Siamo a New York nel 1895, più precisamente a Little Italy, e la giovane immigrata Maria Inez Cortese si trova in guai seri: è stata accusata di aver ucciso il marito Calogero Motta tagliandogli la gola. Nonostante le circostanze siano piuttosto ambigue, per il giudice non ci sono dubbi e la condanna alla pena di morte; una moglie che uccide il proprio marito può solo essere punita con il massimo della pena e per lei sembrano non esserci vie d’uscita. La vicenda assume una risonanza enorme e i giornali parlano solo di questo, c’è chi dà ragione al verdetto, c’è chi invece mette in dubbio la scelta, perché i fatti non sono affatto chiari, anche il poliziotto italo americano Joe Pertrosino è di questo avviso e comincia ad indagare nel tentativo di capirci davvero qualcosa. Intanto, la NAWSA, associazione femminile per il voto alle donne, decidere di salvarla dalla sedia elettrica ricorrendo all’appello e si rivolge ad Ann Bennett, forse la prima donna laureata in Legge degli Stati Uniti e abilitata alla professione di avvocata. Ann Bennett è titubante ma il caso pare abbia dei lati oscuri, decide di approfondire e conoscere Maria Inez che si trova a nel carcere di Sing Sing. Il loro incontro sarà illuminante per entrambe, Ann Bennett capirà che c’è bisogno di tutta la sua determinazione e voglia di riscatto, mentre Maria Inez si fiderà per la prima volta di qualcuno e racconterà la sua vita, del marito violento e criminale e facendo emergere tutti gli eventi tragici che l’hanno portata a quel terribile gesto. Una storia struggente che non lascerà indifferente Ann e nemmeno i lettori e le lettrici. Dopo quelle rivelazioni così sconvolgenti lo si può ancora considerare omicidio? E siamo così sicuri che sia stata lei? Insieme con il giornalista Charles Stevens e Joe Petrosino, Anne Bennett cercherà in tutti i modi di trovare la verità e rendere giustizia in nome di tutte le donne.
Un romanzo storico avvincente e ben costruito che mette in risalto il ruolo delle donne nella società americana di fine Ottocento, un caso giudiziario che diventa il simbolo per rivendicare i propri diritti e una storia umana che porta a riflette sui principi morali e i valori di un’epoca, che non riguardano solo le donne ma l’intera umanità.
Episodi del genere sono accaduti e continueranno ad accadere. Di continuo. Deve imparare a reagire da persona adulta, non da verginella spaurita. Gli uomini non sono ancora pronti ad accettare una donna che preferisca la carriera e l’indipendenza, con tutti i sacrifici che essa comporta, alla rendita di posizione assicurata dal matrimonio. Una scelta del genere li sorprende, li spaventa, mette in discussione le loro certezze consolidate, scuote i pilastri sui quali si è sempre fondata la società: il diverso ruolo dei sessi, la supremazia del maschio, la priorità della famiglia per la femmina. Una donna con aspirazioni non convenzionali viene subito classificata di “mentalità aperta e anticonformista”, per citare Mr. Adam, ovvero una spregiudicata, con cui provarci.
Carla Maria Russo si è resa disponibile per una intervista.
Si ispira a due storie vere. La prima, che ho letto in un saggio molti anni or sono, riguardante una immigrata italiana condannata alla sedia elettrica (prima donna negli Usa) per l’uccisione del suo compagno e rinchiusa (anche in questo caso, prima donna in assoluto) nel carcere di Sing Sing. Ho ripercorso questa vicenda in modo molto fedele alla realtà, tuttavia, poiché le vicende personali della vera protagonista non mi parevano così avvincenti, ho tratto ispirazione dalla storia di un’altra immigrata, dalla vita molto più tormentata e coinvolgente, che ho trasformato in una delle due protagoniste, dandole il nome di Maria Inez.
Le protagoniste sono due donne che hanno molto sofferto e molto lottato, sebbene in modo diverso, e che dovranno ancora battersi molto per non essere travolte. Se c’è bisogno oggi di raccontare storie di questo genere? Direi che c’è un bisogno disperato, perché quello che siamo riuscite a ottenere rispetto agli anni in cui è ambientato il mio libro (non moltissimo e con enorme fatica) è sempre in pericolo, anche nel nostro mondo occidentale, per non parlare del resto del mondo, dove spesso le donne sono imprigionate in un profondo e cupo medioevo (vedi l’Iran o l’Afghanistan, tanto per rimanere nella cronaca di questi giorni). Nulla è sicuro, nulla è scontato. Abbiamo disperato bisogno di essere molto forti, molto decise, molto fiduciose noi per prime in noi stesse e nelle nostre capacità, fortemente determinate a prenderci ciò che ci spetta, senza attendere che ci venga concesso. Riflettiamo, ad esempio, sul fatto che, in questo nuovo parlamento appena eletto, la percentuale di donne presenti è ulteriormente diminuito.
Nel caso di questo mio romanzo, fra le altre ragioni, anche per quella, molto semplice, che si tratta di un giallo, o meglio, di un thriller giudiziario avvincente, quindi fruibile proprio da tutti, giovani e meno giovani, donne e uomini. Inoltre, come sempre, non c’è nulla di meglio di un libro per apprendere la psicologia degli esseri umani e, dunque, per aiutare gli uomini a conoscere meglio il cuore e la mente delle donne. Più volte mi è capitato che dei lettori, anche molto giovani, mi abbiano scritto dicendo di avere compreso molto meglio, attraverso i miei libri, quali sentimenti si agitano nell’animo di una donna.
Devo ammettere che la documentazione su questo libro è stata tra le più impegnative della mia esperienza di scrittrice ed è durata anni, anche per la vastità di argomenti che ho dovuto approfondire: dal femminismo di quegli anni, alla società americana di fine Ottocento (e in particolare di New York), all’immigrazione, alle condizioni sociali e alla struttura geografica della Little Italy di NY (da conoscere in ogni dettaglio, perché lì è ambientata gran parte della storia). La documentazione più complessa, però, è stata tutta la parte relativa agli aspetti giuridici del processo: se, come e quante donne, negli USA, avevano avuto accesso agli studi di legge nella seconda metà dell’Ottocento, se esistevano donne non solo laureate ma anche abilitate alla professione di avvocato (sono due cose diverse), ma, soprattutto, come si conduce un processo negli Stati Uniti. Argomenti fondamentali per il realismo del romanzo e complessi per me che non sono una specialista del ramo.
Al momento, tirare un po’ il fiato dopo un romanzo che mi ha preso davvero molte energie. Forse anche per questo, per ora non sono in gradi di prevedere dove, tra le tante possibilità, mi porterà il futuro…
Seguite la mia rubrica Incontri con la storia ogni martedì su Instagram!