Ho letto il romanzo storico di Federica Introna con molto interesse, finita l’ultima pagina ho pensato di scrivere la recensione, sicura che potesse incuriosire anche voi. Il titolo mi ha subito conquistata, visto le mie ultime fatiche alla ricerca di donne forti, soprattutto donne guerriere famose, non potevo farmi sfuggire l’opportunità di leggere la storia di Zenobia, regina di Palmira, nell’attuale Siria, la quale nel III sec. a.C. sfidò l’impero romano per avere l’indipendenza e favorire la propria ascesa come Augusta del Regno di Palmira.
Non mi ero ancora addentrata nelle vicende delle province romane in Medio Oriente, so poco al riguardo e di lei avevo sentito parlare se non in qualche sporadica occasione. Tuttavia, dopo aver letto gli affascinanti eventi raccontati dall’autrice penso che scaverò più a fondo, perché sono certa che mi regaleranno molte sorprese.
La protagonista de La regina guerriera è una donna colta, aristocratica che, dopo la morte del marito Adhinath, assassinato in circostanze misteriose, decide di prendere in mano il Regno di Palmira e trasformarlo in un territorio indipendente, senza più assoggettamenti da parte dei Romani.
L’impresa è ardua, e nemmeno immaginata da Zenobia quando in giovane età viene data in sposa all’uomo più importante della Siria; eppure, la vita nei meravigliosi palazzi dai profumi esotici e dai giardini rigogliosi non è così dorata come ci si potrebbe aspettare.
La sua permanenza come seconda moglie non è affatto benvoluta, i consiglieri del re e i domestici sono sospettosi e poco inclini ad accettare un’altra regina, cresce in una solitudine opprimente ma che non l’abbatte, anzi la fortifica, rendendola una stratega e portandola a farsi conoscere sempre di più per le sue qualità di pensatrice e guerriera.
E’ in questo clima che sviluppa l’idea e il desiderio di rendere il suo popolo autonomo e svincolato dal dominio tirannico dell’Aquila imperiale di Roma e in parte ci riesce, conquistando la stima di molti popoli e dei Romani stessi.
“Avrei invertito il senso di marcia: Adhinath aveva portato le nostre schiere verso nord est, io sarei andata a sud ovest, puntando alla terra della mia divina antenata materna: l’Egitto di Cleopatra. Dalla morte di mio marito avevo iniziato a farmi chiamare con il suo nome, l’avevo aggiunto agli appellativi che già possedevo per avvalorare il potere acquistato in patria, e per prepararmi all’approdo sulle sponde fertili del Nilo. Volevo che gli egiziani mi accogliessero perché avevo lo stesso sangue dei Tolomei, la dinastia che li aveva governati per nove generazioni. Volevo provare a unire i più grandi regni costituitisi dopo la morte di Alessandro. Un obiettivo difficile? Certo, direi audace, ma qualora Claudio avesse tentato di fermarmi, la sua sarebbe stata davvero un’impresa degna di un dio e, nonostante la grande vittoria a Naisso e i suoi numerosi successi, non mi pareva lo fosse. Avevo un innegabile vantaggio ed era mia intenzione sfruttarlo a pieno. Come diceva spesso Longino: “Se non tu, chi?”
Il racconto delle gesta di Zenobia profuma di incenso e di miele, le sabbie del deserto sfilano davanti ai tuoi occhi increspate dal vento caldo dell’Oriente ed è innegabile percepirne la seduttività. La scrittura fluida e densa caratterizza in meglio l’evolversi dei fatti e la ricerca storica è palpabile e viva, tanto da non sentire l’imbarazzo per le proprie lacune di fronte a un episodio così poco narrato, oserei dire snobbato dalla storiografia divulgativa.
Questo fa onore a Federica Introna, mettendo in luce una protagonista così inconsueta anche lei ha portato avanti una battaglia: ha confermato la convinzione che le prodezze eroiche e le imprese coraggiose non sono soltanto degli uomini, anche le donne sanno fare altrettanto, ed è giusto proseguire per questa strada.
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