Il nome della rosa di Umberto Eco ci ha segnato nel profondo, ammettiamolo. Ci ha segnato nell’immaginario e nell’iconografia. Dopo aver letto quel capolavoro, e aver visto il film, l’immagine del monaco ne è rimasta influenzata, e adesso pensiamo alla vita monacale in un determinato modo e ne consideriamo solo certe caratteristiche. Quanto, però, di ciò che ha scritto Eco appartiene alla realtà dei fatti? La preparazione di Eco è indubbia ma esistono testi che possono essere ancora più esaustivi se si vuole approfondire questo genere di tematiche. Ricordiamoci che Il nome della rosa è un romanzo e, per quanto si basi su fonti storiche accreditate, non ha come prima finalità quello di istruirci sull’argomento, ma di intrattenerci. Per questo, il testo che vi propongo è molto interessante e può essere un valido aiuto per scoprire il Medioevo attraverso le figure che, sotto tanti aspetti, lo hanno caratterizzato. Anselme Davril e Eric Palazzo scrivono a quattro mani uno studio molto accurato sulla vita nei monasteri, da cosa consisteva la Regola benedettina, alle attività quotidiane, fino all’identificazione della gerarchia, con la descrizione delle mansioni e dei ruoli all’interno dell’istituzione monacale.
I monaci considerano la loro comunità come una famiglia di cui l’abate è il padre, si chiamano tra loro con il nome di fratelli. Il termine stesso “abate” proviene dalla parola aramaica abba che Gesù utilizzava per parlare di suo Padre. I primi monaci orientali l’hanno ripresa spontaneamente per indicare gli anziani considerati come padri spirituali, e il monachesimo latino ha scelto questa parola per indicare il superiore, o piuttosto il padre della comunità; l’abate, da parte sua deve sforzarsi, ricorda Benedetto, di “essere amato piuttosto che temuto”.
Le consuetudini monastiche, seguendo la regola, sottolineano che l’intero monastero deve dipendere dal giudizio dell’abate: egli nomina tutti responsabili della comunità e nessuno deve modificare un’usanza precedente o introdurre una nuova senza il duo ordine.
Il libro è suddiviso in ampi capitoli che trattano i monaci nel mondo religioso medievale, le fonti, una descrizione dettagliata dei ruoli all’interno della famiglia monastica, la vita del monaco, come si prendevano cura del proprio corpo, le liturgie e in che cosa consisteva l’ufficio della Regola di San Benedetto, i libri del monastero (tra le mie parti preferite) e come si suddividevano gli spazi nel monastero, mettendo a confronto i monasteri più importanti. Un testo davvero ben fatto, con una bibliografia ampia ed eterogenea.
Sebbene possa sembrare una lettura complessa, la prosa degli autori è di facile comprensione, tanto da renderla avvincente. Conoscere nei dettagli una vita che abbiamo solo immaginato, attraverso il cinema o la letteratura, rende tutto ancora più affascinante. Sapere come funzionava in passato un sistema che è stato così determinante per la formazione della nostra società dovrebbe essere considerato di grande importanza. Inoltre, le curiosità svelate tra le pagine, lasceranno non poche persone a bocca aperta.