Una serie di fatti sconcertanti e realmente accaduti sono i protagonisti di questo romanzo storico scritto da Kiran Millwood Hardgrave e ambientato nella piccola citta di Vardø, situata all’estremo Nord della Norvegia. La comunità, composta da norvegesi e Sami, viene sconvolta da un tragico evento: la maggior parte degli uomini, dediti alla pesca come una fonte di sopravvivenza, muoiono in seguito a una tempesta che li sorprende in alto mare, di loro non rimarrà nessun superstite. Sopravvivono le donne, qualche anziano e i bambini, che assistono alla tragedia dalla terra ferma. Da quel momento tutto cambia e le donne, forti e resistenti come la dure coste del Finnmark, si rimboccano le maniche e decidono di sostituire gli uomini nella pesca e portare avanti la loro piccola città. Che venerino Dio o gli Dèi, insieme collaborano per onorare i propri defunti e il duro lavoro, destando la curiosità delle comunità vicine fino l’Europa continentale.
Le voci sulla cittadina gestita dalle donne non è ben vista e vengono inviati degli emissari per controllare che tra loro non ci siano streghe adoratrici del Diavolo; infatti, dopo l’editto nel 1617 del re di Danimarca e Norvegia, Cristiano IV, tutti i territori vengono battuti a tappeto per stanare le reiette e metterle al rogo.
Due sono le prospettive che raccontano questi fatti terribili: quella di Maren, giovane cittadina di Vardø, che nella tempesta perde il padre, il fratello e il futuro marito, e Ursa, moglie di uno degli emissari mandato per arrestare e far confessare le donne colpevoli di stregoneria.
“La burrasca si placa prima di raggiungere il porto, a duecento passi da casa, la bocca vuota spalancata sul mare. Le nuvole si accartocciano su se stesse e le onde scemano, si adagiano ognuna sul profilo dell’altra, lievi come un gregge che si assesta. Le donne di Vardø si raccolgono sul bordo scavato dalla loro isola, e anche se qualcuna grida ancora le orecchie di Maren rimbombano di silenzio. Davanti a lei l’acqua del porto è liscia come uno specchio. La mascella le si è bloccata sui cardini, dalla lingua il sangue tiepido le cola sul mento. L’ago le si è infilzato nel tessuto fra il pollice e l’indice, la ferita è un cerchietto rosa.
Mentre guarda, un ultimo lampo illumina il mare odiosamente immobile, e sulla superficie nera emergono i remi e i timoni e un albero intatto con le vele ammainate, relitti sradicati di un bosco sottomarino. Dei loro uomini nessun segno.
È la vigilia di Natale.”
La scrittura graffiante e cupa come una tempesta nordica rendono il romanzo coinvolgente e drammatico. Sapere che i fatti narrati sono realmente accaduti ti mette in una condizione di estrema attenzione, ogni dettaglio diventa importante e ogni emozione viene sondata, dalla paura all’amore, dall’amicizia al tradimento.
“Comincia a immaginare che Vardø potrebbe andare avanti così per sempre: un posto senza uomini, che pure sopravvive. Il freddo sta mollando la presa, e di conseguenza i cadaveri si ammorbidiscono. Quando il disgelo avrà raggiunto le radici, seppelliranno i morti e forse una parte dei contrasti verrà sotterrata con loro. Maren desidera disperatamente la sensazione della terra sotto le unghie, del peso della vanga in mano, Erik e Pappa finalmente sepolti, composti nel loro sudario di corteccia di betulla. Ogni giorno controlla l’orto davanti a casa, gratta il terreno con le unghie.”
Nell’Europa del XVI e XVII secolo si era sviluppata l’idea che le popolazioni che abitavano all’estremo Nord fossero più inclini a far del male rispetto al resto dei territori. L’attenzione sulle comunità scandinave radicate ai confini di quella che era considerata la civiltà alimentava i sospetti e i pregiudizi, portando la società dominante ad avere timore per le antiche tradizioni scandinave. I Sami, chiamati con il nome dispregiativo di Lapponi, erano tra le popolazioni vittime di queste superstizioni, perché tra le ultime a portare avanti le usanze antiche e i rituali pagani.
Quello che i cristiani fecero a questa gente è stato un crimine paragonabile solo allo scempio perpetrato ai Nativi americani, e il destino delle persone che difesero i Sami perché integrati nelle città potete certamente immaginarlo. In tutto questo, le donne furono oggetto di persecuzioni più di tutti. Le fonti riportano che nella contea di Vardøhus (oggi nota come Finnmark), tra il 1593 e il 1692, ci furono 140 processi di cui 100 donne finirono al rogo, e una buona parte era Sami.
Questo è un romanzo che lascia il segno, ti si insinua sotto pelle e ti ghiaccia le vene. La combinazione tra le vicende drammatiche che si susseguono con sempre più efferatezza e lo stile narrativo evocativo e duro come la pietra ti immergono totalmente, tanto da provare dolore e rabbia per quella emancipazione e determinazione scambiata per maleficio.
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