Selezionare i libri da segnalarvi sta diventando sempre più difficile. Anche questo mese si è rivelato ricco di novità interessanti. Perciò, non perdiamo tempo.
Ecco le nuove uscite che troverete a marzo 2025 in tutte le librerie!
La trilogia inedita in Italia Great Schools of Dune: La sorellanza di Dune che ha ispirato la serie DUNE: Prophecy, ora su Sky e NowTV Mentat di Dune Navigatori di Dune.
Dopo la distruzione delle macchine pensanti e la fine del Jihad Butleriano è giunta l’era dello sviluppo della mente umana addestrata nelle Grandi Scuole di DUNE.
Un’avventura avvincente, ricca di emozioni, ambientata in un Egitto vibrante e misterioso, dove l’amore e il pericolo camminano fianco a fianco.
Inez ha attraversato il mondo per raggiungere l’Egitto e, contro il parere di tutti, gettarsi nella ricerca disperata di risposte a proposito della recente e misteriosa scomparsa dei genitori. Questo l’ha condotta su un sentiero rischioso, segnato da perdite, sofferenze, tradimenti e una magia pericolosa che ha radici profonde. Quando lo zio la mette alle strette e le impone un ultimatum, per guadagnare la propria indipendenza la ragazza compie un gesto estremo con la complicità di Whitford Hayes, l’assistente tuttofare di Tío Ricardo e suo iniziale nemico. Non è facile resistere al fascino di Whit, in fondo. Impudente cascamorto, soldato leale, ubriacone con gli occhi arrossati e la fiaschetta del whiskey nascosta nella tasca della giacca, avventuriero capace di maneggiare la dinamite, profondo e appassionato conoscitore dell’Egitto, e fratello devoto, Whit è un uomo dai molti volti. Soprattutto è uno che ha ragioni ben precise, e misteriose, per rimanere in Egitto. Fidandosi di lui, Inez mette in gioco il proprio cuore, ignara che forse sta legando il suo futuro all’unica persona che potrebbe distruggerlo.
Nel mondo di Valdemar il giovane Vanyel, discendente di una potente casata ma non ritenuto all’altezza del suo retaggio, viene affidato agli Araldi di Haven, che ne scoprono i Doni. Prima di diventare un vero Araldo-Mago, però, Vanyel dovrà percorrere un faticoso cammino di conoscenza, passando attraverso le gioie e i tormenti dell’amore, l’accettazione di sé e un’epica lotta con i draghi!
Certi sogni sanno portarti lontano.
«Constance trovava davvero mortificante che – nonostante la guerra mondiale che c’era stata, nonostante tutto quello che aveva dimostrato di saper fare e nonostante i preziosi diplomi che aveva preso per corrispondenza – il matrimonio, qualsiasi matrimonio, sembrasse essere l’unica opzione per il suo futuro.»
«Un libro che avrebbe potuto scrivere Jane Austen, se solo fosse vissuta un secolo più tardi.» – Minneapolis Star Tribune
«Simonson racconta perfettamente lo sforzo compiuto dalle donne per reinventarsi dopo la guerra.» – Shelf Awareness
Nell’estate del 1919, per Constance Haverhill il futuro non è una pagina bianca da riempire a piacimento. Ora che gli uomini sono tornati dal fronte, non c’è più bisogno di tutte le donne che hanno sostenuto il Paese con il loro lavoro, e anche lei deve abbandonare un impiego di responsabilità per tornare a ruoli considerati più consoni: possibilmente moglie, al massimo governante. Viene così assunta come dama di compagnia da un’anziana signora in villeggiatura a Hazelbourne-on-Sea. Ma proprio in quel paesino di mare Constance fa un incontro che le cambierà la vita: Poppy Wirrall. Spirito intraprendente, sfacciataggine da vendere e un amore viscerale per le motociclette, Poppy non ha nessuna intenzione di farsi da parte. Lei che ha scoperto la passione per i motori facendo la staffetta di guerra, adesso gestisce un servizio di consegne e taxi in sidecar insieme con altre ragazze che ugualmente non si rassegnano al ruolo cui la società vorrebbe relegarle. Loro puntano più in alto, a pilotare aerei. Entrata nel loro club, Constance si rende conto che ci si può costruire la propria strada, fuori dai sentieri battuti. Che il destino non è già scritto, basta avere il coraggio d’inseguire i propri sogni. E con il sostegno delle vere amiche, e magari di un amore inaspettato, tutto diventa possibile. Anche spiccare il volo.
Attraverso l’appassionato ritratto di un uomo di biblioteca e infaticabile lettore, pensatore e viticultore, innamorato delle sue terre e viaggiatore, scrittore di «intermittente rapidità», Starobinski mette a fuoco un nucleo fondamentale del pensiero dell’Illuminismo, fatto di ragione e libertà, riflessione e azione.
Da molto tempo esaurito, “Montesquieu” non è solo il primo libro che Jean Starobinski pubblicò a trent’anni nel 1953. È un saggio che il grande studioso giudicava fondamentale, al punto da redigerne una versione ampliata e trasformata quarant’anni dopo. Se Montesquieu ha accompagnato Starobinski lungo l’arco di tutta la sua vita, è perché fu un pensatore sempre di nuovo attualizzato dalla storia; fu l’uomo della moderazione, un atteggiamento che rende possibile la massima apertura sul mondo e il massimo grado di coinvolgimento nel mondo. Come mostra Martin Rueff nell’ampio saggio introduttivo alla presente edizione, ascoltare l’appello alla moderazione di Montesquieu nel 1953 significava sforzarsi di cercare la voce della ragione nel momento in cui il mondo cominciava a fare faticosamente i conti con il caos e gli stermini della Seconda guerra mondiale proprio mentre stava entrando nell’epoca della Guerra fredda e delle guerre di indipendenza. Nel 1994, quando il muro di Berlino era appena caduto e gli equilibri geopolitici si stavano radicalmente trasformando, quel richiamo assumeva un significato totalmente diverso. Leggere questo libro oggi inaugura prospettive ancora nuove: per Jean Starobinski, «l’idea di moderazione in Montesquieu implica uno stato perpetuamente vigile». Introduzione di Martin Rueff.
Erica Cassano esordisce con una voce potente e profonda, capace di stupire e commuovere, rincuorare e ispirare. La Grande Sete è l’indimenticabile racconto di un piccolo grande mondo, dei suoi silenzi e dei suoi rumori, di un anelito verso qualcosa di più grande che risiede in ognuno di noi.
«Non era quella la sete che dovevo soddisfare. A me non era mai mancata l’acqua. Da quanto non tenevo in mano un pennino, da quanto le mie dita non si sporcavano d’inchiostro? Quasi avevo dimenticato come si traduceva il latino. Rileggevo romanzi di cui già sapevo il finale perché non potevo acquistarne di nuovi o andare in biblioteca. Avevo consumato la grammatica inglese solo perché era l’unico libro che mi permetteva di imparare qualcosa di nuovo. Ecco quello che veramente mi mancava. Leggere, studiare. Vivere.»
Anna ha sete. Tutta la città ha sete, da settimane. C’è chi li chiamerà i giorni della Grande Sete, e chi le ricorderà come le Quattro Giornate di Napoli. È il 1943 e l’acqua manca ovunque, tranne che nella casa in cui Anna vive con la sua famiglia. Mentre davanti alla Casa del Miracolo si snoda una fila di donne che chiede quanto basta per dissetarsi, lei si domanda come mai la sua sete le paia così insaziabile. Perché quella che Anna sente è diversa: è una sete di vita e di un futuro di riscatto. A vent’anni vorrebbe seguire le lezioni alla facoltà di Lettere, leggere, vivere in un mondo senza macerie, senza l’agguato continuo delle sirene antiaeree. Ma non c’è tempo per i sogni. Il padre è scomparso, la madre si è chiusa in sé stessa, la sorella e il nipote si sono ammalati. Il loro futuro dipende da lei. Così, quando ne ha l’opportunità, Anna accetta un impiego come segretaria presso la base americana di Bagnoli. Entra in un mondo che non conosce, incontra persone che provengono da una terra lontana, piena di promesse, che incanta e atterrisce allo stesso tempo, come tutte le promesse. La cosa più semplice sarebbe scappare, lasciarsi alle spalle gli anni dolorosi della guerra. Ma Anna non vuole che qualcun altro la salvi. Come Napoli si è liberata da sola, anche Anna deve trovare da sola la sua via di salvezza. La grande sete non è facile da soddisfare. Viene da dentro e parla di indipendenza e di amore per il sapere e, soprattutto, parla del coraggio necessario per farsi sentire in un mondo che non sa ascoltare.
Le idee di Singer sull’arte e la letteratura, lo yiddish e la cultura ebraica in una raccolta che è anche il più illuminante commento ai suoi romanzi.
Quale concezione della letteratura anima le prodigiose storie di Singer? Quale visione estetica e spirituale ha disegnato i suoi personaggi? Per quanto sorprendente possa risultare, i numerosi saggi cui Singer ha affidato le sue idee in fatto di arte, letteratura e cultura ebraica sono rimasti relegati in pubblicazioni poco accessibili (per lo più il quotidiano yiddish «Forverts») e schermati da pseudonimi. Eppure, come documentano le traduzioni in inglese riaffiorate dai suoi archivi, non v’è dubbio che Singer meditasse di ricavarne una raccolta: questo libro rappresenta dunque la realizzazione postuma di un progetto d’autore – e un’inattesa via d’accesso alla sua filosofia personale. Di più: a mano a mano che ci addentriamo nella lettura, scopriamo che questi interventi – dove lo scrittore è raffigurato come un «intrattenitore», un narratore di destini individuali, ancorato a «un gruppo specifico e a una specifica cultura», refrattario alla psicologia e alla sociologia, perennemente in lotta con «i sommi poteri», cioè con Dio – sono anche l’eco meditativa dei suoi romanzi, e che li illuminano di una luce nuova. Così, allorché Singer schizza con disarmante affabilità un quadro della sua Qabbalah, rivelandoci che le tenebre e il male sono necessari perché le azioni e i pensieri umani «siano in perenne bilico tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato», il destino dei personaggi che abbiamo amato – da Hertz Grein in Ombre sull’Hudson a Yasha Mazur nel Mago di Lublino a Hertz Minsker nel Ciarlatano – ci appare d’improvviso inevitabile. E di un’abbagliante evidenza.
Da questa polifonia nasce un libro necessario, destinato a diventare un riferimento fondamentale nel dibattito intorno alla violenza di genere.
«A questo servono le parole. A provare a cambiare.»
Siamo stanche (e stanchi, anche) di sentir parlare di violenza di genere. Non passa giorno senza la notizia di una donna picchiata, abusata, uccisa. Il femminicidio è diventato «normale»: se una donna muore, viene quasi naturale pensare che il colpevole sia un uomo, probabilmente qualcuno che la conosceva bene. Siamo stanche di sentir parlare di emergenza ogni volta che una compagna, una moglie, una madre viene assassinata. Solo finché fa notizia, però. Siamo stanche di parole commosse, di gesti eclatanti che servono soltanto, forse, a ripulirsi la coscienza. Certo non a cambiare le cose. Perché, per ottenere un cambiamento reale, bisogna prima saper vedere davvero il problema, e riconoscere che la violenza sulle donne è una questione che non riguarda il singolo, ma che affonda le radici nella cultura, nella storia, nell’arte, nella società stessa. Il «mostro» non esiste. E se è vero che la violenza di genere è una questione culturale, proprio la cultura, le parole, lo studio, l’educazione sono gli strumenti necessari per sviscerare il fenomeno e comprenderne origini e possibili soluzioni. È l’obiettivo che si pongono le voci che si alternano in questo libro, tutte provenienti da mondi diversi – dalla letteratura, alla psicologia, alla linguistica – e tutte, quindi, in grado di illuminare una faccia nuova e complementare del problema. Senza puntare il dito né andare a caccia di colpevoli, e senza la presunzione di trovare risposte immediate, ognuna esamina il tema da un punto di vista unico, fornendo spunti di riflessione che illuminano la strada verso un futuro più consapevole, e più sicuro.
Le strepitose poesie inedite della Szymborska, fortunatamente sfuggite alla più utile suppellettile dei poeti: il cestino della carta straccia.
«La mia ombra è come un buffone / dietro la regina…» ha scritto la Szymborska, un buffone che si è preso «corona, scettro, manto regale», ma anche il «pathos». La gravità, la profondità esigono lo schermo della discrezione, della leggerezza giocosa, dell’ironia. Non a caso, in questa strepitosa silloge di testi inediti – fortunatamente sfuggiti al cestino della carta straccia, per la Szymborska la più utile suppellettile di un poeta –, la sua musa, quando si manifesta, sembra arrancare «per le scale, ansimante / … in scarpette ormai misere», ispirandole una sorta di metafisica del minimo: in particolare una toccante sintonia con gli oggetti, protagonisti fra l’altro di dieci favolette morali irridenti e beffarde. Eppure la musa della Szymborska è anche austera, intransigente, e non esita a metterci di fronte alla nostra fragilità, alle nostre assurde fedi: solo, lo fa a modo suo, trasformando per esempio l’insignificante congiunzione e nell’emblema di tutto ciò che non può durare in eterno: «Teresa Piotr, mi fate compassione, / nella selva del mondo il tempo a ogni occasione / accende come a San Giovanni un fuoco / e voi dovete scavalcarlo per gioco. … ditemi quali sono i vostri nomi. Teresa e Kazimierz. / Piotr e Weronika. // Teresa Kazimierz Piotr Weronika».
Un libro in cui risplende nitida, spietata e dolente tutta la luce della grande letteratura. Il romanzo che ha rivelato al mondo Marguerite Duras, una delle scrittrici più importanti del Novecento.
«Credo che, prima ancora che un romanzo sul colonialismo, o il tentativo letterario di riscattare una madre, “Una diga sul Pacifico” sia la storia di una ragazza, anzi di due ragazzi, un fratello e una sorella che, per poter cominciare a vivere, quella madre la assassinano». – Rosella Postorino
Da millenni l’oceano invade la piana. Non ci si può fare nulla perché nulla cambia mai davvero in quella terra liquida e sconfinata, dominata dal sole: è questa la verità a cui non vuole rassegnarsi la madre di Joseph e Suzanne. Il Pacifico le ha già portato via tutto, lasciandola sola con la miseria, coi suoi debiti e coi suoi figli, eppure lei non rinuncia a sperare di poterlo arginare, di poter coltivare quel terreno preso in concessione ed essere un giorno ricca, forse anche felice. E così aspetta. Ma Joseph e Suzanne invece sono stanchi di aspettare, hanno fame di una vita che sentono sfuggire via dalle mani e che temono di non poter più riafferrare. Postfazione di Rosella Postorino.
«La scelta è tra due opzioni: vivere la stessa vita muta e ingiusta che hai sempre vissuto, o fare a pezzi il mondo intero.»
Lady Macbeth sa bene che raccontano storie su di lei: dicono che i suoi occhi inducano la follia negli uomini. Lady Macbeth sa di essere destinata a sposare quel bruto scozzese, che non mette da parte i suoi modi bruschi e violenti da guerriero neanche quando si avvicina al letto nuziale. Lady Macbeth sa che la sua corte le è ostile, e dovrà giocare di strategia – e sa che questo gioco richiederà tutta la sua astuzia e i poteri magici che nasconde: è una questione di sopravvivenza. Ma Lady Macbeth non sa che anche il marito ha dei segreti occulti. Non sa nulla della profezia che lo cinge come un’armatura. E soprattutto non sa di essere lei stessa una minaccia all’ordine del mondo. O meglio, non lo sa ancora. Ma presto lo saprà.
Un romanzo d’esordio che esplora i lati più cupi dell’essere umano celati in una terra battuta dal vento e impastata di leggende che si fanno vere.
La gente attraversa la vita seguendo gli stessi rituali: giorno e notte, pasti e lavoro. Amore, chi è fortunato. Uno schema irremovibile. Chi cerca qualcosa di diverso è dannato.
«Appassionato, scatenato, ricco di atmosfera.» – David Nicholls
«Selvaggio e traboccante di idee e intelligenza, La pietra della strega sembra al contempo antico e molto moderno. L’ho adorato.» – Louise Kennedy
«Sconcertante, avvincente, cupamente giocoso.» – Roddy Doyle
Nell, artista visiva dallo spirito libero e inquieto, è tornata a casa, nella sua isola al largo della costa irlandese, lontano da tutto. Paesaggi solitari e un folklore antico che parla di voci notturne e antiche maledizioni. Un suono soprannaturale che segna sparizioni misteriose e fatti inspiegabili. Un legame improvvisato con un uomo interessante che però non placa la sua inquietudine. E poi una nuova sfida: Nell riceve e accetta un invito da Maman, enigmatica guida delle Iníon, la comunità isolata di donne reiette e fuggitive che vive in cima alla scogliera. Dovrà unirsi a loro, imparare a conoscerle e produrre un’opera che possa celebrare lo spirito del loro progetto. Nell entra così in un cerchio magico di legami e segreti che verrà minato nel profondo quando un estraneo in cerca di sensazionalismi cercherà di introdursi nella comunità, scatenando una serie di eventi inarrestabili.
I sudditi e i nemici sono d’accordo: Federico II è un semidio, o un demonio. Ha reso la piccola Prussia una potenza mondiale del Settecento – ma è volgare nel vestire, ateo, e forse omosessuale. Ha parole dolci solo per i suoi levrieri e insulti per tutti gli altri; disprezza il suo stesso popolo, ma è pronto a combattere la nobiltà prussiana per difendere un povero mugnaio. Bruno Frank cattura questo personaggio straordinario nella vecchiaia, segnato dalla stanchezza, con una lente intima e introspettiva. Alla fine dei suoi giorni Federico si sente padrone di niente. Non gli è stata data la vita che sognava – di musica e letteratura – e ne ha vissuta una di fango e polvere da sparo. Non ha mai lasciato la Prussia aspra e piovosa, potendo solo fantasticare un “Sud” immaginario che non vedrà mai. Eppure c’è ancora qualcosa che vuole lasciare ai secoli a venire: nonostante tutta la sua misantropia, un dono per l’umanità. Trilogia di racconti o romanzo storico in tre atti, “Giornate del re”, qui tradotto per la prima volta in italiano, ricostruisce con prosa limpida un’epoca intera, una meditazione sulla grandezza del potere e sul suo doloroso segreto: la solitudine.
Questo saggio – qui presentato, a distanza di molti anni dalla sua prima pubblicazione, in una nuova edizione riveduta e corretta – apre una prospettiva abissale per ogni vero ricercatore spirituale. Vannini, tra i maggiori studiosi della tradizione spirituale cristiana, attraversa e sonda i vasti territori della mistica, occidentale e orientale, da Meister Eckhart al brahmanesimo e al buddhismo, per arrivare a quel singolare monaco cristiano-hindu che fu Henri Le Saux. L’«uomo distaccato» del misticismo radicale di Eckhart, che ama veramente perché diviene l’amore stesso, si incontra con l’assenza di fine del Buddha, al di là di ogni fideismo, di ogni religiosità e dogmatismo. Essere fedeli al messaggio cristiano significa andare oltre lo stesso cristianesimo nei suoi condizionamenti storico-ideologici, superando l’ego e la sua tirannia e riscoprendo in sé stessi lo spirito di Cristo e la sua beatitudine.
La ‘stagione delle fiamme’ e la ‘stagione delle stragi’ si succedono al confine orientale nel racconto di un grande storico.
«Una ricostruzione in cui i fatti hanno la meglio sulle inclinazioni ideologiche, sui fattori etnici e sulle esasperazioni nazionalistiche. Non c’è bandiera sventolata nella sua narrazione. Verrebbe da dire che l’autore riesce a disvelare la banalità del male che genera il male.» – Pier Luigi Vercesi, Corriere della Sera
«Grazie alle accuratissime ricerche di Raoul Pupo, possiamo finalmente capire meglio le tragedie dell’Adriatico.» – Vanja Luksic, Internazionale
Le terre dell’Adriatico orientale sono state uno dei laboratori della violenza politica del ʼ900: scontri di piazza, incendi, ribellioni militari come quella di D’Annunzio, squadrismo, conati rivoluzionari, stato di polizia, persecuzione delle minoranze, terrorismo, condanne del tribunale speciale fascista, pogrom antiebraici, lotta partigiana, guerra ai civili, stragi, deportazioni, fabbriche della morte come la Risiera di San Sabba, foibe, sradicamento di intere comunità nazionali. Raoul Pupo offre una panoramica complessiva delle logiche che hanno avvelenato, e non solo al confine orientale, l’intero Novecento.
Un racconto esemplare sulla relazione tra uomo e animali non umani – e un invito a vivere la nostra esistenza in connessione con le altre specie.
Nel giugno 2018 Carl Safina e la moglie Patricia trovano nel giardino di casa un «batuffolo sporco e arruffato di piccole piume, vivo per un soffio»: un gufetto neonato che, scopriranno, è in realtà una femmina di assiolo americano orientale. Decidono di adottarla, per curarla e proteggerla finché non sarà in grado di badare a se stessa, e la chiamano Alfie. Occorrerà un anno e mezzo prima che Safina possa arrischiarsi ad aprire la porta della voliera senza timore di esporla a gravi rischi, ma da questa miracolosa convivenza scaturiranno un legame saldo e profondo, e un libro denso di rigorose osservazioni etologiche, intuizioni acute e riflessioni che varcano l’ambito strettamente scientifico. Da un lato, infatti, Safina dispiega le sue competenze di ecologo, offrendo un racconto esemplare dello sviluppo di Alfie e, più in generale, dei tratti morfologici e comportamentali della famiglia degli strigidi. Dall’altro, il rapporto di reciprocità che si instaura lo spinge ad avventurarsi altrove, e a interrogarsi sulla relazione tra l’uomo e gli altri animali, nonché su ciò che questi possono insegnarci circa il nostro posto nel mondo. Ridimensionando le arroganti pretese di unicità e centralità di Homo sapiens, Safina ribadisce la sostanziale unità della natura, dove «tutti gli esseri – passati, presenti e futuri – sono inclusi in una grande ragnatela relazionale».
Pubblicato nel 1969 ma scritto un decennio prima, L’androide Abramo Lincoln utilizza paradigmi e simboli della fantascienza assieme a numerosi echi letterari, da Frankenstein a Nabokov, per raccontare una vicenda dai forti contenuti autobiografici che diventa specchio dell’America del dopoguerra, con i suoi tic e le sue ossessioni, le sue famiglie disfunzionali, i personaggi consumati dalla paranoia, dalla solitudine e dal senso di fallimento e inadeguatezza, perennemente sospesi sul sottilissimo confine che separa lucidità e follia.
Ontario, Oregon, 1982. Louis Rosen è socio di una piccola fabbrica di spinette e organi elettronici che decide di mettere in vendita un nuovo articolo: le riproduzioni robotiche di personaggi famosi, a cominciare dal presidente Lincoln e dal suo ministro della Guerra Edwin Stanton. A progettarli è stata Pris Frauenzimmer, la giovanissima figlia schizofrenica del socio di Louis, con la quale l’uomo inizia una morbosa relazione. L’unico interessato ad acquistare gli androidi è l’avido multimilionario Sam Barrows, che intende utilizzarli per i suoi ambigui progetti di espansione nello spazio. Ma qualcosa (o qualcuno?) come il simulacro del presidente potrebbe non avere alcuna intenzione di essere comprato.
Scritto con una lingua che affonda le radici nei classici del Novecento, il romanzo di Mara Carollo – ricostruendo l’intima epopea della sua protagonista – è un’indagine sul desiderio e sulla vita che poteva essere, una lettura densa e coinvolgente per dirci che è vero: rincorriamo illusioni e passioni spesso impossibili, ma che pure valgono il viaggio.
Quando suo padre torna a casa dalla guerra, nel 1918, Caterina non lo riconosce. È sporco, magro e ha gli occhi spenti: a cinque anni Nina per la prima volta sente di avere paura della morte. Sa già cosa comporta nascere sulle montagne venete, in una contrada di poche case dove vita vuole dire lavoro nei pascoli e fatica nei boschi. Il giorno in cui Mario, il compagno di giochi nei fienili e di corse tra i campi, parte per Milano dove lo aspettano la scuola, vestiti sempre bianchi e un futuro migliore, Caterina inizia a desiderare un’esistenza diversa. Passa le ore sui pochi libri che trova, impara il mestiere di sarta per poter fuggire da casa e inseguire quel qualcosa che la chiama, forse il sogno di un amore con Mario. Spigolosa, caparbia, ribelle a modo suo, Caterina è una donna di tante rinunce e piccole soddisfazioni, che ha lavorato ostinatamente per una vita migliore, consumandosi le mani e la giovinezza: uno di quei personaggi che abbiamo incontrato nei racconti di famiglia. Con lei seguiamo la storia del secolo scorso da una prospettiva inedita, nella provincia veneta che muta mentre Nina resta attaccata ai propri antichi desideri. E Mario è l’ossessione di un sentimento totale, un fantasma da rincorrere nei decenni.
Anche questa volta Maurizio Bettini dimostra come il mito antico abbia la straordinaria capacità di mettersi subito «in contesto», di connettere i gangli narrativi a temi e problemi che sono propri dell’oggi, prefigurandoli nelle sue fascinose vicende.
Il mito di Fetonte narra la storia di un ragazzo arrogante che, per dimostrare di essere figlio del Sole, ottiene dal padre un diritto che non gli spetta, quello di guidare il suo carro fiammeggiante. Incapace di reggerlo, brucia la Terra e viene punito con la morte. Questo mito parla di noi, racconta la nostra superbia antropocentrica, la nostra cecità di fronte al riscaldamento globale e alla distruzione dell’ambiente. Fetonte rivela dunque l’hybris dell’uomo moderno che si crede figlio di dio, arrogandosi il diritto di spingersi sempre più avanti, certo della propria superiorità.
L’Irlanda, terra di nebbie e antichi misteri, risuona delle voci di Le Fanu, O’Brien e Stoker, maestri del terrore che ci guidano in un viaggio oscuro tra leggenda e realtà. Sei storie avvincenti, radicate nella tradizione folkloristica irlandese, evocano presenze inquietanti che irrompono nella quotidianità, stravolgendo ogni certezza. Le pagine di questo volume trasudano atmosfere cupe e suggestive, esplorando la perdita, la paura e il confronto con l’ignoto. In esse va in scena il perenne scontro tra l’uomo e le forze sovrannaturali; un monito sulla potenza delle storie e sul loro ruolo nel custodire l’anima più segreta dell’Irlanda.
Come mettersi in contatto con i piccoli esseri fatati nascosti nei boschi (e tra le pagine di questo libro!) È difficile credere a ciò che non si vede, eppure le creature fatate sono tra noi. Questa guida offre 111 semplici modi per aprire la porta ai regni incantati e connettersi con i piccoli guardiani della natura. Rituali, incantesimi e metodi di meditazione saranno le chiavi per raggiungere questi mondi segreti e per entrare in contatto con le meravigliose creature che li abitano.
Pietre filosofali, incantesimi, evocazioni di demoni, tarocchi, cabale e astrologie… Dagli antichi Egizi ai giorni nostri, il desiderio di comprendere i misteri dell’universo ha alimentato molteplici filosofie occulte, custodite nelle pagine di manoscritti esoterici, grimori illustrati, oggetti rituali e criptici dipinti. Questa guida iconografica introduce alla scoperta dei significati nascosti all’interno di innumerevoli simbologie, spaziando dall’alchimia alla magia naturale, dall’astrologia all’esoterismo new age. Un panorama storico chiaro e approfondito della cultura visiva e materiale dell’occulto.
Un libro particolarmente raro sulla magia nordica arcaica a cura di tre studiosi esperti del settore. L’introduzione è a cura di Luisella Sari che apre il testo con un saggio sull’utilizzo magico delle rune nella tradizione epigrafica scandinava, dal periodo romano fino al Medioevo. Angie Padilla illustra il grimorio islandese Rùna Og Galdrakver, presentando il manoscritto e il contesto storico in cui apparve questo tipo di magia runica. Segue la prima traduzione italiana dall’islandese di queste formule magiche con testo originale e sigilli magici a fronte, a cura di Luca Taglianetti e di Angie Padilla. I commenti alla traduzione sono di Luca Taglianetti. Questo grimorio è particolarmente interessante perché contiene numerosi galdrastafir ovvero i “simboli magici” della tradizione nordica. Completa l’opera una preziosa bibliografia per lo studio delle rune e della tradizione scandinava.
Alla scoperta dei segreti dei giardini dell’antico Egitto. Un viaggio tra natura, mito e storia che sorprende e incanta. Tebe, 1350 a.C. Sotto il sole ardente, brilla una gemma nascosta: il giardino di Nebamun, alto funzionario del tempio di Amon. Qui palme da dattero, fichi, alberi di persea, ninfee e papiri riflettono il potere e la ricchezza del proprietario. Oasi simili si trovano dentro templi e altri contesti sacri, come anche in residenze private. Quello dei suoi splendidi giardini è un aspetto poco conosciuto della civiltà egizia, eppure resti archeobotanici, testi antichi e pitture sfidano l’immagine di un paese quale terra arida e desertica e ci mostrano come gli egizi sapessero creare giardini e orti incantevoli che oltre a fornire cibo, materie prime e medicine, avevano profondi significati simbolici e tramandavano storie meravigliose.
In questa biografia Szlezák, tra i più acuti interpreti di Platone, introduce a un modo nuovo di leggere e comprendere la sua filosofia, sottolineandone l’importanza intramontabile e seguendo il suo cammino verso il vero, il bello e il buono. Platone è una delle pietre miliari della filosofia greca. I dialoghi sono i luoghi dove si dispiega il suo progetto filosofico: il disegno di un sapere senza precedenti, di una filosofia in grado di intrecciare e tenere insieme etica, politica, scienza e ontologia. Platone, però, non è soltanto una delle vette assolute della filosofia greca, è anche una delle figure più rilevanti della storia delle idee. Come si conviene a ogni buon biografo, Szlezák non si limita ad avvicinarci al Platone filosofo, ma fornisce un ritratto completo del Platone uomo, recuperandone la dimensione storica. E nel farlo passa in rassegna i dialoghi e le lettere, affrontando questioni centrali come l’autenticità, lo stile e la cronologia delle opere. Su questo sfondo, vengono analizzati e spiegati in dettaglio il pensiero sullo Stato, la cosmologia, la teoria delle idee e quella dei principi, senza dimenticare di mettere a fuoco il carattere religioso della filosofia platonica: l’idea del bene, “principio di tutto”. Emerge così un Platone a tutto tondo che, grazie alla sorprendente vitalità dei suoi dialoghi, continua a essere più attuale che mai.
Tradizionalmente Paolo è stato considerato un ebreo convertito al cristianesimo e un acerrimo nemico del giudaismo. Ma di questa immagine è in corso una radicale rivisitazione, che ha preso avvio già a partire dal secondo dopoguerra. Paolo fu un ebreo apocalittico seguace di Gesù. Questa l’idea che il libro argomenta; un’idea straordinariamente stimolante per ebrei, cristiani, non credenti, per chiunque sia interessato alla storia del cristianesimo delle origini.
Dopo il successo del Club dei delitti del giovedì, sempre armato del suo inconfondibile humour e della sua ingegnosità narrativa, Richard Osman torna, per Feltrinelli, con un’avvincente storia di intrighi capace di intrattenere e far sorridere, come nelle migliori commedie degli equivoci.
Tutte le famiglie attirano guai, ogni famiglia li attira a modo suo. Amy Wheeler e suo suocero Steve non fanno eccezione. Lei per i guai è una vera e propria calamita, e di certo non l’aiuta il lavoro alla Maximum Impact Solutions, agenzia specializzata nella protezione di persone famose. Stavolta Amy si trova su un’isola privata al largo della Carolina del Sud per garantire l’incolumità dell’irriverente e ricchissima scrittrice Rosie D’Antonio, minacciata da un magnate russo a cui non è piaciuto riconoscersi in un personaggio del suo ultimo romanzo. Non sembrano esserci grane in vista fino a quando, a bordo di uno yacht vicino all’isola, viene ritrovato il cadavere di un noto influencer. È stato assassinato, e Amy non resiste alla tentazione di ficcare il naso: scopre subito che la vittima era sotto la tutela della Maximum Impact e che ci sono state altre morti sospette tra i clienti dell’agenzia. Mentre lei si interroga sulle inquietanti “coincidenze”, qualcuno tenta di incastrarla e qualcun altro di ucciderla. A questo punto Rosie convince la bodyguard a riparare sulla terraferma. Dovendo al tempo stesso indagare e guardarsi le spalle, Amy decide di chiedere aiuto all’unica persona di cui adesso può fidarsi: il suocero Steve, ex poliziotto ritiratosi in un paesino tra i boschi della New Forest in compagnia del suo gatto. Seppur controvoglia, Steve salirà sul jet privato di Rosie e raggiungerà le due donne per affiancarle in una caccia al colpevole – e una fuga da chi attenta alle loro vite – che li trascinerà in un adrenalinico vortice pieno di colpi di scena.
Mentre la Storia impazza fuori dalla finestra, Clementina, giovane vedova con tre figli, deve reinventarsi il mondo. Sedere alla scrivania che è stata di suo padre e far quadrare i conti, per non deludere né i vivi né i morti. E così, utopista e femminista per istinto, Clementina mette su, tra le mura di casa sua, una scuola improvvisata e diversa da tutte le altre, cambiando il destino di decine di ragazzini e ragazzine in una Lecce che, nella prima metà del Novecento, sembra alla periferia di tutto. Ispirato alla storia vera della bisnonna dell’autrice, Clementina è un romanzo che non si dimentica, grazie alla forza di un personaggio estremamente contemporaneo: una donna «tutta gesti», viva, carismatica, inquieta, sempre in cerca di qualcosa, pronta a superare i confini della memoria famigliare e ad abitare la nostra.
È il 1916, la Grande Guerra infuria e Clementina ha una sua personale battaglia da combattere. Suo marito Cesare, prima di morire, le ha fatto promettere che dovrà garantire ai loro figli la possibilità di realizzarsi, come avrebbe fatto lui. Così Clementina lascia Roma con Filippo, Emira e Francesco, e torna a vivere a Lecce nella casa di famiglia insieme alle due sorelle, Maria e Anna, cucite strette l’una all’altra da una complicità assoluta. È Germain, professore francese pacato e visionario, a suggerirle la strada per mantenere la sua promessa: se è stata lei a curare l’istruzione di Filippo, perché non aiutare nello studio anche altri ragazzini? E non come atto di carità, ma per lavoro? Quando, vincendo le proprie resistenze e quelle del suo tempo, Clementina decide di accettare i primi allievi, non immagina che insegnerà per più di vent’anni e fonderà nella sua casa una vera e propria scuola. Soprattutto non immagina che nel tentativo di aiutare i propri figli a realizzarsi, finirà per realizzare sé stessa. Molto tempo prima, Clementina era una ragazza che scriveva racconti, un’adolescente che voleva leggere e studiare e che secondo il padre «sarebbe stata un maschio perfetto», e poi una giovane moglie di poche parole e molti pensieri, capace di conquistarsi nella casa matrimoniale una stanza tutta per sé. Ma gli anni di Roma sono stati anche gli anni del grande dolore. Solo mettendo a punto il suo metodo d’insegnamento, empirico e tutt’altro che convenzionale, Clementina ritroverà quella parte di sé che aveva perso. Intanto la Storia del primo Novecento – il fascismo, la guerra – le arriva addosso, a volte con violenza, più spesso come un rumore di fondo. Mentre lei continua a fare la sua piccola, domesticissima, rivoluzione.
Nel 1934 il poco più che ventenne David Niven arrivò negli Stati Uniti per fare il piazzista di liquori, dopo che sino a un paio d’anni prima aveva fatto parte della fanteria britannica, come da tradizione di famiglia. Era brillante, sportivo, ben educato e se come venditore prima, come organizzatore di corse di ponies dopo, si sarebbe rivelato un disastro, non gli mancava la faccia tosta e un perenne sorriso sulle labbra. Come per caso, un giorno si ritrovò in uno studio cinematografico, comparsa a due dollari al giorno in un film dove faceva un peone messicano. Nel giro di pochi anni divenne una star. “C’era una volta Hollywood” sono le memorie più divertenti e meglio scritte su quella che è stata e rimane la Mecca del cinema. Sfilano nelle sue pagine i ritratti degli amici più cari di Niven, Clark Gable, Humprey Bogart, Gary Cooper, Errol Flynn, i registi più eccentrici, da Lubitsch a Wyler a Chaplin, i produttori più celebri, compreso Sam Goldwin che lo licenziò, i parties più pazzi, quelli di Jean Harlow, Joan Crawford, Claudette Colbert, Greta Garbo, le croniste più pettegole, Hedda Hopper, Louella Parsons… Ribattezzata dallo stesso Niven “Lotus Land”, Hollywood fu dagli anni Trenta agli anni Sessanta la terra incantata in cui egli si mosse da par suo, con quel british touch che lo rendeva unico e con la capacità di non prendersi mai troppo sul serio, essendo sempre a suo agio, si trattasse di frequentare divi, divine e teste coronate, ma anche cowboys, marinai, attori senza talento e giocatori di professione. “C’era una volta Hollywood” ha l’effervescenza, la luminosità e la leggerezza del miglior champagne che a un lettore possa capitare di bere. Prima edizione italiana. Edizione numerata da 1 a 1000.
Nel 1895, Antonio Sonoro è l’ultimo di una lunga serie di uomini spietati. È bravo con la pistola e ad attirare i guai, ma è anche senza soldi e senza possibilità. La siccità ha devastato la città di Dorado, in Messico, dove vive con la moglie e i figli; così, quando sente parlare di un treno carico d’oro e di altri tesori, parte per Houston per rapinarlo insieme al fratello minore Hugo. Ma quando il colpo va a vuoto e Hugo viene ucciso dai Texas Rangers, Antonio non può fare altro che cercare vendetta, mettendo in pericolo non solo la sua vita e la sua famiglia, ma anche la sua anima eterna. Nel 1964, Jaime Sonoro è l’attore e cantante più famoso del Messico. Ma la sua vita agiata viene sconvolta quando scopre un libro che pretende di raccontare l’intera storia della sua famiglia a partire da Caino e Abele. Sfogliandone le pagine polverose, Jaime viene a conoscenza della moltitudine di crimini orribili commessi dai suoi antenati. E quando un uomo spaventosamente simile ad Antonio compare a Città del Messico, Jaime si rende conto che potrebbe essere lui a pagare per i crimini dei suoi antenati, a meno che non riesca a scoprire la vera storia di suo nonno, il leggendario bandido El Tragabalas, il mangiatore di pallottole.
Tra la difficoltà di gestire questa nuova relazione e i pericoli in agguato a ogni angolo, la permalosa Emily dovrà svelare i misteriosi meccanismi che governano il funzionamento delle porte fatate e quelli del suo stesso cuore.
Emily Wilde è una geniale studiosa del Popolo fatato e nella sua enciclopedia ha catalogato leggende e segreti sulle creature magiche, anche grazie all’aiuto dell’affascinante – snervantemente affascinante – collega Wendell Bambleby. Ma Bambleby non è solo un erudito tanto brillante quanto intollerabilmente bello: in realtà è un re delle fate esiliato, in fuga dalla matrigna assassina e alla ricerca di una porta per tornare al suo regno. Per una fortunata circostanza, il nuovo progetto di ricerca di Emily, una mappa dei regni fatati, li porterà sulle Alpi austriache, dove Emily crede di poter trovare la porta per il regno di Bambleby e la chiave per liberarlo dai piani oscuri della sua famiglia.
«Ognuno ha bisogno della propria storia. La mia era là fuori; sapevo che, se ne avessi avuto bisogno, avrei potuto scoprirne di più.»
1767. Ricongiunti dopo lunghi anni di lontananza, Claire e Jamie si sono stabiliti nelle colonie americane. La felicità ha un nome, Fraser’s Ridge: una fattoria sulle montagne della North Carolina, un luogo selvaggio e incantevole dove stanno costruendo la loro nuova esistenza. Le avversità della vita da pionieri non li spaventano, ma la loro serenità è scalfita dal pensiero di Brianna, la figlia che Claire ha lasciato nel Ventesimo secolo e che Jamie non ha mai conosciuto. Nel 1970 anche Brianna si interroga senza sosta sulla sorte dei suoi genitori. Soprattutto dopo che una scoperta inquietante la spinge a cercare la verità su cosa sia successo a sua madre e a suo padre. Per farlo, dovrà rispondere a molte, troppe domande: come funzionano esattamente i viaggi nel tempo? Chi può attraversare il cerchio di pietre? Il passato si può cambiare? E a quale prezzo?
Il terzo volume illustrato ispirato al bestseller internazionale sulla storia dell’uomo.
A volte la storia sembra un lungo elenco di monarchi malvagi, presidenti pomposi e dittatori scellerati. Ma sono davvero loro a guidare la storia? Il graphic novel Sapiens. I padroni della storia ci porta in un viaggio coinvolgente ed esilarante attraverso il passato dell’umanità per scoprire le forze che cambiano il mondo, quelle che ci uniscono e spesso… ci distruggono. Prendete un posto in prima fila nel più grande spettacolo del mondo ed esplorate l’affermazione di idee come il denaro, la religione e l’impero. Unitevi alla nostra favolosa conduttrice Heroda Tush mentre si chiede: Quale supereroe storico mostrerà il potere di far sorgere e cadere le civiltà? Regnerà Ms Caos? Il signor Caso dimostrerà che sono la fortuna e le circostanze a prevalere? Oppure Clashwoman li batterà tutti alla grande? In questo terzo volume della serie bestseller Sapiens, Yuval Noah Harari, David Vandermeulen e Daniel Casanave continuano a presentare la complicata storia del genere umano con arguzia, empatia e originalità. Accanto a uno strano cast di nuovi personaggi, ritroviamo i volti ormai familiari di Yuval, Zoe, la professoressa Saraswati, Bill e Cindy, Skyman e Capitan Dollar. Mentre viaggiano attraverso il tempo, lo spazio e i conflitti alla ricerca della verità, non si può fare a meno di chiedersi: perché non possiamo andare tutti d’accordo?
Nuova edizione con due testi aggiuntivi selezionati e tradotti da Veronica Raimo. Scrittrice di grande successo internazionale, associata a un genere spesso considerato d’evasione come la fantascienza, Ursula Le Guin rappresenta allo stesso tempo una figura di intellettuale anticonformista e radicale, dotata di una sensibilità pacifista, ambientalista e femminista che la colloca saldamente nella nostra epoca. In questa raccolta di saggi e discorsi Le Guin ci prende per mano e ci invita a seguirla nelle sue riflessioni. Si chiede se il modello di società maschile e competitiva in cui viviamo è l’unico che sappiamo concepire. Contesta l’ideologia del progresso tecnico che ossessiona l’Occidente, valorizzando esperienze di vita più attente all’equilibrio con la natura come quelle dei nativi americani. Denuncia il linguaggio del potere, la «lingua degli uomini» a cui contrappone una «lingua delle donne» alternativa, che possa ispirare valori di nonviolenza e solidarietà. Affronta il tabù della menopausa e tesse l’elogio della vecchiaia. Dissente da Tolstoj e riparte da Virginia Woolf. Sono pagine di libertà, dove non ci sono facili risposte ma, attraverso l’intelligenza e la letteratura, l’ironia e il canto, si prova a immaginare il posto più giusto, inclusivo e pieno di bellezza in cui molte e molti di noi vorrebbero già essere.
Che vita spericolata hanno avuto i classici! Gli ultimi esemplari di poesie, romanzi, trattati dell’antichità sono stati rubati, contrabbandati, mascherati, riciclati e nascosti. L’acqua del Nilo, l’inchiostro della censura, studiosi senza scrupoli, persino animali da cortile e avide ss hanno minacciato di toglierceli per sempre. Altri testi sono stati ritrovati dove meno ci si aspettava: versi di Plauto in una Bibbia, teoremi matematici sotto (false) miniature bizantine, racconti piccantissimi nella biblioteca di Montecassino, romanzi greci nella copertina di libri afgani. Per non parlare dei falsi, come un Satyricon completo che continua a circolare ancor oggi come se fosse autentico. Questo libro parla di opere sopravvissute nonostante tutto e tutti, dei miti che le hanno circondate, e degli uomini che le hanno rinvenute e salvate. È grazie a loro se Greci e Romani ci parlano ancora oggi.
Tra Cinque e Ottocento il Mediterraneo è funestato dalla pirateria e dalla guerra di corsa che vede contrapporsi gli Stati cristiani e quelli musulmani. Gli scontri sono alimentati da cause militari, economiche e religiose, ma incoraggiano anche un lucroso mercato legato al riscatto degli schiavi catturati da entrambe le parti, molti dei quali, pur di sottrarsi a fatiche e violenze, arrivano persino a rinnegare la propria fede. Le loro storie e quelle dei loro aguzzini ci restituiscono un Mediterraneo tumultuoso, crocevia di popoli, culture e destini in cui la lotta per la libertà si intreccia con drammi e contraddizioni dell’epoca.
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