Subisco il fascino dal mondo delle piante sin da bambina. Sapere che le piante comunicano con un linguaggio tutto loro, che dominano il nostro pianeta e che hanno proprietà incredibili mi sprona a conoscerle meglio, per scoprire qualche loro segreto. Esistono tantisissimi libri al riguardo e quelli che, per mia esperienza, attirano di più la curiosità delle persone sono quelli che descrivono le loro caratteristiche, ne raccontano le origini (anche mitologiche) e ci mettono a conoscenza del loro impiego nel passato, quando la medicina moderna non era ancora entrata a far parte delle nostre vite. Richard Evans Schultes, Albert Hofmann e Christian Rätsch scrivono Piante degli Dèi con l’intento di raccogliere, catalogare e lasciare ai posteri un libro che metta insieme un mondo vegetale considerato da molti oscuro: “una guida introduttiva al mondo complesso delle piante e dei funghi che, nel corso della storia, hanno mostrato di possedere straordinarie caratteristiche farmacologiche e psicoattive.” Un prezioso volume che descrive i loro poteri sacri, guaritori e allucinogeni.
Nella coscienza dimora il meraviglioso, con cui l’uomo raggiunge il regno oltre il materiale, e il Peyote ci dice dove trovarlo.
(Antonin Artaud, Al paese dei Tarahumara, 1936)
Infine, dopo circa due secoli di ricerca, solo ora cominciamo a capire il meccanismo di azione e l’ambito potenziale di utilizzo- medico e rituale- di tali componenti. Per citare un solo esempio, nel codice Hamurrabi (1800 a.C. circa) sono citati 250 rimedi erboristici dotati di attività farmacologica ed utilizzati in ambito divinatorio e rituale. Da dove proveniva questa sapienza? È legittimo chiedersi da quale fonte le antiche civiltà traevano la conoscenza profonda che ha consentito loro di utilizzare per secoli -millenni!- piante e composti potenzialmente pericolosi, pur senza scadere negli eccessi e nelle patologie che contrassegnano l’uso smodato delle società moderne. […] Se nel mondo antico le droghe erano essenzialmente considerate per la loro valenza farmacologica come presidi medici o, alternativamente, per il ruolo insostituibile svolto a supporto dei riti misteriosofici, in epoca moderna ha finito con il prevalere l’uso a scopo “ricreativo”, il più delle volte sapientemente orchestrato per ottenere uno stato di “instupidimento” di massa.
Il testo è una guida completa che analizza l’argomento sotto molteplici punti di vista: quello farmacologico, fitoterapico, mitologico, simbolico, geografico e storico. Molti interessanti sono le schede singole delle piante o dei funghi più rappresentativi, dove troviamo il racconto affascinante sulla loro provenienza, lo sviluppo del vegetale nel tempo, le popolazioni che lo hanno usato perché parte della tradizione o che lo usano ancora. Non dimentichiamoci che in molti luoghi i rimedi erboristici sono ancora utilizzati e la divinazione è un aspetto più che mai vivo in alcune zone, il libro ci aiuta a rispettare queste pratiche dandoci una spiegazione storica e spirituale del perché si usi quella pianta o fungo, piuttosto che un altro. Per la sua completezza questo volume non è una semplice guida ma un’immersione totale in un mondo affascinante e sconosciuto, meno oscuro di quel che si pensi se si ha il giusto approccio, ovvero quello del non giudicare qualcosa se prima non la si conosce.
La vera Mandragora è l’ Albero della Conoscenza e l’amore che arde dal suo godimento è all’origine della razza umana.
(Hugo Rahner, Miti greci nell’interpretazione cristiana, 2011)
Le piante allucinogene sono strane, mistiche, disorientanti. Perché? Perché solo ora stanno diventando oggetto di studi veramente scientifici. I risultati di queste ricerche porteranno sicuramente ad accrescere l’importanza dello studio di tali piante biodinamiche: la mente dell’uomo ha infatti bisogno di agenti curativi e correttivi tanto quanto il suo corpo e i suoi organi. Queste droghe, che non provocano assuefazione, costituiscono motivo d’interesse come “agenti di espansione mentale”, come mezzi per vivere una “esperienza mistica”, o come agenti da impiegare meramente come ausilio in un’avventura edonistica?
Non c’è che dire, il testo è bellissimo e corredato da preziose immagini che ci accompagnano durante la lettura. Questo è un testo che non deve essere preso come esclusivo per chi fa ricerca nel campo o vuole sapere di più sulle piante che “mettono paura”; la chiarezza della scrittura e il modo avvincente e suggestivo con cui vengono raccontate le nozioni non può che incuriosire ognuno di noi. La forte componente storica e mitologica, così meticolosamente ben descritta, ci aiuta a capire meglio i riti del passato, avulsi da ogni pregiudizio di valore, e ridare omaggio a una sapienza millenaria oggi ritenuta solo folclore.