Il romanzo storico di Roscini è un corposo tomo di quattrocentosette pagine che racconta in forma romanzata i conflitti e gli eventi che segnarono le invasioni dei Goti in Italia e l’ascesa di Clodoveo (466 circa-511), reiks dei Franchi, deciso a mettere fine ai disordini e alle invasioni sotto il proprio dominio, stringendo alleanze e governando un territorio martoriato, nato dalle ceneri dell’Impero romano. Valentio, cinico contrabbandiere e protagonista del romanzo, decide di lasciare la sua terra per cercare fortuna e rivalsa altrove, l’incontro con Clodoveo cambierà la sua vita. Ottenebrato dalla vendetta, Valentio cova un segreto rancore e il sodalizio con il guerriero franco, caratterizzato da ammirazione e diffidenza, non è facile da mantenere saldo; tuttavia il nostro protagonista si troverà di fronte a scelte difficili che potrebbero cambiare il destino della nascente Europa.
“Aveva la ferma intenzione di far riemergere il passato romano, le sue gloriose virtù che ammirava da sempre. I bardi che peregrinavano fra le campagne avevano cominciato a mescolare i canti nordici con i miti romani e qualcuno aveva azzardato rintracciare le loro origini dall’antica Troia. Una vecchia leggenda affermava infatti che Romani e Franchi condividessero i medesimi antenati e si potessero considerare fratelli, o almeno lontani cugini. Ciò risultava molto apprezzato dalla popolazione e legittimava con più forza il potere franco, invitando i capi locali a rimediare agli errori dei vecchi senatori corrotti.”
Da ogni pagina del romanzo “Il figlio d’Europa” traspare l’amore per la storia, un amore viscerale, intenso e la necessità, oserei dire, di esprimere questo amore trascinandoti nel bel mezzo di battaglie epiche, che non si decidono solo con le armi ma anche con strategie, complotti, alleanze occulte e tradimenti. Un libro complesso che si concentra soprattutto sul potere e sulle questioni militari e politiche; per quanto l’antico passato europeo mi affascini mi sarebbe piaciuto leggere anche di altri sentimenti oltre la rabbia, l’ambizione e il coraggio, che seppur centrali in queste vicende, caratterizzano solo un lato dei personaggi principali. Più spazio alle donne avrebbe reso il romanzo ancor più completo, rimane comunque il fatto che questo secondo lavoro di Roscini ha dell’ottimo potenziale.
Proprio perché sono rimasta molto colpita ho fatto all’autore qualche domanda, in modo da conoscerlo meglio!
Innanzitutto passione per il tardoantico e le epoche di trasformazione, di crisi, da cui nascono nuovi mondi. Film come “Il Signore degli anelli”, o serie tv più recenti come “Game of Thrones” o “Barbarians”, mi hanno fatto viaggiare con la fantasia e fatto immaginare un mondo che, sebbene poco trattato dai romanzieri, è ricco di storie interessanti che si intrecciano in un periodo storico travagliato e per questo molto affascinante. Oltretutto l’attualità ci mostra come la cultura dei popoli si plasmi dall’incontro e lo scontro con altre civiltà e la caduta dell’Impero romano si presta perfettamente al quadro che vediamo oggi in Europa e non solo, tra immigrazioni e crisi identitarie.
Parto col dire che di fonti coeve al periodo ce ne sono veramente poche. Oltre a Gregorio di Tours -che comunque scrive quasi un secolo dopo gli avvenimenti- ho consultato quelle degli autori latini tardoantichi, da Salviano di Marsiglia, a Rutilio Namaziano, da Sidonio Apollinare a Severino Boezio. Tuttavia di quello che accadeva in Gallia del nord alla fine del V secolo (fulcro del mio romanzo) ci sono fonti di natura materiale, piuttosto che scritte. Quindi quelle che mi hanno aiutato a dare una chiava interpretativa più storica sono fonti secondarie di storici moderni come Perkins, Jussen o Heather, mentre per quanto riguarda la cultura del tempo mi sono affidato più alle fonti primarie prima citate.
La parte più interessante è stata proprio notare la differenza tra gli autori latini, ancora pagani o comunque che potremmo definire “laici” rispetto agli autori cristiani tipo Gregorio di Tours. Il punto di vista cambia radicalmente. La storia romana viene ridimensionata e vista come piccola parte di un percorso più lungo che parte dalla Genesi, e ogni evento sembra far parte del grande disegno che Dio ha già predisposto per l’uomo.
Per le fonti secondarie invece mi ha colpito molto la differenza di chi parla di trasformazione e chi di crollo verticale del mondo romano. Siamo abituati a vedere la caduta dell’Impero come un momento improvviso che ha fatto precipitare il mondo nell’anarchia. In realtà è stato un processo di trasformazione più lungo, a tratti violento, ma d’altronde la Storia ci insegna che le rivoluzioni e i grandi cambiamenti si portano dietro sempre una scia di sangue.
L’intreccio familiare dei popoli germanici. È assurdo ma sembra veramente di vivere dentro una serie tv. I personaggi si mischiano fra loro e creano dei veri drammi ricchi di pathos, invidie e vendette. Quel periodo dà forma a un grande intrigo politico e questo sicuramente ha aiutato anche me nello sviluppare la trama del romanzo che ruota intorno a tradimenti, giochi di potere e alleanze.
Altra cosa che mi ha colpito è la permeabilità del potere religioso. Nel corso dell’ultimo secolo della storia romana, la Chiesa si è completamente sostituita al potere imperiale, in termini di ideologia, rapporti di potere e possesso fondiario. Le stesse strutture politico-amministrative seguivano passo passo quella che era la struttura imperiale, dalle diocesi, alla gerarchia degli ordini, fino anche all’architettura materiale delle basiliche, prima laiche e poi religiose. Questo fa capire quanto nella Storia esistano pochissime date spartiacque che stravolgono una società. È sempre un processo di lungo periodo che relaziona il passato al futuro lungo piccoli passaggi.
Come dicevo la mancanza di fonti di quel periodo non mi ha permesso di avere tracciata la linea precisa di ogni avvenimento o le trasformazioni della mentalità degli uomini e le donne del tempo. Tuttavia c’è anche l’aspetto positivo perché una volta presi quelli che io chiamo “i pilastri della storia” (eventi o personaggi intoccabili che ti segnano le fondamenta della casa da costruire), poi l’autore può viaggiare con la fantasia (mantenendo la verosimiglianza storica) e inserirsi con la propria idea di trama per ricreare un mondo sommerso, ma che è esistito.
Sto cercando di essere più presente possibile sul web, costruendo un sito e sviluppando i miei social. I prossimi libri sono già nel cassetto, anzi uno è già in fase di scrittura e se tutto va bene, ci sarà modo di rivedere ancora Valentio, Clodoveo e tutti i personaggi de “Il figlio d’Europa” a vivere un’altra avventura. Ma per ora non vorrei anticipare altro.
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