Pompei è come una leggenda. Esiste nei racconti mitici e viene nominata tra le prime bellezze dell’Italia. Non l’ho ancora visitata e forse è per questo che ne sento le suggestioni ma non la percepisco come vera, come una città un tempo splendente e brulicante di vita. Le immagini che tutti noi conosciamo sono della sua immutabile bellezza immortalata dalla tragedia e la nostra mente fatica a vedere oltre l’immobilità degli affreschi e delle persone diventate ormai delle statue. Eppure, l’archeologo Giuseppe Cusano, merito dei suoi studi e della sua esperienza, riesce nell’impresa e ci riporta Pompei all’antico splendore, la rende viva e cosmopolita, come doveva essere prima che il vulcano ne perpetuasse per sempre le vestigia. Le vie e i vicoli della città si animano man mano che le pagine scorrono e come in una ricostruzione 3D il lettore o la lettrice sente i profumi e le voci di chi ha abitato in quelle case e attraversato quella terra. Il libro, scritto partendo dalla mitica fondazione fino ad arrivare all’egregio lavoro di scavi e di restauro chiamato Grande Progetto Pompei, in pieno svolgimento, è un lungo viaggio alla scoperta di Pompei come non l’avete mai vista. Infatti, Cusano ci racconta curiosità inedite, scorci insoliti, fonti che solo gli appassionati conoscono; un testo divulgativo che ha il sapore del romanzo e che ci dà una panoramica molto esaustiva di come doveva essere vivere nell’antica sede, delle sue evoluzioni nel tempo e di cosa avvenne in quel tragico giorno del 79 d.C.
“Fino al 2018 si riteneva che il Vesuvio avesse eruttato il 24 agosto, anche se l’ipotesi autunnale era già in piedi da diverso tempo. I vari manoscritti delle due lettere inviate da Plinio il Giovane a Tacito-in cui lo scrittore riferisce delle operazioni di soccorso messe in atto dalla flotta di Capo Miseno, condotta da suo zio-riportavano mesi e giorni diversi nel periodo compreso fra agosto e novembre, cosa che si spiega con gli errori di trascrizione dei copisti del Medioevo. La possibilità di una data più avanzata era già stata ventilata dopo aver osservato che molti pompeiani vennero travolti dai flussi piroclastici con indossi abiti troppo pesanti per l’estate.”
Pompei è una fonte di informazioni imprescindibile per la conoscenza della cultura romana. Il fatto che la sua storia sia stata interrotta nel pieno I secolo d.C. ha consentito di osservare la vita quotidiana di una città, così come si svolgeva nel 79 d.C. e di recuperare le moltissime tracce di tutti i secoli che precedettero l’eruzione. È proprio questo che la differenzia dalla grande maggioranza dei siti archeologici. Molte città del mondo antico sono giunte fino a oggi attraversando millenni di trasformazioni, basti pensare a Roma. Il ruolo, poi, che la sua scoperta ha rivestito nelle società degli ultimi tre secoli mi ha spinto, senza doverci pensare su troppo, a raccontare la sua storia fino a qualche mese fa: dal 1748 Pompei è entrata nella cultura, nella storia, nell’arte, nella psicanalisi, nelle scienze, nella letteratura, nel cinema, nella musica a livello planetario. Valeva veramente la pena di spingermi un po’ oltre le mie competenze più specifiche… Il sottotitolo del libro, “L’eco di un tempo lontano”, è un verso di una canzone, Echoes, che i Pink Floyd suonarono nell’anfiteatro nel 1971 mentre venivano ripresi dalle telecamere del regista Adrian Maben per la realizzazione del film Live at Pompeii. È un verso che sembra scritto per quel posto e che, a quanto pare, ha suggestionato anche il mio editore.
Per quanto riguarda l’aspetto più strettamente archeologico è un dato di fatto che gli scavi di Pompei costituiscano un caposaldo nella nascita e nello sviluppo dell’Archeologia moderna. Lì sono nate delle tecniche rivoluzionarie: pensiamo, per parlare di una delle cose che più impressionano i visitatori, ai calchi in gesso dei corpi dei pompeiani morti durante l’eruzione.
Ce n’è più di uno, non saprei scegliere. L’aspetto che il sito archeologico aveva durante i miei sopralluoghi mi ha ispirato molto. A cavallo fra il 2020 e il 2021, per via della pandemia, c’erano giorni in cui Pompei era deserta. Il profilo del Vesuvio dal Foro è di fortissimo impatto, come anche la vista delle strade da dentro i negozi, dal punto dei vista degli addetti al banco o dei lavandai. Uno dei luoghi che mi ha impressionato di più è quel punto delle mura difensive che porta ancora i segni dell’assedio del 90 a.C.: ci sono ancora le ferite fatte dalle catapulte e gli antichi restauri delle brecce aperte dagli arieti di Silla…
Grazie alle ricerche che ho fatto ho scoperto il numero impressionante di graffiti lasciati dai cittadini sui muri delle basiliche, lungo le strade, negli alberghi, nei luoghi della prostituzione. La quotidianità che trasmettono è così interessante… Si parte dal tale che suggerisce a chi rivolgersi per usufruire di una specifica prestazione sessuale, con tanto di tariffa e nome della (o dello) specialista, e si arriva a chi augura ogni male al suo nemico. L’oscenità di alcune iscrizioni raggiunge vette di comicità altissime. Selezionarne alcuni è stato divertente quanto difficile: avrei voluto metterli tutti.
Sì, c’è un capitolo in cui ho parlato della medica Sperata, una “dottoressa” di cui sono stati rinvenuti gli strumenti del mestiere, e di Giulia Felice, una cittadina che investì il suo patrimonio per avviare un’attività alberghiera in un momento difficile per la città. Grazie a Giulia Felice, tra l’altro, possiamo letteralmente vedere scorci della Pompei di duemila anni fa.
La figura di Sperata mi ha dato l’opportunità di trattare del mestiere di medico nell’antica Roma e del pregiudizio di alcuni studiosi moderni che, solo settant’anni fa, faticavano ad attribuire quel mestiere a una donna.
In altre parti del libro, poi, si incontra Eumachia, sacerdotessa di Venere e personaggio di spicco per via della sua generosità con la cittadinanza. Era un’imprenditrice a capo della corporazione dei fullones, i tintori.
Per ora sto promuovendo il libro e ho in programma alcune presentazioni, a Roma e non solo. Scrivendo di Pompei ho scoperto quanto sia bello raccontare la storia di una città antica. Pur essendo molto impegnato su altri fronti ho iniziato a fare delle ricerche per una nuova pubblicazione di cui spero di potervi dare qualche anticipazione molto presto.
GIUSEPPE CUSANO Nato e cresciuto a Roma. Archeologo attivo nella capitale per molti anni e amante della fotografia. È guida turistica di Roma dal 2008, specializzato in itinerari archeologici e storico-artistici rivolti al pubblico italiano e a quello straniero. Potete seguirlo sul profilo Facebook oppure su Instagram.
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