da quanto dura il suo castigo? E infine, come guadagnarsi il perdono, se un perdono esiste per un’anima come la sua? Coniugando il rigore della ricostruzione storica a una narrazione appassionata, Matteo Strukul mette in scena la vicenda della monaca di Monza, indimenticata protagonista dei Promessi sposi. Come in una confessione, Marianna rivela ai lettori la sua parabola di passione e delitto, suscitandone a un tempo l’orrore e la pietà.
Viaggio ad Arturo dello scozzese David Lindsay è uno dei più importanti romanzi del fantastico del Novecento. Pubblicato per la prima volta nel 1920, influenzò autori del calibro di C.S. Lewis e J.R.R. Tolkien. La vicenda del protagonista, Maskull, che dopo un viaggio interstellare approda sul pianeta Tormance, si rivela come una delle più bizzarre e immaginifiche quest, un itenerarium non solo fisico, ma soprattutto spirituale, un caleidoscopio di esperienze, tra cui la prima testimonianza in letteratura del terzo sesso, con personaggi non-binari e l’impiego di pronomi dedicati. “Uno dei più grandi libri del XX secolo.” (Colin Wilson) “Pochi romanzi inglesi sono stati così originali e, al contempo, influenti come Viaggio ad Arturo di David Lindsay.” (Michael Moorocok) “Con Viaggio ad Arturo David Lindsay deve essere considerato non una semplice affascinante eccezione, un brillante anticonformista, ma un degno e meritevole erede del manto sciamanico della tradizione visionaria e apocalittica britannica.” (Alan Moore) “David Lindsay è uno scrittore incredibile! Viaggio ad Arturo è un capolavoro! Un’opera straordinaria… davvero splendida.” (Clive Barker)
Tra Medioevo ed Età moderna dominava l’idea che l’utero della donna potesse celare «meraviglie» che solo all’ultimo momento venivano rivelate. Testimonianze di una mentalità e di un sapere condiviso entro il quale il pensiero scientifico e la tradizione popolare tendevano a fondersi. Venire alla luce è sempre stata una soglia difficile da definire, sfuggente, dolorosa e caricata di pudore e mistero arduo da rivelare. Questo libro si propone di raccontare il modo in cui era descritta e rappresentata la «scena del parto» in Occidente, nel periodo compreso tra l’Alto Medioevo e l’Età moderna fino al XVII secolo – prima cioè della medicalizzazione settecentesca della pratica ostetrica e della nascita delle cliniche. Alessandra Foscati considera un ampio ventaglio di fonti di diverso genere (mediche, giuridiche, religiose, letterarie) che le servono per raccontare le azioni compiute sulla partoriente, oggetto di attenzioni da parte di altre donne, tra cui l’ostetrica, le parenti, le vicine di casa (il parto è un momento corale di grande solidarietà femminile), ma anche di uomini (il marito, il prete e, da un certo momento in poi, il chirurgo). Con sguardo ampio e diacronico, il libro mette in evidenza gli aspetti e gli elementi di lunga continuità, così come i cambiamenti più significativi dell’Età moderna.
La scelta dei compagni come risposta al nichilismo di massa, la chiamata all’azione secondo Ignazio Silone.
Prefazione di Francesco De Core
Con una lucidità ben rara tra i suoi contemporanei, quella che seppero dimostrare solo certi sociologi – e “più che sociologi” – francofortesi o statunitensi, e certi teologi (Bonhoeffer) e certi narratori (Brancati), Ignazio Silone punta il dito sulla piaga parlando del “nichilismo di massa” come del nuovo, immane pericolo: l’accettazione del mondo come viene, vivendolo alla giornata, senza interrogarsi su quanto ha alle spalle e quanto ha davanti, e su dove ci sta portando. E se oggi questo testo straordinario ha tanto da insegnarci è proprio sul nostro presente, sulla nostra accettazione della società così come il potere e il capitale (e i politici e intellettuali al suo servizio, anche tanti che si dicono “di sinistra”) predispongono per noi. Altrettanto significativa è la proposta positiva di Silone, l’invito all’azione avendo scelto “i compagni” giusti per i quali e con i quali lottare sognando un mondo migliore, operando per la sua realizzazione.
Luogo di mediazione fra principato e nobiltà, palestra di formazione dei ceti emergenti, nucleo della nascente burocrazia, nella Roma altoimperiale la corte è un luogo di vera e propria attività pubblica, che si affianca al senato e al Foro, gli spazi politici tipici della precedente età repubblicana.
Già sotto l’alto principato inizia a operare una struttura nuova che si pone accanto al senato e al Foro. Gli antichi la chiamavano aula Caesaris, corte, vale a dire apparato di familiari, amici, personale, intellettuali che gravitano intorno al principe. È qui che si colgono le trasformazioni più grandi: l’integrazione fra principato e nobiltà; l’ascesa di ceti emergenti in concorrenza con la mobilità del senato; la nuova elaborazione politica e ideologica fra vecchie figure che assumono nuove forme e nuove figure che si vengono costruendo; la formazione e lo sviluppo dell’apparato amministrativo dell’impero.
In omaggio con questo libro l’esclusiva borraccia per colmare la tua sete di sapere*.
Un viaggio fantastico oltre lo spazio e il tempo per capire chi siamo, chi siamo stati e chi potremmo essere.
Una accattivante raccolta delle invenzioni che hanno cambiato l’umanità, corredata da splendide illustrazioni. Se assistessimo a una crisi epocale della civiltà, come potremmo ricostruirla partendo da zero? Da questa domanda nasce The Book. Manuale definitivo per la ricostruzione della civiltà: un’enciclopedia illustrata di meccanismi, processi e materiali che racconta tutto ciò che ha avuto un ruolo significativo nella storia dell’umanità, dalle erbe medicinali alla ruota, dal binomio chiave e lucchetto al tatuaggio, dal sottomarino alla psicoterapia. The Book affonda le sue radici culturali in alcuni tra i più misteriosi e immaginifici libri della storia: il simbolismo delle immagini si collega al leggendario manoscritto Voynich del xv secolo, mentre le sue idee insolite e originali sono affini alla Summa Technologiae di Stanisław Lem. Le intriganti illustrazioni, che combinano disegni ingegneristici ed estetica retrofuturista, rappresentano anche le numerose strade parallele che la storia avrebbe potuto prendere. In uno di questi metaversi, contadini medievali lavorano i campi con le biciclette; in un altro mondo, i gladiatori del Colosseo combattono sotto le luci dello stadio. Ideato e prodotto dal collettivo Hungry Minds, The Book è un libro originale, un oggetto unico creato per accendere e soddisfare la curiosità, allargare gli orizzonti della mente e viaggiare nella storia.
*Operazione a premi valida fino al 24 ottobre 2023. Per consultare il regolamento completo clicca qui
Un frammento di papiro può cambiare il mondo.
Egitto, 69 d.C. Ha viaggiato a lungo, e adesso ha bisogno di un posto dove nascondersi dagli uomini che vorrebbero metterla a tacere. Nonostante i rischi, Lia è pronta ad accogliere quella donna nella sua casa e a proteggere lei e la sua storia. Perché la sua verità è un segreto per cui vale la pena morire. Egitto, oggi. Era sepolta da anni negli archivi del Museo del Cairo, tra altre centinaia di reperti destinati a non essere mai né studiati né esposti. È quello che Samia si ripete per giustificare il furto di una maschera funeraria risalente al I secolo d.C., l’unico modo per racimolare i soldi necessari per pagare le cure mediche della sorella. Prima di rivenderla, però, Samia si accorge che la maschera non è fatta di lino, secondo l’uso dell’epoca, bensì di papiro. E la scritta che v’intravede all’interno cambierà tutto. Roma, oggi. Cal Donovan è in città per assistere all’inaugurazione del nuovo pontificato, quando riceve la telefonata di una sua ex studentessa di Archeologia, che sostiene di essere entrata in possesso di un oggetto sconcertante e pericoloso. Ma, poche ore dopo, la giovane scompare nel nulla. A Cal non resta quindi che mettersi sulle sue tracce, per evitare che il manufatto cada nelle mani sbagliate e il mondo ne subisca le conseguenze…
Ci sono animali liberi, cupi e selvatici, altri che cercano una mano morbida e un rifugio. In mezzo, tra l’ombra e il sole, scorre il fiume. I due fratelli sono Luigi e Alfredo, un larice e un abete: a dividerli c’è una casa lassù in montagna, ad avvicinarli il bancone del bar. E poi Betta, che fa il bagno nel torrente e aspetta una bambina. In questo romanzo duro e levigato come un sasso, Paolo Cognetti scende dai ghiacciai del Rosa per ascoltare gli urti della vita nel fondovalle. La sua voce canta le esistenze fragili, perse dietro la rabbia, l’alcol e una forza misteriosa che le trascina sempre più giù, travolgendo ogni cosa. Lungo la Sesia come in tutto il mondo, a subire il dolore dell’uomo restano in silenzio gli animali e gli alberi.
Un padre ha piantato due alberi davanti alla sua casa, uno per ogni figlio. Il primo, un larice, è Luigi, duro e fragile, che in trentasette anni non se n’è mai andato dalla valle. Lui e Betta si sono innamorati facendo il bagno nelle pozze del fiume, tra le betulle bianche: ora non succede più così di frequente, ma aspettano una bambina e nell’aria si sente il profumo di un nuovo inizio. Lui ha appena accettato un lavoro da forestale, lei viene dalla città e legge Karen Blixen. L’altro albero è un abete: Alfredo è il figlio minore, ombroso e resistente al gelo, irrequieto e attaccabrighe. Per non fare più guai ha scelto di scappare lontano, in Canada, tra gli indiani tristi e i pozzi di petrolio. Ma adesso è tornato. Alfredo e Luigi in comune hanno due cose. La prima sta in un bicchiere: bere senza sosta per giorni, crollare addormentati e riprendere il mattino dopo, un bianco, una birra, un whisky e avanti ancora un altro giro, bere al bancone dove si scommette se l’animale che uccide i cani lungo gli argini sia un lupo, un cane impazzito o chissà cosa. Oltre all’alcol però c’è la casa davanti a quei due alberi. Adesso che il padre se n’è andato, Alfredo è tornato in valle per liberarsi dei legami rimasti: lui non lo sa, ma quella stamberga da un giorno all’altro potrebbe valere una fortuna. Col passo rapido e la lingua tersa dei grandi autori, Paolo Cognetti ha scritto il suo “Nebraska”.
Ispirato alla vicenda reale di William Jackson Crawford e della medium Kathleen Goligher, La meccanica degli spiriti è un romanzo gotico che, con una svolta degna del miglior prestigiatore, prende infine le sembianze di una riflessione sulla repressione, la superstizione e la violenza psicologica in un’era in cui le meraviglie del progresso scientifico non lasciavano immaginare restrizioni al campo del possibile. Elfast, 1914. Finita l’era vittoriana, Inghilterra e Irlanda sono scosse dai cambiamenti. L’inaffondabile Titanic è affondato ormai da due anni, e la morte che ha portato con sé ha alimentato la passione – diffusa specialmente nella classe media – per occultismo e spiritismo. Uomo di scienza ma tribolato da infiniti problemi economici, William Jackson Crawford fa parte proprio di quella stessa classe in ascesa. Ingegnere, professore al Municipal Technical Institute di Belfast, è certo che non appena terminerà di scrivere il suo nuovo libro il successo giungerà e, con quello, la fine dei problemi. A interrompere la sua tranquilla vita familiare, tuttavia, giunge la tragedia: la morte dell’unico figlio maschio spinge prima la moglie e poi William stesso nelle spire del circolo di Kathleen Goligher, giovane medium dagli straordinari poteri che impazza in città. Da uomo di scienza qual è, William non può mettere da parte lo scetticismo e la razionalità che accompagnano da sempre la sua esistenza, eppure non può neanche negare ciò che vede e sente: durante le seance, voci dall’oltretomba raccontano segreti mai svelati, riportando a galla traumi di un passato forse non così ben sepolto. Ben presto, dunque, la sua unica missione diventa provare la scientificità del soprannaturale: William Jackson Crawford diventerà l’ingegnere degli spiriti e il suo nome sarà ricordato per sempre. Quello che William non sa, però, è che sta per entrare in un gioco dove ingannati e ingannatori si scambiano continuamente di ruolo, fino a giungere a quella che potrebbe essere la fine… o forse solo un ultimo esperimento.
Dopo oltre dieci anni dalla sua pubblicazione originaria, finalmente anche in Italia uno dei libri più personali di Eco – certamente il più autobiografico.
Umberto Eco ha pubblicato il suo primo romanzo, “Il nome della rosa”, nel 1980, quando aveva 48 anni. In queste “confessioni”, scritte quando ne ha circa settanta, ha alle spalle una lunghissima carriera di studioso, ma una carriera di narratore di “soli” ventotto anni: “pertanto mi considero un romanziere molto giovane – dice in apertura del volume – e, spero, promettente, che ha sinora pubblicato solo cinque romanzi e molti altri ne pubblicherà nei prossimi cinquant’anni.” Con la consueta ironia, Eco ci porta dentro la sua esperienza narrativa: come ha iniziato a scrivere, come costruisce i suoi mondi finzionali, che rapporto c’è fra le sue riflessioni teoriche e i suoi universi di fantasia, che bisogno c’è di darsi delle regole nella scrittura… Mettendo insieme i propri ricordi e la propria esperienza (di filosofo e semiologo) Eco ci conduce dentro i limiti e le potenzialità dei personaggi narrativi, ci fa riflettere sui vantaggi delle verità dei romanzi, ci ricorda i limiti delle nostre interpretazioni ma anche i piaceri. Infine, nell’ultimo capitolo del volume, riflette su un tema che gli è sempre stato caro, e a cui ha dedicato successivamente anche uno dei suoi libri illustrati: la lista, l’elenco, la serie potenzialmente infinita, che ci permette di intravedere l’infinito e avvicinarci a ciò per cui le parole non sembrano bastare. Dopo oltre dieci anni dalla sua pubblicazione originaria (del 2011, negli Stati Uniti), finalmente anche in Italia uno dei libri più personali di Eco – certamente il più autobiografico.
Il libro che più di ogni altro collega e salda insieme le storie del mondo meraviglioso di Númenor (tra fasti e la rovinosa caduta) e quello della Terra di Mezzo.
Il quinto volume della Storia della Terra di Mezzo contiene i primi miti e leggende che portarono alla stesura dell’epico “Legendarium” di Tolkien, Il Silmarillion. Alla fine del 1937 Tolkien abbandonò con riluttanza il suo lavoro sui miti di Valinor e iniziò Il Signore degli Anelli. La strada perduta e altri scritti è il punto di approdo dei racconti, frammenti, riflessioni sul mondo della Terra di Mezzo prima dell’opera che rese l’autore noto in tutto il mondo. Ma è molto di più: è il libro che più di ogni altro collega e salda insieme le storie del mondo meraviglioso di Númenor, tra i suoi fasti e la rovinosa caduta, e quello della Terra di Mezzo. In questo stesso volume sono contenuti il Lhammas, un saggio sui linguaggi e dialetti della Terra di Mezzo, e un “dizionario” che riporta un ampio resoconto delle etimologie dei vocaboli elfici. Un’indispensabile lettura per tutti gli appassionati delle opere di J.R.R. Tolkien.
Per la prima volta in Italia un nuovo tassello del grande mosaico letterario di J.R.R. Tolkien. Un viaggio nei miti e nelle leggende celtiche, tra amori, cavalleria e maledizioni. Ambientato “nelle terre di Britannia oltre i mari” nell’epoca della cavalleria, Il Lai di Aotrou e Itroun narra di una coppia di nobili bretoni – Aotrou e Itroun del titolo – che non riescono ad avere figli, così Aotrou cerca di porre rimedio alla loro situazione con l’aiuto di una pozione magica ottenuta da una strega. Quando la pozione ha successo e Itroun partorisce due gemelli la strega, che è in realtà una creatura magica potente e malevola, torna a chiedere come compenso per i suoi servigi l’amore di Aotrou, ma lui è deciso a non tradire i voti matrimoniali e andrà così incontro a un triste destino. Scritto nel 1930, questo volume costituisce, insieme alle altre rivisitazioni di Tolkien di miti e leggende del nord, come La caduta di Artù, La storia di Kullervo e La leggenda di Sigurd e Gudrún, l’humus da cui l’autore ha tratto ispirazione e slancio nel creare Arda.
Da fantasmi e creature ultraterrene a cervelli teorici di Boltzmann che modellano l’universo al Big Bang, Illuminations – I racconti fantastici è esattamente questo: una serie di racconti luminosi e sorprendenti nati dalla penna di una leggenda contemporanea che rivelano tutto il potere dell’immaginazione e della magia.
Leonardo Pisano detto Fibonacci, oltre alla famosissima serie che prende il suo nome, è autore di un monumentale e geniale trattato, il Liber abbaci, mai raccontato in modo semplice al pubblico italiano. Il volume, arricchito da riproduzioni a colori tratte da un prezioso manoscritto trecentesco, illustra la rivoluzione che la matematica di Fibonacci ha prodotto nell’economia e nella società del suo tempo dando vita all’aritmetica moderna oggi ovunque insegnata.
È passata alla storia come la regina ripudiata, Caterina d’Aragona, la moglie ferita che, anche di fronte alle umiliazioni e al rifiuto del marito Enrico VIII, re d’Inghilterra, mostrò fino all’ultimo grande dignità, virtù e incrollabile fede. La Trastámara, in realtà, fu molto di più, grazie a una personalità mite ma determinata, e alle sue doti naturali in fatto di leadership e diplomazia, che la resero una protagonista non passiva dei suoi tempi. Figlia dei sovrani cattolici Ferdinando II d’Aragona e Isabella I di Castiglia, prima donna in Europa a ricoprire, fin da giovanissima, l’incarico di ambasciatrice a corte, instancabile nella carità cristiana verso i poveri quanto capace di vincere sul campo di battaglia, Caterina si dovette fare largo dentro una società di uomini e scontrare con i loro giochi di potere, facendone emergere il ruolo essenziale e non scontato dell’elemento femminile. La sua vita rimarrà impigliata a quella di una giovane, bella e ambiziosa dama, Anna Bolena, e alle trame di palazzo del marito, tra la volontà di procacciarsi un erede maschio e lo scisma anglicano dalla Chiesa di Roma. Tra le sei mogli di Enrico VIII, rimase la preferita dai sudditi, che continuarono a rispettarla e ad amarla come una delle più illuminate sovrane della sua epoca.
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