Difficilmente leggo libri di questo genere, dico sempre che non fanno per me mentre osservo le copertine color pastello e noto i titoli un po’ fumosi; quando mi è stato proposto di leggere questo romanzo ambientato nella Parigi del 1941 e con una protagonista così eccentrica, ho messo da parte i miei preconcetti e mi sono buttata nella lettura. Adesso che l’ho finito posso dire con certezza che ho fatto bene! Il romanzo è ben costruito, la trama avvincente e il contesto storico credibile e ricercato, mi stupisce davvero che sia stato scritto da un uomo, altro preconcetto che è stato sconfessato! Siamo a Parigi come ho detto e Clementine è una esperta di profumi conosciuta in tutta la città; i suoi magnifici aromi si diffondono per le strade congestionate della capitale e neanche i nazisti ne sono immuni, vorrebbero carpire i suoi segreti e domare la sua eccentricità. Infatti, lei non è una donna come le altre, si veste da uomo, oggi la definiremmo una queer, e ha un vissuto davvero particolare, oltre ad avere questa grande esperienza nel creare fragranze di ogni genere, in passato è stata anche una esperta ladra di profumi, assunta dai più grandi aristocratici e magnate per recuperare materie prime pregiate o inestimabili ingredienti dalle proprietà sconosciute. Proprio per le sue abilità viene coinvolta in un piano per distruggere le milizie tedesche che dominano Parigi; nonostante non faccia più la ladra da tempo e sia molto avanti con l’età, il senso di giustizia e l’idea di rivivere una grande avventura la portano ad accettare, ma il compito sarà più difficile del previsto, dovrà far affiorare antichi ricordi sepolti dal tempo e dovrà mettere in campo tutta l’astuzia di cui è capace, tutto per riguadagnare la propria libertà.
“Se mi immaginate con indosso un abito da signora stampato a pois e il colletto di pizzo, vi sbagliate di grosso. Non così che sono fatta. Ho iniziato a portare i pantaloni molto prima che a noi signore fosse permesso. Mi troverete in giacca di tweed e cravatta, maniche di camicia e gemelli, fedora e pork pie. (…) Ho avuto delle identità false. Certe volte ho commesso i miei crimini come uomo, certe altre volte come donna, altre ancora come donna in abiti da uomo. Eppure non mi considero una persona disonesta. No davvero. Ho detto bugie, certo, ma non potete chiamarmi bugiarda solo perché sono diversa. Recito una parte, casomai. Non sono nessuna delle persone che ho fatto finta di essere. Oppure, meglio ancora, sono tutte loro.”
Clementine ha una personalità fuori dal comune e non si identifica con il genere di appartenenza, men che meno con l’etichetta che la società conformista le ha affibbiato, lei esprime questa fluidità attraverso gli abiti e il modo di vivere. Tuttavia, deve stare molto attenta, Parigi non è libera e i nemici si stanno appropriando piano piano di tutte le bellezze che la città può offrire e non amano chi vive al di fuori delle loro regole. Scoprire come se la caverà in questa vicenda è stato uno dei motivi per cui non sono riuscita a staccarmi dalle pagine, l’altro è stato immedesimarsi in una persona che adesso sarebbe vista come appartenente al movimento LGBTQ.
“Quando sei una come me, che si veste come me, ti pare sempre che la gente ti fissi per farti scomparire. Più a lungo e più intensamente ti guardano, meno ti vogliono vedere. Ti fissano e strizzano gli occhi, così forse sparirai.”
Pensare che questo romanzo l’abbia scritto un uomo mi destabilizza e affascina allo stesso tempo. Mai avrei pensato che un uomo, seppur dotato stilisticamente, potesse scrivere con tanta grazia una vicenda cruenta e pericolosa come la storia di una persona gender-fluid durante il periodo nazista. Allo stesso tempo, l’autore sonda anche il tema dell’anzianità, in quanto la protagonista è piuttosto avanti con l’età, e non deve essere stato affatto facile combinarlo con il già spinoso argomento della sessualità nelle sue molteplici forme. Chissà che non abbia conosciuto qualcuno che ha vissuto tutto questo oppure è proprio il suo sguardo a essere particolarmente empatico. In fondo non ha importanza, quello che conta è il messaggio che porta e la possibilità che ci viene data di conoscere quel determinato periodo storico da un punto di vista inusuale ma adattissimo per i tempi che stiamo vivendo. Un solo appunto: la copertina è decisamente da rivedere!
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